LaRue Martin, una prima scelta assoluta decisamente deludente...

LaRue Martin, una prima scelta assoluta decisamente deludente…

A grande richiesta, torna la classifica dei dieci giocatori che ci si aspettava facessero la storia, ma che in realtà hanno lasciato solo una flebile traccia, se non alcuna nella lega di basket più importante del mondo. Bando alle ciance e procediamo immediatamente con il countdown.

10) David Greenwood

I Lakers, detentori della prima scelta al Draft del 1979, ci fecero un pensierino sull’ex UCLA e nativo di Los Angeles, ma, per fortuna loro, decisero di virare su tale Earvin “Magic” Johnson da Michigan State. A credere in lui furono i Bulls, alla due, quando a disposizione c’erano giocatori sicuramente dal futuro più brillante come: Vinnie Johnson, Sidney Moncrief e Bill Cartwright. David fu un solido giocatore per ben 12 anni, in cui cambiò quattro squadre, potendo giocare con nientepopodimeno che Michael Jordan, nel suo anno da rookie, e vincendo un titolo, nel 1990, da buon gregario nei Detroit Pistons targati Bad Boys.

9) Yi Jianlian

Alcune squadre NBA sono state capaci, nel corso degli anni, di trovare talenti, oltre i due oceani, che hanno contribuito a fare la storia di questo sport. Purtroppo non è il caso di Yi Jianlian. Purtroppo per i Bucks che lo selezionarono con la sesta chiamata assoluta al Draft del 2007, credendo in questa giovane ala cinese (aveva solo 19 anni), commettendo uno dei più grossi errori di valutazione degli ultimi dieci anni. Yi, non solo non è mai stato un fattore, ma è durato appena cinque anni, avendo la sua migliore stagione, ai Nets, nel 2009-10, in cui andò in doppia cifra per punti segnati, sì, ma in appena 52 partite giocate…

8) Al Wood

Dopo aver completato i suoi quattro anni a North Carolina, Al Wood lasciò il posto di guardia titolare dei Tar Heels – eccolo che ritorna – a Michael Jeffrey Jordan. Dichiaratosi per il Draft del 1981, venne scelto dagli Atlanta Hawks con la quarta chiamata assoluta. Presentato come un giocatore esperto e dall’ottimo tiro, Al fece presto ricredere tutti e dopo appena una stagione, venne spedito a San Diego che poi lo riciclò a Seattle. Rimase tre anni nell’Emerald City dove disputò la sua miglior stagione, nel 1985-86. I Sonics ne furono talmente contenti che se ne liberarono l’estate stessa, mandandolo a Dallas in cambio di Dale Ellis. La sua carriera NBA finì nel 1987, senza mai aver vinto un titolo e senza aver mai disputato un All-Star Game. Ah, tra le altre cose, fece anche tappa a Mestre, dove se ne sbarazzarono dopo appena un anno.

7) Billy Owens

C’è da dire che la sua carriera NBA non era partita nemmeno così male dopo essere stato scelto dai Sacramento Kings – poi spedito immediatamente ai Warriors – con la chiamata numero 3 nel Draft del 1991. All’High School era considerato uno dei migliori prospetti della nazione, tanto da vincere il premio di co-MVP dell’McDonalds’ Game. Poi tre ottimi anni a Syracuse, in cui venne insignito con il Big East Conference Player of the Year, proprio nell’anno in cui decise di approdare nella lega di basket più importante al mondo. Guardia/ala dall’ottimo fisico, è sempre stato un discreto rimbalzista nel corso della sua carriera, durata quasi dieci anni, in cui ha cambiato per sei volte casacca, senza mai avere molta fortuna.

6) Benoit Benjamin

Scelto dai Los Angeles Clippers con la terza chiamata al Draft del 1985, il nativo della Louisiana ha avuto una carriera piena di alti e bassi, ma soprattutto viaggi da una parte all’altra della nazione e del globo. Le sue migliori stagioni le ebbe sicuramente ai Clippers, in cui rimase per sei anni e in cui segnò anche 16.4 punti di media (1988-89). Purtroppo non riuscì più a ripetere tali cifre nel corso della sua lunga carriera e sotto canestro non è mai stato un fattore come avrebbe dovuto essere, salvo che per le stoppate e la percentuale dal campo che gli fanno sicuramente onore, ma che non spiegano quella terza scelta.

