L'inizio di stagione dei Blazers è assolutamente sorprendente...

“Un misto di Karma + Ewing Theory”, così viene descritto il caso dei Portland TrailBlazers da parte di Fabrizio Gilardi, nome e voce piuttosto nota su questi lidi.

Karma perchè questa volta il destino sembrava essersi accanito più del dovuto sulla franchigia dell’Oregon. Abbiamo tutti negli occhi – e nel cuore- la superba prestazione di Brandon Roy contro i Dallas Mavericks durante gli scorsi Playoff. Essere costretto a ritirarsi, dopo aver quasi illuso gli appassionati di poter ritornare a splendere, è un finale troppo sadico, che né Roy, né la splendida folla del Rose Garden meritava.

La Teoria di Ewing è un teorema enunciato da Bill Simmons e Dave Cirilli, secondo la quale alle volte una squadra che perde la propria stella, inspiegabilmente diventa un team migliore.

Tutto ciò nacque durante i Playoff del 1999 (quelli della precedente stagione accorciata, ndr), quando Pat Ewing si infortunò e tutti pronosticarono una eliminazione dei Knicks. Quella squadra invece approdò in Finale, inchinandosi solamente ai San Antonio Spurs. La Teoria deve avere due presupposti, ovvero:

  • Una stella di prima grandezza, che non ha mai vinto niente
  • Dopo la perdita del suddetto giocatore l’opinione pubblica deve dare la squadra per “spacciata”

Come spiegazione hollywoodiana e degna del motto “where amazing happens” ci siamo, ma è bene provare ad analizzare un po’ più nel dettaglio i fattori che hanno caratterizzato la brillante partenza dei TrailBlazers.

Innanzitutto è bene sottolineare la cosa più ovvia: LaMarcus Aldridge è a tutti gli effetti una superstar NBA. Il giocatore ha una capacità impressionante nel fare canestro, riesce a trascinare i compagni e si sta dimostrando un ottimo leader. Non è ancora del tutto un fattore nella fase difensiva, ma l’avere di fianco Camby e Thomas aiuta.

Negli anni passati la squadra di McMillan è sempre stata accusata di giocare a rallentatore, tenendo le marce basse e tirando raramente nei primi 15 secondi dell’azione. Non è un caso che un giocatore istintivo come Rudy Fernandez male si sia integrato in un sistema di gioco che lo riduceva quasi a tiratore dagli scarichi.

87.9 possessi a partita nella stagione scorsa (30th nella lega)
87.7 nel 2009/10 (30th)
86.6 nel 2008/09 (30th)
87.9 nel 2007/08 (29th)
88,3 nel 2006/07 (29th)

Questi sono i dati da quando Brandon Roy era approdato in Oregon. C’è da dire che i record di squadra son sempre buoni, alle volte ottimi, ma da diverse stagioni c’era chi sosteneva che il team avesse i mezzi per poter correre di più.

Quest’anno i possessi a partita sono saliti a quasi 96, catapultando Portland al quarto posto nella classifica di questa statistica. McMillan ha deciso di cambiare leggermente filosofia di gioco, ma il fattore principale è stato l’innesto di Raymond Felton in cabina di regia al posto di Andre Miller.

I Blazers ora tirano nei primi 10 secondi nel 41% dei casi, mettendo a referto quasi 40 punti. L’anno scorso invece in quella fascia di tempo concludevano solamente nel 32% delle azioni, mettendo in cascina neppure 30 punti.

Aldridge, per dirne uno, tira con il 60% nei primi 10 secondi dell’azione.

Spesso, rallentando l’azione si arrivava nel crunch time senza aver mosso adeguatamente la difesa, e questo portava a tiri a bassissima percentuale.

Negli ultimi 4 secondi dell’azione Portland tira meno rispetto al passato, ma ha avuto un incremento della percentuale dal 40% al 47%, il che vuol dire che si utilizzano tutti i secondi a disposizione solamente per trovare un tiro adeguato e non per filosofia di squadra. E infatti spesso e volentieri negli ultimi secondi dei 24 a concludere è ancora Aldridge, ovvero la prima opzione.

Subito dopo la fine del Lockout è stato poi aggiunto Jamal Crawford, giocatore ideale per portare punti dalla panchina, caratteristica più che necessaria ad una squadra che ha dovuto rimpiazzare Brandon Roy con Wes Matthews, che pure sta confermando di meritare il quintetto.

I Blazers mettono la quinta

L’accoppiata Crawford-Batum porta dalla panchina 25 punti complessivi ad allacciata di scarpa, e permette all’attacco di Portland di non scendere mai di ritmo e pericolosità anche quando alcuni titolari sono in panchina. Il quintetto che rende di più offensivamente è proprio quello con Felton-Crawford-Batum-Aldridge-Thomas, che paga dazio in difesa rispetto al più solido quintetto base. Proprio questa costanza di rendimento offensivo consente ai TrailBlazers di mettere a referto 102 punti a partita (4th attacco della NBA).

Sembra tutto apparecchiato per una potenziale finalista ad Ovest, complici gli apparenti cali di Lakers e Mavericks, i problemi dei Grizzlies e i dubbi sui nuovi Clippers. Non sono pochi infatti che mettono Portland dietro solamente a Thunder e Nuggets, nelle Western Conference.

Permangono tuttavia i dubbi su un gruppo abbastanza ridotto, che fa ruotare solamente 8 giocatori per la maggior parte del tempo, fattore che in una stagione intensa come quella 2011/12 potrà influire e non poco a lungo andare. Non resta che aspettare il resto della stagione.

7 thoughts on “Portland Trailblazers: oltre quelle ginocchia…

  1. I Nuggets al pari dei Thunder come squadra di riferimento ad Ovest?!?
    Mi sembra troppo, forse se ci fossero ancora Chandler, Martin e JR Smith…
    Portland mi dà l’idea di essere più solida di Denver, ma nn la vedo da Finale.

  2. Sapevo del cambio di filosofia offensiva,
    ma la domanda è: scelta di Nate, o per l’assenza di Roy e anche Miller?
    La mia è anche una domanda per capire se era lo stesso Roy a volere ritmi bassi.
    Per la rotazione corta: spero che Nate abbia il coraggio di rischiare qualche giovane…

  3. si appunto, il buon Nolan Smith??
    Quanti anni ha fatto a Duke, 4??Non sarebbe pronto per qualche minuto in più, me lo ricordo in ncaa come giocatore estremamente razionale, x allungare le rotazioni andrebbe più che bene.
    Occhio poi a non esaltarci troppo per queste prime partite, Thomas e Camby hanno tipo 80 anni in 2 e chissà quanto durano…
    In difesa però spacchiamo, Wallace quando vuole è un toro anche se a volte sbaglia cose inspiegabili, e Matthews sta andando oltre ogni più rosea aspettativa.
    Io ci vedo mina vagante, possiamo prenderle e darle a tutti ma qualcosa per renderci davvero pericolosi ancora manca e non sto parlando solo della fortuna

    • Ecco
      Nolan Smith, ne sento sempre parlare bene, solo che è un paly….
      Il problema nostro è la rotazione dei lunghi, giustamente.
      La soluzione potrebbe essere mettere Aldridge da 5 con un quintetto piccolo e appunto Nolan in campo….Oppure far giocare un po’ di più C. Smith, che sarà solo un verticalista, ma almeno può far qualche discreto minuto in difesa…

  4. A confermare la Ewing Theory,è la presenza dello stesso centro dei Kiniks del ’99,in quel di Portland:Camby.

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