"John, riuscirai a diventare il giocatore franchigia dei Wizards?"

“John, riuscirai a diventare il giocatore franchigia dei Wizards?”

Ci sono dei momenti che segnano una svolta netta nella carriera di un giocatore Nba. Questo momento è arrivato per John Wall, che ha ottenuto il max contract dai Wizards che hanno individuato in lui il giocatore-franchigia.

Per lui un lauto contratto da 80 milioni in 5 anni e le chiavi di una squadra con tanto talento grezzo ed in parte inespresso. La carriera di Wall fin qui ha vissuto di alti e bassi, diviso tra un immenso potenziale ed una apparente incapacità di esprimerlo definitivamente.

L’anno da rookie del prodotto di Kentucky era stato caratterizzato da grandi speranze: prima scelta assoluta del Draft 2010, scelto per cercare di risollevare le sorti della squadra della capitale. Il potenziale era lì da vedere, un atleta notevole già nell’anno da matricola, grande visione e buone potenzialità difensive.

Il primo anno è sicuramente positivo a livello individuale, è tra i più giovani giocatori ad aver mai realizzato una tripla doppia, sigla 16 punti e 8 assist di media, e viene eletto Mvp al Rookie Challenge, con una prestazione record da 22 assist. Non vince però il premio di rookie dell’anno, superato di slancio dal plebiscito per Blake Griffin.

Nonostante tutto, i suoi Wizards realizzano solo 23 vittorie e si evidenziano già i limiti di Wall come tiratore, soprattutto dalla lunga distanza, fattore non secondario per un esterno.

Il secondo anno è sostanzialmente una fotocopia del primo: le doti sono evidenti, mette a referto numeri assolutamente comparabili all’anno precedente ma i problemi dal perimetro restano e conclude la seconda stagione con un imbarazzante 3 su 42 dall’arco.

I Wizards continuano a faticare nella Eastern Conference, lontani dalle posizioni Playoff. La carriera di Wall continua in bilico fra luci e ombre e si fanno sempre più insistenti le critiche mosse al suo stile di gioco, alle volte poco concreto e privo di varietà di soluzioni offensive.

Come se non bastasse un infortunio gli fa saltare tutta la prima parte della sua terza stagione Nba. Il suo rientro a gennaio però segna una svolta per i Wizards e l’impatto positivo del suo ritorno in campo si riflette sulle prestazioni di tutta la squadra: sulle prime 28 partite, tutte senza Wall, Washington mette a referto solo 4 vittorie; da gennaio in poi i Wizards non scendono quasi mai sotto il 50% di vittorie, prima di buttarla a tanking nel finale di stagione.

Come detto l’impatto che Wall ha avuto sulle prestazioni di tutta la squadra è evidente: i Wizards, nell’ultima stagione, hanno totalizzato un plus/minus di -5, 88 punti realizzati, 42% dal campo senza Wall; 1,3 di plus/minus, 98 punti realizzati ed una percentuale dal campo del 46% con Wall sul parquet.

In più il numero 2 dei Wizards ha migliorato sensibilmente le sue doti da tiratore, impreziosendo la sua stagione con una prestazione da 47 punti, 7 rimbalzi, 8 assist, 1 stoppata ed 1 rubata contro Memphis; impresa riuscita solo a giocatori del calibro di Bird, Wade, James, Jordan, McGrady e Bryant.

Nonostante i miglioramenti, Wall rimane un tiratore sotto la media rispetto ai grandi playmaker della lega suoi contemporanei, ed ancora una volta, a fronte di una seconda parte di stagione tutto sommato positiva, i suoi Wizards non vanno neanche vicini a centrare la qualificazione ai Playoff.

Le ombre che si stagliano sulla carriera di Wall non hanno però impedito che i Wizards gli offrissero un contratto da vera e propria star Nba, per di più un quinquennale, che rende il playmaker da Kentucky un franchise-player a tutti gli effetti. I Wizards non hanno neanche voluto sfruttare la regola secondo la quale avrebbero potuto pareggiare qualsiasi offerta fosse arrivata per il giocatore (restricted free agency).

La fiducia accordata a Wall risulta a chiare lettere dalle parole di Ted Leonsis, proprietario dei Washington Wizards: “Sin da quando abbiamo scelto John come prima scelta assoluta, siamo stati colpiti dalla sua maturazione, dal duro lavoro e dall’impegno profuso per la nostra franchigia. Lui è la pietra angolare della nostra squadra, e noi abbiamo espresso chiaramente la nostra volontà di costruire attorno a lui ben prima di renderlo ufficiale oggi, rifirmandolo. Siamo estremamente fiduciosi nelle sue capacità di leadership e siamo entusiasti di vedere il continuo miglioramento della squadra.”

Insomma l’innegabile potenziale della stella dei Wizards è stato alla fine l’elemento dirimente.

Adesso però arriva la sfida più difficile per Wall: è inutile negarlo, l’Nba è un grande business, e nell’Nba le prestazioni di un giocatore sono strettamente legate al contratto che si porta dietro. E’ una regola non scritta, ma è applicabile più che mai a questo caso.

Wall dal prossimo anno dovrà rispondere alla fiducia accordatagli dalla dirigenza di Washington con un deciso miglioramento del suo rendimento generale, e di conseguenza con una migliore e rinnovata capacità di resistere a pressioni sempre più forti.

Un esempio recente di questa situazione è quello di Roy Hibbert: il centrone da Georgetown la scorsa estate è stato rifirmato dai Pacers, che hanno pareggiato una lauta offerta di contratto da parte dei Blazers; il centro di Indiana, prima di rifarsi ampiamente ai Playoff, è stato oggetto di numerose critiche, sostanzialmente perché le prestazioni (forse condizionate ulteriormente da un problema al polso la cui entità è rimasta per lungo tempo sconosciuta) non erano state all’altezza del suo nuovo contratto.

