"Non sarai mica stanco, vero Kobe?"

“Non sarai mica stanco, vero Kobe?”

Un altra settimana di basket NBA, e inesorabilmente si avvicina la fine della regular season e l’atteso inizio dei playoffs. Partiamo col nostro Weekly!

KOBE FINO ALL’ULTIMO RESPIRO

Kobe Bryant ha giocato 90 dei 96 minuti totali nelle ultime due partite giocate dai Lakers, non dimenticando  contro Sacramento era rimasto in campo tutti i 48 minuti e che solo una volta nelle ultime 4 partite ha giocato meno di 47 minuti (43 contro Memphis).

La domanda è: fino a quando il numero 24 riuscirà a giocare così tanto e a dare un contributo così fondamentale alla sua squadra?

La domanda non è da poco, tenendo anche conto che Mike D’Antoni come d’abitudine sta spremendo oltre l’immaginabile i (pochi) giocatori sani di cui dispone e di cui soprattutto si fida, tenendo conto che Steve Nash e World Peace non sono attualmente disponibili, anche se quest”ultimo con un recupero prodigioso è vicino al rientro.

E’ vero che i Lakers si stanno giocando tutto in questo finale di stagione, rimane il fatto che quando altre squadre, vedi Miami, riescono a far riposare i loro migliori giocatori, a L.A. si sta ripetendo il copione del film “Non si uccidono così anche i cavalli”, scelta dovuta ma, almeno in parte, concedere qualche minuto a Ebanks, Morris e Duhon non guasterebbe.

Il problema principale è la situazione difficile in cui i lacustri si sono andati a cacciare nel corso della stagione, la speranza è di arrivare almeno ai playoffs, e di ripartire da zero…

L’INFORTUNIO DEL “GALLO”

La rottura del legamento crociato sinistro incorsa giovedì sera contro Dallas lascia, oltre all’amarezza per un grave infortunio capitato al nostro migliore giocatore attualmente nell’NBA, un grave vuoto nella lineup dei Nuggets, che hanno una panchina lunga per rimediare almeno a breve termine a questa assenza, anche se a lungo termine e soprattutto nei playoffs, le conseguenze sono tutte da valutare.

Con Gallinari in campo, Denver in una proiezione di 48 minuti surclassava gli avversari di almeno 6 punti, a dimostrazione dell’importante ruolo in campo del nostro azzurro. La reazione di coach Karl e dei suoi è stata immediata e importante, visto il roboante successo nella partita successiva contro Houston, con Wilson Chandler nel ruolo del nostro Gallo, ancor più importante tenendo conto che già manca Ty Lawson nelle fila di Denver, ottimamente sostituito da Andre Miller.

Proprio la capacità di saper cambiare continuamente pelle è il segreto dei Nuggets, se questa magia continuerà anche nei prossimi mesi lo scopriremo tra poco tempo. ..

LA LUNGA ODISSEA DEI CLIPPERS

Primo titolo divisionale vinto in assoluto, primo sweep stagionale dei Lakers dal preistorico 74-75 (ed erano ancora a Buffalo!), record di vittorie in trasferta e di partite vinte consecutive (rispettivamente 21 e 17), e manca solo 1 partita per il record di partite vinte in casa, non si può dire che per i Clippers non sia stata una grande annata, ma se fai tutti questi record in una sola stagione e giochi nell’NBA da quarant’anni e rotti, allora vuol proprio dire che la tua storia passata non è proprio costellata di successi. Riviviamola insieme…

LA STORIA INIZIO’ A…

C’era una volta una squadra chiamata Buffalo Braves, aveva grandi giocatori e se la giocava con tutte le migliori a est nei lontani anni 70′, guidata dal grande Bob McAdoo, fino a quando una serie di scelte sfortunate portarono la squadra lontano lontano, in California prima a San Diego e poi a Los Angeles.

E da allora una strana maledizione si è abbattuta sui Clippers, usurpatori dei Buffalo Braves, ma scherzi a parte, la storia dei Buffalo Braves\San Diego\Los Angeles Clippers è un concentrato unico di sfiga e incapacità che ha portato il giornalista Bill Simmons ad immaginarsi una presunta maledizione indiana sulla squadra californiana!

Ripercorriamo la loro storia, in confronto Fantozzi vi sembrerà un puro dilettante…

… E TUTTO PEGGIORO’ NEL 1976…

Dall’ottobre 1976 al settembre 77′, gli allora ancora Buffalo Braves stabiliscono un record difficilmente eguagliabile: cedere tre futuri Hall of Famer in meno di un anno, e per ritrovarsi in cambio… praticamente niente!

Parliamo di John McAdoo, che era stato il trascinatore nelle due ottime annate precedenti, ceduto a fine 76′, Adrian Dantley nel settembre 77′ dopo che era stato Rookie of the Year, e il caso più emblematico e assurdo, la trade di Moses Malone, che pochi ricordano essere stato anche se poco a Buffalo.

Questo perchè dopo averlo ricevuto praticamente in regalo da Portland (che vinse il titolo con Walton come centro), dopo solo sei giorni Malone, già considerato molto più di una promessa, fu a sua volta consegnato a Houston in cambio di scelte future, perchè antipatico a coach Locke: che fu licenziato 10 giorni dopo! Cose da Clippers appunto…

TRA INFORTUNI A GOGO’… 

Bill Walton fu il centro simbolo del titolo dei Blazers 1977, ma i suoi problemi ai piedi minarono pesantemente le sue due stagioni successive, e chi decise di farne nel 79′ il giocatore bandiera per la sua squadra?