5) John Koncak

Un altro figlio del Draft 1985. Oro olimpico a Los Angeles 1984, John è stato, nel corso della sua decennale carriera, un buon centro, ma nulla più. Famoso soprattutto per il soprannome, John Contract, che gli venne affibbiato dopo aver firmato un super contratto con gli Atlanta Hawks, nel 1989. Ben 13 milioni di Dollari a stagione, una follia per uno che, tra l’altro, non era nemmeno uno starter. Questa stupida mossa compromise parecchio del mercato futuro di Atlanta che non riuscì mai a dare alla stella, Dominique Wilkins, la squadra che avrebbe meritato per puntare in alto. Nel ’95, dopo dieci anni in Georgia, John passò agli Orlando Magic, dove rimase una sola stagione, per poi ritirarsi.

4) Pervis Ellison

Campione NCAA con Louisville nel 1986, venendo nominato MOP della Final Four, uno dei più giovani di sempre. C’erano grandi prospettive per lui, anche se era un centro abbastanza sottodimensionato, ma dalla grande etica per il lavoro. Furono i Kings a puntare su di lui al Draft del 1989, quando lo selezionarono con la prima chiamata assoluta. Purtroppo si acciaccò e a Sacramento non ebbero la pazienza necessaria, così lo diedero via l’estate seguente. Finì a Washington dove giocò per quattro ottime stagioni, vincendo anche il premio di Most Improved Player, nel 1992, dopo aver incrementato le sue cifre a 20 punti e 11.2 rimbalzi di media. Ma quella fu l’unica stagione degna di nota. Da lì in poi fu un declino completo anche per via dei suoi numerosi infortuni che ne limitarono la presenza in campo. La sua carriera finì nel 2000, con appena 474 partite giocate.

3) Joe Smith

Quando venne scelto dai Golden State Warriors con la prima chiamata assoluta al Draft del 1995, c’erano grandi attese su questo ragazzone della Virgina, proveniente da Maryland dove venne nominato College Player of the Year. Proprio questo spinse la squadra californiana a selezionarlo per farlo diventare il franchise player che desideravano, ma durò appena tre anni. Nel 1998 passò ai Sixers, per poi tornare in campo dopo la chiusa del 1999, con la maglia dei Timberwolves di quel Kevin Garnett che venne preso quattro pick dopo di lui. Tornò a Minneapolis nel 2001, dopo una breve sosta a Detroit, per rimanervi fino al 2003, anno in cui passò a Milwaukee. Dal 2006 in poi ha cambiato la bellezza di nove squadre, diventando il journeyman per eccellenza e chiudendo la sua carriera nel 2011, senza aver mai vinto un titolo, un premio individuale o essere apparso nella gara delle stelle.

2) Raef LaFrentz

Antawn Jamison, Vince Carter, Dirk Nowitzki, Paul Pierce e Rashard Lewis, sono soltanto alcuni dei nomi che i Denver Nuggets, detentori della terza scelta, lasciarono perdere per prendere… Raef LaFrentz da Kansas. Tra l’altro, Pierce è stato proprio un suo compagno di college e se lo ritrovò a Boston dal 2003 al 2006. Ala grande/centro anomala, Raef è stato un buon tiratore da tre nel corso della sua militanza NBA (36.3% in carriera), ma nulla più, dimostrandosi il classico giocatore stile europeo, adatto più al gioco universitario che a quello professionista.

1) LaRue Martin

Qui andiamo indietro di un po’ di anni. Prima scelta assoluta al Draft del 1972 e considerato forse il primo vero bust della storia. A commettere tale errore furono i Portland Trail Blazers che erano a caccia di un centro per costruire una squadra da titolo, peccato solo che si sbagliavano di brutto. Il tiro lo correggeranno due anni dopo, scegliendo Bill Walton che li condurrà alla gloria nel 1977, l’anno dopo il ritiro di Martin…

3 thoughts on “I 10 più grandi bidoni di sempre in NBA (Parte 2)

Leave a Reply to Simo82 Cancel reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.