Il trionfo dei Mavs è soprattutto il trionfo di Dirk Nowitzki

E così arriva il giorno della rivincita per una intera rosa, tutta quanta pervasa di dubbi e dicerie. Praticamente tutti i giocatori dei Mavericks, come pure il loro allenatore, sono stati bollati dalla critica, praticamente tutti sono arrivati in passato ad un passo dalla vittoria finale e se la sono vista scappare dalle dita per i motivi più diversi, finendo per trovarsi addosso in modo più o meno giusto l’etichetta del perdente.

Nei finali equilibrati, con le due squadre separate da pochi punti, è facile lasciarsi andare, ricordare le sconfitte passate, immaginare quello che si aspettano tifosi, dirigenti e giornalisti e farsi prendere dallo sconforto, molto più difficile, quando si viene da anni di delusioni cocenti ai play off, cambiare atteggiamento.

I texani ci sono riusciti in pieno e non solo si sono scrollati dalle spalle quella scimmia pesantissima, ma sono riusciti a trasformarsi in un team cinico ad attento, pronto a cogliere al volo ogni minima opportunità.

Blazers, Lakers, Thunder ed infine Heat hanno dovuto inchinarsi alla perfetta gestione dei finali dei Mavericks, che hanno sempre avuto la pazienza di far girar palla fino a trovare i punti deboli degli avversari ed hanno sempre saputo sfruttare quei punti deboli quando la palla scottava, in più, pur non essendo un team difensivo, hanno dimostrato la capacità di difendere con concentrazione e decisione per alcuni minuti, e quei minuti li hanno saputi centellinare nei momenti cruciali e nei finali di partita, in cui spesso gli avversari sono stati totalmente mandati nel pallone.

Presso la sede dei Mavericks uno dopo l’altro sono stati appesi gli scalpi di Roy, Alridge, Westbrook, Durant, Bosh, tutti giovani e scarsamente esperti a questo livello, ma tutte stelle celebrate, poi lo scalpo di gente che ha dimostrato di saper vincere e tanto, come Gasol, Wade ed il giocatore in attività con più anelli alle dita, Kobe Bryant, infine lo scalpo più clamoroso, quello dell’attuale eroe eponimo dell’NBA, Lebron James, colui che era considerato la faccia buona ed accattivante dell’NBA ed ora, dopo aver trascorso un anno a sentirsi sbertucciare per il suo famoso show di un anno fa, “the decision”, in cui annunciò in mondovisione il cambio di squadra, adesso dovrà trascorrere un altro anno a sentirsi sbertucciare dai media per questa sconfitta.

Gli Heat sono una squadra molto forte in fase difensiva, contrariamente ai Mavericks, ma nei finali di gara i Mavericks hanno quasi sempre difeso meglio, grazie alla loro grande intelligenza cestistica, inoltre il gioco dei Mavericks, fatto di una circolazione di palla perfetta, pochi isolamenti, molto tiro, frequenti ribaltamenti di fronte ed accurata ricerca dei punti deboli dell’avversaria, ha permesso loro di trovare il modo di rendersi pericolosi anche quando gli Heat riuscivano a difendere con grande intensità, mentre i giocatori dalla Florida, con il loro gioco scarno, fatto di pick and roll, isolamenti, penetrazioni e scarichi, tutto basato sul talento individuale più che sulla armonia di squadra, sono clamorosamente andati nel pallone quando gli avversari hanno stretto davvero i tempi.

Anche oggi abbiamo avuto una prima metà gara molto equilibrata, come sempre (solo in gara 3 c’è stato una consistente vantaggio per gli Heat). Per i Mavericks sono partiti benissimo Barea e Marion, poi sono venuti fuori Chandler, Terry e Stevenson, mentre per gli Heat è stata ottima la partenza di Lebron James e di Bosh, con Chalmers ed Haslem di contorno a far vedere di essere in ottima giornata.

Una partenza dominata dagli attacchi, con le difese che lentamente hanno preso le misure ed hanno limitati i fuochi d’artificio iniziali.