Indovinato, proprio Irv Levin, il proprietario dei Celtics che (per fortuna di Boston) li scambiò con i Braves che appartenevano a tale John Y. Brown portandoli a San Diego,  non proprio una mossa geniale dal momento che Walton giocò solo 169 incontri in sei stagioni in California… non è l’unico caso, nell’83’ prendono l’ottima guardia Norm Nixon dai Lakers in cambio di un giocatore e della quarta scelta al draft, con cui i lacustri sceglieranno Byron Scott, mentre Nixon si perderà in una serie di gravi infortuni.

Ricordandoci che Blake Griffin ha saltato nel 2009-10 la sua stagione da rookie, è inquietante sapere che Danny Manning, superstar sicura scelta nel 1988, si ruppe il crociato di un ginocchio dopo 26 partite e non fu più quello di prima. Nel totale siamo ad almeno 5 infortuni al ginocchio di enorme gravità, tre rotture del tendine di achille, e svariati infortuni di diverso tipo tra cui fratture per stress al piede, al ginocchio e aritmie gravi.

Forse la maledizione è finita con l’esplosione di Griffin alla sua prima stagione effettiva nel 2010-11, comunque fare le corna indossando quella divisa rossa è quantomai necessario…

…E CATTIVE SCELTE… 

Le scelte poco fortunate o completamente sbagliate in sede di mercato e di draft da parte della dirigenza dei Clippers sono sinistramente ricorrenti. Nel 1978 fu acquisito World B. Free (nessuna parentela con Metta World Peace!) per la futura quinta scelta del draft 1984, con cui Philly avrebbe preso… proprio Sir Charles Barkley, non un giocatore qualunque.

Il problema è che B. Free giocò bene due anni, ma nell’estate del 1980 fu ceduto ai Warriors per… l’ottava scelta del 1984, con cui presero un giocatore ormai dimenticato, Lancaster Gordon. Ma con i 76ers ci fu un altro disgraziato scambio, quello che portò Joe Bryant, il papà di Kobe, a San Diego in cambio della prima scelta al draft del 1986: che puntualmente diventò una prima scelta assoluta, Brad Dougherty.

Giusto per darsi un’altra zappata sui piedi, nel 1985 ci fu la trade di  Bill Walton, che portò la dirigenza ad assicurarsi la ventiquattresima scelta sempre al draft del 1986, e puntualmente darla via per il solito giocatore dimenticabile: invece i Blazers presero Arvydas Sabonis,  ma volendo erano ancora liberi Dennis Rodman, Mark Price e Nate McMillan.

Andando a tempi più moderni anche la tirchiera dell’owner Donald Sterling, l’antiBuss per eccellenza, è da vedere in mosse quantomeno azzeccate, come l’ottimo arrivo di Mark Jackson nel 1992 in una complicata trade (mmm… ricorda qualcuno vero?) per darlo via solo due anni dopo, o la mancata conferma di Ron Harper, per non parlare del mancato arrivo di Glen Rice da Miami: ma anche scelte al draft totalmente sbagliate come Lorenzen Wright nel 1995 quando Kobe Bryant era ancora libero, o il baby-fenomeno Korolev nel 2005, e comunque anche il passato recentissimo non è esente da falle.

Sapete di chi era originariamente la prima scelta con cui i Cavs presero Kyrie Irving nel draft del 2011? Bravi, avete ancora azzeccato, proprio dei nostri amati bianco-rossi, prima scelta assoluta data nello scambio che portò Mo Williams e Jamario Moon a L.A. in cambio di Baron Davis: gli eventi futuri, vedi trade di Chris Paul che ha portato ai Clippers il regista All-Star e provvisioriamente spostato gli equilibri losangelini, hanno provvisoriamente fatto dimenticare anche quest’ultima assurdità, ma ricordatevelo, perchè i soliti, vecchi Clippers potranno sempre ritornare…

Vi siete divertiti, o magari preoccupati (se tifate Clippers…) a leggere il nostro Weekly? Intanto, buon basket NBA e alla prossima!

4 thoughts on “NBA Weekly: le fatiche di Kobe, l’infortunio del “Gallo” e la lunga odissea dei Clippers

  1. Una nota: almeno nel 1998 i Clippers riuscirono a mantenere il diritto a scegliere per primi in un draft che vedeva disponibili Dirk Nowitzki, Vince Carter, Mike Bibby, Paul Pierce, Jason Williams e Antawn Jamison.
    Scelsero Michael Olowokandi…

  2. grazie della nota, tra l’altro non avevo notato che i Clips scelsero nel 2002 Chris Wilcox all’ottava scelta, peccato che subito dopo Suns e Heat presero rispettivamente Stoudemire e Caron Butler!

  3. C’è chi legge, si aggiorna, sorride o si fa venire la gastrite…ringraziando tutti quelli che scrivono gli articoli ecc.
    Non so se fosse un post ironico ma a parer mio è stato di cattivo gusto, forse sei un futuribile dirigente Clips… :-€) (Mike D’Antoni)

    Continuate pure ragazzi!!!

  4. due cose:
    1) rodman all’inizio giocava ala piccola e non era quel gran rimbalzista e difensore degli anni di san antonio e chicago
    2) bryant dichiarò che avrebbe giocato solo per i lakers. anni dopo svelò che si trattava solo di un bluff, ma in molti all’epoca ci credettero

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