I protagonisti del momento della storia infinita del lockout nba...

Riprendiamo ancora una volta l’annoso argomento lockout, e sulla preoccupante calma piatta che circonda lega e giocatori vediamo di fare il punto della situazione, su come sono schierate le diverse parti arrivati quasi alla fine del quarto mese dallo stop di ogni attività…

I buoni

Non che i giocatori siano “buoni” veri e propri, ma e’ certo che nel marasma di giovedi siano diventati i proprietari i cattivi, o come qualcuno ha definito Paul Allen proprietario di Portland,“the last villain”, l’ultimo supercriminale di questo lungo ed estenuante lockout.

Ultimo, perche’ prima erano stati delle super star come Kevin Garnett e Kobe Bryant ad aver causato il tracollo dei negoziati il 4 ottobre irrompendo a trattative in corso e dicendo il fatto loro agli owners, facendo apparire i giocatori come categoria di viziati e irresponsabili, ruolo che nell’opinione pubblica sembra adesso passare invece ai boss delle varie squadre.

E’ difficile capire l’insistenza da parte di questi ultimi del 50\50 o niente, soprattutto nei termini usati giovedì da Allen: “prendere o lasciare”, che in inglese americano suona anche meglio (o peggio): “Our way or the highway”, prendete questa strada o prendete l’altra, senza via di mezzo proprio nel momento cruciale di un negoziato tenuto dal mediatore federale George Cohen.

Proprio quando la NBAPA, il sindacato giocatori, aveva abbassato le proprie pretese a un 52,5% dal 53% di proposta iniziale, e ancor di piu’ pensando che i giocatori da precedente contratto ottenevano il 57% del totale. Non stiamo qui a discutere o meno di quanto quella ripartizione precedente fosse sproporzionate a favore dei giocatori, resta il fatto che neanche si puo’ negare che quell’accordo esisteva e che i giocatori hanno gia’ fatto importanti concessioni.

Come sottolineato piu’ volte sia da Billy Hunter che dallo stesso Fisher,  la strada per raggiungere l’accordo e’ legata sia a un diverso revenue sharing tra le squadre, sia ad ottenere concessioni sul BRI, cioe’ la quota di reddito che andra’ ai giocatori, in cambio di aperture sulle modifiche al sistema, ovvero le varie exception al salary cap, luxury tax e quindi il tipo di salary cap stesso.

Il fatto che dopo la riunione dei proprietari NBA, il Board of Governors di giovedi mattina, invece che scambiarsi ulteriori proposte sul rinnovamento del sistema contrattuale e svelare eventualmente all’NBAPA il nuovo sistema di ridistribuzione degli utili tra le squadre, si sia arrivati ad un ultimatum, conferma i peggiori dubbi avanzati dai leader dei giocatori NBA sulla effettiva volonta’ di arrivare a un accordo e salvare la stagione da parte della lega.

Ricordiamoci ancora la potenziale bomba atomica che l’associazione giocatori puo’ far scendere sulla lega, ovvero la sua decertificazione tipo NFL che manderebbe tutto ai tribunali, rimandando veramente a tempo indefinito la possibilita’ di avere una stagione: tenendo conto delle pressioni in questo senso da parte degli agenti dei giocatori, c’e’ da sperare che Hunter e soci non gettino la spugna o non vengano costretti a questa mossa.

Sarebbe difficile definire a quel punto i giocatori come i buoni della situazione piu’ ancora di oggi…

I brutti

Che fine ha fatto David Stern?
Riassumiamo, il Commissioner piu’ famoso di tutti i tempi nella mattina americana di giovedì viene dato per influenzato e quindi si sa che saltera’ le riunioni giornaliere, o meno sara’ presente via video-conferenza alla riunione dei proprietari al mattino, mentre sara’ sostituito da Adam Silver ai negoziati coi giocatori al pomeriggio… dove casualmente o meno tutto salta quando Paul Allen arriva a sparigliare il mazzo col suo ultimatum!

Casuale o meno e’ surreale che nemmeno il suo vice e possibile successore non abbia praticamente avuto ruolo nell’irruzione dell’owner dei Blazers, e che Stern non fosse presente almeno telefonicamente come al mattino!