Gli Heat sapevano di dover stringere i tempi, che non era affatto il caso di portare ancora i texani a stretto contatto nel finale, e potevano contare sul supporto di una arena piena e molto calda, ma i Mavericks prima hanno retto l’urto di Bosh e Chalmers, rispondendo con Nowitzki e Barea, quindi sono riusciti loro ad effettuare il break, sfruttando i canestri di Nowitzki, Terry, Kidd, Marion, Mahinmi, mentre per gli Heat c’erano solo un paio di canestri di James e Wade e l’ottimo contributo di Haslem.

Già dai nomi citati in queste ultime righe si vede chiaramente la diversa impostazione delle due squadre, la grande capacità dei Mavericks di far circolare palla, di trovare tiri agevoli e di mettere in ritmo tutti i giocatori in campo, e l’eccessivo accentramento della palla nelle mani di James e Wade per gli Heat.

Fino a che James riesce ad essere un ottimo play maker (anche partendo dalla posizione di ala) e Wade dimostra quella feroce determinazione e la capacità di saltare qualunque difesa che gli ha permesso di essere l’MVP delle finali del 2006 tutto va bene, ed infatti fino a pochi giorni fa gli Heat erano in piena corsa, anche se nei finali James continua a sparire e dimostra una clamorosa paura di perdere la grinta di Wade, ben supportato da Haslem, gli Heat possono anche riuscire a vincere, ma quando, come nelle ultime due partite, anche Wade inizia a perdere i colpi allora non c’è scampo.

Nel quarto periodo nessuno davvero credeva che gli Heat potessero ribaltare la situazione e recuperare i 9 punti di distacco con cui lo avevano iniziato. Chalmers e Haslem si sono dimostrati i più lucidi, hanno iniziato benissimo il quarto ed hanno riportato la loro squadra a soli 4 punti dagli avversari, ma Barea e Terry hanno subito ricominciato a colpire con le loro accelerazioni ed i loro tiri in sospensione, portando il vantaggio dei Mavericks a 12 punti e chiudendo di fatto partita e serie.

Vero che in gara 2 gli Heat a pochi minuti dalla fine avevano 15 punti di vantaggio e già festeggiavano, quando i Mavericks hanno iniziato la rimonta che li ha portati ad una vittoria che a questo punto dobbiamo definire decisiva, ma a parti invertite non c’è stato nessuno che ha dimostrato davvero di credere in una rimonta e gli Heat si sono semplicemente arresi, salvando la faccia grazie ad un grintoso e combattivo Mario Chalmers ed a qualche fiammata di James, mentre i Mavericks mantenevano una concentrazione ferrea e mantenevano le distanze con Nowitzki, Terry e Kidd, fino al punteggio finale di 105 a 95.

Trionfo per Nowitzki, che fino ad oggi era ricordato come l’uomo che aveva festeggiato il premio come miglior giocatore della stagione regolare dopo una clamorosa eliminazione ai play off contro una squadra qualificatasi per il rotto della cuffia, che anche oggi ha chiuso con 11 rimbalzi e 21 punti, anche se stavolta ha avuto bisogno di ben 27 tiri per realizzarli.

6 su 24 nell’ultima gara per l’MVP delle scorse finali, 9 su 27 per Nowitzki quest’anno, le accanite difese che si trovano a questo livello possono infastidire anche i migliori realizzatori, ma come Bryant lo scorso anno anche Nowitzki ha saputo trovare un modo per rendersi utile lo stesso alla sua squadra ed alla fine ha ricevuto un meritatissimo anello ed un meritatissimo premio come miglior giocatore delle finali.

Sono ignoranti ed infantili, aveva detto di James e Wade che lo sfottevano, ma meglio chiudere qui, sarà il campo a dover parlare. Lui ha lasciato parlare il campo.

Trionfo per Terry, che dopo essere partito malissimo ed aver deluso nelle prime tre partite si è riscattato in pieno, chiudendo con 27 punti, trionfo per Kidd e Marion, che solo un anno fa erano ritenuti finiti, dei relitti umani che non si decidevano a liberare l’NBA della loro fastidiosa presenza, ed oggi vincono il loro primo anello e lo vincono da protagonisti, Marion con 12 punti ed 8 rimbalzi, Kidd con cifre per lui poco significative, 9 punti ed 8 assist, ma da leader assoluto, dimostrando di essere ancora capace a 38 anni di guidare una squadra, comandando con perizia una circolazione di palla perfetta che deve tantissimo alla sua sapienza tattica.

