Dirk Nowitzki e Jason Kidd, per entrambi il primo meritato titolo NBA.

L’inaspettato ci viene incontro nel cuore della notte come una pugnalata. I Dallas Mavericks vincono gara 6 e si laureano campioni NBA 2011.

Miami non riesce a forzare una gara 7 che invece pareva l’unica soluzione possibile. Finisce qui, con Dirk che a fine partita se ne va direttamente negli spogliatoi, a testa bassa, a piangere da solo.

Si può reagire in tanti modi a emozioni forti come queste. Il tedesco ha scelto, o forse il cuore gli ha suggerito in quel momento, la strada più intima.

Dopo aver sopportato per anni le umiliazioni di sentirsi chiamare “loser” finalmente scaccia via l’incubo di quel 2006, quando proprio questi Heat lo derubarono del titolo.

Via da tutti, via dai festeggiamenti urlati, via dalla telecamere e dai microfoni. Solo per un attimo, a pensare e non rendersi conto di quello che gli stava succedendo. Campione NBA, MVP delle Finals. Il sogno si è avverato.

Poi lo prendono di forza, c’è il palco e ci sono quei titoli da alzare. L’uomo del momento è lui, la star di una squadra vera, allenata benissimo da un coach preparato.

Onore a questi Mavs dunque, sul tetto del mondo contro ogni pronostico. Hanno eliminato in questi playoff sia i Lakers di Kobe che gli Heat dei Big 3 e con la gara di ieri hanno dimostrato definitivamente che non sono stati gli altri a perdere ma loro a conquistarsi tutto con merito.

E’ il primo titolo della franchigia del Texas, il primo per Dirk, Jason Kidd, Shawn Marion, il primo per Marc Cuban, che ora può finalmente infrangere il silenzio che da solo si è imposto.

Non nego che gara 6 mi ha lasciato un attimo con l’amaro in bocca. Speravo ci fosse gara 7, la più degna conclusione di queste Finals avvincenti ed equilibrate e di per sé un finale di partita più combattuto, come del resto tutti i precedenti.

Miami invece si scioglie e i Mavs scappano via nel silenzio di un’arena che ha dire il vero non ha mai meritato di vedere tutti i giorni tanta grazia.

La parata di quest’anno sarà dolce per tanti ben più dei diretti interessati perché mai gli sconfitti sono realmente tali. Wade, Bosh e soprattutto LeBron, l’uomo che ha ancora fallito. Anche adesso, con una squadra che pareva imbattibile e che come tale si era rivelata anche nel corso dei playoff.

Ma questa è un’altra storia. Anzi è la storia, per antonomasia. Mai come ora si parla e si parlerà più di chi ha perso di chi invece ha trionfato. Il fallimento di LeBron è l’argomento del giorno più di qualsiasi altro, più del tedesco, più di tutti i Mavs.

Ci torneremo anche noi. Per ora complimenti a Dallas. Smaltiti i sorrisi e le pose col trofeo, resterà una serie bellissima, una delle più belle dell’epoca recente della storia NBA. O forse della storia del gioco.

DALLAS MAVERICKS

Jason Kidd : 36 min., 9 punti (2-4 FG, 3-4 FT, 2-3 3PT), 8 assist, 4 rimbalzi, 1 stoppata, 2 turnover. Che abbia potuto vincere il suo primo titolo a 38 anni più col tiro che con la distribuzione di palla resta un buffo scherzo del destino. Nel quarto periodo c’è anche lui per l’allungo decisivo, che chiude una gara più equilibrata delle precedenti. 7,5

