laf2Los Angeles: 9-11 e 8-12.

No, non sono le minime e le massime previste per domani e dopodomani nella capitale dell’entertainment statunitense. Difficile che nella California del sud ad Aprile si arrivi a tali picchi verso il basso. In meteorologia (strettamente in gradi Celsius, intendiamoci).

Non è invece escluso che capiti sui diamanti baciati dal sole di Chavez Ravine e di Anahaim. Eh si, perché i picchi verso il basso li stanno vivendo proprio le due “cugine” vicine di casa di LA, le due regine del mercato invernale.

Gli “Halos” di Albert Pujols, Josh Hamilton e Mike Trout e i Dodgers di Zach Greinke, Adrian Gonzalez e Matt Kemp, semplicemente, non stanno performando per come ci si aspettava da due “macchine” da vittoria costruite ad arte da… Arte Moreno, patron della compagine di Anaheim, e, sponda Dodgers, dal gruppo finanziario per cui ci mette la faccia l’ex Lakers  Magic Johnson.

Stiamo parlando di Aprile, ossia del mese dove capitano più spesso le sorprese, nel bene e nel male. Ma stiamo pur sempre parlando di due tonfi. Due tonfi che fanno ancor più rumore in quanto i protagonisti sono i giganti losangelini, quelli che, senza dirlo apertamente nelle dichiarazioni di inizio stagione, lo hanno fatto capire a suon di milioni: vogliamo vincere, e subito.

Hamilton non è più giovanissimo, e per di più ha dovuto affrontare problemi di dipendenza da tabacco da masticare durante l’ultima stagione a Texas. Spesso si rende protagonista di misfatti difensivi figli, trapela dalla stampa americana, proprio della difficoltà di concentrazione dovuta alle preoccupazioni personali che il coraggioso Josh sta affrontando fuori dal diamante.

Anche Pujols ha superato la trentina e, nonostante il contratto decennale siglato lo scorso anno, il suo talento sembra, per così dire, più spendibile nei prossimi tre-quattro anni che negli anni, pur coperti da contratto, che seguiranno.

Trout è il fenomeno da “five tools” (ossia quello che gli americani chiamano un giocatore completo in tutti gli aspetti del gioco) che per gioventù (appena ventenne) e prospettive sembra poter rappresentare il contrasto giusto da aggiungere alla maturità dei due “giganti” prima citati: in un mix che profuma di vittorie.

Proprio per questo la Los Angeles biancorossa si aspetta che questo mix di freschezza atletica e sapiente conoscenza del gioco possa dare i suoi frutti a breve termine. Quest’anno o in un anno o due. L’amalgama che di solito va creato per costruire compagini che durino nel tempo ha spesso bisogno di tempo per essere costruito e nutrito con dedizione e lavoro.

La fretta non ha spazio in questi processi di crescita. Purtroppo per gli Angels ci vorrà anche pazienza per i risultati. Non ci si poteva aspettare che semplici addizioni di talento risultassero in un’equazione matematica che come risultato desse il tutto e subito.

Un compromesso solo Mike Scioscia potrà trovarlo all’interno del suo gruppo. Crediamo che, come dicono gli americani “at the end of the day”, gli Angels lo troveranno e tutte le componenti del team suoneranno insieme un’armoniosa melodia che sa tanto di vittorie.

A Chavez Ravine si stanno complicando un po’ la vita da soli. Diciamolo apertamente. Passi che Hanley Ramirez si fa male alla World Baseball Classic al pollice e stia fermo otto settimane. Ma queste otto settimane si stanno proprio accanendo con i Dodgers: è proprio questo, infatti, il tempo di recupero che Zach Greinke dovrà affrontare per tornare su un monte delle Majors.

Eh si, perché Greinke non è riuscito a resistere alla tentazione di non mettere da parte le storie tese con Carlos Quentin di San Diego; lo ha colpito intenzionalmente con un pitch e la rissa da saloon è stata inevitabile oltreché scientemente cercata dai due attori protagonisti.

La stazza di Quentin ha fatto il resto mandando Greinke in ospedale con una scapola fratturata causa una poderosa spallata dello stesso outfielder di San Diego. La sfortuna che si sta abbattendo sulla rotazione sottraendo per circa due mesi Greinke ai felicissimi battitori avversari è vieppiù aggravata dall’assenza ,che durerà per l’intera stagione, di Chad Billingsley, che proprio nei giorni scorsi si è dovuto sottoporre al famigerato Tommy John surgery.

Per non farsi mancare nulla, pure Chris Capuano, da molti indicato come rimpiazzo all’interno della rotazione all’indomani dell’infortunio di Greinke, sarà costretto a saltare un paio di start causa affaticamento al polpaccio della gamba sinistra. Morale della favola: il punto di forza dei Dodgers, per profondità di opzioni e potenzialità dei primi tre, la rotazione, si è trasformata nel punto debole dei temuti biancoazzurri losangelini.

Aspettiamo a dare sentenze, del resto il traguardo delle venti partite è stato appena superato. Certo, un record negativo rispettivamente di due e di quattro partite per chi concorre all’ambito premio autunnale non è certo un ottimo inizio.

La concorrenza, A’s nella AL West e Giants nella NL West, sembra continuare sull’onda positiva della scorsa stagione. Senza dimenticarci della super-sorpresa Colorado e dei redivivi Rangers.

Un consiglio alle cugine di Los Angeles ci sentiamo di darlo: ingranate la marcia, a Giugno potrebbe essere già troppo tardi.

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