Le battaglia sotto canestro saranno decisive in questa serie...

Una serie, quella fra Lakers e Mavericks, che solo pochi anni fa avrebbe acceso le fantasie dei tifosi e si sarebbe meritata il titolo di “finale anticipata”, una serie che oggi passa quasi in secondo piano, vista la differenza di rendimento ai play off fra le due squadre negli ultimi anni.

Dopo la finale persa contro gli Heat, ormai nel lontano 2006, infatti i Mavericks hanno sommato una serie di delusioni, a partire dalla clamorosa sconfitta contro i Golden State Warriors, dimostrandosi una squadra inadatta ai play off, mentre i Lakers hanno inanellato tre finali con due vittorie consecutive. In teoria, visto che i Mavs non sono nemmeno troppo giovani, non dovrebbe esserci partita, ma abbiamo tante volte visto che ai play off la teoria non sempre si traduce in pratica.

Le due squadre sono quelle che da anni hanno il monte salari più alto, almeno da quando i Knicks hanno iniziato a ricostruire, ma mentre i Buss con cotanta spesa hanno almeno acquisito tanta argenteria da poter aprire una filiale californiana di Tiffany, Cuban è ancora obbligato ad andare dal gioielliere se vuole qualche anello.

I Mavericks hanno un roster sempre piuttosto perimetrale, con un pacchetto esterni formato di giocatori di grandissimo talento. Il sempreverde play Kidd, il Jet Jason Terry, il mastino Deshawn Stevenson, l’ex cecchino Peja Stojakovic ed il peperino Juan Barea, oltre al jolly Shawn Marion ed all’atletico Brewer, potrebbero anche dimenticare facilmente le assenze del francesino Rodrique Beaubois e dell’ex gialloviola Caron Butler.

Se vogliamo trovare il pelo nell’uovo, almeno in fase offensiva, potremmo dire che visto l’incedere degli anni in Jason Terry diventa sempre più difficile per gli esterni texani costruirsi un tiro da soli se le difese avversarie tolgono il respiro.

Kidd in questo aveva difficoltà anche all’epoca dei Nets, Peja è sempre stato un cecchino da tiri piazzati, Marion ha bisogno di essere servito in movimento, Stevenson non è mai stato un realizzatore particolarmente continuo, Barea resta leggerino.

In attacco le cose potrebbero anche funzionare, ma occorre anche ammettere che non paiono esserci quei giocatori in grado di impensierire la difesa dei Lakers. I gialloviola tendono a soffrire le point guard razzenti, capaci di grandi accelerazioni e soluzioni fantasiose, se Kidd era il miglior play qualche anno fa, oggi sa condurre molto bene i giochi della squadra ma non è più in grado di produrre quelle grandi accelerazioni in grado di mettere fuori gioco Fisher.

Stojakovic è ancora un buon tiratore e Marion non sarà più il carrarmato di qualche tempo fa, ma ha sempre una bella potenza fisica. La difesa dei Lakers però ha funzionato generalmente bene contro i tiratori perimetrali e la loro ala piccola, Ron Artest, non teme certo la potenza avversaria, semmai teme giocatori tatticamente preparati o molto rapidi, qualità che Marion non ha mai avuto o non ha più.

Tyson Chandler e Brendan Haywood sono centri tutto sommato validi, ma in attacco hanno bisogno di quei tiri facili che difficilmente i Lakers lasciano in area pitturata.

Quel giocatore di cui avranno bisogno i Mavericks per ben figurare è sempre lo stesso, il leader dell’attacco dei texani da anni, il tedesco volante, Dirk Nowitzki, il primo europeo a vincere il premio di miglior giocatore della stagione regolare.

Wunderdirk rimane stabilmente da tempo oltre i 20 punti di media, con una completezza di soluzioni offensive ormai ragguardevole, è un giocatore perimetrale ma sa farsi valere anche a rimbalzo, contrariamente alla maggior parte dei lunghi perimetrali, non sarà un difensore grintosissimo ma porta comunque il suo contributo.

Se anni fa si poteva anche dire che i Mavericks non vincevano perchè il loro leader non era l’ideale per vincere in NBA, oggi si può dire probabilmente il contrario, che Nowitzki rischia di non vincere per via del modo con cui è costruita la sua squadra. Oltretutto da sempre quando Wunderdirk vede i Lakers non vede gialloviola, ma vede rosso e gioca con una convinzione ed una cattiveria ancora maggiori.

