Chris Paul e Jarrett Jack, i gemelli diversi che stanno mettendo paura ai Lakers

La serie sembrava incanalata verso un successo sempre più comodo dei Lakers, superiori anche senza apparentemente impegnarsi troppo.

Sarebbero servite per gli Hornets, si diceva, una prestazione strepitosa di Chris Paul, sicuramente possibile, qualche nuovo idea di Monty Williams che sorprendesse Phil Jackson, possibile già meno probabile, infine che qualcuno dei lunghi degli Hornets riuscisse a spezzare il predominio gialloviola sotto i tabelloni, eventualità quasi impossibile a meno di una pessima prestazione dei Lakers.

I lunghi gialloviola non hanno certo incantato, ma non si può dire che abbiano giocato male, eppure hanno clamorosamente perso il confronto a rimbalzo contro un giocatore avversario che ha spazzato i tabelloni.

Okafor o Gray? Per carità, buoni in fase difensiva ma non certo dominanti.
Landry? Buono in attacco, ma troppo leggero per tenere il confronto.

Il lungo “dominante” uscito dal cappello a cilindro di coach Williams è stato addirittura lo stesso Paul, miglior rimbalzista della partita, con 13 rimbalzi catturati, nonché miglior realizzatore, 27 punti a tabellino, e miglior smazzatore di assist, ben 15, per una prestazione davvero da ricordare.

I Lakers, oltre che per il fatto di essersi fatti raggiungere sul pari e di dover iniziare a prendere sul serio una avversaria tutt’altro che arrendevole, oltre che per il fatto di non aver saputo ancora una volta limitare l’eccellente Paul, hanno anche un altro motivo per dolersi di questa partita, l’infortunio di Kobe Bryant.

Ad un minuto e mezzo dalla fine, con gli Hornets sopra di due punti, Willie Green ha tentato una penetrazione e Kobe ha lasciato il suo avversario per andare ad aiutare i lunghi a centro area, muovendosi lateralmente però ha poggiato male la caviglia ed ha dovuto abbandonare il match. Bryant ha voluto rassicurare i tifosi affermando: “Si tratta di un dolorino, ho la caviglia debole da quando ho avuto l’ultimo infortunio e facilmente ho ricadute. Però dovrei giocare, ci vuole altro per tenermi lontano dal campo. Ho giocato talmente tante volte con qualche infortunio che ormai è una cosa abituale per me.”

Sarà, ma i tifosi dei Lakers, soddisfattissimi all’inizio dei play off per un accoppiamento che sembrava non nascondere alcuna insidia, sono sempre più preoccupati.

Serie in pari, Hornets che hanno già dimostrato di poter vincere a Los Angeles, Paul che fa strabuzzare gli occhi, Bynum che ogni volta che cade a terra pare sul punto di esalare l’ultimo respiro, adesso anche l’infortunio a Kobe.

I Losangelini sono sempre favoriti, hanno perso per pochissimo e paiono avere molti margini di miglioramento, contrariamente agli avversari, probabilmente possono vincere allo Staples Center anche senza il loro leader, ma ormai i dubbi serpeggiano e dovranno mostrare una volta di più di quale pasta sono fatti per uscire indenni da questa situazione.

Stavolta addirittura, di fronte al caldissimo pubblico di New Orleans, i Lakers sono partiti piuttosto bene, bloccando totalmente Paul, spinti da un ottimo Pau Gasol, mentre gli Hornets parevano rimbalzare contro la buona difesa avversaria, per una partita che sembrava dover ricalcare gara 3. Solo qualche errore di troppo dei gialloviola ha lasciato il punteggio in una situazione di relativo equilibrio, 25 a 22 alla fine del quarto.

Già nel secondo quarto però le seconde linee dei Lakers sono state messe in severa difficoltà da un buon Gray, che ha sparato tutte le cartucce in un quarto di grande intensità, e da dei buoni Landry ed Ariza. La prima metà gara si è chiusa così sul punteggio di 49 a 45 per la squadra di casa, con un Paul che alla fine si è ritrovato mettendo qualche canestro e provocandosi a vicenda con Bryant..

Nel terzo quarto è iniziato lo show di Kobe Bryant, fino allora poco coinvolto, il quale ha iniziato a dare tutto per creare il break decisivo. Gli avversari però non si sono scomposti, hanno continuato a difendere duro, specialmente Ariza ha giocato alla morte per limitare il suo ex compagno di squadra, mentre in attacco gli Hornets avevano si difficoltà contro una difesa attenta, ma giocando con pazienza sono riusciti a non farsi bloccare del tutto.

L’ultimo quarto è stato inizialmente dominato da difese attentissime, poi c’è stato il break decisivo, firmato dal miglior attaccante in campo, ma non è stato messo a segno dai Lakers per merito di Kobe, bensì dagli Hornets per merito di un imprendibile Paul, che con le sue penetrazioni ha messo in grave imbarazzo gli avversari, procurandosi qualche tiro, pochi a dire il vero, ma molti tiri liberi e, soprattutto, molti scarichi per compagni ben piazzati.

