lilldav35636La stagione regolare si è appena conclusa, è questo il periodo in cui si tirano le somme della stagione, ed è questo il momento in cui vengono valutate le scelte del draft estivo, cercando di stabilire quali siano i giocatori che abbiano reso al di sopra o al di sotto delle aspettative nel loro primo anno da professionisti.

Cominciando dai rookies che non hanno dato alla squadra l’apporto sperato non si può che cominciare con la seconda scelta assoluta, Michael Kidd-Gilchrist.

Il prodotto di Kentucky era arrivato ai Bobcats da fresco vincitore, con la maglia dei Wildcats, del campionato Ncaa. Charlotte cercava in lui un giocatore già pronto per l’Nba, difensivamente capace e mentalmente solido.

Sappiamo tutti come è andata l’annata dei Bobcats, che in pochi anni di vita stanno riscrivendo la storia dalla parte sbagliata. Le aspettative riposte in lui erano alte, ma Kidd-Gilchrist ha ripagato Charlotte con un’annata soltanto discreta, andando solo 4 volte sopra i venti punti e chiudendo la sua stagione con poco meno di 6 rimbalzi di media a partita; ma quello che è mancato di più ai Bobcats è stato il suo apporto a livello di intangibles, cioè le caratteristiche che lo avevano portato fino alla seconda scelta assoluta.

Stagione deludente anche per Austin Rivers. Gli Hornets sapevano che il figlio di “Doc” non sarebbe stato subito pronto a questi livelli, ma forse non si immaginavano un apporto così scarno in termini di punti (solo 6 a partita in 23 minuti di media utilizzo), ma soprattutto di percentuali. Rivers ha infatti sbattuto contro quello che gli americani chiamano “rookie wall”, tirando il 37% dal campo e il 32% dall’arco dei tre punti.

Solo discreta anche la stagione di Jonas Valanciunas, preso al Draft dell’anno prima ma che ha esordito in Nba in questa stagione. I Raptors riponevano nel lituano grandi aspettative ma Valanciunas avrà forse bisogno di un periodo di ambientamento più lungo per diventare un fattore.

Passando ai rookies che hanno tutto sommato rispettato le attese cominciamo da Anthony Davis. La prima scelta assoluta del Draft 2012 è stato protagonista di una buona stagione, dando ragione sia a chi intravedeva un grande potenziale in lui, sia a chi pensava che, per vedere questo potenziale esplodere, avrebbe avuto bisogno di un lungo periodo di adattamento.

Il prodotto di Kentuky si è rivelato essere il miglior rimbalzista e stoppatore tra i rookies. È sicuramente molto grezzo in attacco e, come avevo già detto qualche tempo fa, c’è il rischio che la sua unicità fisica possa essere più uno svantaggio che un vantaggio; solo il tempo ci dirà se riuscirà a diventare quello che in molti si aspettano.

Anche la guardia Bradley Beal è sembrato essere un prospetto interessante. Il giocatore dei Wizards ha concluso la stagione con quasi 14 punti di media e ha dimostrato di essere fisicamente pronto per questa lega. Discrete le sue percentuali al tiro e buono l’apporto offensivo; anche lui, come un po’ tutta la squadra si è giovato del ritorno di John Wall.

Altro rookie autore di una stagione nella media è stato Thomas Robinson, che ha certamente dato un apporto ancora troppo esiguo a livello offensivo, ma che ha fatto discretamente a livello di rimbalzi e presenza difensiva a centro area.

Buona poi la regular season di Harrison Barnes e Terrence Ross. Il primo si è rivelato un buon comprimario della splendida stagione dei Warriors, il secondo si è distinto per un atletismo sopra la media, vincendo anche lo Slam Dunk Contest.

