lbjdur33Dopo un mese e mezzo abbondante di stagione regolare, e con circa 25 partite ad ingrossare gli archivi NBA, è tempo di buttarsi a capofitto in uno dei temi indiscutibilmente più chiacchierati, la corsa al titolo di Most Valuable Player.

Non c’è niente da fare: si può far finta di non essere interessati, si può parlare di altro, ma alla fine non c’è nulla che tenga.. che tu sia italiano, americano o keniota, se parli di NBA parli, prima o poi, irrimediabilmente di MVP.

Chi lo merita? Chi lo vincerà? Ebbene, abbiamo un buon background sul quale basarci per fare il primo punto della situazione in questa interessante stagione 2013/14 che qualche sorpresa, nel bene e nel male, ce la sta regalando.

Partiamo da un punto fermo: l’ultimo quinquennio, a parte l’eccezione Derrick Rose nel 2011, è stato esclusivo appannaggio di LeBron James che di diritto, piacente o nolente, è entrato nei libri di storia. Due anelli, quattro titoli di MVP, cifre e statistiche pazzesche, fanno del #6 in maglia Heat il ricercato numero uno, l’uomo da battere.

Quest’anno può essere la stagione buona per vederlo spodestato? Qualche nome interessante c’è, considerando un mix di record di squadra, statistiche personali e PER. Vediamo i cinque più seri candidati, LeBron compreso, of course.

1. LEBRON JAMES (25,3 p. – 6,8 r. – 6,5 a.) – Miami Heat (18W – 6L)

Il #6 da Akron è entrato nella sua undicesima stagione NBA. A quasi 29 anni ha raggiunto senza dubbio la piena maturità agonistica, viaggiando sì a medie punti rimbalzi e assists da “minimo sindacale” (ma quanti ci metterebbero la firma?) ma giocando un basket di assoluto valore. Basti solo considerare che sta tirando con il 59,8% da due, ben oltre il 10% in più della sua media carriera, e che dall’arco lui, uomo da 33% scarso, ha sinora inanellato 29 triple su 70 tentativi (41,4%).

Dopo anni di riluttanza, si è deciso a giocare in post basso (ci va una volta ogni cinque possessi) e, come finora accaduto con tutti gli aspetti del suo gioco, ne è diventato padrone e primo dell’intera Lega per efficienza.

Lo scorso anno ha chiuso con il Player Efficiency Ratio più alto della storia del gioco (superando Wilt Chamberlain e Michael Jordan), in questa stagione si sta limitando ad un 29,8, che lo piazza con distacco alla prima posizione di questa speciale voce statistica.

Nonostante tutto questo, però, per la prima volta da almeno due anni a questa parte, lo scettro non appare più saldamente tra le sue mani, più per demeriti degli Heat che per colpe sue. Miami in questo inizio di stagione sta andando a sprazzi, mostrandosi ingiustificatamente altalenante e, pur rimanendo seconda a Est, ha soltanto il quinto miglior record della Lega. Di certo fa meno impressione di squadre come Portland e Indiana che, guarda caso, espongono in vetrina due dei principali contender in questa corsa.

2. KEVIN DURANT (28,5 p. – 8,3 r. – 4,9 a.) – Oklahoma City Thunder (19W – 4L)

L’eterno secondo? E’ così sintetizzabile il giudizio su KD? Ai posteri l’ardua sentenza, per ora limitiamoci a guardare dal basso il tre volte miglior marcatore della Lega, in piena corsa verso il quarto riconoscimento. Nell’ottimo inizio dei Thunder ci sta mettendo il suo, pur viaggiando a percentuali leggermente inferiori a quello dello scorso anno, 48,7% da due e 40,2% dall’arco, che rimangono però sempre di tutto rispetto.

Il titolo di MVP, in contumacia LBJ, l’avrebbe forse meritato di più nelle scorse stagioni, specie a “fenomeno OKC” appena esploso. Non ci piove, però, che il #35 sia attualmente l’attaccante puro di maggior livello di questa generazione, capace di qualunque cosa nella metà campo offensiva. Il suo Player Efficiency Ratio lo colloca sul gradino più basso del podio con 28,3.

