In sede di preview, due mesi fa circa, avevo dipinto la NL East come la division più dura della National League e il primo quarto di stagione sta confermando le mie impressioni: anche i Philadelphia Phillies, i dominatori della division negli ultimi cinque anni, hanno, mentre scrivo, hanno raggiunto un record in parità e considerando l’affollamento dell’infermeria si tratta di un risultato sorprendente.

Atlanta e Washington sono partite forte per cercare di colmare questo vuoto di potere e pur ottenendo risultati analoghi (il loro record differisce di una gara) le strade che le hanno portate alla vette differiscono di molto: i Nationals, al momento, sono la squadra che concede meno runs agli avversari in tutta la National League, potendo vantare una rotazione rigenerata dal mercato invernale.

Mentre sulle qualità di Strasburg e Zimmerman ci sono pochi dubbi, qualche perplessità in più la destano gli avvi di Ross Detwiler e Edwin Jackson, in particolare il primo che sta lanciando su standard decisamente poco consoni al suo pedigree; un capitolo a parte lo merita Gio Gonzalez, giocatore che sembra aver beneficiato notevolmente dal passaggio in NL. L’ex-Oakland continua a palesare qualche problema di controllo (ha guidato l’intera lega in BB/9 nelle ultime due stagioni) ma grazie all’incremento dei K e ai pochissimi HR concessi sta mantenendo cifre di ottimo livello.

Festeggiano i Nationals, mai così in alto dai tempi di Montreal

Risposte più che positive arrivano anche dal bullpen, privo da inizio anno di Drew Storen: il record di 11-8 nelle gare chiuse con lo scarto minimo è secondo in NL solamente a quello dei lanciatissimi Dodgers: a differenza della rotazione, però, tra i rilievi la mancanza di talento è evidente con il solo Tyler Clippard come elemento di qualità. Henry Rodriguez, fastball da 100 mph ma pochissimo controllo, Ryan Mattheus, 2.25 ERA nonostante un K/BB di 1.86, e Tom Gorzelanny sono pitchers su cui è difficile fare affidamento a lungo termine. Sorprendente, invece, il rendimento di Craig Stammen, che dopo la conversione come rilievo a tempo pieno si sta ritagliano sempre più spazio come protagonista.

Osservando il lineup il quadro che si presenta è enigmatico: da un lato balzano agli occhi i tanti infortuni (Morse, Zimmerman, Werth e Ramos), dall’altro è interessante notare che nessuno degli hitters con almeno 100 PA vanta una BAbip inferiore a .300. Complessivamente l’attacco è il quarto peggiore della NL (davanti a Pirates, Padres e Cubs) nonostante sei uomini con una BB% in doppia cifra: Adam LaRoche, che contrariamente al passato è partito forte ad inizio stagione, e Bryce Harper stanno tirando la carretta e anche se le alternative non mancano (Zimmerman e Espinosa in primis) i tanti infortuni alla lunga potrebbero fare la differenza.

Qualche chilometro più a sud, in Georgia per la precisione, le cose stanno andando in maniera quasi opposta: la più grande differenza riguarda lo stato di salute del roster dei Braves che non ha ancora registrato viaggi in DL in questi primi due mesi. Certo, Chipper Jones ha giocato appena 29 gare ma il suo apporto limitato era ampiamente preventivato; a parte Arodys Vizcaino, out per tutta la stagione, i Braves possono vantare un eccellente stato di saluto, al momento.

Non si può dire lo stesso della rotazione, la cui bontà è da sempre il marchio di fabbrica della squadra: perso per strada Jair Jurrjens, che rischia anche di aver chiuso la propria carriera, almeno a certi livelli, in MLB, il reparto offre tanti punti interrogativi ma poche certezze. Una di queste sembra essere il calo degli SO messi a segno, che ha portato, in particolare Beachy e Hanson, a diventare contact pitchers di maggior durabilità. La recente implosione di Mike Minor, affossatto dai tanti HR concessi, è stata in parte mitigata dal rientro di Tim Hudson; stagione per il momento positiva, infine, per Randall Delgado.

Michael Bourn e Martin Prado sono partiti benissimo

Il bullpen si sta confermando come uno dei migliori in MLB grazie al ritorno di Kris Medlen e nonostante la presenza di Chad Durbin, firma last minute di cui pochi hanno capito il motivo; uomo chiave del reparto è il solito Craig Kimbrel, qualche BB di troppo in questi due mesi, ma in definitiva uno dei migliori closer in circolazione. Merita di essere osservata attentamente l’integrità fisica di Jonny Venters, apparso non al 100% nelle ultime uscite nonostante le smentite del diretto interessato.

Il lineup, punto debole della squadra dello scorso anno, ha sorpreso tutti in quest’inizio di 2012 passando da 4 a 4.9 runs a partita: numeri che sarebbero stati anche migliori senza un recente slump di squadra che si è tradotto in quattro sconfitte consecutive. Martin Prado (wOBA .386) e Michael Bourn (wOBA .354) sono partiti alla grande, aiutati anche da una buona dose di fortuna in attacco; il loro calo dovrebbe venir compensato dalle crescite di McCann e Freeman ed è quindi lecito attendersi che il lineup rimanga produttivo per tutta la stagione.

E gli altri? Detto dei Phillies, impegnati a limitare i danni in attesa dei rientri illustri nel lato destro dell’infield, Mets e Marlins viaggiano appaiati in terza posizione con un record identico, che premia oltre i propri meriti la franchigia newyorkese, quattro gare sopra quota .500 nonostante una runs differential ampiamente negativa. Nonostante questo non si può non applaudire la stagione di David Wright (399/497/601), probabilmente il miglior hitter in NL ora che Matt Kemp è fermo ai box.

L’uomo del momento in Florida, invece, è Giancarlo Stanton che rispetto alla scorsa stagione ha cambiato solamente il nome, evitando d’ora in avanti di essere confuso con lo storico closer di Yankees e Braves, tra le altre: dopo una partenza a rilento, con un solo HR nel mese di aprile, in maggio l’esterno dei Marlins si è scatenato e al momento la sua linea nel secondo mese della stagione recita un eloquente: .315/.396/.697, 1.093 di OPS.

Più complessa la situazione in Pennsylvania, dove il lineup sta facendo enorme fatica a produrre con continuità in mancanza di Utley e Howard: Domonic Brown continua misteriosamente a rimanere nelle minors perché chiuso da Juan Pierre (85 OPS+) che negli ultimi tempi lascia un po’ a desiderare anche in difesa. L’eroe inatteso diventa quindi Carlos Ruiz (2.3 fWAR) che al momento può vantare un’OPS superiore a 1.000; un meritato premio per un giocatore il cui rendimento è stato negli scorsi anni ingiustamente un po’ sottovalutato.

In questi giorni al via la prima serie dell’anno che metterà di fronte Nationals e Braves.

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