Meyers Leonard, preso alla numero 11 dai Portland Trail Blazers, ha dato ragione a chi pensava che fosse ancora un po’ acerbo, soprattutto nella tenuta difensiva sui lunghi Nba, ma di sicuro si intravedono margini di miglioramento. La mano è educata e più di una volta ha dato dimostrazione di poter essere il prototipo del centro del futuro, trovandosi a suo agio anche lontano da canestro.

Coach Stotts si è espresso positivamente sulla stagione del lungo dell’Illinois, affermando che con un po’ di lavoro potrebbe diventare un fattore anche dalla lunga distanza.

Buona anche la stagione di Alexey Shved, che ha saputo ritagliarsi minuti di qualità e dimostrare alla lega un talento cristallino. Resta da vedere se questo talento potrà mai sbocciare nella squadra di Rubio, che comprensibilmente ruberà al russo molti minuti.

Passando alle sorprese positive di quest’anno, di sicuro Andre Drummond si è reso protagonista di un’ottima stagione, dimostrando di essere un giocatore già maturo fisicamente; è poi cresciuto molto il suo apporto negli ultimi tempi, con prestazioni davvero sorprendenti, come la doppia doppia da 18 punti e 18 rimbalzi contro i Bucks (era dall’anno da matricola di Dwight Howard che un rookie non riusciva nell’impresa) o come quella da 29 punti e 11 rimbalzi con il 90% dal campo.

Forse la vera sorpresa al Draft di ormai quasi un anno fa era stata la scelta dei Cavs, che avevano puntato su Dion Waiters.

Ad un anno di distanza possiamo sicuramente dire che il gioco è valso la candela, infatti Waiters è stato autore di una grande stagione, si è dimostrato un atleta di tutto rispetto e un realizzatore di purissima fattura: 15 punti di media in 28 minuti di utilizzo. In più è riuscito ad integrarsi perfettamente con Irving: loro due sono sicuramente il futuro della franchigia.

Grande annata anche quella di Chris Copeland che, anche se non più giovanissimo, ha vissuto quest’anno la sua prima stagione nella lega; dalla sua c’è sicuramente più esperienza e maturità, ma la sua stagione è andata ben oltre le aspettative della dirigenza dei Knicks e dello stesso coach Woodson.

Parlando poi di steal of the draft, cioè di giocatori che hanno reso molto al di sopra delle aspettative e che non sono stati scelti “alti” nel draft, vengono sicuramente in mente alcuni nomi.  Will Burton, preso al secondo giro dai Blazers è che sta finendo la stagione nel migliore dei modi con prestazioni offensive di tutto rispetto; Moe Harkless, che dalla pausa dell’All Star Game ha visto aumentare minutaggio e qualità delle prestazioni, ed Evan Fournier, che si è fatto trovare pronto uscendo dalla panchina con buone percentuali dal campo.

Insomma, ad un anno di distanza si può dire che sia stato un draft tutto sommato nella media, ma c’è un giocatore che più di tutti ha brillato quest’anno, e ovviamente si tratta di Damian Lillard, sicuro rookie dell’anno.

Il prodotto da Weber State ha stupito tutti per maturità e concretezza sul parquet, aiutato in questo dall’aver completato il quadriennio al college. Miglior rookie in punti (19 a partita), assist (oltre 6) e minutaggio; miglior rookie di sempre anche in quanto a triple messe a segno in una stagione, 185, superando il precedente record detenuto da Steph Curry.

Ma la cosa che ha stupito di più è stata la tranquillità e soprattutto l’efficacia di Lillard, che gioca senza troppi fronzoli e va straight to the point, come dicono negli States. Volendo proprio cercare il pelo nell’uovo, si può dire che non sembra avere grandissimi margini di miglioramento, infatti sembra già un giocatore fatto e finito, ancorché di notevole fattura.

Questa è stata l’annata 2012/13 per le matricole. Un’annata buona ma non eccezionale. L’appuntamento è ora per giugno e per il Draft 2013, che si svolgerà una volta conclusa la post season.

One thought on “Rookie Report: il bilancio dell’annata

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