Il basket è uno sport essenzialmente geometrico, in cui lo spacing, la spaziatura intesa come ottimizzazione della distribuzione in campo dei giocatori, è un elemento chiave per abilitare linee di passaggio, angoli di visuale, distanze ingestibili per la difesa e spingere gli avversari a compromessi di copertura.

Vediamo alcuni esempi.

“Aprire il sipario” sulla paint

 

Utilizzo dello spazio: da notare come la divergenza fra l’attacco in palleggio (verso il fondo) ed il blocco sul lato debole (in punta) abbia aperto la corsia al ferro per Lee, facilitato dal recupero scomposto del suo difensore:

DavisMiddle

Davis, rimasto a pattugliare quella traiettoria, si è trovato poi di fronte all’amletica scelta fra il chiudere sulla penetrazione o evitare di abbandonare Gasol appostato al gomito (bersaglio comodo per uno scarico). Ha deciso di fidarsi dell’aiuto dalla linea di fondo, che è arrivato con un buon tempismo, senza scoprire prematuramente Randolph ad un appoggio di distanza dal ferro; è stato comunque più bravo Lee a prendere il giusto tempo per il runner ed alzare la parabola.

Risalire la corrente (difensiva)

12 secondi al termine, squadra in difesa sul +3 ed attacco che “scollina” la metà campo:

 

I Suns temevano probabilmente i due punti veloci in penetrazione di Lawson, per cui hanno abbassato istintivamente la loro linea difensiva seguendo la direzione della palla, lasciando fatalmente spazio per il nascondimento di Foye dietro il velo del doppio blocco. Foye si complica un po’ il tiro restando troppo dietro l’arco, ma d’altronde era quello lo spot meglio tutelato dai due blocchi.

Appostarsi nel vuoto

Diamo un’occhiata a questa azione decisiva impostata dai Bucks contro i Knicks (18/12/2013):

 

Vediamo ora il possesso finale della partita fra Warriors e i Timberwolves (24/01/2014)

 

La trama base dell’azione dei Warriors è stata questa:

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Molto simile la geometria dello schema dei Bucks:

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L’idea cardine è infatti la medesima: doppio blocco (stagger) con il primo bloccante che scivola via sul lato debole (spazio liberato dal taglio dell’ala che va a farsi vedere sulla linea di fondo del lato forte), tentando il difensore del primo bloccante (Martin e Chandler) ad impegnarsi sulla palla piuttosto che coprire  l’allontanamento del proprio uomo (anche se, nel caso dei Bucks, sarebbe stato meglio sostituire Henson, che da quella mattonella non è proprio automatico, con Ilyasova, decisamente più tiratore).

La variante con “plusvalore” dei Warriors è che, grazie ad un’angolazione differente del doppio blocco (più centrale), il secondo bloccante può “rollare” nel pitturato spingendo la difesa ad arroccarsi.

Non è comunque da trascurare il fatto che il giocatore con la palla in mano sia Curry, l’ultimo Warriors a cui la difesa, sul +1, voglia concedere lo spazio per un tiro.

Inoltre, ottima l’interpretazione proprio di Curry che, prima accelera sul blocco forzando il cambio di marcatura (mismatch vs Love), poi punta il difensore in sfrontato aiuto (Martin) adescandolo su di sé ed al contempo avvicinandosi al bersaglio del suo assist, Barnes, rubando così alla difesa il tempo e lo spazio per recuperare.

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