Deron Williams, l'arma totale nella posizione di playmaker

Quando Kurtis Blow, uno dei grandi avanguardisti della musica hip-hop, decise di intitolare il suo ultimo single “Basketball”, forse non si accorse di aver consacrato definitivamente nei suoi versi lo stretto legame che intercorre tra la pallacanestro ed il genere musicale più amato dalle star NBA.

Tutto ciò accadeva nel 1984, prima ancora che MJ entrasse “in da League”, dodici anni prima che arrivasse un tale di nome Allen Iverson capace di esprimere in un campo da basket il vero spirito gangsta rap che serpeggia per tutta America.

Da allora, sono passati più di vent’anni e quello spirito si è affermato sempre di più nella cultura cestistica statunitense, sino a raggiungere livelli di eccellenza che mai prima si erano visti. The Answer aveva dimostrato che con quello stile di gioco si poteva vincere, si poteva portare una squadra di comprimari a giocarsi le Finals e conquistare Gara -1 allo Staples Centre.

Uno degli eredi designati a portare avanti l’idea di hip-hop basketball attualmente veste il numero 8 della maglia dei Jazz e si sta affermando, a suon di assist, canestri e vittorie, come il miglior playmaker della Lega: stiamo parlando di Deron Williams.


L’ex Illinois sta disputando un inizio di stagione stratosferico, trascinando di forza Utah ai vertici della super-competitiva Western Conference e dimostrando all’universo mondo di essere lui, in questo momento, il giocatore migliore della NBA nel suo ruolo.

Ormai ha il controllo assoluto sui compagni, che si fidano ciecamente di lui ed un ottimo rapporto con l’allenatore che vede in Deron il prototipo del portatore di palla moderno, capace non solo di smistare assist in ogni parte del campo, ma anche di segnare con continuità e chiudere le partite nei momenti decisivi.

Il suo gioco è guizzante e fulmineo: trasforma le azione da difensive in offensive con grande rapidità, è capace di condurre il contropiede sia concludendo a canestro che trovando un assist per aprire il campo oppure con uno scarico sotto le plance. Conduce con il suo ritmo lo scorrere della partita; può decidere di rallentare la velocità del gioco ed attaccare a metà campo oppure far correre i suoi compagni lungo le corsie laterali per attaccare in transizione.

La cosa che mi lascia totalmente affascinato è il suo modo di giocare il pick&roll e l’uno-contro-uno. La sua soluzione preferita nei giochi a due è un poket pass, con la palla che arriva al lungo tagliante verso canestro in uno spazio millimetrico, facendo contenti molti suoi compagni di squadra. Utah è la squadra con i migliori taglianti della Lega: gran parte del merito va al sistema di gioco ideato da Sloan, basato non sul palleggio fine a se stesso ma nella circolazione del pallone in attesa di trovare il giocatore meglio posizionato.

Williams ha completamente assimilato questo sistema, facendolo proprio ed implementandolo con le sue caratteristiche: Paul Millsap ed Al Jefferson sono i maggiori beneficiari di questa tipologia di attacco ed hanno ormai capito dove e come farsi trovare liberi, in attesa che gli giunga la palla.

Anche nell’uno-contro-uno siamo a livelli di clinic offensivo. La soluzione più semplice e spesso efficace è lasciar partire la tripla dai 7,25 m perché gli avversari non possono rischiare di essere battuti dal suo primo passo fulminante e quindi gli lasciano qualche metro di spazio. Ma anche quando attacca direttamente il canestro è fatale, traendo vantaggio dopo uno o due palleggi ed arrestandosi istantaneamente per subire il contatto del difensore che sopraggiunge da dietro.

Da questo momento in poi, l’avversario è completamente preda del numero 8 che può prendersi l’arresto e tiro, con il fallo per il contatto, oppure ripartire in palleggio, non permettendo in alcun modo il recupero e la stoppata.

Se consideriamo il tutto all’interno dei 48 minuti, è come se Deron seguisse un suo spartito, un’armonia all’interno della sua testa: momenti di melodia pura, in cui il gioco scorre fluido e la squadra si passa la palla vertiginosamente fino a trovare l’uomo libero, a momenti di rime aggressive e rabbiose, in cui Williams prende in mano le redini del gioco, si mette in proprio e di pura prepotenza porta i compagni alla vittoria.

Le cifre che sta collezionando nel corso di questa stagione non riescono, come spesso accade, ad esprimere totalmente la totale supremazia del numero 8, ma sono comunque a livello di eccellenza NBA: è dodicesimo per punti segnati (21,8 ppg), quarto per assist (10 apg) ma con il miglior rapporto assist/palle perse nei primi cinque (2,88) e gioca più di 38 minuti a partita.

