Dopo l’estate da dominatori del mercato, i tifosi Lakers possono di nuovo sognare un futuro glorioso?

Inizia adesso il vero nuovo ciclo dei Lakers, quello del dopo Jackson. Un anno di transizione, che tutti sapevano esser tale, che avrebbe potuto essere evitato solo ed esclusivamente se Stern avesse approvato lo scambio per Paul (per carità, è passato un anno, direi che non è il caso di tornare a parlar di quello, quindi qui mi fermo), un anno in cui Brown ha cercato di costruire una solida mentalità difensiva, riuscendoci solo in parte, ed Ettore Messina ha provato a farsi accettare come architetto di un sistema offensivo, con risultati non eccelsi, tanto che purtroppo ha deciso di interrompere l’esperimento.

Messina, acquisendo credibilità, avrebbe potuto essere davvero il nuovo Tex Winter, ma avrebbe dovuto pagare lo scotto dovuto al fatto che nei Lakers l’unico giocatore che lo conosceva davvero e che sa quanto sia leggendario il suo lavoro in Europa era Pau Gasol, non si è sentito di doversi far accettare con calma e col tempo, come un giovane agli inizi, e se ne è tornato al suo CSKA di Mosca, che ha ripreso a spendere parecchio, dopo un paio di stagioni grame.

Ai Lakers intanto si concludeva una vera e propria rivoluzione, seppur effettuata nel solito stile “minimalista” e con il minor numero di movimenti possibili.

Innanzi tutto si è deciso di tornare ad un sistema offensivo rigido, passando però dalla triangolo di Tex Winter alla Princeton, sempre un sistema che richiede a tanti giocatori una buona visione di gioco, capacità di passaggio e mani decorose, ma una volta appreso può aiutare moltissimo specialmente contro le difese più ostiche.

Rispetto alla triangolo ci sono meno giocatori in post e più lunghi che si allargano e si fanno valere fronte a canestro, ci sono più tiri e meno movimenti nel pitturato, ma si è visto che questo sistema sia più semplice da far digerire della triangolo ai giocatori; infatti con la triple post offence solo Phil Jackson ha ottenuto davvero buoni risultati, anche a prescindere dalle vittorie, e dovunque prima o poi, sempre con l’eccezione di coach Zen, il progetto è stato abbandonato presto, mentre la Princeton ha funzionato bene ed a lungo, per restare agli ultimi 15 anni, a Sacramento, Houston, Portland, New Orleans, nel New Jersey.

Colui che trasmetterà i principi offensivi della Princeton sarà Eddie Jordan, che applica molto bene questo sistema da 20 anni e solo 3 o 4 anni fa era considerato un allenatore emergente e degno di palcoscenici importanti, prima della fine del progetto di Washington e del fallimento di Philadelphia, probabilmente il miglior interprete del sistema dopo Adelman.

Il management poi ha sfruttato la finestra estiva per rivoluzionare la rosa della squadra, mantenendo solo otto giocatori della rosa dello scorso anno e portando a termine due scambi davvero clamorosi.

In primo luogo da anni ad El Secundo non si vedeva un vero leader nel ruolo di play maker, praticamente dai tempi di Magic Johnson. Fisher con la triangolo e Phil Jackson ha coperto il ruolo in modo più che adeguato, ma non era certo lui il leader. Per il resto da oltre 20 anni si è visto indossare la canotta gialloviola a gente che non aveva capacità di regia, come Van Exel, o era proprio di livello non eccelso, come Blake o Session, se non proprio bassissimo, come Smush Parker.

Ora in fase difensiva i Lakers continueranno a soffrire da pazzi i vari Paul, Westbrook e compagnia (ma chi può realmente pensare di limitare questa gente, tolte due o tre squadre?), ma in fase offensiva, ancora oggi, non sono tanti quelli che possono realmente dire di sentirsi superiori al vecchio Steve Nash.

38 anni, continue necessità di fisioterapie, ma una visione di gioco, una rapidità di pensiero e di riflessi, delle mani da pianista che ancora oggi hanno pochissimi eguali. A tutto ciò aggiungendo una capacità di regia ancora quasi ineguagliata.

