Kevin Love in 5 anni di carriera non ha mai disputato una gara di playoff, ed a meno di cataclismi non succederà nemmeno questa stagione. I suoi Minnesota Timberwolves sono a 5.5 partite di ritardo per l’ottavo seed ad ovest ed è una sensazione comune che il suo tempo nella città di Minneapolis sia agli sgoccioli. Da diverso tempo girano voci di un suo possibile approdo a Los Angeles, sponda Lakers, sia che avvenga tramite trade in estate o via mercato Free Agency nel 2015.

Ma che impatto potrà avere Love altrove, con un ruolo che sarà differente da quello rivestito ai Timberwolves, dove la squadra è costruita attorno a lui?

Date un occhiate alle due statsline che riporto qui sotto:

  • 26,5 punti, 13,1 rimbalzi, 46% al tiro su 18,6 tentativi a sera, record di squadra 32-31 (al momento in cui scrivo).
  • 24,0 punti, 10,8 rimbalzi, 52% al tiro su 16,5 tentativi a sera, record di squadra 40-42.

La prima riga evidenzia le cifre di Kevin Love in questa stagione, quella successiva, sono le statistiche di Bosh nel 2010. Entrambi 25enni, entrambi ad un passo dalla svolta nelle rispettive carriere.

Nell’estate del 2010 Chris Bosh firmò per gli Heat, reclutato da Wade che poi convinse anche LeBron James a vestire la maglia degli Heat, scelta che ha fruttato 2 titoli e 3 apparizioni in finale.

A Miami Bosh ha cambiato il suo modo di giocare, smettendo i panni di primo violino per mettersi al servizio delle esigenze della squadra, cambiando il suo ruolo, il suo approccio alle partite e rivestendo un ruolo tattico estremamente importante. Un processo durato 3 anni che oggi ha restituito al mondo un Chris Bosh maturo, concreto, rivitalizzato, decisivo, collante prezioso e uomo chiave nelle strategie dei Miami Heat.

L’evoluzione di Kevin Love, nella sua prossima e probabile destinazione, a mio avviso, va in quella direzione.

A dare maggiore adito a questa comparison mi viene incontro il loro ruolo nel Team USA campione in Cina del 2008 e a Londra nel 2012. In quei due team i compiti di Bosh e Love furono pressochè identici svolti con la solita efficacia. Fu il preludio al loro imminente futuro.

Ad entrambi, al culmine della loro crescita tecnica e dell’espressione massima del proprio potenziale, sono state affibbiate l’etichette di “perdenti”, “soft”, “pessimi difensori”. Entrambi hanno fallito nel reggere le pressioni derivanti dall’essere il volto della franchigia.

Bosh in 7 anni a Toronto trascinò i Raptors a due sole apparizioni ai playoff, peraltro scomparendo dal campo in quelle poche gare di primo turno disputate. Era il giocatore franchigia, ma la somma dei suoi pregi era inferiore a quella dei difetti che palesava in campo. Era un All-Star fatto e finito, ma il privilegio di essere il go to guy in una squadra mediocre lo portava a omettere la parte difensiva del gioco, rifiutava di giocare vicino a canestro ed attorno a lui dovevano adattarsi i suoi compagni di squadra.

Il percorso di Love ai Timberwolves per certi versi è simile. A differenza di Bosh ha avuto meno puzza sotto il naso, e rapporti migliori con i compagni e più senso di responsabilità verso i destini della propria franchigia. Non è stato la causa del mancato raggiungimento dei playoff negli ultimi anni, perchè gli infortuni hanno incisi in modo disastroso sui destini dei Wolves, ma alcune responsabilità ricadono anche sulle sue spalle.

Lasciando Toronto, Bosh si è messo in discussione ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. E’ cresciuto difensivamente, aiutato dal sistema difensivo degli Heat e dalle dinamiche di una difesa feroce sui portatori di palla nei giochi a due che favorisce le sue caratteristiche fisiche. A Toronto era un pessimo difensore in aiuto e sulla palla, a Miami è stato un fattore in ambedue le situazioni, specialmente nei playoff, in cui le sue stoppate, le sue chiusure o i suoi aiuti sono stati spesso decisivi ai fini della vittoria degli ultimi due titoli.

