E' già un miracolo essere arrivati fin qui per questi Bulls a scartamento ridotto e il merito è tutto di coach Thibodeau

E’ già un miracolo essere arrivati fin qui per questi Bulls a scartamento ridotto e il merito è tutto di coach Thibodeau

Tutto pronto alla United Center per il quarto atto della serie tra Chicago e Miami: gli ospiti sono avanti 2-1, e dopo aver riconquistato il fattore campo puntano a strappare una vittoria che indirizzerebbe definitivamente la serie verso South Beach; i padroni di casa invece vogliono vendere cara la pelle e giocarsi il tutto per tutto con le poche energie residue, ridotte al minimo da una postseason massacrante affrontata con un roster decimato.

Ancora una volta i giocatori delle due squadre non si salutano prima della palla a due: le scorie dei precedenti senza esclusione di colpi continuano a farsi sentire, a maggior ragione prima di una gara chiave per il destino della serie.

Noah conquista la palla a due e il match può iniziare: Chicago è la prima a segnare con Boozer, che conquista un rimbalzo offensivo e deposita a canestro i primi due punti della partita; il canestro del numero 5 è però l’unico squarcio di luce in un inizio da incubo per i padroni di casa, perché gli Heat battono a ripetizione una retroguardia fin troppo permissiva e si portano sul punteggio di 11-2. L’atmosfera nel palazzetto è quasi irreale: gli spalti sono semi-deserti, una visuale inconsueta per una città che vive di basket e che può vantare un pubblico tra i più caldi della lega;

I Bulls sembrano incapaci di reagire senza la spinta dei loro tifosi, e perdono molti palloni non riuscendo a segnare nemmeno i tiri con spazio a disposizione. Butler sblocca la situazione con un fade-away, ma un Bosh caldo fin dalle prime battute dà seguito all’ottima prova di gara 3 e con 8 punti nei primi minuti di gioco permette ai suoi di mantenere un discreto margine sugli avversari.

Chicago prova a sistemare almeno la difesa, mentre in attacco si fa vedere Belinelli che segna i suoi primi due punti liberandosi di Battier con una finta; James e Bosh riescono ancora a segnare, ma è ancora Belinelli che al tramonto del primo quarto va a segno convertendo un gioco da tre punti con un bel canestro al vetro (prima di andare a commettere il secondo fallo personale).

I primi dodici minuti si chiudono sul 21-15 in favore di Miami: nonostante un inizio disastroso, Chicago può ritenersi fortunata ad essere ancora in partita e ringrazia la difesa che ha iniziato a fare il suo dovere ma soprattutto l’imprecisione al tiro che non ha permesso agli ospiti di scappare via.

Gli Heat ripartono bene anche nel secondo quarto, con Andersen che converte un gioco da tre punti su assist di Cole; Mohammed risponde con un difficile “turnaround” dalla linea di fondo, ma Miami piazza l’allungo con due triple firmate da Battier e Allen.

Gli ospiti si portano sul 30-17, e per Chicago i problemi continuano con il terzo fallo personale di Belinelli: coach Thibodeau è costretto a rispolverare Rip Hamilton dal fondo della panchina, e il veterano risponde presente con una tripla a bersaglio al primo pallone toccato.

Un gioco da tre punti di Gibson consente ai Bulls di accorciare sul 30-23: la difesa sembra funzionare, e anche l’attacco pare aver trovato un minimo di efficacia. La partita vive ora un momento di grande equilibrio, con Noah che tiene vivi i padroni di casa con una schiacciata assistita da Hamilton e due liberi a bersaglio.

LeBron James però si prende il palcoscenico e diventa protagonista, sfruttando una superiorità a tratti imbarazzante sul diretto marcatore e andando a canestro con grande facilità. Chalmers si fa trovare pronto sullo scarico e segna una tripla in transizione, James converte un gioco da tre punti e gli Heat tentano un nuovo allungo; due liberi di Boozer sono gli ultimi punti del primo tempo, che si chiude coi Bulls che cercano disperatamente di restare a contatto; Heat in vantaggio 44-33.

I padroni di casa cercano con la consueta grinta di ridurre lo svantaggio, ma non appena riescono ad accorciare vengono punti dalla risposta ineluttabile degli ospiti; i numeri sono impietosi, con Miami che esegue alla perfezione dal campo (53% contro il 27% di Chicago). James (15 punti, 5 assist e 4 rimbalzi) e Bosh (12 punti) guidano gli Heat, mentre nessun giocatore dei Bulls raggiunge la doppia cifra (Boozer è il top scorer a quota 8 punti). I 33 punti segnati nel primo tempo sono il minimo stagionale per gli uomini di coach Thibodeau.