Trionfo anche per atleti che nessuno prendeva in considerazione alla vigilia dei play off, che invece sono risultati importanti in tutti i turni. Barea con le sue accelerazioni e la sua capacità di rompere un piano tattico altrimenti troppo compassato, Chandler, sempre lasciato a battersi contro avversari in superiorità numerica, sempre presente in attacco e sempre in aiuto in fase difensiva, Stevenson, che ha difeso su tanti giocatori dalle caratteristiche diverse e sempre con costrutto, persino per giocatori poco considerati come Mahinmi e Cardinal, molto positivi in questa gara 5.

E non vanno dimenticati nemmeno Haywood, che dalla panchina ha sempre dato il suo contributo, e Stojakovic, pessimo in queste finali ma positivo per tre turni, anche se non sono scesi in campo in questa ultima gara.

E va ricordato pure un altro uomo con le stigmate del perdente, Rick Carlisle, che da sempre ha dimostrato di essere capace di costruire buoni sistemi offensivi in NBA, ma cui da sempre è mancato qualcosa. Stavolta è stato capace di creare anche una difesa buona, seppur intermittente, ed un attacco flessibile. Ammesso che sia anche merito della grande sapienza tattica dei suoi giocatori, lui è stato comunque umile ed intelligente ad accettare questo fatto ed a sfruttarlo come un’arma di prima importanza.

Dalla parte opposta la delusione è palpabile ed il rammarico inevitabile.
Vero che era il primo anno in cui questi giocatori sono insieme, vero che la rosa non è completa, ma ad esempio se i Pistons nel 2004 ed i Celtics nel 2008 avessero ragionato in questo modo sarebbero rimasti senza anelli, nonostante due squadre ottime.

Quest’anno visto il tracollo ai play off di Celtics e Lakers, battuti proprio da Heat e Mavericks senza possibilità di appello, e di Magic e Spurs, visto che squadre in crescita come Thunder, Grizzlies, Bulls hanno dimostrato di essere ancora molto acerbe, c’era una opportunità ottima per arrivare al titolo. I Mavericks lo hanno capito, sfruttando in pieno ogni minima occasione, gli Heat hanno continuato a giocare come se in fin dei conti questa dovesse essere solo una opportunità fra le tante.

Forse sarà così, anzi, probabilmente sarà così, ma il piede con cui partire non è stato quello giusto.
Il coach Spoelstra è stato probabilmente uno dei meno responsabili per la sconfitta, lui è un coach difensivo ed ha messo in piedi una difesa buona, anche se non è riuscito a trovare adattamenti nelle ultime due partite, il sistema offensivo non è mai stato il suo pezzo forte, ma comunque ha messo in piedi un qualcosa di molto semplice, scarno, ma efficace.

Quando però un sistema si fonda troppo sul rendimento di un paio di giocatori, quando quei giocatori non rendono il sistema è destinato al fallimento.

Molti uomini da panchina come Bibby, House, Dampier hanno deluso in pieno, qualcuno, come Miller, Howard, Anthony è andato ad intermittenza, fornendo qualche buona partita a fronte di disastri in altre, ma non era da questi uomini che si attendeva un contributo vincente. Chalmers ed Haslem non potevano trascinare la squadra, non hanno le capacità per farlo, ma si sono battuti come leoni fino all’ultima sirena, dimostrando di essere giocatori su cui puntare anche per il futuro.

Arriviamo infine alle tre stelle, coloro che tutti attendevano, coloro che in estate si erano riuniti per portare i loro talenti a South Beach.

Bosh è sparito nei finali, non ha trascinato la squadra, ma era difficile aspettarsi che proprio lui lo facesse. Lui è il lungo perimetrale, abile fronte a canestro, che può liberare l’area per James e Wade e farsi trovare pronto quando da loro cercato, è il giocatore in teoria perfetto per effettuare giochi a due con uno dei suoi due compagni e questo ha fatto, poi è affondato con il resto della squadra.

Wade ha lottato come un leone, ha dimostrato un carattere fortissimo, per quattro gare di queste finali è stato il trascinatore della sua squadra, giocando molto bene anche nel finale. Nelle ultime due gare poi è calato, giocando maluccio in gara 5 e piuttosto male in gara 6 e la squadra, priva della sua pietra angolare, è crollata, affondando con il suo capitano.

