Lawson e i Nuggets ora sognano il colpaccio

Kenneth Faried corre in contropiede, con Denver avanti 57-45 dopo pochi minuti di terzo quarto. Stacca per andare a schiacciare, ma viene atterrato da un fallo durissimo di Kobe Bryant.

Un fallo, forse, non cattivo, forse, non per fare male, ma che, senza alcun dubbio, ha espresso tutta la frustrazione di un giocatore che sta vedendo una squadra collassare attorno a sè. Sono passati cinque giorni da gara 4. La serie, in quel momento, era sul 3-1 Lakers. Tutto sembrava presagire a un comodo passaggio del turno. Denver era squadra troppo giovane, inesperta e inferiore ai gialloviola. Oggi ci sono i fantasmi di Bynum e Gasol in campo, un Bryant che deve tentare di fare pentole e coperchi nonostante un virus intestinale, mentre gli avversari hanno ritrovato fiducia e mano e cominciano a fare un pensierino all’upset clamoroso.

Gara 6 è durata un’attimo. Il tempo di entrare in campo e scatenare i cavalli di Ty Lawson: 8 punti con due triple. 13-0 Denver in tre minuti e Lakers subito in apnea. 23-8 dopo poco. Reazione Lakers. O meglio, reazione Bryant (31 punti e 4 assists), unico degli uomini di Mike Brown pervenuto, nonstante un virus intestinale ne avesse messo a serio rischio la presenza in campo, comunque debilitata. 30-20 all’intervallo. Denver ha mano bollente da dietro l’arco, dopo essere stata appena sopra il 20% fino ad oggi nella serie. Lawson è già a quota 4 bersagli pesanti, ma l’attacco è un pò fermo. Bynum e Gasol segnano un canestrino a testa ed è un -4 quasi impensabile. Ma non c’è tempo per le illusioni. Canestro di Afflalo, tripla del Gallo, interferenza a canestro di Gasol sulla sirena: 54-45 all’intervallo lungo. Si rientra in campo e i Nuggets aprono 9-0, toccando il +20 dopo neanche cinque minuti di terza frazione. Game, set and match.

La prestazione che Denver ci si aspettava potesse produrre tra le mura amiche: 10/20 da tre punti (8/11 a un certo punto), 26 assists contro 11 palle perse (zero nei primi 16′), 52% globale dal campo. Ty Lawson padrone assoluto della scena, protagonista del break iniziale e poi continuo per tutta la serata nel bersi come bicchieri d’acqua frizzante i poveri Sessions e, soprattutto, Steve Blake. 32 punti (career high), 5 rimbalzi e 6 asissts, con un 5/6 da 3 punti che lo ha reso inarrestabile, visto il suo strapotere nelle situazioni di uno contro uno o penetrazione. Dietro a lui è andata tutta la squadra, trascinata dall’energia generata dal folletto di UNC:  da un Danilo Gallinari (14 e 7 assists) protagonista lui pure nei break decisivi, passando per un Kenneth Faried (15 e 11 rimbalzi) che ha irriso un Gasol troppo morbido, arrivando a Corey Brewer, autore di una prestazione da un punto al minuto (18 punti in 18′). Tutto senza dimenticare la buona prestazione difensiva di Mozgov che, finchè c’è stata partita, ha fatto tutto il possibile per limitare Andrew Bynum.

Per i Lakers, ora, rischiano di spalancarsi le porte di un vero e proprio incubo. Qualcosa pare essersi rotto. Se in gara 1 avevamo visto la faccia migliore dei gialloviola, in gara 6 è andato in scena il peggio del peggio. Ma quello che più preoccupa, al di fuori del risultato, sono le viste facce e il linguaggio del corpo (Bynum, Gasol) molto, troppo simili a quelle che si videro 12 mesi fa nella serie di secondo turno con Dallas. In un time out, addirittura, lo stesso Bynum (ma guarda un pò…) è stato inquadrato seduto in panchina per i fatti suoi mentre tutti i compagni e lo staff tecnico erano riuniti in huddle per discutere sul da farsi. E anche venendo al campo le cose non migliorano: i due big men di Los Angeles hanno messo assieme un 5/21 da brividi, con il solo Gasol fermo a 1/10 che non ha mai attaccato il ferro nelle volte in cui ha visto il pallone, limitandosi a tiri poco convinti dalla media distanza. Sessions, imprigionato in un attacco a marce bassissime, sta diventando il Rajon Rondo della serie, in negativo, con i Nuggets che usano il suo difensore per andare a portar raddoppi e lo battezzano senza mezzi termini, Ebanks e Hill non possono sempre far miracoli, mentre Blake continua a vedere la targa di Lawson (con lui in campo il play dei Nuggets tira il 61% dal campo, con lui in panchina il 44).

