canr567Negli Stati Uniti ci sono alcuni sport dove i giocatori si dividono tra: chi guadagna tanto, chi guadagna tantissimo e chi guadagna talmente tanto che il suo contratto potrebbe risanare i conti pubblici di una regione o di un piccolo stato. Il baseball è uno di questi.

Circa un mese fa i Seattle Mariners (che stanno costruendo una gran bella squadra per il prossimo campionato) hanno acquistato e presentato il colpo di mercato di quest’anno, il seconda base Robinson Cano.

Nato nel 1982, fisico atletico di 192 cm per 89 kg, ha debuttato in MLB nel 2005 con i New York Yankees, squadra con cui ha giocato fino al termine del contratto, diventando così free agent.

Per gli Yankees ha totalizzato una media battuta (AVG) di .309, 204 Home Run e 1649 valide, vincendo le World Series del 2009. Per 5 volte è stato convocato all’All Star Games (2006, 2010, 2011, 2012, 2013), ha vinto 5 Silver Slugger Awards (2006, 2010, 2011, 2012, 2013), 2 Rawlings Gold Glove Awards (2010, 2012) e l’Home Run Derby nel 2011.

Insomma, il giocatore è certamente di grande valore, ha vinto tutti i premi che poteva, ed ha sempre dimostrato ottime capacità fisiche e mentali, ma questo fa di lui un giocatore da 240 milioni di dollari? Esatto, 240 milioni di dollari, questo è il compenso che Cano, dichiaratosi contento di essersi sistemato per la vita e di voler vincere tutto a Seattle (e vorrei vedere!), riceverà dalla sua nuova squadra in 10 anni, tanto è la durata del contratto con i Mariners.

Come sia possibile che una società possa permettersi tanto, è ben spiegato: le cifre che girano nel mondo degli sport professionistici americani sono spropositate, niente a che vedere con qualsiasi attività/società sportiva nel resto del Mondo.

Il bacino d’utenza statunitense è molto grande ed assiduo, per questo (anche nel caso specifico della MLB) oltre ai grandi compensi derivati dai media e dagli sponsor vari, ultimamente si sta verificando un considerevole ed inesorabile aumento delle entrate (sempre ben suddivise tra le squadre che compongono la Major League Baseball), poiché i contratti televisivi con ESPN, FOX, ecc… sono cresciuti in quantità notevole, i fiorenti diritti digitali della MLB (MLB.com in primis), hanno iniziato a generare entrate in un tempo molto più breve del previsto, ed il costante merchandising assieme alla vendita dei biglietti per le partite non conosce crisi.

Assodato quindi che i limiti di spesa sono altissimi per molte squadre, sospendendo il giudizio sul fatto che sia giusto o no, che sia moralmente corretto (in tempi di crisi) o no, concordare contratti così onerosi a privilegiati “lavoratori” tra cui i giocatori di baseball, resta il dubbio se Robinson Cano valga davvero tutti quei soldi.

Analizzando le sue singole statistiche, è sicuramente un più che valido elemento, un fuoriclasse, ma non certo il più grande in assoluto. Non è neppure così decisivo tanto da essere determinante per la vittoria di squadra, visto che in 8 anni di militanza nei blasonatissimi Yankees di New York, ha vinto solo una World Series e talvolta non è arrivato nemmeno ai playoffs.

Inoltre in questa stagione compierà 32 anni ed è certo che, nonostante sia dotato di un notevole atletismo ed un fisico solido, la parabola delle prestazioni potrà soltanto decrescere, perché difficilmente a 37-38 anni ed oltre, riuscirà a mantenere certe medie e certi alti livelli, ed allora, il suo valore non sarà più quello di adesso.

C’è poi anche da aggiungere che, in linea generale, con l’affermarsi di questi “contrattissimi”, alcuni giocatori potrebbero alla lunga non ricevere più i giusti stimoli al miglioramento ed alla costanza, adagiandosi nella sicurezza del faraonico compenso, indipendentemente dalle performances.

Non sarebbe forse meglio stipulare contratti meno onerosi, meno protratti nel tempo e più legati alle prestazioni sportive ed ai risultati, associati magari a premi partita e simili, in modo da favorire lo stimolo al rendimento, all’impegno e quindi anche allo spettacolo?

Quindi, alla luce di tutte queste considerazioni, Robinson Cano no, non vale tutti quei soldi e nessuno dovrebbe percepire quel compenso, ma è anche vero che stiamo parlando dell’enorme business legato allo sport professionistico americano.

Business consolidato, produttivo, evolutissimo, tanto fruttuoso ed organizzato quanto carico di dietrologie, trame nascoste ed incredibili che forse, qui in Europa, rimarrà sempre inconcepibile ed esagerato, ma non laggiù, non in America, non negli USA. E a noi piace, anche per questo.

 

2 thoughts on “Robinson Cano, l’uomo da 240 milioni di dollari

  1. quello che non capisco è soprattutto la durata del contratto. che prenda quei soldi all’anno posso capire. è un fenomeno. ma dagli un contratto di 4-5 anni. stessa cosa fatto con arod e pujols.
    tipo se devo firmare trout lo firmo x 10 anni e ci potrebbe stare. ma un giocatore oltre i 30 non ha senso. nel calcio nessuno si sogna di firmare un 32enne per 10 anni. sicuramente metà contratto le prestazioni non varranno i soldi che prende.

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