J.J. Barea : 30 min., 15 punti (7-12 FG, 1-3 3PT), 5 assist, 3 rimbalzi, 2 recuperi, 3 turnover. Tutto mi potevo aspettare ma che che un portoricano bianco di 175 cm col fisico da impiegato delle Poste potesse a tratti dominare una gara 6 di Finali NBA proprio non riuscivo a immaginarlo. O meglio, non volevo immaginarlo. Invece che le incursioni di LeBron e Wade ecco le sue, fino in fondo a canestro. La TV americana ha avuto bisogno di spiegare a tutti chi fosse (Who is Barea ?), come se si trattasse di uno passato di lì per caso e abbiamo anche scoperto che frequenta Miss Universo versione di qualche anno fa. Sottovalutato, fa quello che vuole in area, muove la difesa, dà energia. Sono costretto a dargli un voto alto, ahimè, lo spettacolo di ieri è stato lui. 8

Shawn Marion : 35 min., 12 punti (4-10 FG, 4-6 FT) 8 rimbalzi, 1 assist, 1 recupero, 2 turnover. Più che Chandler è lui il vero MVP ombra di queste Finals. Fin da gara 1 lo abbiamo rivisto in tutto il suo particolarissimo gioco. Anche ieri i suoi rimbalzi, la sua intensità e i tiri in ritmo contro una difesa imbambolata hanno dato la scossa giusta. 7,5

Dirk Nowitzki : 39 min., 21 punti (9-27 FG, 2-2 FT, 1-7 3PT), 11 rimbalzi, 1 assist, 2 recuperi, 2 turnover. Paradossalmente vince il titolo nella serata peggiore. Inizia malissimo, 1-12 dal campo nel primo tempo, poi però ha la forza e il coraggio di continuare a provarci. Capito LeBron ? Ok, oramai non c’è niente da capire, come cantava De Gregori. C’è solo da ammirarlo mentre torna ad essere protagonista nel quarto periodo. 10 punti, 5-8 FG, la firma in calce c’è sempre. MVP delle Finals con gli applausi del mondo intero. 8

Tyson Chandler :35 min., 5 punti (2-4 FG, 1-2 FT), 8 rimbalzi, 1 assist, 2 recuperi, 1 stoppata, 1 turnover. Brutta serata per colpa dei problemi di falli. Nonostante tutto la sua presenza è stata semplicemente insostituibile, a maggior ragione dato l’infortunio di Haywood. Da piccolo prescelto lui pure (andò su “60 Minutes” a 15 anni) a delusione (con Eddy Curry doveva formare le nuovi Torri Gemelle) fino all’odierna redenzione. Ieri numeri scarsi ma tanto cuore. 7

Jason Terry : 34 min., 27 punti (11-16 FG, 2-4 FT, 3-7 3PT), 3 rimbalzi, 2 assist, 2 recuperi, 3 turnover. MVP della serata. Dall’inizio alla fine, senza interruzione, i suoi jumper hanno letteralmente ucciso gli Heat. Su di lui spesso LeBron James, altro motivo del suo fallimento. In transizione come a difesa schierata, Miami non ha avuto risposte, quando è in serata è immarcabile non meno di Dirk. 8,5

DeShawn Stevenson : 13 min., 9 punti (3-5 FG, 3-5 3PT), 1 recupero. Una delle mosse che ha consentito a coach Carlisle di prendere il giro Erik Spoelstra. Da quando è uscito dalla panchina per liberare l’intraprendenza di Barea ha reso il doppio. Triple a pioggia, anche in serie, e pressione sugli avversari. Pure troppa se è per questo, perché si poteva evitare di scatenare una rissa che avrebbe potuto rinsavire i bolliti Heat. Ha avuto ragione lui. Su LeBron ha detto dopo l’infamia di gara 4 “He checked out – Ha mollato” e si è goduto il suo nemico sanguinante a terra. Fin da quando esclamò “è sopravvalutato” (richiamando Jay-Z in difesa della stella dei Cavs) è stato il simbolo di tutti i LeBron Haters. Oggi ne è l’orgoglioso e trionfante capo-popolo, oramai direi molto più numeroso di coloro che continuano ad amarlo. 7

