La difesa di Marion su Durant è stata una delle chiavi di Gara4

Partita incredibile, gara 4 di questa serie, partita che ci ha mostrato il meglio ed il peggio delle due squadre, punti di forza e di debolezza, partita spettacolare ed avvincente, nonostante dopo il primo quarto sembrasse ormai scontata, che alla fine ha permesso di mettere una ipoteca importante sul passaggio del turno.

Impossibile non guardare con ammirazione, in questo momento, quei vecchiacci che, scaldati dal sole del Texas, si sono evidentemente ben mantenuti e stanno cogliendo tutte quelle occasioni che erano sfuggite loro in passato.

Quasi tutti i giocatori dei Mavericks hanno già potuto provare a vincere l’anello, Kidd ha giocato due finali con i Nets, Terry e Nowitzki ne hanno giocata una proprio a Dallas, Marion una finale di conference con i Suns, Chandler è arrivato al secondo turno con i Bulls e con gli Hornets, a tutti però è mancato qualcosa nel momento decisivo, e si pensava che probabilmente sarebbe ancora mancato adesso qualcosa. Nulla di più sbagliato.

Nelle difficoltà i polsi degli esperti giocatori texani non hanno tremato, mentre i più giovani e spensierati avversari si.

Partita avvincente abbiamo detto, ed anche spettacolare, anche se totalmente a due facce, come già gara 3, anche se esattamente al contrario. Mentre in gara 3 erano stati i Mavericks ad avvantaggiarsi subito in modo decisivo, per poi subire il ritorno deciso dei Thunder, stavolta è accaduto il contrario. I Thunder, memori della lezione subita, sono scesi in campo con la massima decisione e cattiveria agonistica. Durant e Westbrook, coadiuvati dai lunghi, i vari Perkins e Collison, e soprattutto trovando la collaborazione di Sepholosha e Ibaka, piuttosto ispirati, hanno subito messo alla frusta la difesa dei Mavericks, mentre una difesa molto fisica, dura, sempre ai limiti del fallo ha tenuto in parte a bada il sempre temibile attacco dei rivali.

Fra i texani Nowitzki ha ancora una volta cercato di sostenere i compagni e di accollarsi il grosso del lavoro, segnando a raffica nonostante una difesa durissima, in modo che il vantaggio dei Thunder non è mai decollato ed è stato tenuto sempre attorno ai 10 punti.

Negli ultimi minuti della prima metà gara poi Nowitzki ha guidato un assalto all’arma bianca, sostenuto da una buona stretta difensiva, e solamente Perkins e Durant hanno risposto, il vantaggio si è assottigliato e la pausa di metà gara ha visto un punteggio di 54 a 59.

Nel terzo quarto c’è stato un equilibrio quasi totale, con una clamorosa evidenza della differenza fra i due team. Entrambe le squadre infatti hanno cercato di darsi da fare in difesa, con alterni risultati, ma mentre i Mavericks hanno risposto alla difesa avversaria come di consueto, lavorando soprattutto sulla circolazione di palla, cercando con calma il giocatore meglio appostato, andando dai lunghi per un tiro facile o dagli esterni per un tiro in sospensione dalla media o lunga distanza, a seconda delle situazioni, i Thunder si sono come spesso capita affidati all’estro di Westbrook, che ha attaccato dal palleggio, e Durant, che si è affidato di più al tiro in sospensione, con buona pericolosità ma senza troppa varietà, aiutando in parte in questo modo la difesa avversaria.

Nell’ultimo quarto sotto la spinta di Durant, Collison ed Ibaka il vantaggio dei Thunder è tornato a lievitare, raggiungendo i 15 punti con un tiro da 3 di Durant a soli 5′ dalla fine. “Mamma butta la pasta”, avrebbe detto un celebre commentatore, ma Kidd e, soprattutto, Nowitzki a quel punto hanno dimostrato di che pasta è fatto un campione.

Un buonissimo Harden è uscito per falli, con un time out coach Carlisle ha modificato l’assetto difensivo, rendendolo oltremodo aggressivo e l’attacco dei Thunder è totalmente andato nel pallone. Negli ultimi 5′ dei tempi regolamentari i ragazzi dell’Oklahoma hanno segnato soli 2 punti, con una penetrazione di Westbrook, sbagliando a ripetizione con lo stesso Westbrook, Durant, Ibaka, Harden, mentre gli esperti avversari riuscivano a mantenere i nervi saldi e segnavano a ripetizione, con Nowitzki che realizzava da tutte le posizioni fino a mettere i due liberi del pareggio.