Un jumper di Bosh apre la ripresa, seguito da un bel taglio di Belinelli che va a segno appoggiando al vetro con la mano mancina; i padroni di casa riportano lo svantaggio sotto la doppia cifra (-7) con quattro liberi segnati da Belinelli e Noah. Nate Robinson però vive una serata da incubo, e non riesce a trovare la via del canestro (o/8 fino a questo punto della partita); senza l’imprevedibilità del suo numero 2 Chicago non riesce a battere la difesa ospite, e gli Heat tornano ad allungare con un parziale micidiale di 10-1 che porta il punteggio sul 56-40.

I Bulls sembrano esausti, prosciugati da una corsa nei playoff ingestibile per una squadra che deve fare a meno di così tanti pezzi del proprio quintetto; la tripla sulla sirena scoccata da dieci metri di distanza dal killer Norris Cole è un segnale emblematico dell’andamento della serata. Mancano dodici minuti al termine, e Miami è avanti 61-42: i 9 punti segnati dai padroni di casa nel terzo periodo sono il minimo storico ai playoff per la franchigia della Windy City.

L’orgoglio dei Bulls vive un sussulto all’alba del quarto periodo: gli indomiti Butler e Gibson provano a tenere testa agli avversari, ma è una battaglia ormai persa, perché LeBron e soci continuano a mortificare ogni tentativo dei padroni di casa, mantenendo il margine di vantaggio sempre intorno ai 20 punti.

Uno sfortunato auto canestro di Teague, che devia nella propria retina una palla vagante, è il segnale che è davvero finita qui; con tre minuti sul cronometro, coach Spoelstra svuota la panchina e dà il via al più classico dei garbage time. Miami vince 88-65, tenendo i Bulls al 25,7% dal campo: punti segnati e percentuale al tiro sono il record negativo della postseason nella storia dei Bulls.

Miami vola come al solito sulla ali di un James superbo, che con la sua ennesima prova a ridosso della tripla doppia (27 punti, 7 rimbalzi e 8 assist) è ormai riuscito a rendere ordinaria una prestazione spettacolare, tanto da far apparire quasi deficitario il suo 9-20 al tiro; per gli Heat, oltre al Prescelto il solo Bosh raggiunge la doppia cifra (14 punti e 6 rimbalzi), ma vince la partita grazie a un’ecumenica distribuzione di punti e a una difesa d’élite, che chiude ogni spazio agli avversari.

Per i Bulls invece si fa fatica a trovare un uomo partita, in una gara mediocre ma che può essere ampiamente giustificata dall’ecatombe di infortuni che ha colpito la squadra di coach Thibodeau; Boozer chiude con una doppia-doppia da 14 punti e 12 rimbalzi, e raggiungono la doppia cifra anche Butler (12 punti), Hamilton (11 punti) e Gibson (10). Un Robinson vuoto di ogni energia chiude con una clamorosa virgola (0-12 al tiro, 0 punti) e il nostro Belinelli registra 9 punti (ma 0-5 da tre).

Gli Heat si aggiudicano il quarto atto della serie e si portano in vantaggio 3-1, mettendo una seria ipoteca sul passaggio alla finale di Conference. Troppo forti gli Heat per questi Bulls decimati, che con la spia della riserva accesa non possono più nemmeno aggrapparsi all’orgoglio e al cuore che gli hanno sorretti finora. L’unica preoccupazione per coach Spoelstra è il problema al ginocchio di Wade, che è stato costretto a sedersi in panchina nel corso del match salvo poi tornare in campo e dare il suo contributo nel successo della franchigia di South Beach.

Chicago ha ben poco da rimproverarsi: la sua avventura nella postseason è ad una sconfitta dalla fine, in un epilogo che probabilmente verrà scritto nel prossimo incontro all’American Airlines Arena; ma i Bulls hanno venduto cara la pelle e possono recriminare contro la mala sorte che li ha privati dei loro giocatori chiave. Miami è a 48 minuti dalla terza finale di conference consecutiva: LeBron è di nuovo in missione, e vuole chiudere i conti mercoledi notte di fronte al proprio pubblico; riusciranno i Bulls a trovare le ultime risorse per un’altra partita da giocare col coltello tra i denti? La soluzione del giallo tra due notti, sul parquet della “Triple A”.

2 thoughts on “C’è troppa Miami per questi Bulls, 3-1 e serie in pugno

  1. è dura. io spero ancora in una buona partita, una dove riusciranno a vendere cara la pelle
    ma ormai si capisce che non ne hanno davvero più
    comunque miami è più forte, se il roster di chicago fosse completo…
    in finale con sanantonio tiferò miami, in finale con memphis no, ecc.

Leave a Reply to marcell_o Cancel reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.