Le posizioni di Stern in questo lockout sono spesso state criticate come troppo unilaterali verso i proprietari, come se arrivato ormai alla terza eta’ il carisma del Commissioner che ha fatto ricca l’NBA si fosse appassito, e che invece di trainare sulle proprie posizioni anche lui venga trainato dagli owners piu’ radicali di cui parleremo nel prossimo capitolo.

Anche la sua ultima sparata ha suscitato dubbi, “o si trova l’accordo martedì o saltano le partite di natale”, quasi come se gli annunci, le dichiarazioni potessero sostituire il negoziato. Poche certezze sul ruolo che avra’ Stern nell’immediato, anche se si passa dallo sperare che riesca in un ultimo colpo maestro e metta tutti d’accordo, a chi pensa a teorie cospiratorie in cui i proprietari “falchi” l’abbiano messo definitivamente all’angolo (e attaccato l’influenza???).

Anche qua aspettiamo, sperando che Stern guarisca e Silver… si svegli e faccia qualcosa oltre che affiancare il suo capo o dire nulla in sua assenza!

I cattivi

Ovvero i proprietari, gia’ visti con sospetto prima dai fans, adesso entrati ufficialmente (soprattutto uno tra loro…) tra i dieci ricercati piu’ in vista dell’FBI… scherzi a parte, vediamo un po’ meglio perche’ l’ostinazione con cui gli owners NBA cercano un accordo a loro favore suona un po’ sospetta quando poi, anche qui casualmente, salta una trattativa in cui una delle parti continuava a fare passi avanti (i giocatori scendendo dal 53 al 52 per cento a loro favore nel BRI).

Ed in effetti fino a giovedì pomeriggio, le riunioni in corso facevano trapelare un certo ottimismo: anche grazie alla presenza tra le parti di Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks, pronto a cercare di avvicinare i due contendenti a una soluzione che poteva essere, come molti commentatori suggerivano, una via di mezzo tra il 50\50 suggerito dall’NBA, e il 47\53 dei giocatori.

Magari il 51,5% come numero magico. quando improvvisamente siamo arrivati a un ultimatum presentato ai giocatori giovedì pomeriggio da Paul Allen, owner dei Blazers, che ha interrotto di nuovo qualsiasi progresso.

Se vedere il focoso Cuban nei panni del moderato fa sorridere,  piu’ complicata si presenta lo schieramento dei proprietari, dove e’ in atto non solo una contesa sulla modifica dell’attuale sistema di revenue-sharing, ma proprio il destino del lockout e il nodo della suddivisione degli utili sono strettamente intrecciati.

La posizione dei giocatori e’ sempre stata  “presentateci un progetto per aumentare l’equilibrio nella lega e capiremo quanto dobbiamo sacrificarci”, e proprio dalla riunione dei proprietari giovedì mattina e’ invece venuto fuori un prendere o lasciare senza margini di negoziato.

Incide in tutto questo che a tirare le fila siano i falchi come Dan Gilbert, Paul Sarver, il suddetto Paul Allen, fautori di un negoziato duro quasi volto piu’ allo scontro che all’intesa, per raggiungere il massimo risultato a qualunque costo.

Preoccupante che anche Peter Holt, owner degli Spurs, da mesi in prima persona in qualunque incontro, ed esempio di ottima gestione del proprio club, pur in un small-,market come San Antonio, non sia ancora riuscito a far passare la linea di un accordo equilibrato che non lasci solo macerie (vedi stagione saltata) sul terreno.

Perche’ rifiutare anche solo di parlare di un accordo, come proposto da Billy Hunter, dove ai giocatori andrebbe un totale dal 50 al 53 per cento, valutato secondo le entrate annuali dell’NBA, che potrebbe partire dal 50 e crescere solo in caso di effettivo aumento degli utili della lega?

Anche la presenza di presidenti con esperienza nel lockout NHL 2005, conclusosi con la perdita della stagione, vedi Ted Leonsis di Washington o Stan Kroenke di Denver, fanno pensare che i fautori di una linea dura continuano a essere la maggioranza nel fronte proprietari.

Cosa ci aspetta quindi, oltre ad altre partite saltate, fino a quando gli elementi piu’ moderati di entrambi i fronti non troveranno una via comune evitando altre imboscate?