A quel punto si è vista la differenza fra le due squadre. Arrivati a ridosso dei Mavs in gara 3 i Thunder si sono lasciati sorprendere da un pick and roll ed hanno lasciato a Terry un tiro agevole che ha permesso alla sua squadra di mantenere quel minimo vantaggio sufficiente per vincere, i Mavericks invece hanno asfissiato gli avversari che hanno perso la bussola sbagliando nell’ultimo minuto con Durant, Westbrook, ancora Westbrook, Sepholosha (ma perchè un tiro decisivo proprio al buon Thabo, piuttosto buono ma non certo la mano più morbida dei suoi?) ed infine ancora con Durant, che ancora con tre secondi sul cronometro ha tentato un’impossibile tiro da 3 da distanza abissale, meritandosi in pieno la stoppata di Marion. Contro ogni aspettativa i Mavericks si sono dimostrati un gruppo con una solidità mentale notevole, ed a tutti i commentatori, per primo chi scrive, non resta che fare un bell’esamino di coscienza per non averlo saputo capire per tempo, eppure col senno di poi gli indizi c’erano tutti, sia nel finale di stagione che in quel primo turno contro i Blazers.

Il tempo supplementare non ha avuto storia. Ad una vittoria dei Thunder non ha mai creduto davvero nessuno, loro stessi per primi. Da una parte Kidd, Nowitzki e Terry hanno segnato 11 punti, dall’altra solo Sepholosha ed Ibaka trovavano il canestro, mentre Durant e Westbrook certificavano la loro definitiva uscita dal match (e forse dai play off, salvo imprese eccezionali) con una serie di errori davvero imbarazzante.

112 a 105 il risultato finale, con la serie che va su un 3 ad 1 da cui sembra davvero difficile risalire per i giovani Thunder. Quasi nessuno ci è riuscito nella storia dell’NBA ed i Thunder se vorranno essere i primi a riuscirci dovranno cambiare registro con una rapidità notevole. In tutti i finali, esclusa quella gara 2 in cui ad essere decisiva è stata la panchina, Durant e compagni hanno patito l’esperienza degli avversari, andando più in confusione, e questo è anche normale, ma mostrando anche quel classico braccino del tennista che sul match point ha paura di sbagliare, va con la racchetta molle e finisce per sbagliare davvero colpi che era abituato a tirare molto bene.

Il dato diventa ancora più clamoroso, se consideriamo che i Thunder hanno catturato 15 rimbalzi in più ed hanno tirato 9 volte in più, ovviamente con percentuali molto più basse, hanno altresì perso ben 25 palloni, dimostrando le loro difficoltà nella circolazione di palla.

Il perchè di questa paura nei momenti decisivi resta oscuro, i Thunder non avrebbero nulla da perdere, per la prima volta arrivano ad una finale di conference, vada come vada la loro stagione potrà essere considerata soddisfacente, sono giovani ed anche sbagliassero avrebbero altre occasioni, hanno di fronte avversari molto buoni ma inadatti a limitare i loro punti di forza. Probabilmente significa che l’ottimo GM Sam Presti, eccellente architetto di questa squadra, dovrà proseguire nel suo lavoro, modificando qualcosa nella rosa ed aggiungendo qualche giocatore che sia in grado di gestire finali difficili, giocatori come quel Kidd che si sta rivelando tanto importante per gli avversari.

Non è detto che vada bocciato Russell Westbrook, anzi, prima di rinunciare ad un simile talento occorre a mio parere pensarci molto bene, ma una mano in fase di regia da parte di un giocatore esperto e di carattere, il ruolo non importa, gli sarebbe molto ma molto utile. Anche in questa gara 4 quando Harden è uscito per falli si è spenta la luce e l’attacco dei Thunder non ha più girato, le scelte sono diventate velleitarie e le sicurezze sono franate, cosa non ammissibile in una finale di conference.