A livello difensivo è migliorato molto negli ultimi anni, soprattutto perché mette a disposizione della causa un fisico che gli permette di non subire mismatch favorevoli nei confronti di guardie avversarie e di riuscire a mantenere la posizione anche in post grazie ad una forza fisica spaventosa.

L’aspetto su cui deve assolutamente migliorare, per quanto già ora sia ad un buon livello, è il post-basso: la sua strapotenza fisica gli permette di surclassare i pari ruolo, ma spesso non sfrutta tale superiorità, accontendosi del suo immarcabile fade-away che, seppur bello tecnicamente, non può certo avere le stesse percentuali di un comodo appoggio al vetro.

In una Lega in cui militano giocatori del calibro di LeBron, Kobe e Durant, difficilmente un giocatore come Williams potrà mai ambire al titolo di MVP della stagione, ma alcuni aspetti del suo gioco sono del tutto peculiari per un giocatore che domina le azioni, le partite e le stagioni a ritmo di musica hip-hop.

6 thoughts on “Deron Music Rules

  1. ciao e innanzitutto grandissimi complimenti per il blog, che seguo ogni giorno!
    poi una piccola riflessione: so nonostante la mia poca cultura di nba del passato che sono due giocatori con caratteristiche e stili diversi, ma paragonare almeno per il punto di vista che preciserò tra poco deron al grande john stockton: leader della loro squadra (in entrambi i casi utah), grandiosi playmaker, forse i migliori della lega nei loro anni, ma pochissime possibilità per deron di vincere sia l’mvp della RS che il titolo nba restando a utah, proprio come stockton. che sia una maledizione targata sloan? o forse, giusto per scaramanzia, deron dovrebbe pensare a cambiare aria prima che diventi troppo vecchio?
    solo una riflessione, non intendo in nessun modo insultare i tifosi dei jazz, ma la riflessione mi è venuta quasi in automatico…
    ciao e grazie ancora!!!

    • Si certo Stockton e Williams per gli aspetti che sottolinei tu sono accostabili, per tutto il resto invece sono 2 giocatori diversissimi: piccolo e propenso al passaggio John, alto grosso e capace di segnare trentelli Deron.

      Non saprei dire perchè Sloan non ha mai vinto niente; Utah di sicuro non ha mai fatto follie sul mercato per dargli una squadra da titolo… se andiamo a vedere i team che andarono in finale contro i Bulls di MJ, a parte il duo Stockton-to-Malone non avevano grandi stelle ma solo buoni giocatori di ruolo.

      Ad esempio avrebbero avuto bisogno come il pane di un centro migliore, per dare una mano a rimbalzo a Malone e magari togliergli un po’ di pressione in attacco, ma non arrivò mai…

      Questi Jazz, ancora oggi, continuano a perdere i loro migliori giocatori e a sostituirli coi giovani (vedi la partenza di Boozer e il lancio di Millsap), che è un’ottima cosa per le finanze della società, un po’ meno per le speranze di titolo…

  2. Premesso che Deron è un fantastico play quello che più mi piace vedere giocare è Nash

  3. già penso anche io che DWill non vincerà mai niente con i Jazz….certo, non sono una brutta squadra anzi, ma nei PO le squadre che dominano sono altre….
    e penso che, prima di fare la fine di Garnett (arrivare a 30-31 anni senza anelli, dopo aver sputato l’anima per arrivare in fondo senza risultati, non è il massimo) , DWill valuti bene le decisioni riguardanti il suo futuro, perchè le sue primavere sono 26, e lui al momento è uno che sposta gli equilibri per davvero!

  4. Non saprei se giocarmi davvero DWill miglior play della lega… questo perché ormai il ruolo è spaventosamente ricco di stili di gioco differenti che non si possono minimamente accostare. cioè, Kidd, Rose e DWill non sembrano nemmeno ricoprire lo stesso ruolo… io continuo a preferire CP3, ma per una mia vecchia mania del play vecchio stile. per me il play è li a fare gioco, deve concluderlo SE e SOLO SE non ha altre opzioni offensive. e questo secondo me accade massimo per 5 azioni a partita. Anche se Paul fa una 15 di punti di media credo crei più gioco di DWill. per questo lo preferisco. e devo ammettere che, quest’anno, anche Rondo è nelle mie grazie. Ormai, se lui gioca, i Celtics sono LUI + i big three…

  5. non sono molto d’accordo sul fatto che paul sia un play vecchio stile. e che Rondo faccia girare la squadra più di Deron. Paul gioca solo e dico solo pick&roll per entrare nei giochi, i Jazz giocano la Princeton per chiudere con p&r. Idem vale per Rondo, con cui addirittura Pierce porta il blocco e spesso si mettono in quattro sul lato debole ed uno va a portare il blocco. sono sistemi diversi, tutto qui.

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