3. LAMARCUS ALDRIDGE (23,5 p. – 10,9 r. – 2,7 a.) – Portland Trail Blazers (21W – 4L)

I Blazers sono probabilmente la più bella sorpresa di questo inizio di stagione. Sulla carta un team di tutto rispetto ma alzi la mano chi credeva in questo inizio, considerato soprattutto i tristi e poco fortunati trascorsi della squadra dell’Oregon. La punta di diamante di questo nucleo di giocatori è il buon LaMarcus, che sin qui ha già portato a casa tre premi di Miglior Giocatore della Settimana, mettendo assieme prove di grande maturità e sostanza. Ad oggi è l’ottavo marcatore e il sesto rimbalzista della Lega e, record di squadra permettendo, è seriamente candidato al titolo di MVP stagionale. Decimo nella classifica di efficienza con 23,8.

4. PAUL GEORGE (23,8 p. – 5,8 r. – 3,5 a.) – Indiana Pacers (20W – 4L)

Se ad ovest a stupire è stata Portland, lo stesso può dirsi per quel che riguarda l’Est della squadra di Larry Bird. Ovvio, con meno enfasi, data l’ottima passata stagione, ma comunque con la soddisfazione di vedere un gran bel gioco e, soprattutto, giocatori in piena crescita come Hibbert, Stephenson e…. Paul George. Dell’infortunato (e a breve rientrante) Danny Granger in pochi sembrano ricordarsi, grazie all’esplosione del talento con il #24, sin qui tre volte Miglior Giocatore della Settimana ad Est. E’ lui il principale finalizzatore e trascinatore dei Pacers, tredicesimo per Player Efficiency Rating con 23,8. Vale il medesimo discorso fatto con Aldridge: non potendo vantare il medesimo pedegree di James e Durat, se George vuole assurgersi a nuovo detentore del titolo di MVP dovrà essere bravo a guidare (ed essere fortunato ad essere supportato) la sua squadra durante tutta la stagione.

5. CHRIS PAUL (19,8 p. – 4,7 r. – 11,3 a.) – Los Angeles Clippers (17W – 9L)

I Clippers quest’anno stanno viaggiando a corrente alternata e, alla chiusura del presente articolo, occupano la quinta piazza ad Ovest con una più che discreta percentuale di .0654. Alla sua terza stagione in California, Paul ha raggiunto l’apice della sua carriera: sinora ha chiuso 19 volte su 28 in doppia doppia per punti e assists, toccando vette come i 42+15 del 30 ottobre contro gli Warriors o i 38+12 del 14 dicembre contro Washington. E’ il perno attorno al quale gira l’intera sistema di Lob City, nel bene e nel male. Se i Clippers sapranno scrollarsi di dosso quelle incertezze che hanno caratterizzato la loro corsa sin qui, difficilmente non potrà considerarsi Paul nella corsa all’MVP, anche considerando un fattore efficienza di 28,5, il secondo migliore della Lega dietro a LBJ.

OUTSIDER – KEVIN LOVE (25 p. – 13,6 r. – 4 a.) – Minnesota Timberwolves (12W – 13L)

Lo so, qualcuno di voi storcerà il naso. Ma parlare di MVP, per forza di cose, scontenta qualcuno e trova in disaccordo molti. I cinque nomi di cui sopra, oggi i maggior papabili nella corsa al titolo di Most Valuable Player, non sono affatto gli unici che da qui a fine aprile potranno parteciparvi e, perchè no, diventarne protagonisti.

Oltre a James, Durant, Aldridge, George e Paul, infatti, altri nomi spiccano dopo le prime 25 partite stagionali. Su tutti Stephen Curry, che sta battagliando con i suoi Warriors nella iper competitiva Western Conference, e Tony Parker, a cui vanno riferite tante delle fortune passate ed attuali degli Spurs (ed in parte anche del nostro Belinelli, oggi miglior tiratore da tre della Lega).

Ma è un altro nome che oggi scelgo, a titolo personalissimo (non nascondo, infatti, una smodata ammirazione verso il giocatore), quale outsider nella corsa al titolo di MVP, Kevin Love. Il record di Minnesota non rende giustizia né a lui né alla squadra, complice una Conference davvero, come detto, iper competitiva.

