Sono state due settimane importanti nella NL West, precedute dal sorpasso di Arizona ai danni dei Giants.

I D’Backs hanno, tutto sommato, svolto il compitino ovvero hanno vinto cotro le più deboli (Mets, Nats) e perso con le più forti (Philiies, Braves), cosa abbastanza preoccupante però in ottica playoff.Inoltre, Towers si è accaparrato Hill e Mc Donald da Toronto, in cambio di Kelly Johnson, rimpolpando un infield che ne aveva effettivamente bisogno e facendo il pieno di esperienza sul diamante.

Nonostante il cammino di Arizona non sia stato insostenibile, i Giants hanno perso due partite di margine ed adesso si ritrovano a -3, con la vita resa complicata da una miriade di infortuni a giocatori chiave).

Il problema resta essenzialmente offensivo ma anche il bullpen accusa le assenze di Wilson e Romo e alla rotazione attualmente manca il quinto.
Vedremo se almeno il rientro di Beltran potrà portare quel peso che manca a SF nella rincorsa ad Arizona.

Periodo glorioso invece per le tre di coda.

I Rockies sputano punti come ai bei tempi e vincono tre serie su quattro, ingaggiano Kouzmanoff in un tentativo estremo di ripescaggio e reclamano dai vaiwers addirittura Wandy Rodriguez, senza poi riuscire ad imbastire una trade.

A casa Dodgers, due sweep messi in saccoccia in due settimane (Houston e St.Louis, in trasferta dove non riusciva l’impresa da tempo immemore) con la rotazione che concede spettacolo ovunque si esibisca, anche nelle numerose sconfitte a Milwaukke e Denver.

Continua la corsa di Kemp a tutte le vette delle statistiche offensive e la ricerca delle 20 W per Kershaw, attualmente a 16.Anche a S.Diego si ride, o perlomeno, si sorride: le cinque vittorie consecutive (4 con Florida, 1 contro i Giants) hanno raddrizzato un periodo iniziato con le sconfitte a Cincinnati e contro i Mets ed adesso San Diego è alle calcagna di Dodgers ( -1) e Rockies (-3), pronta a lasciare lo scomodo ultimo posto alla prima occasione.

Passiamo adesso alla cronaca.

Arizona D’Backs (72-59)

La difesa del primo posto inizia al City Field e Kennedy fa fruttare a dovere 4 runs nei primi 2 inning; qualche brivido finale, offerto da Hernandez e Putz, portano il punteggio sul 4-3 ma Arizona tiene e vince l’opener. Durante il match, Nady si frattura una mano e questo porta all’ingaggio di Overbay, un ex D’Backs dei primi anni 2000, liberato dai Pirates qualche tempo fa.

In gara 2, Hudson inizialmente concede qualcosa ma Roberts lo toglie dai guai con un 3 run HR decisivo per il 6-4 che regala la serie ad Arizona. I D’Backs ci prendono gusto e vincono in rimonta anche gara 3 (5-3), perdendo però Marquis, colpito da un comebacker in quella che sembrava la sua migliore uscita sinora in maglia Arizona.
La W andrà immeritatamente a Duke, ancora una volta inefficace ma salvato dalle buone prove offensive di Goldschmidt e Blanco.

Un day off e via, tutti a Philadelphia e Overbay vive il suo giorno di gloria: all’esordio da titolare in 1B, mette tutti e 3 gli RBI di Arizona, due dei quali con un doppio da due punti al nono che porta lo score sul 3-2, battendo un fenomenale Halladay (14 K).
Bravo anche Collmenter a tenere a galla la squadra sino a allora.

Meno bravo Saunders ma molte colpe anche ai rilievi (Ziegler compreso) nel 9-2 di gara 2 e neppure Kennedy riesce a frenare più di tanto l’attacco di Philadelphia che vince partita (4-1) e serie.
Nei due match, due HR di un Goldschmidt in grande crescita e sempre più a suo agio nelle Majors.
Da Philadelphia, i D’Backs partono per Atlanta, in uno spicchio di calendario veramente terribile; l’opener lo conferma, con Hudson colpito duramente da 3 HR per 4 runs mentre l’attacco si limita ai due RBI di Upton.