A questo punto tutta l’energia positiva si è trasferita alla squadra di George Karl, mentre Los Angeles deve affrontare una gara senza domani che, se il risultato fosse negativo, potrebbe spalancare scenari nefasti e il fatto che, per evitare questo, si debba fare affidamento sul ritorno di Metta World Peace, non è necessariamente una buona notizia.

MVP

Ty Lawson è semplicemente devastante. Riconosciuta universalmente la sua velocità e la capacità di finire al ferro in traffico, se si mette anche a segnare da fuori con la costanza con cui l’ha fatto stanotte, beh, allora son dolori per tutti. Aggredisce la partita dal primo secondo. Segna i primi tre punti e prende fiducia. Vede che la squadra lo asseconda e si esalta. Career night, e la sensazione che le sorti di gara 7 passino in buona parte dalle sue mani.

Troppo solo Kobe Bryant

LE CHIAVI DELLA PARTITA

Ovviamente le percentuali elevattisime al tiro da tre punti di Denver. Finchè c’è stata gara i Nuggets non hanno sbagliato praticamente mai, poi nel finale molto all’acqua di rose le cifre si sono un pò abbassate, ma questo non ha cambiato il senso dell’incontro. Anche nei momenti in cui Los Angeles sembrava essere riuscita a ristabilire la propria superiorità nel gioco a metà campo, Denver ha saputo sempre trovare una via d’uscita col tiro pesante, frustrando i tentativi di rimonta di Kobe e… basta. Tra l’altro questo ha permesso alla squadra di Karl di non risentire particolarmente di una serata in cui non si è corso troppo per prendersi punti in transizione (solo 14 punti in contropiede), mantenendo comunque un rate di 1.22 punti per possesso. Per i Lakers una cifra su tutte: tolto Kobe, il resto della squadra ha tirato 22/60, il 36%.

VERSO GARA 7

Se gara 6 poteva essere una partita interessante, figurarsi la prossima. Denver ci arriva con tutta la spinta positiva possibile: tolta gara 1, nelle ultime cinque partite sono arrivate tre vittorie e due sconfitte di 4 punti. Insomma, il colpaccio si può assolutamente fare, ma servirà maggiore precisione ed affidabilità nel gioco a metà campo. In gara 6, come detto, il tiro da fuori è stato un prezioso salvagente nei diversi momenti in cui l’attacco si era completamente arenato contro la difesa schierata.Risulta molto difficile credere che Lawson e compagni possano ripetere le cifre di stanotte. E’ auspicabile un maggior utilizzo del pick’n’roll, specialmente con McGee, mentre Lawson dovrà mantenere l’atteggiamento aggressivo mostrato stanotte sin dal primo momento e ci si aspetta una partita sostanziosa da Al Harrington, finora abbastanza fuori dalla serie e giocatore importantissimo dalla panchina. Per i Lakers potrebbe già essere un crocevia decisivo per il futuro. Dall’esito della partita di sabato potrebbero dipendere più destini (Brown, Bynum, lo stesso Bryant), ma, ancora una volta, la differenza la farà l’approccio e l’atteggiamento alla gara. In campo torneranno i bambinoni viziati che si fanno i dispetti a vicenda? Aspettiamoci un secondo turno tra Thunder e Nuggets. Ci sarà, al contrario, la squadra vista in gara 1? E allora lo Staples festeggierà un’altra gara 7 vincente. Perchè, per quanto riguarda il campo, c’è poco da dire: se i Lakers giocano concentrati il loro basket sono più forti. Denver è stata brava a sfruttare tutti i passaggi a vuoto dell’avversario, ma è pur sempre una squadra con un’età media di 23 anni che si gioca una gara 7 a Los Angeles. Occhio al rientro di World Peace che andrà a dare due legnate al Gallo. Lui l’intensità non l’ha mai fatta mancare, riuscirà a trasmetterla ai compagni?

Si torna in campo nella notte tra sabato e domenica alle 4.30, allo Staples Center

4 thoughts on “Denver distrugge i Lakers: si decide tutto in gara 7

  1. Contento per Gallinari, sta giocando bene pur non essendo al top della forma. Abbiamo un roster profondo e stiamo raccogliendo quando di buono fatto vedere. Poi in gara 7 si esce, ma va bene cosi, noi siamo un gruppo in crescita, sono i grandi mercati con gente oltre i 25 anni di media che puntano al titolo.

  2. …Metta può fare la differenza in difesa…soprattutto quando Miller è in campo e nessuno riesce a limitarlo quando va in post o attacca dal palleggio

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