Brian Cardinal : 12 min., 3 punti (1-1 FG, 1-1 3PT), 1 assist, 1 turnover. “The Custodian” picchia come un macellaio sotto canestro, old school. Oltre questo c’è anche una tripla e la reggenza in contumacia Chandler costretto dai falli a limitarsi. 7

Ian Mahinmi : 11 min., 4 punti (2-3 FG), 3 rimbalzi, 1 recupero. Va a segno sulla sirena, spinge a rimbalzo. Il giovane centro francese ha quel minimo di onesto contributo dopo essere uscito dal poster di una slam dunk paurosa di LeBron in gara 3. 6

MIAMI HEAT

Mario Chalmers : 39 min., 18 punti (5-12 FG, 6-9 FT, 2-7 3PT), 7 assist, 3 rimbalzi, 3 recuperi, 3 turnover. Ma ci voleva così tanto a farlo partire titolare ? Coach Spoelstra ci ha straziato facendoci vedere per 6 gare la parodia di una point guard NBA (Bibby ovvio, che in realtà non mi piaceva nemmeno ai tempi dei Kings). Mario parte forte, dà ritmo ad un attacco che in realtà lo ha perso. Finisce con una buonissima partita, pur condizionata da una difesa non brillante sulle incursioni di Barea. 7

Dwyane Wade : 41 min., 17 punti (6-16 FG, 5-7 FT, 0-4 3PT), 6 assist, 8 rimbalzi, 1 recupero, 2 stoppate, 5 turnover. Ha ceduto nel finale e allora ha ceduto tutta Miami. Eppure era stata un’altra grande gara fin a quel punto, magari un attimo meno incisiva e pure meno elegante. Imbarazzante per LeBron vedere la squadra giocare al meglio solo con lui in campo, come in una versione rivista del 2006. L’unica stella è stato lui, anche in parte ieri, prima che si palleggiasse sul piede, prima che lo sconforto prendesse anche il suo cuore. 6,5

LeBron James : 40 min., 21 punti (9-15 FG, 1-4 FT, 2-5 3PT), 4 rimbalzi, 6 assist, 1 recupero, 1 stoppata, 6 turnover. Parte alla grande, segna 9 dei primi 14 punti Heat, sembra finalmente la sua serata. Un sospiro di sollievo. Poi un errore, poi un altro, poi di nuovo si nasconde, poi esce dal campo e gli Heat giocano il basket migliore con Wade e i suoi comprimari. Arrivato il quarto periodo è, se Dio vuole, un po’ più aggressivo. Quindi ieri non è stato un problema di passività, semplicemente non è la sua serie, non è il suo anno. Ancora una volta. I tiri non entrano, le triple solo a giochi fatti, beffardo scherzo di un destino amarissimo. E’ soprattutto la sua sconfitta. Anzi, il suo inappellabile fallimento. Provo imbarazzo per lui. Plus-minus di -24 quando è in campo, 6 perse, airball a due passi dal canestro, passaggi molli intercettati facilmente. La caduta di un re. Lo smarrimento del suo volto dice tutto. Non sapeva bene che fare, era veramente perso in un abisso. Perdere è brutto ma così è umiliante. 5

Chris Bosh : 39 min., 19 punti (7-9 FG, 5-7 FT) 8 rimbalzi, 1 recupero, 1 turnover. Non una brutta partita, anzi, 19 punti con ottima percentuale dal campo. Nemmeno lui può nulla per evitare l’ondata dei Mavs nel finale ma perlomeno si riscatta dell’inizio lento in queste Finals, comunque non certo esaltanti. 7

Joel Anthony : 11 minuti, 3 rimbalzi. Prendere un big man più incisivo non è in cima alla lista delle priorità per l’anno prossimo. Il suo lo ha fatto, pur nel poco spazio a disposizione. 6

