Brandon Jennings

La stagione scorsa i Milwaukee Bucks sono certamente andati oltre le più rosee aspettative. Tornare ai playoff a tre anni dall’ultima qualificazione non era certo un obiettivo al di fuori della loro portata, ma farlo da quinta testa di serie ad est, portando a gara7 i favoritissimi Atlanta Hawks, ha indubbiamente fatto voltare la testa a molti addetti ai lavori.

Occhialoni da vista spessi, look fuori moda, popolarità sotto zero: i Cerbiatti di Scott Skiles, penalizzati da una geolocalizzazione deprimente, parevano destinati ad interpretare il personaggio che nei college-movie statunitensi viene catalogato come nerd.

Parevano, appunto.

Facendo leva sulla strana coppia Brandon Jennings-Andrew Bogut, i Bucks hanno rilanciato alla grande la propria immagine dentro e fuori dal parquet, cavalcando l’inaspettata esplosione del ex Lottomatica Roma e la crescita esponenziale del centro australiano. Risultato: un upgrade di dodici vittorie rispetto alla stagione 2008/2009, il già citato primo turno di playoff, e la certezza di un progetto solido e con un futuro tutto da esplorare.

Conference: Eastern
Division: Central

Arrivi: Earl Boykins (Washington Wizards FA), Jon Brockman (Sacramento Kings), Keyon Dooling (New Jersey Nets FA), Chris Douglas-Roberts (New Jersey Nets), Drew Gooden (Los Angeles Clippers FA), Corey Maggette (Golden State Warriors), John Salmons (Milwaukee Bucks FA).
Partenze: Charlie Bell (Golden State Warriors), Dan Gadzuric (Golden State Warriors), Royal Ivey (Oklahoma City Thunder FA), Darnell Jackson (Sacramento Kings), Luke Ridnour (Minnesota Timberwolves FA), Kurt Thomas (Chicago Bulls FA).
Scelte al draft: Larry Sanders (15th VCU), Darington Hobson (37th New Mexico), Tiny Gallon (47th Oklahoma).

Probabile quintetto base
PM – Brandon Jennings;
SG – John Salmons;
SF – Carlos Delfino;
PF – Drew Gooden;
C – Andrew Bogut.

Roster
G – Earl Boykins, #10 Carlos Delfino, #55 Keyon Dooling, #17 Chris Douglas-Roberts, #3 Brandon
Jennings, #22 Michael Redd, #15 John Salmons.
F – #40 Jon Brockman, #23 Tiny Gallon, #0 Drew Gooden, #11 Darington Hobson, #7 Ersan Ilyasova, #5 Corey Maggette, #12 Luc Richard Mbah a Moute, #8 Larry Sanders.
C – #6 Andrew Bogut.

Head Coach: Scott Skiles.

Grazie ad una campagna social-mediatica con pochi eguali nella lega, i Bucks hanno mantenuto caldi i motori nel corso dell’intera off-season, utilizzando quello che a tutti gli effetti è diventato il veicolo di informazione più utilizzato da giocatori, insider, blogger e tifosi: Twitter.

Sin dalla draft-night, il profilo ufficiale della franchigia ha sfornato in tempo reale le ufficializzazioni delle trade che hanno parzialmente rifatto il look al roster di coach Skiles. I primi annunci, e non poteva essere altrimenti, hanno riguardato le tre matricole selezionate dal GM John Hammond nella notte del 24 Giugno: Larry Sanders, Darington Hobson e Tiny Gallon.

Nemmeno una settimana dopo , a poche ore dall’apertura della free-agency, il parco giocatori poteva già contare sulle addizioni di Corey Maggette e Chris Douglas-Roberts.

Il primo, arrivato in Wisconsin dai Warriors in cambio di Charlie Bell e Dan Gadzuric, punta a scrollarsi di dosso l’etichetta di realizzatore da contesti perdenti, riconquistando quei playoff che gli mancano da cinque stagioni; il secondo, proveniente dai Nets e selezionato al secondo giro del draft 2008, aveva chiuso la stagione con un incremento notevole di minutaggio e media punti rispetto alla stagione da rookie, guadagnandosi così stima ed attenzioni dello staff tecnico di Milwaukee.

Confermato John Salmons al termine di una quieta trattativa, i Bucks hanno poi puntellato il reparto lunghi pescando Drew Gooden dal bancone dei free-agent, e andando a chiudere una campagna acquisti in saldo decisamente positivo anche senza la firma di nomi da prima pagina.