Solo le prossime ore e i prossimi giorni ci renderanno piu’ pessimisti o, speriamo, ottimisti…

22 thoughts on “Lockout NBA: i buoni, i brutti e i cattivi…

  1. Sul fatto che i giocatori possano in ultimo decidere di decertificare la Lega, direi che siamo nel mondo della fantascienza, per quello che comporterebbe il dover, da zero, inventare squadre, scrivere regole, trovare i contratti TV, con le arene, gli arbitri, e 1000 altre cose…possono provarci, ma la nuova Lega sarebbe pronta tra un paio di anni, e molti giocatori attuali si ritirerebbero nel frattempo…

    Non credo che si possa fare una classifica dei buoni e dei cattivi, in un articolo da voi scritto pochi giorni fa, credo da Fazz, si metteva l’accento soprattutto su di un atteggiamento machista di alcuni protagonisti, al di la delle rivendicazioni che, a mio parere, sono più che giustificabili da parte dei proprietari…

    Non conosco la vicenda nel profondo, quindi nn sarei dire che gli owners abbiano presentato un progetto serio, con il quale dimostrano che nei prossimi anni le entrate aumenteranno, e quindi i giocatori nn perderanno soldi. Altrimenti, trovo giusto da parte dei players pretendere un minimo di elasticità, con la possibilità di passare dal 50 al 52.5% in funzione degli introiti

    Rimane un fatto, cioè che i giocatori possono minacciare tutte le decertificazioni del mondo, ma sono e saranno loro a rimetterci comunque si muovano, e che i proprietari hanno già vinto. Si tratta di vedere se si accontenteranno di vincere, o vorranno stravincere

    Che un panzone di 60 o 70 anni possa tenere chiusa una attività, quando ne hanno 1000 altre parallele (molti owners posseggono anche franchigie NFL, NHL e così via…senza contare le loro attività imprenditoriali), beh, poco gli cambia nella vita. La stessa cosa non si può dire dei giocatori, specie quelli oltre i 30, la cui carriera potrebbe essere distrutta con un anno di stop, specie se, come molti fanno o faranno, nn potranno allenarsi in modo adeguato…

    Io l’unica cosa che vorrei, e su questo sarei pronto a fare a meno della NBA per un anno, se servisse, è una Lega davvero equilibrata, modello NFL…se i proprietari caleranno le braghe solo perchè avranno il loro bel 50-50, vorrà dire che di vincere nn gli frega una emerita mazza, dato che quello è il parametro che può salvare economicamente la Lega, ma di certo non ri-equilibrare le forze in gioco

    Di come si spartiscano i soldi nn mi frega niente, che ci siano un hard cap e nel caso una luxury tax 4:1, si, perchè mi sono rotto le palle di vedere squadre spendere 110 milioni di dollari come quest’anno, mentre ne spendevano 45. Se ai proprietari interessa davvero essere competitivi e nn solo fare cassa, quella è l’unica strada. Altrimenti, nn si lamentassero se solo i grandi mercati hanno la possibilità di infarcirsi di stelle, e puntare al titolo

  2. I grandi mercati garantiscono entrate sicure, sia in biglietti che in diritti tv,radio e quant’altro…quindi come si spartiranno i proventi sarà fondamentale…l’NBA è composta da 30 squadre, non da 3 0 4 che hanno la fortuna di trovarsi in grandi metropoli…sicuramente MJ non può permettersi di alzare i prezzi dei biglietti come lo fanno a NY…il 50/50 è la base per ridiscutere la spartizione tra le squadre. il fatto che l’NBA sia caratterizzata da dinastie, testimonia la differente possibilità di investimenti da parte dei proprietari. Non a caso le dinastie sono/sono state Los Angeles, Boston…

  3. Sarebbe interessante conoscere l’opinione di MJ, che l’ultimo lockout era dall’altra parte della barricata.
    Per il resto mi rimane l’imbarazzo di tifare Portland, in questo momento…

  4. @Restiamo Umani

    La decertificazione di cui si parla, non è relativa alla Lega ma all’NBPA, cioè al sindacato dei giocatori. Se i giocatori decidessero di decertificare il sindacato, la “palla” sulla questione “lockout” passerebbe ad un tribunale federale che, esaminando registri e libri contabili dovrebbe poi valutare la legittimità della serrata da parte dei proprietari.