Udonis Haslem : 34 min., 11 punti (4-9 FG, 3-4 FT), 9 rimbalzi. Peccato che la serie è finita perché stava crescendo pian piano. Non è quello del 2006, ribadisco, ma finisce con buoni numeri e una difesa comunque più che sufficiente su Nowtizki. 6,5

Eddie House : 21 min., 9 punti (3-7 FG, 3-6 3PT), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 recupero. Anche qui una mossa tardiva per Spoelstra. Le sue triple servivano prima, non quando oramai la serie era in parte compromessa. 6,5

NBA FINALS TRA LE MIGLIORI DI SEMPRE

Solo gara 6 è stata in parte sottotono, perché Dallas è scappata avanti e Miami ha mollato senza cercare di azzannare una serie che gli stava sfuggendo di mano.

Ma come sono state queste Finals 2011 ? Bellissime. Per almeno tre motivi.

Primo. In sede di previsioni c’era una squadra da battere fortemente favorita, Miami. Dallas aveva cacciato fuori dal sogno three-peat i Lakers di Kobe e Phil Jackson (e ahimè le prime tante sospirate Finals tra Kobe e LeBron !) ma non si poteva averne un’idea precisa. Quando l’underdog trionfa c’è sempre da gioire.

Secondo. Sono state delle Finals equilibrate. Su 6 partite tre si sono decise all’ultima azione, nessuna ha avuto un blow-out e in genere le due squadre sono state alla pari sul campo. Mai nella storia c’era stata una tale sequenza consecutiva di close game. In gara 2 soli 2 punti di differenza, di nuovo 2 in gara 3, 3 in gara 4. Nel cuore della serie la differenza l’ha fatta la freddezza di Nowitzki.

Terzo. Le Finals devono sempre vivere di personaggi. Mai com’è stato l’anno l’hype mediatico ha toccato vertici così alti. Ovviamente il numero 1 è stato LeBron James, nel bene e nel male. Tornato alle Finals nella sua prima stagione frutto della storica “Decision” in diretta TV, il mondo intero si attendeva da lui segnali di grandezza.

La maggior parte di noi si aspettava che vincesse il titolo (oddio, già in tanti lo odiavano), invece la sua reputazione è crollata ai minimi storici come l’aggressività nel quarto periodo. Poi D-Wade, l’unico Heat che può uscire a testa alta e in ultimo, naturalmente, Dirk Nowitzki.

Una bella storia giornalistica ci diceva che avrebbe potuto perdere per la seconda volta in 5 anni di nuovo contro gli Heat, che avrebbe dovuto cedere ad una squadra più forte.

Niente di tutto questo. MVP plebiscitario con prestazioni semplicemente meravigliose, vederlo prendersi i suoi tiri ha emozionato gli appassionati di basket in tutto il mondo, rubando tali sensazioni a LeBron.

Se quest’ultimo aveva certo grandi motivazioni molti dei Mavs non erano da meno. Kidd a 38 anni dopo due Finals ai tempi dei Nets, un altro veterano come Shawn Marion che cercava l’anello con Nash inutile due volte MVP, senza parlare di Terry, la cui fiducia pluriennale nella franchigia texana è stata giustamente ripagata.

Abbiamo visto grandi giocate. Il tedesco col suo repertorio, come detto, e Wade a livelli da incanto lui pure, persino LeBron a sprazzi con alcuni assist e slam dunk paurose, poi alley-oop e tiri allo scadere (un paio di Chalmers), addirittura Barea e ancora le accelerazioni di Jason Terry.

La top 10 delle migliori giocate in realtà potrebbe essere benissimo ampliata al doppio e da sola è più bella di tutte le top 10 messe insieme dalle NBA Finals perlomeno dai tempi di Shaq e Kobe.

Una grande difesa Heat, esclusivamente però prima delle ultime due gare, l’attacco dei Mavs che ha funzionato coralmente solo più tardi, regalando a Nowitzki l’aiuto necessario per aggiornare con continuità lo scoreboard. Due squadre comunque che hanno dato prova di ottima organizzazione.