Lo spirito che coach Skiles ha iniettato nei capillari del team sin dal primo giorno di allenamento, infatti, è quello di una squadra operaia, dove nessuno si rifiuta di fare il lavoro sporco e dove la stella più brillante deve essere il gruppo. Una squadra capace di esaltare le doti di giocatori come l’argentino Carlos Delfino ed il turco Ersan Ilyasova; dove un rookie con una formazione cestistica divisa tra i playground di Compton ed i palazzetti della lega italiana può arrivare a competere con valide argomentazioni per il premio di Rookie of the Year; o dove la punta di diamante può vestire i panni di un pivot bianco con la pettinatura da surfista, etichettato come prima scelta fallimentare per buona parte dei suoi cinque anni di carriera.

Inutile precisare che in quel pivot, Andrew Bogut, e nella sua piena riabilitazione dall’orrendo infortunio occorsogli al braccio destro lo scorso 3 Aprile, risiedono gran parte delle chiavi per proseguire nel graduale processo di maturazione.

Coach Skiles, Brandon Jennings e l’intera famiglia dei Milwaukee Bucks traboccano di fiducia ed ottimismo, ed i primi ipotetici power rankings da oltreoceano suggeriscono di non escludere i Milwaukee Bucks dalla corsa per il titolo della Central Division.

Fear the Deer!

9 thoughts on “Milwaukee Bucks: Preview

  1. Credo che i bucks siano un buon collettivo e skiles sia riuscito a tirare fuori dai propri giocatori il 110%!
    con Bogut in quel primo turno di po magari la strada non si sarebbe interrotta al primo turno! L’australiano deve confermarsi ai livell dell’ultima stagione così come i suoi compagni. Salmons e Jennings su tutti ma anche Delfino e Iliasova. Non sono convinto dell’acquisto di Maggette ma si vedrà!
    Obiettivo è migliorarsi ancora..
    Ma una menzione all’uomo che sino all’estate scorsa era confiderato l’uomo franchigia? Come sta Redd? Tornerà in questa stagione?
    In condizione sarebbe un aggiunta fndamentale, da ulteriore salto di qualità!

    • Mi spiace averti deluso, ma è mia opinione che gli “articoli” da web debbano essere di lettura più veloce e scorrevole in confronto a quelli cartacei.

      Ad ogni modo le critiche costruttive sono sempre le benvenute.

  2. Faccio fatica a inquadrarli. Lo scorso anno hanno fatto impazzire gli Hawks ai playoff, e quest’anno si sono obiettivamente rinforzati, pero’ a leggere il roster non gli darei piu di 30-35 vittorie.
    Poi mi ricordo del coach Mr. 30 assist Scott Skiles e allora mi dico.. allora i playoff li fanno.

    Insieme a Charlotte (nel positivo) e Cleveland e Atlanta (nel negative) la piu’ lampante dimostrazione di come un coach possa fare ancora un’enorme differenza nell’NBA di oggi.

    La cabina di regia e’ il punto interrogativo piu’ grosso (insieme alla salute dei due giocatori fondamentali), Jenkins sembra ancora troppo indisciplinato, e Boykins e Dooling non rimpiazzano adeguatamente Ridnour.
    Nello spot 2 c’e’ un’abbondanza quasi imbarazzante a questi livelli.. Redd, Salmons (spesso giocheranno insieme con Salmons in ala piccolo) e Douglas Roberts..
    Strano come i Bucks abbiano giocato benissimo lo scorso anno senza il loro uomo franchigia (non un piantagrane peraltro..)
    Ilyasova e Mbah a Moute sufficient da 4, mentre Bogut e Gooden formano una coppia interessante, entrambi veramente poco difensivi (anche se l’Australiano aveva mostrato molti miglioramenti lo scorso anno prima di infortunarsi) ma con eccellente arsenali offensivi.

    E la prossima estate scadono i 28 milioni di Redd..

    40 W e playoff

  3. La mina vagante dell’est e forse dell’NBA. Il roster sembra modesto. SEMBRA. In realtà fa paura, molta paura. 55 W e tanti incubi per tutti di notte.

  4. Possono divertire e divertirsi ma quel Gooden a 4 è da rivedere. Meglio addirittura abbassare.

  5. Con il Bogut dell’anno scorso questi fanno strada. Più che buoni la passata stagione, ottimi quest’anno. Dipende dalla spalla dell’australiano. Sotto Boston e Miami, non necessariamente peggio di Orlando.

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