Per carità, non fraintendetemi, ovviamente, per fare un solo esempio a caso, un Chris Paul, 10 anni più giovane, è un giocatore di livello complessivamente molto più elevato del Nash di oggi, il mio paragone si fermava alle capacità di regia, che ancora sono inalterate nel pur stagionato Steve.

Un playmaker vecchio stampo nella Princeton? Qualcuno potrebbe avere dubbi, ma la Princeton non è la triangolo, si può benissimo trovare posto per un play, come ad esempio è avvenuto con Kidd nei Nets.

I dubbi semmai sono nella tenuta fisica ed atletica di Nash e nel fatto che una coppia di guardie stagionate come quella formata da Steve Nash e Kobe Bryant possa riuscire a funzionare in fase difensiva contro realizzatori atletici e molto più giovani dei due. Per esempio, la rivale più accreditata all’ovest sono i Thunder, che hanno gente come Westbrook, Harden, Maynor che potrebbero avere vita facile contro i Lakers.

Nash oltretutto è arrivato in cambio dell’eccezione salariale ottenuta dando via un anno fa un Odom stanco e sfiduciato che non trovava più posto nei nuovi Lakers di Mike Brown, senza dover cedere alcun giocatore importante.

L’altro scambio clamoroso è avvenuto qualche tempo successivo ed ha portato un giocatore che invece è esattamente inserito nella tradizione dei Lakers. Dagli albori della NBA i gialloviola hanno quasi sempre avuto il centro più celebre, a partire da George Mikan, il primo centro vero, per seguire con Wilt Chamberlain, Kareem Abdul Jabbar, Shaquille O’Neal.

Negli ultimi anni i Lakers non avevano il centro più famoso, ma indubbiamente il pacchetto lunghi più attrezzato dell’NBA, con Lamar Odom, miglior sesto uomo, Paul Gasol, il lungo più completo e tecnico, e Andrew Bynum, grande promessa non del tutto mantenuta, che comunque in molti consideravano uno dei migliori centri NBA.

Il migliore però era altrove, scelto dalla stessa franchigia dove aveva iniziato la propria attività quello Shaquille O’Neal leader dei Lakers di una decina di anni fa, vale a dire gli Orlando Magic, e si chiamava Dwight Howard.

Howard dopo aver preteso l’arrivo di giocatori esperti per tentare di vincere l’anello si è reso conto che ad Orlando non c’era più possibilità di vittoria ed un paio di anni fa ha iniziato a chiedere con insistenza di essere scambiato.

Già lo scorso anno sembrava fatta la sua partenza, ma i Magic hanno deciso di resistere ad oltranza, probabilmente rimettendoci parecchio. Allenatore e GM sono stati licenziati proprio per i dissidi con Howard, quindi la cessione è diventata inevitabile, complicata parecchio dal fatto che il buon Dwight era vicino alla scadenza del contratto ed aveva fatto sapere che avrebbe rinnovato solo se fosse stato ceduto ai New York Knicks, ai Dallas Mavericks, ai New Jersey (ora Brooklin) Nets ed ai Los Angeles Lakers. Knicks e Mavericks chiaramente non avevano la possibilità di prendersi il Superman col numero 12, Nets e Lakers hanno fatto tutto il possibile per accaparrarsi i suoi servigi ed alla fine ha prevalso la dirigenza che ha saputo costruirsi i migliori rapporti con quella dei Magic, a fronte di offerte molto vicine.

Howard è un miglioramento non indifferente rispetto a Bynum, non tanto in fase offensiva, dove il bimbo col 17 era migliorato tantissimo grazie agli insegnamenti di Jabbar, ma in fase difensiva, dove Bynum aveva fatto progressi limitati ed invece Howard è probabilmente il miglior lungo difensivo della lega. Il Westbrook della situazione, dopo aver fatto a fette le guardie gialloviola come di consueto, stavolta troverà il ferro difeso in modo molto migliore.

In fase offensiva oltretutto Howard, pur non essendo complessivamente migliore di Bynum, è molto più adatto a convivere con Gasol e Nash, in quanto Bynum è un giocatore piuttosto statico che da’ il meglio di se’ giocando spalle a canestro, mentre Howard è molto più mobile e, se lanciato a dovere, sa attaccare il ferro.