Il punto è che fra i pochissimi giocatori in grado di limitarlo c’è proprio l’ala dei Lakers, Lamar Odom, ottimo difensore, giocatore perimetrale, capace di allontanarsi parecchio dal canestro senza perdere efficacia ma capace anche di far sentire il suo contributo nell’area pitturata.

Dall’altra parte Artest e Bynum, i giocatori decisivi nel confronto del primo turno contro gli Hornets, avranno pane per i loro denti, trovandosi avversari con le caratteristiche giuste per limitarli, rispettivamente Marion e Chandler. Fisher è un tiratore pericoloso, ma a Kidd non mancano esperienza e fisico per limitarlo. In compenso non si capisce chi possa limitare i due giocatori più reclamizzati dei Lakers, Kobe Bryant e Pau Gasol.

Il catalano infatti potrà avvicinarsi al canestro quando sarà marcato da Nowitzki ed allontanarsene se marcato da Chandler o Haywood, mentre fra gli esterni texani non si vede un possibile marcatore di Bryant.

Non più Kidd, vista l’età, non Terry, vista l’altezza, non più Marion, ormai troppa la differenza di primo passo rispetto ai tempi delle sfide fra i Lakers ed i Suns di D’Antoni, un tentativo con Brewer o Stevenson significherebbe la rinuncia al secondo marcatore della squadra, Terry. Ci fosse stato Caron Butler forse avrebbe potuto tentare lui di limitare il Mamba, attualmente non ci sono marcatori individuali che possano provarci con reali possibilità.

Se però l’allenatore dei Mavs, Rick Carlisle, ha un pregio, è quello di saper costruire un sistema difensivo. C’è riuscito bene quando allenava i Pistons, meno bene ma comunque c’è riuscito quando allenava i Pacers, a tratti (ma solo a tratti) ci riesce ai Mavs, che non sono certo neanche vicini ad essere una delle migliori difese NBA, ma con 96 punti di media concessi in regular season tutto sommato il loro compito l’hanno svolto anche nella metà campo “sbagliata”.

Lo stesso confronto fra gli allenatori pare impari, il massimo creatore di dinastie vincenti della storia dell’NBA, l’allenatore capace di vincere più titoli e capace di raddrizzare le teste più intricate, il coach Zen, il rispettatissimo Phil Jackson, contro un Rick Carlisle bravo si a costruire una squadra, ma finora sempre drammaticamente incapace di farle fare il salto di qualità.

A questi Mavs fatti di giocatori di enorme esperienza non serve però un coach che motivi, convinca, elabori tattiche astruse e sorprendenti, serve un allenatore che compia mosse logiche in attacco e sappia costruire un sistema difensivo capace di nascondere i limiti e valorizzare le qualità individuali. Esattamente quel che Carlisle sa fare meglio.

I Lakers non sono mai stati una squadra che ha fatto dell’intensità il suo marchio di fabbrica, hanno sempre puntato sulla loro tecnica superiore e sul loro peso nell’area pitturata, ma così facendo a volte tendono a sedersi ed accontentarsi del compitino.

A volte quando ciò accade Kobe Bryant, il primo ad accorgersene, riesce a svegliare i compagni, a volte eccede in personalismi diventando controproducente. Accadesse questo i Mavericks sarebbero un bruttissimo team contro cui commettere errori simili, una squadra esperta, piena di giocatori che sanno segnare, profonda e quindi in grado di spendere tantissimi falli e di presentare giocatori freschi nel finale della partita.

Due filosofie molto diverse, in fase difensiva la differenza di caratteristiche rende quasi inevitabile un sistema quasi opposto, ma entrambe le squadre sono legate appunto ad un sistema, area presidiata e pressione sugli esterni da parte dei Lakers, attendismo da parte dei Mavs, è in attacco che la differenza pare abissale.

Un sistema rigoroso, la triangolo, fatta di una rete di passaggi da parte dei tre giocatori sul lato forte mentre i due sul lato debole cercano una posizione favorevole, con una palla messa a terra solo quando è indispensabile, un sistema rotto dagli isolamenti di Kobe Bryant o dai tiri ignoranti di Artest, contro un attacco che una volta era costruito per favorire il più possibile gli isolamenti ed i giochi a due di Terry e Nowitzki, oggi è reso più vario dalla presenza di un Kidd molto, forse troppo, esperto ma comunque sempre dotato di una visione di gioco invidiabile, due sistemi che hanno entrambi la possibilità di trovare le chiavi giuste per mandare nel pallone la difesa avversaria.