Servirà poi un salto di qualità anche da parte di coach Scott Brooks, che non ha allenato male, ma si è troppo accontentato di compitini, compiendo le mosse più scontate, ed operando un vero colpo di coda solo nel finale di gara 2. A questa squadra serve assolutamente una migliore circolazione di palla ed a come ottenerla dovrà pensarci il coach.

Da una difesa più attenta sui giochi a due avversari, una migliore circolazione di palla ed una maggiore concentrazione e cattiveria agonistica nei finali passano le pochissime speranze rimaste ai giovani talenti di Oklahoma City, mentre difficilmente si può chiedere di più ai vecchietti texani. Non mollano mai, hanno una pazienza che in confronto Giobbe pare un insofferente schizofrenico, hanno una visione di gioco notevole, anche nei momenti più difficili stringono i denti e tengono duro, aspettando tempi migliori e cercando il modo di infrangere le sicurezze degli avversari.

Difficile trovare nell’NBA recente, anche considerando i Celtics degli ultimi anni, una squadra che punti tanto sul collettivo, sull’armonia di gioco, sulla posizione paritaria di tutti i giocatori, e tanto più difficile trovare una squadra che punta tanto sulla tecnica e sulla circolazione di palla e mostra una simile. Impossibile non ammirare questa squadra e sperare sotto sotto che faccia uno scherzetto a squadre basate sul talento dei singoli e sulla potenza atletica, almeno per qualcuno che si è appassionato al basket negli anni ’80.

 

5 thoughts on “Un grandissimo Nowitzki porta i Mavericks ad un passo dalla finale

  1. Davvero un bell’articolo, complimenti!
    Io non sono così convinto che per quanto riguarda i thunder si tratti proprio
    di paura. Mi sembra più che altro che nei momenti decisivi abbiano continuato
    a fare le solite cose (penetrazioni di westbrook etc..) quando invece c’era bisogno
    di variare qualcosa viste anche le maglie più strette in difesa.
    Mi da anche l’idea che al + 15 si siano convinti di aver vinto e abbiano mollato.
    dall’altra parte grandissima pazienza e freddezza e un nowitzky che ci crede davvero.

  2. Mi pare sacrosante il riferimento agli heat…in un eventuale e probabile finale, come si fa a non tifare per i mavs di kidd e nowiztki? Non solo perchè quelli dei mavs sono probabilmente all’ultima occasione, mentre gli altri hanno appena cominciato, ma soprattutto perchè kidd e nowiztki dominano grazie alla tecnica e all’intelligenza cestistica e non grazie al fatto di essere fisicamente dei semidei prestati alla pallacanestro…

  3. Ma perché esci fuori traccia? parla solo della partita, di com’è andata, senza farla troppo alla lunga.
    Questi articoli li devi fare a serie chiusa in cui si tirano le somme, non ora.

  4. Credo che in generale ci sia una considerazione errata dei giocatori di OKC.

    Westbrook come PG (e sottolineo come PG, come guardia tutt’altro discorso) è sopravvalutato in modo pazzwsco, non ha ne la minima visione di gioco ne tanto meno mette in ritmo i compagni. Non so se avete notato la circolazione di palla negli ultimi 5 min….

    Dall’altra parte si dice Harden, bè sì, un buon sesto uomo… cosa???? buono??? se si somma la capacità offensiva e difensiva credo di non esagerare nel metterlo tra i primi 10-15 al max della lega.

    Mi date del pazzo? per ora le partite dicono westbrook seduto tutto il quarto quarto unica vittoria OCK; Harden fuori per falli parziale 21-4 se non erro…

  5. Concordo con la valutazione positiva di Dallas, ma ritengo eccessiva la critica feroce a Miami, anche perchè se non a livello offensivo, a livello difensivo Miami “è” certamente una squadra, che gioca insieme e difende ferocemente….Le magie in attacco delle sue stelle sono ovviamente fondamentali, ma è in difesa che vince le partite, e questo fattore mi ha fatto molto rivalutare la squadra nel suo complesso…Stelle si, ma che si sporcano le mani.
    E poi a dirla tutta è vero che Dallas gioca proprio un bel basket, ma nell’ultimo quarto alla fine il gioco è “palla al tedesco e vediamo che succede!”….Per la gioia dei nostri occhi poi succede sempre qualcosa di bello!!!
    Ciao a tutti

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