Riuscirà John Wall a trascinare i suoi Wizards ai playoffs?

Riuscirà John Wall a trascinare i suoi Wizards ai playoffs?

Washington Wizards

Ultimo record positivo: 2007-2008 (43-39)

Ultima apparizione ai play off: 2007-2008 (Eliminati nel primo turno dai Cleveland Cavaliers)

Best case scenario: John Wall diventa una stella, Beal tiene il passo dello scorso anno, Porter solido sin da subito, Lazzaro Nene si risveglia e questi sbarcano diretti diretti ai play off.

Worst case scenario: si blocca il dvd di NBA 2K14 senza che avessi salvato.

La credenza per cui l’uomo usi solo il 10% del proprio cervello è senza dubbio sfatata dagli Wizards: devono per forza avere utilizzato l’intera potenza di più encefali per fare così schifo.

Negli ultimi 5 anni nella capitale statunitense hanno avuto la possibilità di scegliere un prospetto da top 5 in quattro occasioni (5 se si considera che nel 2009 gli Wizards scambiarono la quinta chiamata, poi divenuta Ricky Rubio, con i Minnesota T-Wolves), un indizio su come la squadra non abbia mai abbandonato le ultime posizioni della Lega. Una colpa se si pensa che con il talento scelto si poteva essere più avanti, anche se gli ultimi draft non sono stati i più talentuosi della storia.

Oggi, dopo aver colmato tre spot su cinque con alte chiamate al draft, ci si attende che i maghi della capitale facciano veramente qualcosa di magico, e no… non stiamo pensando a scomparire.

John Wall, rinnovato in estate al massimo salariale, Bradley Beal, reduce da una buona prima stagione, e Otto Porter, selezionato quest’anno con la terza chiamata assoluta, sono il futuro della squadra nei ruoli di play, guardia e ala piccola, ma dovranno dimostrare di riuscire ad essere concreti sin dal presente più immediato.

Quattro stagioni con meno di 30 vittorie, quattro stagioni in cui se ne sono tra gli altri Gilbert Arenas, Antwan Jamison, Nick Young, Caron Butler, Andray Blantche, Brendan Haywood, Mike Miller, DeShawn Stevenson e Javale McGee. Quattro stagioni in cui la franchigia è divenuta celebre più per il tentato mezzogiorno di fuoco tra Agent 0 e Crittenton, o per le apparizioni in “Shaqtin’ a Fool” di McGee, che per meriti sportivi. Quattro stagioni in definitiva in cui l’unica cosa positiva, forse, è stato il cambio di maglietta, tornata simile a quella che fu dei Bullets.

Quattro stagioni di tenore tragicomico. Troppe anche per chi sta tankando in attesa di un talento che cambi le sorti della squadra.

In questo arco temporale nel frattempo sono arrivati l’abominevole contratto di Rashard Lewis, poi usato per prendere Okafor e Ariza, e Nene (ottenuto mandando Javale McGee a Denver). Un’ala piccola e due lunghi in grado di dare mobilità, difesa, attitudine a rimbalzo e anche qualche punto, che non gusta mai. Materiale, che nella mente della dirigenza di Washington, avrebbe dovuto aiutare John Wall (prima scelta nel 2010) a condurre la squadra di nuovo ai play off.

Proprio il talento di Wall sarà l’ago della bilancia anche in questa stagione, fin’ora infatti il giovane playmaker non è riuscito a dimostrare di potersi evolvere in quella stella Nba che tutti pensavano sarebbe divenuto una volta uscito da Kentuky con le stimmate del fenomeno.

Wall non è migliorato, le sue lacune sono sempre quelle: jump shot alterno, percentuali da tre da battesimo e la sensazione che il ragazzo non sia completamente concentrato… cosa anche comprensibile per uno che gioca in una delle peggiori franchigie Nba.

Ora Wall, che comunque ha numeri ragguardevoli (18 punti e 8 assist a sera nella passata stagione) non può più fallire perché ragguardevole è divenuto pure il suo stipendio: 80 milioni per 5 anni.

Insieme a lui ci saranno, come detto, un Nene che dopo l’infortunio sembra aver perso molta brillantezza, ma anche un solido veterano come Okafor e un lungo atipico come Al Harrington. A completare il roster poi Bradley Beal e il rookie Glen Rice Jr. nello spot di guardie e tre ali piccole diverse ma interessanti: il rookie Otto Porter, considerato un possibile erede di Tayshaun Prince, lo scriteriato e talentuoso Martell Webster, reduce dalla stagione della vita, e il solido Trevor Ariza.

Ad orchestrare il tutto Randy Wittman, coach che in carriera ha potuto allenare gente del calibro di Kevin Garnett. Ecco con la cattiveria del Bigliettone i Wizards potrebbero stupire tanti, a partire da questo anno. Senza concentrazione invece il talento e la gioventù potrebbero divenire lacrime sul “Muro” del pianto.

6 thoughts on “Le 7 Sorelle della “S…Fortuna”: Washington e il Muro del Pianto

  1. “si risveglia e questi sbarcano diretti diretti ai play off.”
    “l’intera potenza di più encefali per fare così schifo”

    Sostituire “questi” e “schifo”

  2. Dico che sono termini che stridono durante la lettura per il contesto nel quale sono calati, per il resto l’articolo mi è piaciuto.
    Era un umile puntiglio/consiglio per il futuro.

    Saluti

  3. Non volevo rispondere in maniera scontrosa, veramente non avevo capito il tuo appunto.

    Ti ringrazio per il consiglio.

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