L’incubo continua in gara 2 (1-8) dove esordisce in maniera non memorabile Miley sul monte (per Marquis) mentre Collmenter fa il possibile in gara 3 ma l’attacco non produce nulla contro l’Hudson di Atlanta e l’1-0 sancisce il crudo sweep.
Trasferitasi nella più abbordabile Washington, Arizona perde la sua sesta partita consecutiva (1-4) ma riesce a reagire nonostante in attacco si continui a fare una fatica tremenda a segnare: un HR di Burroughs, il suo primo dal 2005, segna il 2-0 che interrompe la striscia negativa, grazie anche ad un Kennedy intoccabile.

Hudson lo imita, concedendosi solo due distrazioni ad un out dalla fine ma non compromettendo il 4-2 finale che vede l’esordio in maglia D’Backs di Hill e Mc Donald (Kelly Johnson va via nello scambio, Ransom torna nelle minors); sarà poi cura di Young e Goldschmidt, con 3 RBI ciascuno, festeggiare il riscatto di Miley nella vittoria (8-1) che chiude la serie e porta il vantaggio sui Giants a 3 partite.

La stasi offensiva, coincisa con appuntamenti particolarmente difficili, non ha riguardato il giovane Goldschmidt così come buono è stato il rendimento del backup Blanco, le volte che è stato chiamato in causa. Si attende il rientro a livelli più consoni per il cuore del lineup, leggermente appannato in agosto.

Bene invece il bullpen: Paterson, Hernandez, Owings e Putz hanno brillato particolarmente ma bene anche il nuovo acquisto Ziegler; in rotazione, ottimi Kennedy e Hudson mentre in forte ripresa sembra Collmenter, dopo un periodo grigio.

S.Francisco Giants (69-62)

Ancora senza Beltran, i Giants vanno a giocare in Florida contro i Marlins, in serie negativa da 7 partite ma che strappano l’opener (2-1), con il punteggio che matura nel primo inning e non cambia più fino alla fine, con grandi meriti di Cain e Nolasco.
Sandoval porta a 20 il record di solo shots consecutivi, esteso a 21 da Keppinger in gara 2, vinta 3-0 con un Lincecum sontuoso (2 hits in 7 IP, 10 K); il record si fermerà qua, grazie a Ross che batte un 2 run HR (l’ultimo multirun HR era del 6 luglio scorso) in una gara 3 che vede i Giants mettere ben 4 homers (2 Belt, arrivato a roster per Torres) a difesa di Vogelsong che concede il minimo sindacale e traghetta in porto la sua decima W, 5-2 il finale.

La serie vinta regala un pizzico di inerzia ai Giants, inerzia che viene smorzata dai Braves che rimontano 3 punti su Wilson nel nono e vincono 5-4 l’opener di una basilare serie da 4 ad Atlanta.

Oltre a Keppinger, Schieroltz e Rowand, tutti indisponibili anche se day by day, Romo finisce in DL (arriva Runzler) dove viene finalmente collocato anche Beltran per far posto al rientro di Tejada e Bochy arrangia un lineup incerottato a dir poco; oltre a tutto, anche Sanchez si fa male e esce prima della fine del quarto inning.
Il bullpen tiene fino al 11°inning dove Lopez cede il punto del 2-1 per i Braves.

E’ Cain, con la preziosa collaborazione offensiva di Sandoval e Fontenot, a dominare gara 3, finita 7-5 solo perchè Runzler si ripresenta piuttosto scarico ma la serie va ai Braves che sull’unico punto concesso da Lincecum (homer di Chipper Jones) costruiscono l’1-0 che chiude i conti.
Da Atlanta a Houston, più facile sulla carta ma non sul diamante: senza neppure Sandoval, SF incassa il secondo shutout consecutivo (0-6) con l’attacco ridotto al lumicino e Vogelsong che paga errori suoi e dei compagni della difesa.