Innescato da Nash potrebbe far davvero molto bene e potrebbe costituire con lui una devastante coppia nel pick and roll, inoltre potrebbe scambiarsi meglio di ruolo con Pau Gasol, lasciando magari il catalano spalle a canestro e sfruttando i suoi ottimi passaggi.

Non c’è chiaramente alcuna garanzia che tutto ciò funzioni, ovviamente potrebbe finire il tutto con una implosione tipo quella del 2004, visto anche che i caratteri dei giocatori gialloviola non sono esattamente facili da gestire e Brown ha mostrato qualche limite con giocatori dalla personalità forte. Però ci sono possibilità infinitamente migliori dello scorso anno che il mix funzioni.

Lo stesso Kobe Bryant, a 34 anni, pare aver compreso, almeno a parole, di non poter più essere il gestore unico di tutte le azioni offensive ed allo stesso tempo un realizzatore anarchico, riuscisse ad tradurre in campo questa sua convinzione potrebbe trarre un vantaggio immenso dalla collaborazione con Nash, che oltretutto è un grande tiratore, va marcato a dovere e potrebbe liberare l’area pitturata come i suoi predecessori non potevano, ed Howard, che potrebbe attirare i raddoppi togliendo molta pressione al Mamba.

A volte Phil Jackson è riuscito a far comprendere a Kobe come ridimensionare un poco il suo smisurato ego possa portare grandi vantaggi, come ad esempio è avvenuto nella finale contro i Celtics del 2010, quando Bryant venne limitato dall’eccezionale difesa dei Lakers e riuscì lo stesso a portare alla vittoria i compagni innescando Gasol e, soprattutto, Fisher. A Brown il compito di ottenere lo stesso risultato, il buon Mike non è certo coach Zen, ma anche Kobe pare molto più maturo.

Il contorno pare idoneo anch’esso: in primo luogo l’artista una volta conosciuto come Ron Artest, l’attuale Metta Word Peace, ha imparato la Princeton con Adelman, giocandola decentemente sia a Sacramento che a Houston ed è ancora oggi, nonostante i 33 anni, uno dei migliori difensori sugli esterni, cosa che sarà utilissima, vista la necessità di supportare al meglio Nash e Bryant. Anche qui i problemi saranno costituiti dall’età che avanza inesorabile e da un carattere non certo facile.

Antawn Jamison ha davvero l’occasione della carriera: dopo anni in cui era un leader di squadre di secondo piano pareva inesorabilmente avviato sul viale del tramonto, faticando ad incidere in squadre che avrebbero voluto lottare per il titolo ma non ci riuscivano, ora lui, grande interprete della Princeton, potrebbe essere una importante addizione.

Addirittura, riuscisse a mostrare un minimo di solidità fisica, potrebbe partire in quintetto, lasciando a Pau Gasol il ruolo che una volta fu di Lamar Odom, il sesto uomo di lusso. Lo stesso Blake partendo in quintetto si è rivelato un giocatore mediocre, ma partendo dalla panca aveva fatto molto bene con gli ultimi Lakers di Phil Jackson.

Meeks, Ebanks, Clark, Hill ed i giovani Goudelook e Morris potrebbero comporre una panchina più che sufficiente, oltretutto fra giocatori di energia e tiratori paiono anche avere le caratteristiche necessarie.

Il problema è che la pressione sarà elevatissima e sarà praticamente obbligatorio vincere. Nash ed Howard si sono trasferiti a Los Angeles per vincere e se Dwight ha tempo per riuscirci, avendo 27 anni, Steve deve farlo subito, avendo ormai 38 anni.

I Lakers inoltre sono alla soglia dei 100 milioni di dollari di montesalari, una cifra spaventosa, la più alta mai raggiunta in NBA. Una roba simile con il nuovo contratto firmato lo scorso anno porterà i Lakers a pagare una luxury tax vicina ai 40 milioni, che renderà ancora più spropositate le uscite della squadra gialla e viola.

Vero che fra sponsor, contratti televisivi ed abbonamenti i Lakers riusciranno a chiudere in attivo anche il prossimo anno, ma delle uscite simili saranno difficili da sostenere anche in caso di vittoria, figuriamoci in caso di delusione.