Cito ulteriormente la difesa a zona di Carlisle, soprattutto ieri notte, contro la quale gli Heat hanno risposto tardivamente perdendo molta fluidità. Non il fattore decisivo ma un altro punto a favore del coach di Dallas contro uno Spoelstra che ha perso palesemente la partita degli aggiustamenti in corsa, vedi i casi Bibby-Chalmers ed Eddie House. Pat Riley quindi scenderà di nuovo dalla terza fila fino sulla sideline ?

Personalmente sono state le Finals più coinvolgenti che abbia visto dai tempi delle mie prime, quelle del ’98 con Michael Jordan all’ultimo tiro. Emozioni imbattibili. Per il resto solo la sfida tra Lakers e Sixers del 2001, con Allen Iverson che passeggia su Tyronn Lue, è dello stesso livello di intensità emotiva.

Questa è stata una grande serie anche per tutto ciò che accadeva fuori dal campo. Stevenson contro LeBron, tutto il talk show perenne e martellante sullo stesso James e le sue difficoltà da nobile decaduto, poi Wade e ancora lui che prendevano in giro l’influenzato Dirk davanti alle telecamere.

Visto che col tedesco si torna sempre al 2006 mi ritorna in mente quando Zidane diede una capocciata in pieno petto a Materazzi nella nostra finale ai Mondiali.

Lì capii che non poteva vincere la cattiveria, che non poteva vincere chi vigliaccamente colpiva senza onore.

Con le facce di Wade e soprattutto di LeBron ho capito che Dallas stava per compiere l’irreparabile. Questa è stata la vera sconfitta per gli Heat.

Perdere ogni vantaggio tecnico, dei pronostici, poi emotivo, prima ancora la simpatia del pubblico neutrale, perdere infine anche la dignità sul campo.

Abbiamo due sentenze. Dallas è campione NBA e LeBron James è il più odiato d’America. Ancora più di prima.

Ah, è anche un fallito e di questo dovrà farsi carico. Nessuna sentenza definitiva ma qualcosa si è rotto.

Questa però è un’altra storia. La storia.

25 thoughts on “NBA Finals Gara 6 : le pagelle

  1. D’accordo con l’articolo. Trovo che la parole di Carlisle a fine partita siano ineccepibili:

    “‎Miami gioca in aria, noi rasoterra. La purezza del nostro gioco, il fatto che nessuno dia a Dirk quel che Dirk si merita, mentre non si fa altro che parlare del reality show di LeBron, cosa fa oggi, cosa ha fatto ieri, cosa farà domani. Abbiamo sentito il tifo di milioni di persone dalla nostra parte, perché sapevano che rappresentavamo il modo giusto di giocare a pallacanestro”

    I Mavs trionfano e non c’è bisogno di sottolineare ancora tutte le ragioni che meritoriamente hanno portato a tale successo.
    Aggiungo solo qualche considerazione su Miami: evidentemente il progetto è in fieri e apre a scenari di grandi affermazioni future, ma questa serie rappresenta in piccolo un grave fallimento. Gli Heat hanno sempre giocato una pessima pallacanestro, incentrata sulle accelerazioni repentine di Wade e James, inarrestabili in campo aperto, ma senza esprimere gioco di squadra, tanto che la grande maggioranza degli attacchi si è sempre sviluppata mediante isolamento dei suoi migliori interpreti.

    Ma ciò che mi ha colpito di più in negativo è l’approccio alla gara: partita decisisa, gara 6 in casa, eppure intensità difensiva bassissima. Spoelstra non ha praticamente mai chiamato una difesa a zona; negli ultimi 6 minuti di gara, sotto di 10, non c’era nemmeno pressione sul portatore di palla!!!
    James, che – talco a parte – ha clamorosamente abdicato a qualsiasi responsabilità nei momenti cruciali, non solo ha rinunciato ad attaccare l’anello, ma non ha mai cambiato marcia in difesa.