Per ultimo Lebron James, che da volto di rappresentanza dell’intera lega si è trasformato in macchietta. Lungi da me voler entrare nelle discussioni se sia stato giusto o meno festeggiare sul +15 a pochi minuti dalla fine, se sia stato corretto prendere in giro Nowitzki che giocava con la febbre (e vinceva) gara 4, ma quando si vuol fare spettacolo e gigioneggiare in un frangente così importante bisogna saperlo fare, è una cosa produttiva (correttezza di stile o meno è un tema che eviterò, ne abbiamo letto tanto e ne leggeremo tantissimo, non serve aggiungere commenti) se con comportamenti fuori le righe un giocatore riesce a caricarsi ed innervosirsi e scaricare gli avversari. Se un giocatore riesce a caricare al massimo gli avversari mentre lui stesso si innervosisce e perde concentrazione farebbe bene tali giochetti ad evitarli.

Sul parquet abbiamo visto un Lebron James svestire i panni del prescelto e vestire i panni del play maker, facendo girar palla e servendo assist ai compagni, scelta forse dettata dal nervosismo, ma scelta molto produttiva, che ha aiutato la sua squadra a trovare una quadratura offensiva, scelta anche plausibile se si gioca con un Dwyane Wade a tratti irrefrenabile, con un Chris Bosh che qualche contributo offensivo è in grado di portarlo e con buoni tiratori come Chalmers, Miller, House.

Nei finali di partita però l’ex prescelto è sempre scomparso, giocando male sia in attacco che in difesa, commettendo infrazioni regolamentari, effettuando tiri corti, nascondendosi regolarmente, facendosi battere da avversari meno dotati di lui.

Comprensibile che Lebron soffra la tanta pressione su di lui, ma allora non si comprendono certi comportamenti, come quei festeggiamenti esagerati o le prese in giro degli avversari, che non fanno altro che aumentare questa pressione.

Oltretutto difficile che siano tanto disposti a perdonare suoi errori dei giornalisti che si sentono rispondere, alla domanda su come mai tanta gente lo avesse preso in antipatia: “Io domani mi sveglierò e tornerò a fare la mia vita molto bella, loro domani si sveglieranno e torneranno alla loro vita mediocre, con tutti i loro problemi!”

Ecco, Lebron, come dire, sfotti pure gli avversari, ma se li fai arrabbiare poi devi essere pronto a reagire, e poi sfottere quella gente che paga il biglietto o l’abbonamento televisivo per guardarti, quella gente che poi magari dovrebbe comprare un tipo di scarpe o una bevanda perchè tu la consigli non è esattamente una idea eccezionale. Cosa ti ha insegnato Stern in questi anni?

Per fortuna di James di esempi davanti agli occhi ne ha, gente come Nowitzki, Kidd, Marion, gente che ha saputo imparare dai propri errori, gente che si è sempre migliorata e non ha mai smesso di lavorare sui propri difetti, conquistando un titolo quando ormai sembrava che non ci fossero più possibilità, gente che con questi play off si è conquistata la stima ed il rispetto di tutti gli appassionati di basket.

15 thoughts on “Trionfo dei Mavericks!

  1. Ha davvero detto così? “Io domani mi sveglierò e tornerò a fare la mia vita molto bella, loro domani si sveglieranno e torneranno alla loro vita mediocre, con tutti i loro problemi!”

    E dire che ero un suo fan ai tempi dei Cavs… ma orami è palese: grandi mezzi atletici e tecnici, ma quanto a cuore, cervello e personalità……….. l’esempio perfetto che per vincere nello sport prima dei muscoli servono cuore, cervello e cogl***i… e lui mi pare sia deificitario… vedi prestazioni nell’ultimo quarto!

  2. bell’articolo e giuste osservazioni… LBJ ne deve mangiare ancora di polenta, a volte il talento non basta, senza umiltà non si va da nessuna parte… la pantomima poi con DWade che tristezza…

  3. James:”beh cosa c’è? Vado a mangiarmi una bella bistecca e domani mi riposo al sole.Meglio perdere a Miami che vincere a Cleveland”
    Wade:”beh cosa c’è? Io il titolo l’ho già vinto!”
    Bosh:”beh cosa c’è? Io sono il terzo violino non è colpa mia!”