L’amnesty inserita nel contratto dello scorso anno consente di tagliare un giocatore, continuando a pagarlo, ma evitando che il suo salario venga conteggiato ai fini del tetto salariale e del pagamento della luxury tax, in base alle regole potrebbe essere utilizzata però solo su 4 giocatori, Blake, che ha un contratto basso e breve, Kobe Bryant, ma è altamente improbabile che sia tagliato, i due soggetti a rischio sono Pau Gasol e Metta Word Peace. Ovviamente il rischio non lo corrono ora, sia per ragioni tecniche che regolamentari, ma alla fine della prossima stagione.

Se Metta Word Peace, nonostante abbia un contratto da 7 milioni, è virtualmente inscambiabile a causa dei 33 anni, di un carattere difficile e del ruolo, coperto da parecchi giocatori, Pau Gasol, che guadagna 19 milioni ma ha un carattere fin troppo adattabile e gioca in un ruolo in cui ci sono pochissimi interpreti di alto livello, la scorsa stagione aveva parecchi estimatori ed i Lakers avrebbero potuto scambialo ottenendo qualcosa di buono, già adesso, per via dei 32 anni, sarebbe difficile scambiarlo bene, il prossimo anno ottenere spazio salariale per lui, visto il contratto e l’età, sarebbe già molto.

L’abbattimento del montesalari, che sarebbe indispensabile in caso di annata deludente, porterebbe per forza di cose ad un impoverimento tecnico che renderebbe molto più difficile contendere per il titolo.

Vincere subito o iniziare a tagliare pesantemente ricostruendo attorno a Dwight Howard. Questo il dilemma dei Lakers, e facilmente Howard accetterebbe malvolentieri la seconda ipotesi, essendo fuggito a gambe levate da una situazione simile ad Orlando.

19 thoughts on “Lakers all’inizio di un nuovo ciclo?

  1. Ottimo articolo!!..la vedo dura con quei thunder del genere…ma quanto vorrei un altro anello!!!…col MAMBA che spazza via prima KD e poi LBJ!!!…e poi nash avrà una voglia pazzesca!!!!…GO LAKERS!!!!

  2. …sulla carta cè tutto per vincere…in pratica servono 3 cose…

    il miglior Gasol possibile…
    Nash sano…
    Kobe in versione altruista…

  3. Il problema che i lakers dovranno affrontare e la chimica di squadra:riusciranno a essere squadra o no?

  4. Devo dare delle scuse all’autore dell’articolo perche io scrivo con lo smarthphone e non faceva vedere il mio commento.

    • Nessuna scusa: a volte il sistema automatico antispam del sito intercetta dei commenti e li mette in quarantena, poi arrivo io e li sblocco. Tutto qui, tranquillo!

  5. Articolo splendido… titolo sbagliato!
    A mio parere qui non si vuol aprire un altro ciclo!

    Qui vogliono provarci alla grande quest’anno e basta!
    E’ un progetto di un anno e poi si vedrà!

    Nash è all’ultima spiaggia… Kobe vuole il 6° titolo come MJ e il buon Howard non ha promesso firme di rinnovo… lo hanno “comprato”, gli hanno promesso il titolo al primo colpo e se non riesce la palla torna nelle sue mani dove potrà decidere di andare in piena libertà!

    Detto questo, l’analisi tecnica la sposo in pieno… e la scelta di Howard piuttosto che Bynum è sicuramente da guardare in fase difensiva. In attacco Bynum non è per niente male, ma difensivamente non è così veloce da poter chiudere le guardie che regolarmente salteranno Nash e Kobe.

  6. @max giordan
    Metti a posto sto sito perche tutti gli utenti storici se ne sono andati via per questo e altri motivi
    Ma c’è ancora l’antispam che mi ha messo i commenti in quaratena?

    • Se intendi quelli che scrivevano 400 commenti sotto una news parlando dei fatti loro ed insultandosi, è solo una fortuna che siano andati via, non sono di certo quelli gli utenti storici di questo sito, che ha 10 anni, poco meno della loro età. Questo non è un forum, e comunque neanche nel nostro vero forum ci si può comportare in quel modo. Per quello ci sono le chat. Se l’antispam mette in quarantena un commento ogni tanto, basta avere un po’ di pazienza e verrà pubblicato sul sito nel giro di qualche ora, controlliamo sempre.