    E Lebron merita un discorso a parte. Probabilmente nessuno in questa lega è dotato del suo talento e delle sue capacità atletiche, ma i campioni veri, quelli che vincono le partite e chiudono le serie, sono resi tale da cuore e testa. E James è ancora molto immaturo ed acerbo da questi punti di vista. Invece di prendere per il culo Dirk prima di gara 5, dovrebbe imparare dal Tedesco le doti dell’umiltà e della determinazione. Una statistica mi sembra fondamentale: nei 4 periodi della serie, James ha complessivamente prodotto 18 punti; Dirk 62..

    C’è poco da prendere per il culo… ;)

  2. 2 cose non ho capito dei Miami stanotte:

    1 – perchè hanno smesso di far giocare Bosh a un certo punto
    2 . perchè LBJ marcava fisso o Kidd o Terry.

    Miami comunque una vergogna che si arrivata in finale con un livello di gioco imbarazzante. Per fortuna han perso, sarebbe stato osceno. Complimenti ai Mavs che sanno cos’è la pallacanestro.

  3. Da quello che hai scritto si capisce chiaramente che Lebron non ti va a genio,dire che è un fallito mi sembra un pó esagerato perché se uno come lui è un fallito allora vorrei esserlo pure io.Gli manca ancora il sangue freddo,si fa prendere dalle emozioni ma arriverà il suo momento e poi quelli come te cosa faranno si rimangeranno le parole? Scontato i classici voltabandiera,

    • Sinceramente se avessi il talento di LBJ non giocherei così col culo come fa lui. Perchè me ne vergognerei…

    • no davide…io sono tra i pochi che lo amano e lo difendono…purtroppo è semplicemente la verità che abbia fallito in queste finals…

      mi spiegherò meglio nel mio prossimo pezzo dove parlo solo di lui e di queste finals

  4. Non ho scritto che James sia un fallito. Lebron è all’ottava stagione NBA, mostrando capacità atletiche e tecniche ben superiori alla media degli altri top player. Ciò nonostante è un giocatore che fino a questo punto della sua carriera non è determinante: in stagione regolare su 10 volte che gli hanno affidato l’ultimo tiro ha sbagliato sempre, nei playoff e soprattutto nella serie finale ha avuto un rendimento mediocre (non guardo alle cifre, ma al peso specifico impresso ad ogni gara).

    Resta tra i migliori interpreti odierni di questo gioco, ma i paragoni con gente del calibro di Jordan, Magic, Bird, ci metto anche Bryant, è al momento infondato. Deve dimostrare di meritarsi soprannomi ingombranti come King James o The Chosen One.. Apprezzo giocatori meno fortunati sul piano della classe ma con più carattere, che giocatori dall’ego strabordante ma impalpabili nei momenti chiave..

    Altro discorso è lo sfottere Nowitzki senza motivo che, a maggior ragione considerando i rapporti di forza in questa serie, mi è sembrato veramente stupido e inappropriato.

  5. Ma Wade da quando ha in squadra Lebron sembra diventato stupido come lui! O_O

    Nel 2006 giocava bene e di squadra, ora gioca da solo e perde palloni imbarazzanti.
    Una cosa come il prendere per il chiurlo l’influenza di Dirk con tanto di conferma non mi sembra proprio nelle sue corde….è diventato un imbecille! E io che lo consideravo l’unico normale a Miami. Stanotte mi è spiaciuto solo per Bosh, che era carico ma a un certo punto è dovuto sottostare al volere dei due calzzoni.

  6. dico solo che LeBluff ha messo un bel -21 di plus/minus… con lui in campo Miami perde di 21… vuole dire che nelle fasi dove non ha giocato erano sopra di 11… f e n o m e n o ! ! ! !