    A parte gli scherzi contentissimo per Dirk e Kidd. Prima dei playoff non pensavo potessero farcela e neanche arrivati in finale.

    Se Miami non vince neanche l’anno prox i rapporti tra i 2 amigos (Wade e Jamens) andranno verso sud ed è quello che spero.
    A mio parere sono la squadra più antipatica di sempre.

  4. Ci andrei piano con Bosh e mi spiego. Bosh è stato una delusione sotto tutti i punti di vista, più grande dello stesso James per molti versi. Si, alla fine le sue statistiche non sono male, i suoi punti li ha fatti, i liberi li ha tirati bene (meglio di Wade e James ad esempio) e i sui rimbalzi li ha presi. Ma mai come nel suo caso i numeri lasciano il tempo che trovano. Bosh è quel tipo di giocatore che non ti dà nessun “intangible”: Alla fine è esattamente quello che dicono i meri numeri: 18 punti, 8 rimbalzi, 1 stoppata. Punto. Non incide in nessun aspetto del gioco, non dà quasi niente dal post basso (e per un 4 è grave), non è un combattente (per dire Cardinal come talento farebbe fatica pure in Lega1, ma ha gettato anima e corpo quando è stato chiamato in causa facendo un alcune piccole cose che Bosh si sogna la notte), non eleva mai il suo gioco anzi si nasconde nei momenti topici, in difesa è semplicemente ridicolo, quanto a personalità e attributi lasciamo stare perchè altrimenti dovremmo usare degli aggettivi poco educati.
    Questo, non scordiamocelo, è stato firmato per dare una grossa mano sotto canestro e per togliere pressione a Wade-James in certi frangenti. C’era addirittura chi, lo scorso anno, si rammaricava del fatto che i Thunder non fossero riusciti a prenderlo, perchè sarebbe stato il giocatore perfetto per loro, quel grande lungo di cui Westbrook, Durant & Co avevano bisogno per fare il definitivo salto di qualità. Si, come nò. Bosh. Ma per favore….Tra le grandi delusioni in casa Heat ci stà pure lui e non sò fino a che punto non sia la maggiore (James almeno contro Celtics e Bulls è stato fondamentale, lui neanche quello).
    Miami rischia di pagare caro l’errore commesso la scorsa estate quando l’han messo sotto contratto. Non era quello di cui aveva bisogno nel frontcourt, e del “big” ha dimostrato ancora una volta di avere poco o nulla.

  5. Ottimo articolo e considerazioni corrette.
    Bosh è sicuramente sopravvalutato. Da sempre.

    Io continuo a essere dispiaciuto per Wade… perchè è l’unico ad avere davvero personalità e stoffa del campione e, forse, la presenza di James (col suo modo di fare da superstar tutta chiacchiere e pochi fatti), sta avendo un’influenza negativa su di lui, portandolo a comportamenti che non gli appartenevano in passato.

    L’uscita di James coi giornalisti poi… un insulto gratuito a tutti, di cui anche noi possiamo infastidirci.
    Chissà cosa ne pensa Stern…

  6. Ecco Valo, è proprio quello che ho pensato dopo la ridicola scenetta della tosse.
    Ma possibile che un campione come Wade, lui sì un vincente, si debba abbassare alla pochezza caratteriale e mentale di quel “bocia” newyorkese, montato e viziato da troppi dollari, verrebbe da dire, non meritati!
    Forse LBJ credeva che col talento e gli atteggiamenti Kobiani avrebbe soppiantato nel cuore degli appassionati di basket il miglior giocatore in attività (e lo dico da tifoso celtico).
    Niente da fare, la simpatia non è di casa in Florida (anche sull’altra sponda hanno antipatia da vendere).
    E se vogliamo, a New York c’è un’altro bel personaggio che si appresta a seguire le orme di LBJ…………… sarà un Melo-dramma????
    :))