  7. Concordo con Magic

    non si tratta di aprire un ciclo con 4/5 del quintetto oltre i 30 (diciamo un’autonomia che oscilla tra 1 max 3 anni). Howard rimane il più giovane e dovrà decidere se sposare l’idea Lakers che lo metterà al centro di un nuovo “ciclo” o capire di spostarsi.
    Hanno tutto per far bene ma allo stesso tempo tutto per andare in difficoltà.

  8. scusa scusa…Howard poi deciderà dove andare? e dove dovrebbe andare????? ahahah!!
    Però sono d’accordo con te su tutto il resto. Il nuovo ciclo nel 2014, con Howard e…

  9. alla chimica offensiva di squadra ci pensa nash, ha talento e leadership per gestire l’attacco e distribuire i palloni ( primi possessi tutti su howard, gli ultimi su kobe, e gasol la prima alternativa) in difesa ci pensa la mentalità del coach, ovviamente metta e howard, e soprattutto la vogia di vincere.
    Questo non sò se sarà sufficiente per conquistare l’anello ma a differenza dell’assemblaggio iniziale dei los amigos di Miami, questo pacchetto di superstars mi sembra meglio assemblato e se ci sono riusciti loro (anche con un rooster peggiore nel complesso) possono farlo anche i lakers.
    Proviamo un accopiamento difensivo contro i probabili rivali dei thunder:
    Basandoci sul concetto primario che nessuno può tenere atleticamente westbrook e nessuno può evitare a durant di fare alemeno 25 punti: metta su durant, kobe inizialmente su westbrook poi sul barba, nash su sefolosha e poi su westbrook, gasol su ibaka e howard su perkins, il meno pericoloso offensivamente e quindi con la possibilità di chiuder su tutti.
    Direi che le nuove twin tower sotto canestro siano in grado di coprire i buchi difensivi degli esterni.

  10. Be certamente quelli no però io leggo(ma non postavo fino a 3-4 mesi fa) da qualche anno gi articoli e vedevo che c’erano sempre degli utenti che scrivevano cose serie riguardanti l’articolo o sempre attinenti al basket.A mezzogirno circa avevo postato tre commenti ma solo uno è stato pubblicato quindi pensavo che ci fosse di mezzo l’antispam

  11. Tutti danno per scontato che i Thunder saranno i principali avversari dei Lakers. Bisogna fare attenzione ai Clippers, Spurs e la sorpresa (per me) T’Wolves. Se i Lakers riescissero a trovare l’alchimia giusta (Qualche tiro in meno e qualche passaggio in più) la vedo dura per tutti. Nash e Bryant nei loro ruoli sono ancora tra i primi 3, Metta rimane il miglior difensore sugli esterni, Gasol dopo Love è ampiamente la migliore Power Forward della lega e Howard il centro più dominante. Non paragonerei questi L.A. a quelli del 2004, lì c’erano Malone e Payton quasi ex giocatori e Bryant ed O’Neill ai ferri corti. Inoltre a differenza dei Lakers degli ultimi anni, hanno una panchina degna di questo nome. Bisognerà vedere quale discorso preverrà: quello di Squadra e quello del Singolo.

  12. è vero che D12 è in scadenza, ma… per le nuove norme del contratto collettivo, la sua ultima squadra (ergo i Lakers) avrà la possibilità di offrirgli il contratto migliore, cioè più lungo e con più soldi, quindi…

  13. per me il progetto è a breve termine…massimo due anni. superati i due anni si ringraziano tutti, gasol, kobe, artest, nash e compagnia e si ricomincia dal nulla contornato da howard…ma siamo ad LA, sponda lakers, e col centro dominante della lega (salvo infortuni)…quindi ci metteranno pochissimo a ricostruire un’ossatura degna. comunque come potenziale hanno il titolo a portata di mano, ma li metto dopo heat e thunder per una semplice questione di gioco in gruppo. se kobe il sesto anello lo vuole sul serio sa come deve giocare…mantenersi quasi sempre e fare il mamba solo se serve davvero.

  14. concordo con l’articolo. Per me i lakers sono SULLA carta i più forti e di parecchio. come scrive shannon dunk ciò che servirà è :
    il miglior Gasol possibile…
    Nash sano…
    Kobe in versione altruista

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