Non c’è storia per la “Storia”, quella con la “S” maiuscola che si comincerà a scrivere a partire dalla notte tra giovedì e venerdì all’American Airlines Arena.
I Miami Heat asfaltano gli Indiana Pacers in gara 7 e si guadagnano l’accesso alle NBA Finals. 99-76 il risultato finale, molto veritiero dell’andamento della gara.
Va dato onore ai Pacers, arrivare a sfidare all’ultimo atto i campioni era difficile da pronosticare, hanno giocato una stagione fantastica ed escono a testa alta.
Ieri notte non hanno avuto la benché minima possibilità di battere gli Heat sul loro campo. E’ stata una gara 7 tanto attesa come potenziale rivoluzione quanto scontata nell’esito finale fin dalla palla a due, almeno dall’ inizio del secondo quarto.
C’è Wade che attacca il ferro, c’è Bosh che si prende tanti tiri. Allora se era così facile perchè non averlo fatto prima ?
E’ la riprova che in questo gioco la testa conta più di tutto, e la voglia, e la forza di volontà. Bosh spara a salve, sopratutto a inizio gara (finisce con 3-13 per 9 punti) ma mostra una faccia diversa.
E’ vero che è ancora letargico al gioco in post-basso (ma qui a questo punto la colpa è anche del coaching staff o per lo meno una precisa e dannosa volontà) ma è aggressivo come non mai.
8 rimbalzi, 3 stoppate, 2 recuperi, ancora poco per chiamarsi legittimamente la terza voce dei Big Three ma un segnale importante, l’unica cosa e il minimo che potesse fare per gara 7.
LeBron è contento. Va alle Finals e recupera il suo amico Dwyane. Nel rapporto con il prodotto di Marquette c’è tutta la stagione di Miami e di conseguenza una fetta importante della storia contemporanea NBA.
Si sono anche scambiati segnali fumosi per mezzo stampa (LeBron dice di sentirsi di nuovo ai tempi di Cleveland, Wade risponde che ha bisogno di più chiamate per lui) ma la verità non possiamo conoscerla.
Può darsi si sia stato tutto concordato per darsi carica a vicenda, di sicuro la loro relazione è molto più salda di quanto possa trapelare dai secreti degli spogliatoi.
Per quello che più conta c’è un Wade che ritorna Wade. 21 punti, 9 rimbalzi, 7-16 dal campo, una stoppata e una rubata per una gara 7 degna del suo nome.
Anche lui aggressivo dalla palla a due come non lo si vedeva da tempo ma al contrario di Bosh è anche preciso al tiro, va dentro, difende forte. Non avevo dubbi sulla sua prova, o per lo meno sul tentativo di incidere.
Gara 7 a questo livello è troppo importante per la propria legacy e Wade ha risposto presente nel momento di massimo bisogno. Come un po’ tutti i suoi compagni.
Tra tutti Ray Allen (10 punti, 3-5 da tre) e Chris Andersen, che sporca la sua media immacolata nella serie sbagliando due tiri ma cattura 5 rimbalzi in 17 minuti procurando ai suoi quell’energia di cui (vedere gara 6 in sua contumacia) non possono fare a meno.
Spoelstra preferisce Mike Miller dalla panchina al posto di Shane Battier, che difatti è l’unico pur in ampio garbage time che non ha messo piede sul parquet. Scelta coraggiosa ma che ha premiato, se è vero che il Dukie non la mette più da tempo immemore. Tornerà utile comunque la sua saggezza difensiva contro San Antonio.
Gara 7 può essere stata una delusione perchè non è stata la gara punto a punto che molti si aspettavano, coerentemente con le precedenti.
La verità è che Indiana ha giocato il miglior basket per tutta la serie ma alla fine, spinti spalle al muro, la differenza di talento degli Heat si è fatta troppo evidente.
A Indiana manca qualcuno che la inventi in attacco nei momenti difficili, Miami di par suo ha giocato come sa in difesa e ha costretto a 21 perse dei Pacers meritevoli di ogni onoreficenza ma palesemente non ancora pronti, seppur di poco, per il grande salto.