  7. mamma mia
    spero almeno che avete il porto d’armi
    dato che state sparando a zero da ieri notte contro questi 3 ragazzi hehe

    state tranquilli che un titolo lo vinceranno, talento ed età e dalla loro parte
    e quel giorno naturalmente il carro dei vincitori sarà stracolmo di gente che vorrà salirci

    probabilmente è finita la benzina a lebron, dopo 100 e passa partite non ne aveva più
    calato lui (fisicamente ed emotivamente) miami è andata a picco
    dimostrazione che era la squadra di lebron altro che wade mvp delle finals ecc ecc

    era una squadra costruita sui singoli, le finals hanno dimostrato che manca qualche pezzo come giocatori e sopratutto nel playbook offensivo se riescono a metterlo insieme nella prossima stagione(se ci sarà xd) ……

    quanto a dallas hehe
    bhe spiegare i mavs è complicato xd

    hanno spolverato nella post season una pallacanestro dell’altro mondo che non so dove la tenevano nascosta

    nessuno ha trovato una soluzione ai pick and roll d’ingresso di barea che…ridendo scherzando aveva già chiuso la carriera dell’allenatore più vincente della storia prima di mandare in tilt OKC, miami e tutta l’NBA

    dirk e terry non hanno tradito mai nel momento chiave ma a quei momenti ci sono arrivati anche grazie a chandler, kidd e marion
    senza dimenticare la panchina

    il momento della svolta secondo me è stata G1 allo staples
    quando erano sotto in doppia cifra
    ci fu una tripla di corey brewer dall’angolo, da quel momento è iniziato qualcosa

  8. Big3FRR
    Anch’io credo che con pochi aggiustamenti (la cessione di Bibby in primis) Miami sarà la franchigia da battere per i prossimi anni (quanti? E’ difficile prevederlo).
    Sicuramente molti volteranno gabbana dicendo che in realtà loro erano pro LBJ.
    Però resterà sempre, a me perlomeno, una sorta di antipatia di fondo per il “non saper perdere” e, vedrai, il “non saper vincere” tipico di chi si crede “number one” a prescindere, per la mancanza di umiltà perenne (Pat Riley in testa).
    Mi spiace che Wade si faccia trascinare dall’amichetto a fare lo spaccone.

  9. “Absolutely not, because at the end of the day, all the people that were rooting on me to fail, at the end of the day, they have to wake up tomorrow and have the same life that they had before they woke up today,” James said. “They have the same personal problems they had today. I’m going to continue to live the way I want to live and continue to do the things that I want to do with me and my family and be happy with that.

    “They can get a few days or a few months or whatever the case may be on being happy about not only myself, but the Miami Heat not accomplishing their goal. But they have to get back to the real world at some point.”
    Sono il primo a dire che Lebron è un pallone gonfiato, ma non credo che si possa tradurre come ha fatto l’autore dell’articolo e fare un po’ troppa dietrologia: è una frase brutta, vanitosa e malmessa, ma si può anche interpretare come “io non penso a loro come loro odiano me perchè comunque ho una vita privata al di fuori della pallacanestro, possono odiarmi ma anche loro come me hanno la loro vita e prima o poi il loro odio finirà nel dimenticatoio”. Frase orribile, ma che doveva rispondere?

  10. Ape

    Bibby non è sotto contratto per il prossimo anno. Mentre Chalmers no. E qui dovranno fare la scelta se rifirmarlo (secondo me si) o lasciarlo andare e prendere un sostituto.

    flash

    Bosh come Boozer. Giocatori da statistiche, niente più. Peraltro sono accomunati dall’essere nella franchigia sbagliata. Bosh per come la vedo io sarebbe perfettto ai Bulls dove gli richiederebbero di sfruttare le sue caratteristiche ovvero tirare fronte a canestro, andare al ferro e non vivere di pick & roll per segnare.

    Non so se lo traderanno ma per il bene degli Heat sarebbe da sacrificare per un lungo e una guardia che portasse punti. Con 15 mln qualcuno lo porteresti a casa.

  11. “…c’era una opportunità ottima per arrivare al titolo. I Mavericks lo hanno capito, sfruttando in pieno ogni minima occasione, gli Heat hanno continuato a giocare come se in fin dei conti questa dovesse essere solo una opportunità fra le tante…”
    Questa è la perfetta descrizione della sensazione che ho avuto guardando l’ultimo periodo di gara 6. Proprio in Florida dovrebbero sapere che questo confidare nel futuro è pericoloso, citofonare Dan Marino…

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