Sette punti su azione, sette trasformando tiri liberi, due assist, numeri che hanno spezzato l’equilibrio. I Lakers però non sono campioni in carica a caso, dopo essersi trovati sotto di 10 punti hanno provato a rientrare difendendo con attenzione e provando a stringere i tempi in attacco, affidandosi ancora a Kobe Bryant, fino ad arrivare appunto ad essere sotto di tre punti ad un minuto e mezzo dalla fine. Bryant a quel punto ha messo male la caviglia cadendo addosso a Willie Green, il quale ha siglato un libero per il più 4.

A quel punto però è iniziata la sagra degli errori dei Lakers, a dire il vero aiutati molto dalla pressione difensiva avversaria, fra palle perse e tiri avventati, quindi gli Hornets hanno potuto chiudere sul punteggio finale di 93 ad 88, grazie soprattutto ad un canestro di Jack imbeccato da un bellissimo assist di Paul.

Andando indietro con la memoria fino alla stagione 2007/2008, quella dell’esplosione di Bynum e dell’arrivo di Pau Gasol, nonché la stagione della finale persa contro i Celtics, i Lakers soffrivano molto gli Hornets allenati dall’ex Byron Scott, una squadra che aveva una point guard impossibile allora da limitare per i Lakers, un giovane Chris Paul, mettevano molta pressione sugli esterni, avevano una buona percentuale da tre punti ed a centro area avevano un totem difficile da superare come Thyson Chandler, quindi potevano permettersi di raddoppiare spesso gli esterni avversari.

Con l’arrivo di Gasol e la messa a punto del sistema difensivo attuale dei Lakers questo non era più avvenuto, anzi, la leggerezza dei lunghi degli Hornets ha fatto si che questi non riuscissero più a mettere realmente in difficoltà la squadra californiana.

Stavolta è sembrato di tornare a vedere una partita di quel periodo, con la pressione difensiva che ha messo in difficoltà un Kobe decoroso e nulla più, mentre i lunghi della squadra della Louisiana, anziché cercare fortuna a rimbalzo contro avversari più massicci, hanno preferito cercare di tenerli lontano dal ferro e di applicare il taglia fuori con una attenzione ed una meticolosità assoluta, cosa che ha permesso agli esterni, Paul ed Ariza su tutti, di intrufolarsi e prevalere sui rimbalzi difensivi.

In attacco entrambe le squadre hanno faticato molto, con percentuali da tre scadenti, quindi i 7 rimbalzi in più presi dagli Hornets sono alla fine risultati decisivi.

Infine quella panchina tanto importante per i Lakers stavolta non ha inciso, anzi, mentre Odom, Blake, Barnes e Brown faticavano, un eccellente Jack ha dato pochi minuti di elevata qualità riuscendo a cambiar ritmo e dando il via ai break dei suoi, Gray ha dato un buon contributo e Green è stato assente per tutta la partita, ma nel finale ha messo 4 pesantissimi punti. Il nostro Marco Belinelli ha calcato il campo per ben 32′, senza numeri eccezionali, senza strafare, ma mettendosi a disposizione della squadra. Quando le cose funzionano, come in gara 1, anche lui può essere un giocatore utile.

Due i momenti da ricordare per Chris Paul, uno in cui, sul più 2 a 9 secondi dalla fine, sommerso dalle mani avversarie, ha tirato, con due avversari lanciati verso una facile stoppata, ma inesplicabilmente, per sortilegi impossibili a mani di comuni mortali, la palla anziché andare verso il canestro è terminata docilmente e sorprendentemente fra le mani di Jarret Jack, che ha potuto siglare il più 4 che ha dato la vittoria alla sua squadra.

Il secondo momento, che ha mostrato la carica di CP3, in cui, dopo le difficoltà iniziali, è andato a tirare in faccia a Kobe Bryant, sfottendolo e meritandosi il fallo tecnico.

“Non stavo provocando, sono fatto così!” si è espresso Paul, e riguardo a quell’impossibile assist a Jack ha commentato: “Mi stavo prendendo un tiro pessimo, per fortuna con la coda dell’occhio ho visto Jarret!”

Ed ora si torna a Los Angeles per una gara 5 incredibilmente diventata importante ed avvincente. I Lakers dovranno rendersi più pericolosi vicino a canestro, attenuando così anche la pressione sugli esterni, migliorare la loro circolazione di palla e, soprattutto, tornare a vincere il confronto a rimbalzo e recuperare un buon Kobe Bryant.

Per contro gli Hornets probabilmente continueranno con il loro piano di gioco, che sta mostrando buoni frutti, sperando di avere ancora una volta un Paul eccezionale, cosa da cui dipendono tutte le loro possibilità di impensierire davvero gli avversari.

2 thoughts on “Un grande Paul pareggia la serie

  1. Che dire, gli Hornets hanno meritato di impattare la serie mentre i Lakers hanno avuto dalla loro alcuni fattori negativi che li hanno penalizzati. Bryant fuori ritmo, Odom e Bynum poco incisivi…e poi tanto merito di New Orleans ovviamente, a partire da un commovente Paul passando per Landry, Ariza…

    Gara-5 è pivotal game sul serio, stiamo a vedere cosa succede…

  2. che dire ? Era da anni che non vedevo un play dominare in questo modo, con delle soluzioni uno contro uno da playground che a volte hanno visibilmente imbarazzato chiunque tentasse la marcatura. Sicuramente ora gli prenderanno la misura con soluzioni drastiche dal punto di vista tattico, e poi basta che uno dei 3 lunghi di LA si svegli dal torpore e non dovrebbero avere problemi..

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