Il rientro a pieno regime del panda (2 RBI) non impedisce a Houston di vincere la serie approfittando della cattiva serata di Bumgarner; inutili le buone prove di Huff e Ross nel 5-7 in gara 2.
Incredibile gara 3: Runzler, chiamato a partire per l’infortunio a Sanchez, concede 4 runs in meno di 2 innings ma il bullpen terrà a zero gli Astros sino al 11° consentendo a Belt (4 su 5, 3 RBI) di pareggiare ed a Sandoval di battere l’homer da due punti decisivo nel 6-4 che evita ai Giants di subire il cappotto dalla peggior squadra della MLB.

Intanto viene messo in DL anche il closer Wilson, inattivo da una settimana, e gli fa compagnia Sanchez; in compenso, torna Beltran e viene chiamato Edlefsen a dare una mano al bullpen.
Tornati a casa, piuttosto malconci, i Giants affrontano i Padres in una mini serie da 2 match, perdendo il primo 7-5 a causa di una difesa prona agli errori e vincendo l’altro 2-1 grazie al solito Lincecum ed al primo HR in maglia arancionera di Beltran.

SF ritrova poi gli Astros, stavolta in casa, ma Houston rimane ancora una volta indigesta ai Giants; con il fresco ex Sosa sul monte, ceduto il mese scorso per Keppinger, gli Astros non concedono nulla e vincono l’opener 3-1, con Vogelsong solido ed il rientro di Whiteside salutato da ben 4 basi rubate impunemente.
Con il lineup sbriciolato da infortuni gravi e meno gravi ma altrettanto fastidiosi, le uniche luci sembrano arrivare dall’inossidabile Sandoval e dal giovane Belt, chiamato a giocare in esterno vista l’esiguo numero di outfielder rimasti.

Problemi anche nel bullpen, senza Romo e Wilson e con Ramirez e Runzler attualmente inguardabili; una delle armi più affilate dei Giants sta perdendo forza, nonostante Affeldt, Casilla e Mota facciano per intero il loro dovere.
In rotazione, si è aperto un buco nel quinto spot ma Lincecum e Cain sono una garanzia assoluta mentre Bumgarner continua ad essere alterno e Vogelsong è calato leggermente.

Colorado Rockies (63-68)

Dopo Nicasio e Lindstrom, i Rockies perdono pure Street (DL) ma recuperano Giambi e volano a St.Louis dove perdono miseramente (1-6) l’opener, con Cook che crolla nel sesto inning dopo un buon inizio. Inutile il solo shot di Gonzales ma CarGo avrà modo di rifarsi in gara 2 con 4 RBI che consentono ad Hammell di render pan per focaccia ai padroni di casa (6-1 Rockies il finale). Il terzo set però sarà appannaggio ancora dei Cardinals (6-2) che sfruttano un inizio difficile di Rogers per scappare via e non voltarsi più indietro; i Rockies perdono per la diciassettesima domenica di fila, record assoluto MLB.

Il ritorno a casa vede ospiti i Marlins: Colorado vince l’opener in rocambolesca rimonta (7-4) con Giambi che mette il 3 run HR decisivo, dopo che i Marlins non riescono a eliminare Fowler rimasto tra prima e seconda base, out che avrebbe chiuso il match.
La rimonta resta corta in gara 2 (5-6), con ancora Giambi (2 run HR) a minacciare le coronarie dei Marlins e a cercare di evitare la L a Chacin; il rubber game è dominato da Cook e soprattutto da Gonzales e Iannetta che con 4 RBI a testa risolvono il match (12-5) in fretta.
Dopo i Marlins, ecco i Dodgers, a caccia del terzo posto: Hammell lancia malissimo e viene travolto, Escalona ci mette del suo e così matura un pesante 2-8 che apre la serie.

