Michael Kidd-Gilchrist ha subito preso il comando della situazione nei Bobcats, fin dalla Summer League di Las Vegas

La frase più pronunciata in tutto il North Carolina da tre mesi a questa parte è sempre la stessa: peggio di così non si può fare.

Per una squadra in completa formazione e rifondazione non pare certo un’espressione foriera di grandi prospettive, ma nasconde la verità, amara ma difficile da celare. Da quando Sua Maestà Michael Jordan ha acquisito la sua squadra di casa nel 2010, non è mai riuscito a condurla alla terra promessa della post-season.

Una delle grandi massime NBA dice che è meglio avere una squadra di bassa classifica piuttosto che una da Play-Off senza alcuna possibilità di vincere il titolo, ma così si esagera. Se poi aggiungiamo all’assunto la sfortuna che accompagna la squadra in sede di lottery sin dalla sua nascita, capiamo il perché di una situazione tanto disastrata.

Il panorama per la prossima stagione, ancora lontanissimo da un livello dignitoso, appare quantomeno migliore rispetto a quello degli ultimi anni, grazie anche al buon lavoro svolto dal front office in sede di mercato.

Ci si è sbarazzati della small forward titolare, Corey Maggette, oramai in evidente declino e il cui unico interesse da sempre è il referto a fine gara, per aggiungere pericolosità da oltre l’arco con l’arrivo di Ben Gordon, detentore di un contratto folle da 12 milioni di dollari quest’anno e una player option da 13 per la prossima stagione a cui Detroit ha dovuto aggiungere una prima scelta per liberarsene.

Inoltre dalla free agency sono arrivati Brendan Haywood, amnistiato da Dallas e giunto a prezzo di saldo, e Ramon Session, reduce da un deludente finale di stagione con i Lakers, in cui non è riuscito realmente ad incidere anche a causa di un sistema che giocava contro le sue tendenze.

Se la scelta di Gordon può avere un senso, andando a coprire uno spot in cui si sono provate diverse soluzioni, nessuna delle quali realmente convincente nonostante la discreta stagione a livello di numeri di Gerald Henderson lo scorso anno, quella di Session appare più complicata da comprendere: il ritmo a scartamento ridotto a cui gioca Charlotte appare complicato da coniugare con lo stile dinamico e portato al contropiede dell’ex Bucks.

Haywood permetterà finalmente di spostare Byombo nella sua posizione naturale di power forward, per permettergli di sviluppare un potenziale che lo condurrà nella migliore delle ipotesi all’evoluzione nel clone nobile dell’ala spagnola Serge Ibaka.

La seconda scelta al draft è stata spesa diligentemente: a gran voce era richiesto Harrison Barnes, giocatore di indubbio talento, idolo di casa al college ma a cui manca chiaramente qualcosa a livello di leadership. Carenza di cui certo non è provvisto Michael Kidd-Gilchrist, segreto malcelato della vittoria di Kentucky la passata stagione e giocatore totale in divenire.

Lo stesso Jordan il giorno della scelta lo ha paragonato a Scottie Pippen, similitudine quanto mai azzeccata: non avrà lo stesso talento di Barnes in fase offensiva, ma è in grado di fare tutto su un campo da basket ed è dotato di maggiore ball-handling. Oltre a quello con il secondo violino più forte di sempre, una comparazione più semplice e immediata può essere fatta con Andre Iguodala: difensore superiore, scorer occasionale ma collante di livello eccelso.

Inoltre con la chiamata 31 è arrivato Jeff Taylor, senior da Vanderbilt, spesso accostato come tipologia di giocatore ad Aaron Afflalo. Ha impressionato durante la Summer League, tirando con il 38% da oltre l’arco e destando l’attenzione di tutti gli osservatori. Può giocare negli spot di guardia e ala piccola indifferentemente, difende discretamente, ha buon fisico ed atletismo.

Da valutare definitivamente sono invece Kemba Walker, che ha tirato con il 35% durante la SL ed, in generale, non ha modificato le opinioni negative a lui riservate durante il primo anno e BJ Mullens, centro tiratore con pochissima propensione al rimbalzo, da cui difficilmente si potrà ottenere un giocatore da quintetto.

La sensazione che trapela attraverso i media e i blog è che in Carolina ci sia grande eccitazione nel vedere la prossima stagione la squadra in campo. In un anno è impossibile che si possa migliorare drasticamente la situazione, ma le numerose vittorie estive hanno portato entusiasmo.

Per vedere se le aspettative verranno appagate, non rimane che aspettare.

One thought on “Charlotte Bobcats: avanti a piccoli passi…

  1. kidd-gilchrist è un giocatore inutile in una squadra così debole, ma è stata un’ottima scelta: prevedibilmente faranno schifo per almeno uno o due anni, e nei draft potranno dedicarsi a pescare giocatori che siano “solo” offensivamente di livello superiore, visto che il leader tuttofare l’hanno già in squadra. Se pescano bene diventano una buona squadra nel giro di qualche anno…certo anthony davis era un’altra cosa, ma tolto lui hanno fatto la scelta migliore

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