  5. magari è un’idea ridicola: inziaire invece a discutere sul numero delle squadre e soprattutto sul numero delle partite da disputare?

    ovviamente meno partite porterebbero meno costi, ingaggi più bassi e soprattutto calendari meno ridicoli, partite più tirate durante la regular season e quindi più pubblico (almeno potenziale)

    voglio dire, anche rimanendo 30 squadre…58 partite (1 in casa e 1 in trasferta), non sarebbero sufficienti tipo campionati europei di qualunque cosa?

    senno, voglio dire, come fai a prentendere che un giocatore che gioca minimo 82 partite (se non 100) all’anno, guadagni di meno? è vero che sono sempre privilegiati, ma in 7 mesi e mezzo, si fanno migliaia di km, fuori casa, giocano ogni 2 giorni (quando non ogni giorno) ed è grazie a loro che il giocattolo resta in piedi

    io direi di ridurre partendo dall’inutile…tipo le troppe partite di regular season

    • Le partite non le ridurranno semmai potrebbero pensare ad una riduzione delle franchigie. In fin dei conti con 4 squadre in meno avresti team con più talento e meno pippe scorazzare per i campi. Non vedo Stern, i giocatori e i proprietari accettare una riduzione delle gare.

      Sul desiderio di voler una lega competitiva ho dei dubbi che verranno spazzati via solo dalll’accordo che raggiungeranno quest’anno o l’anno prossimo. Perchè se i proprietari avranno il solo desiderio di fare soldi allora spunteranno il miglior revenue sharing e BRI per poi spendere il minimo sindacale tanto per allestire una squadra. Potrebbero fare la “fine” di Sterling che tratta la sua come se fosse una provinciale del calcio. E lui ha come mercato LA, figuriamoci gli altri. In questo caso avremo una lega spaccata in due con squadre ridicole da 15/20 gare vinte a stagione e partite di RS vomitevoli.

      Se vorranno guadagnarci ma anche competere il salary cap diventerà importantissimo. Se ad una distribuzione delle entrate più equa si associassero dei limiti alle spese allora la speranziella di una “piccola” che vince il titolo NBA sarà sempre possibile.

      Non posso credere che uno come Jordan che ha vinto 6 titoli da giocatore possa limitarsi a guadagnare qualche milione come proprietario senza cercare di vincere costruendo un team valido. Se fosse così sarebbe terribile.

  6. il problema e’ la mentalita’, Carolina nel football gioca alla pari, nel basket e’ provincia, i grandi big non ci vengono, Ci verranno con un sistema equilibrato, e soprattutto, per crearlo e mantenerlo tipo NHL si puo’ buttare una stagione???? Teniamo infine conto che le dinastie rappresentano, dai Celtics ai Lakers ai Bulls di Jordan, il sale dell’NBA degli ultimi 30 anni, e’ ancora da vedere se la “nuova” NBA attrarrebbe come la vecchia…

  7. Penso anche io che una riduzione delle partite sia impossibile: si ridurrebbero determinati costi, ma anche (ed in misura maggiore) le entrate. Dal momento che la questione verte non sui singoli ingaggi ma sulla spartizione del BRI, sarebbe una mossa suicida, da ambo le parti.

    Io voglio essere ottimista, almeno a lungo termine: tutti gli owners dovrebbero immaginare che la Lega continuerà ad essere profittevole solo fino a quando resterà non solo competitiva, ma anche il non-plus-ultra del basket mondiale, per il semplice motivo che l’NBA, intesa come “carrozzone” mediatico, per i costi che sopporta, ha ragione di esistere solo se non ha dei competitors analoghi che le possono “rubare” fasce di mercato.
    Quindi la ricerca dell’eccellenza, tramite una maggiore competitività di tutte (o quasi) le franchige, deve essere praticamente un obbligo, non ha senso disputare 2460 partite di regular season se poi vale la pena di vedere solo Lakers vs Heat o Lakers vs Celtics.