I Rockies tengono botta in gara 2, giocata sempre in rincorsa ma la spuntano al 13° grazie ad un singolo di Fowler ma Tracy deve ringraziare soprattutto Helton che aveva evitato la sconfitta in precedenza.
Gasati dal risultato e con un buon Millwood sul monte, i Rockies arpionano poi la serie grazie agli HR di Gonzales e Smith, anche stavolta in rimonta, ricacciando indietro in classifica LA che si era fatta sempre più minacciosa (ah, era domenica, il record si ferma a 17).

Sull’inerzia delle due serie vinte, Colorado sweeppa Houston (9-5, 8-6, 7-6) sfruttando il 5 su 14 con 2 HR e 7 RBI di Gonzales nella serie, dominata dagli attacchi anche se nell’opener Chacin lancia molto bene.
Esordio in rotazione anche per White, arrivato nell’affare Jimenez, che entra in rotazione al posto del deludente Hammell: il prospetto non brilla, concedendo 5 runs in 6 IP ma era pur sempre la prima volta che lanciava al Coors Field. Atteso riscatto.
Il prepotente risveglio dell’attacco Rockies vede sotto i riflettori il trio Tulowitski, Gonzales e Smith, tutti e tre abbondantemente con OPS sopra 1.000 in agosto, con 21 HR complessivi e 55 RBI. Bene anche il solito Helton ed Iannetta, a completare un lineup attualmente tra i più pericolosi da incrociare.

Non va altrettanto bene il reparto lanciatori: il bullpen, orfano di Street, Lindstrom ed Escalona, vive sulle prodezze del neo closer Betancourt, spalleggiato degnamente da Belisle e Roenicke mentre la rotazione è un work in progress, con molte più ombre che luci.

Los Angeles Dodgers (60-69)

LA perde Gordon, per far posto al quale era stato ceduto Furcal, e esordisce al suo posto l’altro rookie Sellers nella serie interna contro i giovanissimi Astros: in gara 1, Eovaldi si conferma affidabile ma il match si deciderà solo al decimo, quando un singolo di Kemp siglerà l’1-0 decisivo.
I Dodgers vanno poi per lo sweep (6-1, 7-0) sulle ali dei loro migliori lanciatori, ovvero Kershaw e Kuroda: Kemp mette un homer per match, portandosi a 28 totali mentre Sellers prova l’ebbrezza del suo primo in MLB (un 3 run blast che pone fine a gara 2).
La seguente trasferta a Milwaukee contro i lanciatissimi Brewers raffredderà gli entusuasmi losangelini e questo nonostante il pitching continui il suo momento di forma smagliante: Lilly, Billingsley e Eovaldi lanciano benissimo ma raccolgono tre sconfitte (0-3, 1-2, 1-3), con l’attacco totalmente inabile a produrre alcunchè di utile alla causa.

Sarà il solito Kershaw ad ergersi a salvatore della patria nel 5-1 che vede Barajas tra i più attivi (HR, 2 run) al piatto così come la sera dopo, a casa Rockies, il catcher metterà il suo 12° homer, condito da 4 RBI, fornendo a Kuroda il supporto necessario a raccogliere la sua prima vittoria in carriera contro Colorado (8-2 il finale).

Da segnalare anche che Gwynn, dopo essere stato a secco per tutta la stagione, mette 2 HR in tre giorni, evento particolarmente raro. I Dodgers poi perdono gara 2 (6-7) al 13° inning, in modo rocambolesco, dopo che l’inning precedente avevano segnato 2 runs ma Guerra era incappato nella prima blown save della stagione e aveva consentito il pari ai Rockies.

Anche gara 3 scivola via nel finale, con Billingsley superbo sino al settimo dove un paio di long balls lo condannano alla sconfitta per 5-3; nonostante la serie persa, LA mostra un certo risveglio offensivo che si conferma nella serie seguente, a St.Louis.
Dopo un risicato 2-1 iniziale, propiziato da un triplo di Miles al nono e dall’ennesima buona prova di Eovaldi, i Dodgers seppelliscono i padroni di casa sotto una marea di punti (13-2, 9-4) con Kemp, Rivera, Barajas e Loney veramente irrefrenabili al piatto.
In gara 3, primo HR in carriera per Ellis, chiamato a roster dopo che Navarro era stato DFA proprio per consentire al giovane catcher una chance di guadagnarsi il posto per il 2012.