  7. A me sembra che gli Heat si siano un po’…trastullati col loro talento. “Tanto basta quello” è l’impressione vedendoli. A volte sì, quando però si trovano di fronte una squadra che tecnicamente può tenergli testa – pur nella diversità del talento dei Mavs rispetto a quello degli Heat – e che ha il carattere, allora sono dolori. Carattere, mix di freddezza e ..calore, voglia di andarsi a predere il risultato, forse è mancato questo agli Heat. Che poi secondo me hanno un coach non all’altezza di una finale NBA. Detto questo, sono contento così, gli Heat proprio non li sopporto..

  8. Ha vinto la pallacanestro…sudore e sputare sangue, come dice Peterson…gioco di squadra…difesa…panchinari di cuore…responsabilità equamente divise tra tutti ed un leader sul campo, non sugli schermi televisivi…quando si ha il talento che ha LeBron, la prima cosa è curare il proprio gioco e parlare poco. Anche Bryant che era uno dei più odiati giocatori del pianeta, dopo il processo per violenza carnale ha fatto una bella ripulita alla sua immagine, che la sua ostinata cattiveria agonostica, il suo egocentrismo e i suoi capricci parevano aver distrutto e ha vinto 2 titoli ancora. Comunque, lui aveva Jackson e Spoelstra non è l’uomo che può mettere due star sotto il suo controllo. Ha fatto il compitino, ma non è un coach vero come è stato Carlisle..

  9. Grandissima gioia per la vittoria Mavs,ennesima figuraccia di James che come al solito nei momenti importanti se la fà addosso……
    Se resterà a Miami(penso di si) e vincerà l’anello(se) si dovrà mettere a disposizione di Wade il vero fuoriclasse della squadra,e poi basta coi paragoni impossibili, quando farà quello che ha fatto Bryant potrà essere accostato ai migliori di sempre ,fino ad allora sarà sempre un V.Carter più forte…..

  10. Ha vinto chi gioca basket e non chi ha più doti fisico/atletiche.
    Grande Dirk. Mi tolgo un sassolino: Bosh…non apprezzo uno che va via dalla sua squadra lasciandola in braghe di tela, dicendo prima che forse rimane, così non lo scambiano e in questo modo può andare dove vuole, e poi dice che vuole andare in una squadra per esserne il perno, finendo agli Heat a fare il comprimario, parlando male della sua ex società e compagni di squadra.
    Una bella lavata di capo gli serviva. Spero per loro che siano abbastanza umili da imparare da queste finals. Se la tiravano un pò troppo :-)

  11. In ogni caso un impiegato delle poste se lo sogna un fisico alla JJ Barea…è bassetto ma sembra bello piazzato…

    • soprattutto un impiegato della posta se lo sogna di uscire con Miss Universo………………
      :)) :))

  12. “Il talento ti fa vincere una partita. L’intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere un campionato.” (Michael Jordan).
    Quando LBJ (e chi lo guida) capirà l’unica verità sacrosanta del 23 sceso in terra, allora probabilmente si avranno “… not one, not two, not three…” championships.
    Deve rimboccarsi le maniche, un bagnetto di umiltà e via che si ricomincia

  13. è normale che oggi gli heat vadano sul banco degli imputati, però alcune frasi sono esagerate, la strada è appena iniziata e avranno modo di rifarsi, io credo che in fondo in fondo han perso quando han pensato di essere più forti, dopo gara 3, per la prima volta in questi play-off han pensato che potevano realmente vincere il titolo e che erano favoriti.

