Ty Lawson sfugge a Stephen Curry con un blocco di JaVale McGee, un'eventuale gara 7 non sarebbe una degna conclusione di questa serie ?

Ty Lawson sfugge a Stephen Curry con un blocco di JaVale McGee, un’eventuale gara 7 non sarebbe una degna conclusione di questa serie ?

Che George Karl fosse un po’ duro di comprendonio lo avevano capito tutti, d’altronde ha portato avanti per un’intera carriera il suo credo senza mai ascoltare le critiche o racimolare trofei, ma prima o poi anche il sessantunenne coach che vanta più di trent’anni di esperienza, si è dovuto arrendere.

La situazione per i suoi Nuggets stava diventando alquanto pesante. Sotto 3-1 in una serie che non dico avrebbero dovuto dominare, ma almeno condurla con grinta e spirito, sconfiggendo tutte le difese (e offese) dei Golden State Warriors. Purtroppo, per loro, questo non è successo e nemmeno nella vittoriosa gara-1 avevano convinto, ma stranamente le due uniche vittorie ottenute finora sono arrivate con un lungo in campo per più di venti minuti almeno.

Nella prima gara era stato il greco Koufos a impensierire l’attacco avversario sin dall’inizio  mentre in questa occasione è toccato a JaVale McGee (prima partenza dell’anno, tra l’altro) che viene spesso preso in giro da Shaq e soci, ma che quando c’è da digrignare i denti sicuramente non si tira indietro.

21 minuti di puro agonismo per l’ex Wizard conditi da 10 punti, 8 rimbalzi e ben 3 stoppate (di cui due in una sola azione), tanto che per tentare una penetrazione i Warriors hanno dovuto pensarci più di una volta. Poi va beh, non osiamo immaginare cosa avrebbe fatto in una ventina di primi in più, ma non possiamo chiedere troppo a coach Karl che già ha dovuto mettere lo spilungone del Michigan in campo tra sbuffi generali e sospiri di sollievo, alla fine.

Un 107-100 che parla chiaro: quando i Nuggets difendono non ce n’è per nessuno. Faried si traveste da vero “Manimal” e fa diventare Bogut un agnellino (tanto che gli rifila pure una manata sanzionata con il flagrant), soffiandogli dalla testa (e non solo a lui) ben 10 rimbalzi, segnando 13 punti e uscendo per falli, sintomo che la palla a spicchi non era il suo unico obiettivo.

Se poi Iguodala veste i panni del vero “uomo-franchigia” e ricorda a Masai Ujiri il motivo per cui lo ha prelevato dai Sixers, allora la vittoria è presto spiegata. 25 punti, 12 rimbalzi e 7 assist per AI, a cui va aggiunta anche una difesa a dir poco estenuante su chiunque gli capitasse dinnanzi (chiedere a Steph Curry per informazioni).

Lawson vince, per la prima volta nella serie, la sfida diretta con il numero 30 avversario, siglando una doppia-doppia (19 punti e 10 assist) e anche Chandler (5/11 da tre) e Miller vanno in doppia cifra.

Ma il dato che fa capire ancora di più il motivo della vittoria dei Nuggets è il 46-42 a rimbalzo che rappresenta anche la prima battaglia sotto i tabelloni vinta dalla squadra del Colorado in cinque partite, risultato di una serata no al tiro degli ospiti, ma anche di una difesa decisamente arrembante e spietata, segno di una cattiveria agonistica che se fosse stata tirata fuori prima le cose sarebbero potute andare diversamente.

“No at my home” era il motto di Denver, di una città intera. Non volevano che la possibile eliminazione avvenisse davanti al loro pubblico, in un palazzetto che li ha visti perdere solo 4 volte quest’anno.

Golden State si è dovuta solo inchinare, cercando sempre di combattere, ma sprecando energie inutili in un secondo tempo che li ha visti tornare sotto anche di cinque punti, spaventando e non poco Iguodala e compagni che, però, hanno mantenuto i nervi saldi, andando a chiudere il discorso ad un minuto e mezzo dalla fine con la tripla di Chandler.

Non sono stati sufficienti, quindi, i 23 punti di Barnes, i 20 di Jack e i 19 di Thompson. Ma il discorso potrebbe essere rimandato solo di qualche giorno e Denver dovrà fare di tutto per evitare ciò e prolungare la serie ad una gara-7 che si preannuncerebbe pirotecnica, sperando che il nostro George faccia ancora qualche sforzo come questo.

7 thoughts on “Denver resiste in una serie ancora senza padrone

  1. Da uno che si chiama così non mi aspettavo commento diverso. Comunque, se vai a vedere gli articoli precedenti riguardanti questa serie, ti accorgerai che ho quasi sempre elogiato la squadra che vince per sottolinearne i meriti. Si chiama obiettività e questa volta la partita dei Nuggets mi ha esaltato, a differenza delle scorse quattro :)

    • Nicholas, perdonami, ma un ripasso di grammatica male non ti farebbe.
      Potresti ad esempio cominciare con il distinguere suo e proprio, o a rileggerti gli articoli per togliere qualche refuso, ad esempio:
      “Sotto 3-1 in una serie che non dico avrebbero dovuto dominare, ma almeno condurla con grinta e spirito,”… Diciamo “ma almeno condurre”…
      Postilla: “No at my home”, in America, non lo usa NESSUNO. E non esiste, neanche grammaticalmente.

  2. Avere scritto l’articolo dopo il pranzo del primo maggio non ha di certo aiutato haha, ma grazie per le correzioni, d’altronde qualche refuso è lecito ogni tanto :)

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