    Tuttavia, il dato significativo è che anche se il 2010 è stato un anno tra i migliori dal punto di vista delle entrate, molte franchige sono andate comunque in perdita. Fa specie pensare ai Grizzlies, che quest’anno sono state tra le sorprese dei playoffs, ad esempio.
    Questa è una situazione che va per forza evitata, quindi una diversa spartizione del BRI, tanto per cominciare, è obbligatoria. Dopo di che dovrà venire un sistema di revenue sharing sul modello della NFL.
    Trovo abbastanza ridicolo da parte dell’NBPA dire “aspettiamo prima di sentire le altre proposte per equilibrare la Lega e poi possiamo discutere di abbassare la nostra quota del BRI”, perchè è a causa della fin troppa libertà contrattuale che hanno determinati top-players se si è accentuata la differenza tra big e small market. Per quanto Cavs e Nuggetts fossero determinati ad offrire il massimo salariale, non mi pare che Lebron e Melo siano rimasti a Cleveland o Denver. O D-Will a Utah.

    P.S.
    Parliamo un secondo del tanto vituperato Paul Allen?
    Owner dei Blazers (quinto payroll della Lega con 66,3 M e non sono esattamente un big-market) ha chiuso il 2010 con una revenue totale di 127 milioni (dato migliore degli ultimi 10 anni), segnando un utile di bilancio (operating income) di… 11 milioni.
    Ora, Paul Allen è il co-fondatore di Microsot, ha un patrimonio netto di 13 miliardi di dollari, e non ha bisogno degli 11 milioni di attivo dei Blazers per campare.
    Però, aldilà dell’ultimo anno, i Blazers sono andati costantemente in PASSIVO di bilancio dal 2001 al 2009 con passività a volte minime (-1 nel 2008) ed altre volte rilevanti (-85 milioni di dollari, nel 2003). E’ una situazione che imprenditorialmente non ha senso.
    E non credo che i Blazers siano l’unica franchigia in queste condizioni. Quindi per quanto i suoi toni possano essere stati duri, metterlo tra i cattivi… beh, mi sembra un po’ di parte.

    (Per chi fosse interessato, le mie fonti le ho prese da Forbes http://www.forbes.com/lists/2010/32/basketball-valuations-11_Portland-Trail-Blazers_324837.html )

    • due note a margine… Paul Allen ha comprato i Blazers per 70 milioni di dollari nel 1988, adesso il loro valore e’ almeno sui 350-400 milioni, quindi se li venderebbe guadagnerebbe almeno 5 volte tanto il valore iniziale: non mi sembra un cattivo investimento.
      E poi, tanto quanto Kobe, Garnett e altri hanno sbagliato a rovinare un quasi accordo raggiunto urlando in faccia a Stern e Silver, tanto ha sbagliato Allen a lanciare un ultimatum (tra l’altro a nome di chi?? Mica tutti i proprietari la pensano come lui…)…

  8. Piccolo retroscena: il vice commissioner Silver rilascia una dichiarazione al giornale locale di Portland, The Oregonian, smentendo qualunque ruolo di Allen nel fallimento dei negoziati. Un reporter, Mike Tokito, che segue l’NBA per il giornale, afferma che la lega aveva chiesto che la dichiarazione fosse riportata a un giornalista che non seguisse abitualmente l’NBA, se no sarebbe stata fatta a un giornale concorrente. Quindi stranamente l’NBA fa ultimatum ai giornalisti ma non all’associazione giocatori?? Non prendiamoci in giro. in qualche modo la presenza di Allen e’ stata importante verbalmente o in modo tacito (lui che non risponde a Hunter sembra la scena del Padrino dai!)…

    • Che sia stata simbolicamente importante ne sono convinto anche io, è il discorso dell’ultimatum che proprio non torna.

      L’hanno fatto altri proprietari, la maggioranza oserei dire, CON lui.
      E anzi, le indicazioni per cui vale la pena di chiedersi a nome di chi siano state fatte (e la risposta è semplice: “a titolo personale”) sono quelle dei Dolan, Buss, Arison, Cuban.

      Ciò che invece emerge come posizione “ufficiale” della Lega è invece evidentemente ciò che la stragrande maggioranza degli altri 26 pensa.
      Immaginarsi Allen che dal nulla e con solo un paio di alleati si permette di bloccare tutto, quello sì che sembra realmente una scena da film…

      http://sports.yahoo.com/nba/news?slug=aw-wojnarowski_nba_owners_paul_allen_lockout_102111

  9. http://espn.go.com/blog/truehoop/post/_/id/31683/nba-owners-bargaining-positions magari da aggiornare ma valido per farsi un’idea… direi che molte posizioni sono a meta’ del guado, come scritto alcuni sono influenzabili dai “falchi” per eccellenza come Gilbert Sarver Allen… io sono dell’idea che se vogliamo vedere basket per quest’anno devono prevalere i “saggi”, che spesso sono anche owners ottimi nelle loro squadre come Arison Buss Cuban: se poi ce ne freghiamo del vedere basket quest’anno allora mettiamoci con Sterling, che ci guadagna anche se si riparte fra due anni!!