Lo sweep ai Cards raddrizza il bilancio della trasferta (5-5) ma la sensazione è quella di una squadra che sta attraversando forse il miglior momento della stagione; un pitching straordinario sta lentamente trovando un appoggio offensivo grazie al rimbalzo di Loney, all’ottimo impatto di Rivera, alla potenza di Barajas ed al solito Matt Kemp, autentico castigamatti sin dall’inizio della stagione. Sparito dalle cronache invece Ethier, in evidente slump e pure vittima di acciacchi ultimamente.

Bene il blocco lanciatori, capitanato da Kershaw e Kuroda ma con un Eovaldi sempre più convincente ed il giovane bullpen in cui Elbert sta dimostrandosi uno dei migliori.

S.Diego Padres (60-71)

Il ritorno trionfale di Hundley dalla DL (3 su 3, HR) e la bella prova di Latos vengono vanificati da Spence, sinora ottimo, nell’opener a Cincinnati perso 5-3; molto meno equilibrata gara 2 (13-1), dove i Reds abusano dei pitchers di San Diego battendo ben 7 fuoricampo, di cui 5 a carico di Stauffer nei 3 IP nei quali resta sul monte.
Va meglio a Le Blanc che sbaglia un solo costoso lancio (2 hits in 6 IP ma un 3 run Hr di Bruce) e deve ringraziare l’attacco che segna abbastanza a tenere lontani i Reds; finisce 7-4 ed i Padres evitano il cappotto.
Il rientro al PETCO prevede la visita dei Mets che strappano al decimo inning gara 1 (5-4), ancora su Spence.

Visto che il bullpen non è più quello di una volta, per vincere gara 2 Luebke concede il minimo mentre Hudson e Hundley rivitalizzano l’attacco (6-1) ma la serie andrà ai Mets che strapazzano Latos e rilievi nel 7-3 conclusivo.

Via i Mets, dentro i Marlins e Stauffer riscatta la brutta prova precedente zittendo gli avversari per 7 inning; in attacco, si rivede Guzman (2 RBI) ed il 3-1 regge così come regge il 4-3 di gara 2, con il bullpen che si riscatta ampiamente e Blanks che si prende i complimenti per il 2 run HR decisivo. Gara 3 vede i Padres travolgere i fish (14-1), con Harang a ringraziare i compagni battitori tra cui emergono Hudson e Hundley mentre sono Venable e Blanks gli eroi di gara 4, vinta 4-3 per lo sweep dopo che Bell l’aveva complicata parecchio consentendo a Florida di pareggiare al nono.

Le partite vinte consecutivamente divengono 5 con il 7-5 rifilato ai Giants, a San Francisco, in una partita infarcita di errori difensivi da ambedue le parti ma che viene decisa al nono da un singolo di Gonzales, dopo il vantaggio iniziale tenuto egregiamente da Latos e la rimonta Giants sul bullpen di San Diego.
Niente potrà però Stauffer, pur lanciando di gran lusso, contro Lincecum in gara 2, finita 2-1 per il pari nella mini serie che chiude il periodo.

Anche a San Diego si registra un notevole incremento di produttività offensiva: partito Ludwick, era Guzman l’unico a sembrare in palla ma i ritorni di Hudson e Hundley dagli infortuni e l’ottimo momento di Blanks e Venable ha illuminato la via per l’attacco dei frati.

Per contro, i numeri dei lanciatori sono abbastanza alti per le abitudini locali: in rotazione, tengono bene solo Latos e Luebke mentre il bullpen sembra solo lontano parente dell’insuperabile gruppo di qualche mese fa. Applausi solo per Hamren e Bass, rivedibili gli altri ad eccezione di Thatcher e Neshek, veramente inguardabili.

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