  14. da tifoso lakers con l’amaro in bocca dico che gli obiettivi realistici degli heat erano le finali di conference da perdere contro boston.
    la finale è un di più anche se partivano favoriti e col fattore campo.
    credo che riley a settembre avrebbe messo la firma per la finale al 1° anno…

  15. risultato eccellente…direi che hanno vinto quelli che piu’ hanno rispettato lo spirito del gioco…mai visto giocare cosi’ male in attacco come Miami nei quarti finali…veramente un’offesa agli dei del basket…che infatti hanno girato lo sguardo dall’altra parte facendo entrare 2 tiri al francese ex Spurs veramente folli…per lui ovviamente…comunque onore a Wunderdirk, ai 2 Jason (quello scuro veramente impressionante, una personalita’ che ad Atlanta non si vedeva) e sono contento anche per Chandler visto come e’ stato trattato prima da N. Orleans e poi da Coach Brown…GO MAVS

  16. Riley

    Avrà capito la lezione più di tutti gli altri. Da bravo generale convocherà le due teste di caxxo, perchè lo sono stati in campo e sul video, e gli dirà come comportarsi d’ora in poi. Per il bene di entrambi dovranno capire che il talento è solo una parte dell’equazione che porta al successo.

    Cosa faranno? Boh ma qualcosa dovranno fare anche dei sacrifici. Io sacrificherei Bosh (sti caxxi se i due amigos vogliono giocare con lui) per prendere un paio di buoni atleti e parlerei chiaro con Spoeltra. Da lui si dove pretendere palle/polso duro con i leader.

    LeBron

    Coglione e presuntuoso. Madrenatura gli ha dato tanto meno la testa, al momento. La smettesse di scimmiottare e pensasse a lavorare su se stesso. In fin dei conti ha tanto tempo a disposizione ma deve cambiare rotta. Se non vincesse almeno un titolo verrebbe etichettato come il più grande loser della storia.

  17. quoto in toto..lbj è un perdente..qualcuno dice che se lavorasse per migliorare il gioco in posto, il tiro dalla media e lunga, la freddezza e cattiveria nei momenti decisivi delle partite cruciali, sarebbe tra i più grandi di tutti i tempi..si come no..è come dire, che se Ibra, avesse il senso del gol di Van basten, la cattiveria agonistica e la capacità di essere decisivo sempre del migliore Inzaghi e a ciò aggiungesse la classe di Maradona, sarebbe il più forte di tutti i tempi..MJ ha dominato individualmente la NBA solo di strapotere atletico, senza vincere nulla..quando è calato fisicamente, ma ha aggiunto jumper, triangolo e doti da closer, è diventato quello che è diventato..Kobe idem, ha saputo reinventarsi..
    lbj fa affidamente solo sullo strapotere atletico e non si migliora..lo si capisce dai continui falli di passi che commette e che gli arbitri ignobilmente gli perdonano..
    se a tutto ciò aggiungiamo:
    1) essersi proclamato the chosen one
    2) esserselo fatto tatuare dietro la schiena a caratteri cubitali
    3)essersi autonominato the king
    4) non essersi complimentato con orlando dopo l’eliminazione dalla finale di conference di qualche anno fa
    5) l’essere rimasto negli spogliatoi alla presentazione della sua prima da ex a Cleaveland
    6)the decision
    7) not one, not two, not three…not eight…no, infact, eight points in game 4
    8) l’aver perso finali da fantasma, soprattutto nei quarti quarti
    9)la pagliacciata della tosse
    10)la dichiarazione nel post partita dio gara 6: voi mi criticate, ma domani vi alzerete e contiunerete a fare le vostra mediocre vita, ed io continuerò afare la mia vita meravigliosa
    beh, può bastare per considerarlo già ora il più grande bluff della storia NBA, oltre che l’uomo più odioso ed odiato del mondo..
    se poi nei prossimi anni imparerà a giocare in post, a tirare da 3 clon più costanza, ad essere decisivo nei monenti topici, ad essere modesto, umile e sportivo, anche in caso di sconfitta e suulcis in fundo, iniziasse a vincere da dominatore not one, not two,,,anelli..allora saremo qui tutti a scusarci….si e quando glia sini voleranno

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