LeBron gioca una gara 7 da manuale, aspetta i compagni e la partita, è preciso e puntuale costantemente per tutto il corso della serata.
32 punti, 8 rimbalzi, 4 assist, 8-17 dal campo, la partita perfetta per distanziarsi ancora una volta dal gruppo e volare in alto in un club ristrettissimo. Gara 7 è sua perchè ha saputo giocare con i compagni, la storia lo giudicherà benevolmente per questo.
Alla fine si è arreso Paul George (uscito per falli con 7 punti) e hanno detto poco gli altri. West ha 14 pts e 6 reb, Stephenson 10 pts e 6 reb, Hill 13 pts, Hibbert 18 pts e 8 reb.
Sono stati annientati a rimbalzo, hanno sofferto contro la pressione difensiva e distanziati nel secondo quarto non hanno avuto per la prima volta la lucidità e la forza mentale di tornare in partita.
Alla fine la vittoria va meritatamente a Miami. Ripeto, i Pacers hanno giocato il basket migliore, ma almeno in una gara, forse due (gara 3 e gara 5) hanno ceduto nettamente, hanno perso gara 1 allo scadere ma la prova della verità, la sentenza senza appelli, ha clamorosamente messo le cose al loro posto.
I campioni hanno sofferto ma ieri notte c’è la risposta che dovrebbe zittire tutti. Non si vince una gara 7, e in questo modo, se non la se merita sul campo, senza scuse, dimostrando che volendo si è più forti.
Adesso ci sono delle NBA Finals bellissime a dir poco. Un primissimo exit poll di ESPN tra i tifosi dice pari, anzi, 51% di chi crede possano vincere gli Spurs.
Ah, tanto per precisare. “Odio” gli Spurs è riconoscere la loro indiscutibile bravura, altrimenti sarebbe disprezzo e non è questo è il caso.
Del resto si fa facile a dire che San Antonio è una grande squadra, proprio per questo ci divertiremo. Una dinastia “in the making” contro un’altra che vuole tornare prepotente.
Poi c’è la vendetta di LeBron. Tanti temi, tanta carne al fuoco. Le NBA Finals sono arrivate, direi col migliore matchup possibile manifestato in questi playoff.
E’ quasi uno scontro ideologico tra due mondi lontani, già in sede di preview si promette qualcosa di memorabile.
Miami Heat e San Antonio Spurs, questa non è un’altra storia di giugno. Questa è la “Storia”. E il cerchio si chiude.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”
Alla fine questi articoli da fan-boy sono anche divertenti, a saperlo prima. “8-17 partita perfetta” e “7-16 preciso al tiro” sono perle di slittamento semantico difficili da non apprezzare. Per quello che sono, cioè l’NBA di adesso. E non si può dire o piovono multe.
Sempre più simile al wrestling, con legacy, feud e soprannomi… ci mancano giusto i giocatori mascherati e siamo in pari.
Ahahahahahahahah Osservatore sei veramente un troll ma le cose che dici sono precise e taglienti (oltre che veritiere) quando un fischio di Crawford.
concordo con Osservatore…l’articolo è dichiaratamente da fan-boy
aggiungi alle frasi citate “4 assist ha saputo giocare con i compagni”
tralasciando il fatto che dall’anno prossimo potranno cambiare il nome in Miami Flopping visto che ad ogni azione buttavano il pallone e volavano per terra…ma quello era evidente già da anni (clamorose le finali contro i Mavs), quello che mi stupisce è il metro arbitrale
ps. che qualcuno sappia labbrone è stato multato per il clamoroso flopping di gara 6?
quanti rosiconi…
Grande LeBrone: tripla doppia sontuosa. Ottimo Wade e buon contributo dal supporting cast. San Antonio orribile da tre e in difficoltà con la difesa perimetrale di Miami. Ci sarà da divertirsi…
ma gli articoli arrivano solo quando miami vince?