Oggi i Wolves sono una partita sotto il par, ma Love sta giocando una pallacanestro che ha dell’impossibile: fisico da ala forte, mani sotto le plance da primo della classe (ancora una volta domina sotto i tabelloni) e nella metà campo offensiva da guardia tiratrice: 44,3% da due, 37,8% da tre con oltre 6,5 tentativi a gara dall’arco.

Prove irreali come i 42 punti e 14 rimbalzi con 8-9 dall’arco (13 dicembre) sono la punta dell’iceberg di un giocatore che sta mostrando grandissime doti balistiche e di fiuto e che meriterebbe forse maggiori fortune di squadra.

Stay tuned, ci si riaggiorna a metà stagione.

 

5 thoughts on “Road to MVP: Episodio 1

  1. Riguardo al PER c’è da dire che è un dato parziale..

    1979-80 — debut of 3-point shot in NBA
    1977-78 — player turnovers first recorded in NBA
    1973-74 — player offensive rebounds, steals, and blocked shots first recorded in NBA

    Questo significa che Wilt Chamberlain padroneggerebbe senza indugi questa classifica con un ben congruo distacco.. e comunque i dati che io ho trovato parlano di questa classifica:

    PLAYER PER SEASON TEAM
    1. Wilt Chamberlain 31.82 1962-63 San Francisco Warriors
    2. Wilt Chamberlain 31.74 1961-62 Philadelphia Warriors
    3. Michael Jordan 31.71 1987-88 Chicago Bulls
    4. LeBron James 31.67 2008-09 Cleveland Cavaliers
    5. Michael Jordan 31.63 1990-91 Chicago Bulls
    5. Wilt Chamberlain 31.63 1963-64 San Francisco Warriors
    7. Michael Jordan 31.18 1989-90 Chicago Bulls
    8. Michael Jordan 31.14 1988-89 Chicago Bulls
    9. LeBron James 31.11 2009-10 Cleveland Cavaliers
    10. LeBron James 30.74 2011-12 Miami Heat
    11. David Robinson 30.66 1993-94 San Antonio Spurs
    12. Shaquille O’Neal 30.65 1999-00 Los Angeles Lakers
    13. Shaquille O’Neal 30.55 1998-99 Los Angeles Lakers
    14. Dwyane Wade 30.36 2008-09 Miami Heat
    15. Tracy McGrady 30.27 2002-03 Orlando Magic
    16. Shaquille O’Neal 30.23 2000-01 Los Angeles Lakers
    17. Chris Paul 29.96 2008-09 New Orleans Hornets
    18. Kareem Abdul-Jabbar 29.94 1971-72 Milwaukee Bucks
    19. Michael Jordan 29.78 1986-87 Chicago Bulls
    20. Michael Jordan 29.70 1992-93 Chicago Bulls

    Con la stagione 2012-13 di LBJ che chiude con 31.6 che lo piazza al 7° posta AT

  2. Appunto ;)

    hai scritto: “Lo scorso anno ha chiuso con il Player Efficiency Ratio più alto della storia del gioco (superando Wilt Chamberlain e Michael Jordan), in questa stagione si sta limitando ad un 29,8, che lo piazza con distacco alla prima posizione di questa speciale voce statistica.”

  3. Spero vivamente che questo sia l’anno di Durant, non solo perchè il regime del reietto LeBron è ora che crolli, ma perchè ho sempre ammirato KD. Non solo stiamo parlando di un realizzatore straordinario, ma anche di un rimbalzista di primo livello. In più gioca in una squadra come i Thunder, che sono seriamente candidati al miglior record della lega. L’unica pecca potrebbe essere il fatto che ha bisogno di un sostentamento da parte dei compagni, specialmente da Westbrook, per riuscire a vincere le partite, come hanno dimostrato gli ultimi playoff o l’inizio di stagione non proprio folgorante di OKC, proprio dovuto all’assenza del play. Questione diversa per LBJ che potrebbe anche giocare nel Tune Team e vincerebbe lo stesso.

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