Il contesto ostile al quale dovrà far fronte Wall sarà sostanzialmente questo. Le potenzialità per far bene sia individualmente che a livello di squadra ci sono: Wall rimane un talento strepitoso, e se riuscirà ad allargare il campo diventando un tiratore almeno affidabile aggiungerà una dimensione fondamentale al suo gioco e a quello dei Wizards.

La squadra stessa è giovane e con potenzialità, Bradley Beal ed il rookie Otto Porter sembrano due giocatori di livello, pronti a coadiuvare il loro leader nella ricerca di una qualificazione ai Playoff che manca nella capitale statunitense da ormai 5 anni.

Ma la differenza la farà soprattutto l’approccio mentale alla nuova stagione e come Wall riuscirà a resistere mentalmente a pressioni diverse rispetto al passato. Le potenzialità ci sono, la fiducia dell’ambiente anche. Adesso tutto dipende dalla capacità di John Wall di fare un ulteriore passo verso la sua consacrazione definitiva.

 

7 thoughts on “John Wall, il “max contract” e la stagione della verità

  1. ciao, bell’articolo, ben scritto e con un’analisi che condivido sostanzialmente. Aggiungo, gratuitamente, di preferirlo immensamente ad un altro giovane play, con hype simile o superiore, come irving, perché il ragazzo fa girare la squadra cercando l’assist e i compagni prima che la giocata personale (certamente limitato dal tiro, che sembra però essere in fase di miglioramento – vedasi le prime 3 stagioni di rose a proposito).
    aggiungerei solo che molte delle fatiche degli scorsi anni sono imputabili alle scelte criminose della dirigenza wizards quanto a roster: ricordiamo che wall è partito nel 2010 in quintetto con mcgee, blatche, nick young e rashard lewis (in realtà, quest’ultimo scambiato per disperazione con quel buontempone di arenas)… ragazzi tristemente famosi (ma non in senso buono) per la loro etica lavorativa la loro intelligenza (cestistica e non). Il ragazzo è partito in un ambiente tutt’altro che propositivo per la crescita, ma non è imploso e questo è a mio avviso promettente; solo l’anno scorso la società è riuscita a circondarlo con veterani (okafor, ariza), professionisti (nene, webster) e giovani di talento (beal). Gli infortuni, suoi come di tutta la squadra, hanno fatto il resto. Certo guardando queste proiezioni statistiche con il quintetto al completo: http://assets.sbnation.com/assets/2988481/Screen_Shot_2013-07-31_at_10.59.48_AM.png l’annata prossima potrebbe essere intereressante: come giustamente sottolinei adesso dipende tutto da lui.
    Ciao a presto

    • grazie! d’accordo con quello che hai detto. in questi tre anni Wall di sicuro non è stato al di sopra delle aspettative, ma neanche al di sotto in realtà, considerando, come dici bene tu, gli uomini che gli hanno messo attorno i primi tempi. un esempio su tutti, se kawhi leonard avesse giocato con i blatche ed i crawford di turno non so se sarebbe il giocatore che è ora

  2. Bell’articolo ma Wall non è ancora a quel livello, le potenzialità ci sono ma una ventina di partite a stagione compromessa non dovrebbero fare testo, il tiro è ancora pessimo, il paragone con Irving offende kyrie

  3. Ciao concordo che non meriti il contratto che ha firmato sulla base di quello che ha fatto e che di scommessa si tratta (pur se, per il “non fa testo”, a marzo erano tornati ad un paio di partite dai bucks per il seed 8, iniziando con un poco pregevole 4-29).
    Senza intenti polemici, preciso di non aver fatto alcun paragone con irving, per il semplice fatto che i due giocatori non sono minimamente confrontabili: quel che madre natura ha dato all’uno, l’ha tolto all’altro (e viceversa). Personalmente (e ripeto personalmente, e senza nulla togliere al bagaglio tecnico ed alla clutchiness di Irving) preferisco quello che ha dato a Wall in termini di rapidità, atletismo e mentalità da assist.
    Pur nella stessa posizione, giocano anche a mio avviso in due ruoli differenti. Con le dovutissime proporzioni, irving l’ho sempre inquadrato come point guard (alla curry), wall come playmaker (alla rondo).
    Sempre in termini di low profile, è bene comunque ricordarci che nessuno dei due ha ancora vinto 30 partite in una stagione :)

  4. Udenzio

    rispetto la tua preferenza, non mi permetterei mai di giudicare i gusti personali, il paragone Curry/ Irving regge anche se Steph da 3 sta svariate(e incolmabili) piste avanti al contrario Irving è più slasher, in ogni modo tra i giovanissimi nessuno meglio di loro per l’eventuale ultimo tiro, su Wall Rondo invece non vedo tante somiglianze se non la comune incapacità di mettere un tiro, Rondo è un pass first di conclamata efficacia al buon Wall invece piace segnare, eccome se piace ed è principalmente per questo motivo che preferisco Irving, solo nell’ultima stagione la differenza tra i 2 sono stati soli 3 tiri di media a fronte di 4 punti in più e solo 1 assist e mezzo in meno per irving, Poi c’è la questione trend, Wall è sceso di media assist a partita in ogni anno tra i pro, irving ha aumentato i punti ma anche gli assist, concludo la mia (sterile) apologia dicendo che i Cavs al suo arrivo erano molto più scarsi dei Wizz che con un fallimento dopo l’altro hanno pur sempre avuto a roster gente di un certo livello, niente di che ma sempre meglio del deserto lasciato da LBJ nel 2010

Leave a Reply to udenzio Cancel reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.