Lasciando il Minnesota, Kevin Love dovrà evolversi in un giocatore del genere, soprattutto se la sua nuova meta saranno i Lakers di Kobe Bryant. Dovrà dimenticarsi di essere un giocatore da 25 punti di media e 20 possessi a partita. Non perchè non se li meriti o non li abbia nelle mani. Semplicemente perchè ai Lakers passa tutto dalla mani di Kobe e togliergli spazio significa iniziare una guerra psicologica che nel corso degli anni ha portato a far capitolare le teste di O’Neal e Howard. A Los Angeles, ma anche altrove, dovrà cambiare il suo gioco: non più (solo) quantità, ma qualità. Proprio come prima di lui ha fatto Chris Bosh.

Il Chris Bosh che è passato da 24 punti di media ai 16,6 della scorsa stagione è un giocatore tutto sommato più completo, migliore e soprattutto più decisivo. Il nuovo Chris Bosh potrebbe essere proprio Kevin Love.

3 thoughts on “Kevin Love è il nuovo Chris Bosh

  1. Forse un altro parallelo calzante può essere proprio con il Gasol dei Lakers che a 27 anni, già All-Star, lasciò Memphis per Los Angeles. Pau aveva qualche fugace primo turno alle spalle (finiti sempre 0-4) e, arrivato ai Lakers, ha dovuto solo rinunciare a qualche pallone da giocare (USG% minore che ai Grizzlies), ma senza stravolgere il suo stile.
    Credo che Love, soprattutto se non troverà proprio Gasol a L.A., sarà ovviamente tenuto a condividere la sfera con Kobe (presumo usato comunque col contagocce), ma è piuttosto improbabile, per motivi fisici innanzitutto, che possa diventare un fattore difensivo come Bosh. Anche perchè, da non sottovalutare, il coach degli Heat è Spoelstra, che sin dal primo anno ha puntato subito sulla difesa, addirittura penalizzando la costruzione offensiva; dipende molto anche da chi Love, troverà sulla panchina, dei Lakers o altrove…

  2. bah io non vedo nè Bosh nè Gasol nel Love dei TW
    Love ha, secondo me, più talento di Bosh, ed un atteggiamento migliore sotto il profilo caratteriale-fuori dal campo
    inoltre non c’è un solo player i cui numeri siano offiscati dalla presenza di Love, ai Raps Bosh offuscava tutti…

    neanche Gasol ci vedo: lo spagnolo grandissimo talento, ma meno solidità mentale
    Love non si nasconde nei finali, e parla lui per primo negli spogliatoi…

    insomma, voi vedete in Love un 3° o al massimo 2° violino (anche se bisognerebbe capire se Gasol ai Lakers era un 2° o un 3°, dato che abbiamo visto a posteriori che i numeri migliori dopo Kobe li aveva Pau, ma l’impatto lo dava Odom….)
    io in Gasol vedo più un primo violino, al massimo un secondo, ma secondo me è piu un primo

    è ovvio che non è e non sarà mai un primo del livello di KD o LBJ, ma può esserlo quanto Dirk….

  3. secondo me Love non ha la presenza, in termini di leadership e sicurezza di fare la prima opzione offensiva di una squadra che punta in alto.

    La sua carriera, a mio avviso, può esplodere se diventasse quel complemento tra la star o le star e il resto della squadra. Un collante di iper qualità che non deve necessariamente fare 30+15 tirando il 60% dal campo per far vincere le partite. Ma giocare un ruolo strategico chiave per innalzare le chances di successo della sua squadra.

    Gasol ai tempi fu magnifico in questo. Era la presenza in post che scongiurava aiuti verso Kobe. Ne traevano benefici entrambi. Idem Bosh: se Wade e James vanno al ferro in questo modo è anche per merito di Bosh che stana ogni lungo della lega dall’area accontendosi delle “briciole” rispetto ai Raps, ma segnando quality shot uno dietro l’altro.

    Visto che Love ha un gioco frontale di alto livello, e un gioco in post molto interessante, lo vedo disegnato dal sarto per sviluppare ancora meglio il ruolo tattico che ha avuto Bosh negli ultimi 3 anni.

    Ovviamente per fare questo deve dare una svolta non al suo gioco offensivo, ma in difesa.

    Va protetto con un sistema che ne sfrutti le caratteristiche, e in cui si cali abbracciando il concetto che se non inizia a spremersi di più in difesa rimane un giocatore incompiuto e condizionante ad alto livello.

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