Quel che è sicuro è che non mancherà lo spettacolo.
Dirk Nowitzki sente lo scontro in modo particolare, contro Kobe Bryant ed i Lakers Shawn Marion ha disputato alcune delle suo migliori partite, Kidd è prossimo alla fine della sua carriera e ritirarsi senza un anello giustamente lo infastidirebbe, Terry ha sempre sentito molto lo scontro con Kobe.

Dall’altra parte basta ricordare i 60 punti in meno di tre quarti segnati da Kobe qualche anno fa, quando ancora i Mavericks erano una contender ed i Lakers un modesto supporting cast del Mamba, per non parlare poi delle scintille fra Cuban e Phil Jackson, che non sono mai mancate.

Anche se la sfida pare essere in tono minore rispetto a quello che sarebbe potuto avvenire qualche tempo fa, resta comunque molto sentita da tutti i partecipanti, una sfida che promette spettacolo e da non lasciarsi scappare.

5 thoughts on “Sfida che promette scintille fra Lakers e Mavs

  1. Io ho l’impressione che i Lakers siano “disegnati” per battere i Mavs. Hanno almeno 3 giocatori da alternare su Nowitzki, Odom-Gasol-Artest; Kidd, fra i play della lega, non è molto sofferto da Fisher, a causa dei raggiunti limiti di età; manca un Kobe-stopper che sia affidabile anche in attacco; i due Centri di Dallas tendenzialmente non subiscono tanti falli dai pari ruolo avversari, e questo per Bynum potrebbe essere un vantaggio di non poco conto. Sembra una sentenza definitiva con condanna, ma c’è la condizionale: i Lakers devono scendere in campo con “la testa sul pezzo” e, soprattutto, non si possono permettere di “giocare in 3” come spesso accaduto a NOLA. Se si dovesse verificare almeno una delle due condizioni, la partita sarà in mano ai Mavs…

  2. Si sono sostanzialmente d’accordo, non c’è un singolo accoppiamento nel quale andiamo sotto, abbiamo Odom che è il marcatore perfetto di Dirk che lo ha sempre sofferto anche in difesa senza dimenticarci di Artest.Kidd non ha il passo del play che mette in crisi Fisher e nella peggiore delle ipotesi può prenderselo Bryant, manca un Kobe stopper.Su una cosa Dallas ci è superiore, la second unit, hanno tanti punti nelle mani, forse è la miglior panchina di tutta la lega e senza dubbio le W che riusciranno a strappare nella serie porteranno la firma del Jet.Con la presenza di Butler sarei stato meno ottimista detto questo si parte dal presupposto che siano dei Lakers che giochino concentrati e non col classico cazzeggio che li contraddistingue, tanto per essere chiari con questi non puoi permetterti di regalare gara 1 come fatto con NO anche perchè poi sbancare Dallas è dura.

  3. …non mi stupirei se dopo le prime 4 gare la serie fosse 2-2 con sconfitta LA alla seconda e classico recupero dei gialloviola in gara3…

    …saranno le 3 “B” che escono dalla panchina a fare la differenza, perchè la second unit di Dallas è abbastanza costante nel rendimento, mentre quella gialloviola non troppo…ma Blake sul “leggerino Barea” può non sfigurare, Brown può correre dietro e farsi rincorrere dal Jet e Barnes è un bel difensore “Jolly” da mettere sul più pericoloso di turno…

    4 – 2 …un persa di malavoglia e l’altra vinta di puro orgoglio da Kidd e Dirk…

  4. chandler ha troppo peso adosso con gasol e bynum mentre odom su dirk è una scelta vincente se odom ha voglia di difendere se no diventa segna tu che segno io che avvantagierebbe dirk . terry e kobe saranno loro a decidere il destino della serie, quindi vince Los Angeles. gli unici fattori a favore dei mavs sono la fame di una vittoria mai arrivata unita al fatto che sia anche per i mavs una delle ultime chance e il primo turno dei lakers che ha fatto intravedere uno stato di forma non ottimale.
    la mia impressione è di una serie tirata in ogni gara, al di là dell’esito, ma quando verrà il momento decisivo allora credo che come al solito i mavs molleranno e il mamba vincerà.

  5. volevo fare i complimenti per la fantastica analisi, davvero ben fatta, bravo

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