    • Dolan e Buss sono quelli che ci fanno più soldi di tutti, Arison e Cuban sono quelli che hanno i principali interessi sportivi.

      Interessi, di “saggi” non ce ne sono.
      Nessuno lì dentro fa niente perchè illuminato o per particolari valori etici.

      Quanto al link sì, certo, alcuni spingono più di altri.

      Io però che quelli di Orlando e Brooklyn (che avrebbero buone ragioni sportive per giocare, ma ancor maggiori economiche per non farlo) e Indiana accettino il 47% non ci credo neanche se li vedo.
      Gli Hornets ovviamente non possono essere inclusi…
      Ne restano 7 davvero convinti. Ovvero neanche un quarto.

  10. @ Alberto:

    a me il fatto dell’ipotetico valore di vendita delle squadre… non so, ho sempre storto un po’ il naso a riguardo. Perchè è così alto se una franchigia è in perdita? Probabilmente perchè nessun proprietario accetterebbe di vendere senza aver recuperato tutti i soldi del suo investimento (salvo non sia proprio con l’acqua alla gola, ed accetterebbe pur di avere liquidità).
    Allen ha comprato i Blazers a 70M nel 1988.
    Dal 2001 al 2009, è andato in passivo per 266M.
    266+70 = 336 M…siamo già vicini ai 356 M che rappresentano il valore ipotetico della franchigia.
    Non ho i dati relativi dal 1988 al 2000 (certo, è difficile credere che abbiano avuti chissà che incomes se per 10 anni di fila sono andati in passivo), quindi non posso parlare con assoluta certezza ma un imprenditore che investe nel 1988 per 70M e rivende 23 anni dopo, RECUPERANDO SEMPLICEMENTE QUANTO HA INVESTITO IN QUESTI 23 ANNI beh, non mi sembra abbia fatto un grande investimento… per la serie, se li teneva sotto il cuscino, era la stessa cosa.

  11. @Fazz penso che un range dal 50 al 53 per cento, per i giocatori, quindi con una fascia crescente di guadagno all’aumento degli utili prodotti dalla lega, sarebbe ottimale…

    @Seifer non penso che una acquisti una squadra solo per passione, penso che avere una squadra porti pubblicità ottimi rapporti d’affari nell’area in cui e’ situata, e alla fine non penso che si possa fare un discorso di semplice recupero di quello che si e’ investito…

    • Sono d’accordo, ma bisognerebbe prima vedere quali sono gli scaglioni.

      Così sulla fiducia il sospetto è che quanto proposto dall’unione sia molto più 53 che 50, non a caso si è parlato di 52.5 come valore “medio”.

  12. quello che mi sfugge… ma il discorso sulla durata del contratto? i giocatori lo vogliono fino alla scadenza degli attuali diritti televisivi i propietari vogliono allungarlo in modo da non doverlo rinegoziare quando rinegozieranno i diritti televisivi con un contratto sicuramente più profittevole.. come mai non se ne parla più?
    l’idea che mi son fatto è che la spartizione 57/43 era fuori di testa ma partendo da questa mi sembra al di fuori di ogni trattavia che si possa arrivare a 50/50. Mi sembra che i giocatori siano quelli che si sono mossi dalle loro posizioni. Altresì la spartizione parziale dei profitti, anche locali, è l’unico modo per avere un campionato più equilibrato. in questo momento mi sento più allineato ai giocatori…

  13. visto che non si mettono d’accordo sullo split del BRI, il discorso durata e’ congelato, ma hai toccato un tasto interessante, quello dei diritti televisivi. Comunque hai ragione, ora tocca ai proprietari muoversi dalle loro posizioni…

  14. Si sta muovendo qualcosa. Per la prima volta hanno parlato la stessa lingua. Addirittura in caso di accordo entro lunedi si potrebbe salvare l’intera stagione! Tocchiamo ferro.

  15. speriamo che le teste calde da una parte e dall’altra si tengano lontani stasera!!!!!!!!

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