In quel di Atlantic Avenue ci si prepara per qualcosa di inusuale: dopo 3 anni di proclami, di mercati faraonici, aspirazioni massime e slogan contro i rivali cittadini arriva una svolta chiamata normalizzazione.

Incredibile ma vero: i Brooklyn Nets 2014-2015 iniziano la stagione nel silenzio, bistrattati dai media americani e con poche (se non pochissime) aspettative. Intanto in panchina siederà il terzo allenatore in altrettanti anni. Il coach è una vecchia volpe NBA, una personalità carismatica alla ricerca del riscatto, il suo nome è Lionel Hollins. Sarà questa la vera svolta decisiva?

Benvenuti a Brooklyn, questa è la preview dei pazzi Nets giunti al loro terzo anno di realtà newyorkese.

Conference: Eastern
Division: Atlantic

Arrivi: Jarrett Jack (Cleveland Cavaliers), Sergey Karasev (Cleveland Cavaliers), Bojan Bogdanovic (Fenerbahçe Ülker), Markel Brown (via draft pick 44 da Oklahoma State), Cory Jefferson (via draft pick 60 da Baylor)

Partenze: Shaun Livingston (Golden State Warriors), Paul Pierce (Washington Wizards), Andray Blatche (Free Agent), Jason Collins (Free Agent), Marcus Thornton (Boston Celtics).

Probabile quintetto: PG: Deron Williams SG: Joe Johnson SF: Andrei Kirilenko PF: Kevin Garnett C: Brook Lopez

Guardie: Deron Williams, Jarrett Jack, Joe Johnson, Marquis Teague, Markel Brown, Jorge Gutierrez
Ali: Andrei Kirilenko, Kevin Garnett, Mirza Teletovic, Alan Anderson, Sergey Karasev, Bojan Bogdanovic
Centri: Brook Lopez, Mason Plumlee, Cory Jefferson

Head Coach: Lionel Hollins

La domanda che viene spontanea a coloro che seguono le vicende di casa Brooklyn Nets è la solita da almeno un paio di stagioni a questa parte: in che condizioni di salute sono Deron Williams e Brook Lopez? Passano ancora una volta da qui le speranze della squadra del magnate russo Prokhorov.

La passata stagione è stata la più bizarra nella storia recente della franchigia: la trade con i Boston Celtics che ha portato i due hall of famers Paul Pierce e Kevin Garnett alla corte di Prokhorov aveva acceso gli animi e aveva reso, almeno sulla carta, i Nets come una possibile contender in una scarna Eastern Conference.

Nonostante le buonissime intenzioni l’inizio è stato del tutto disastroso, colpa di una chimica di squadra tutta da costruire, un allenatore con nessuna esperienza NBA come Jason Kidd e grossi problemi di infortuni che hanno coinvolto tutti i componenti del roster.

Alla fine di Dicembre eravamo di fronte ad una vera e propria caporetto: i Nets presentavano un record di 10-21, senza scelte, lontanissimi dalla zona-playoff e un roster che è entrato nella storia come quello più pagato nella storia del gioco.

La risalita è avvenuta paradossalmente dopo il gravissimo infortunio al piede di Brook Lopez: i veterani ex Celtics hanno preso in mano lo spogliatoio, Joe Johnson è diventato il fulcro principale dell’attacco e lentamente è partita la rimonta che ha portato i Nets a salvare il salvabile con una qualificazione ai playoff, un turno superato con una gara 7 in trasferta contro i giovani Raptors e l’eliminazione contro la squadra dell’alieno LeBron James.

In estate la vera rivoluzione è stata fatta in panchina: a Jason Kidd è andato male il “colpo di stato” interno alla franchigia e dalla sua partenza per Milwaukee i Nets ricaveranno anche due pick al secondo giro che nella situazione attuale della franchigia schifo non fanno.

img_542762e319f56Al suo posto nessuna scelta sexy ma un allenatore in grado di parlare chiaro con il personale a sua disposizione e un’esperienza vincente a Memphis. Lionel Hollins avrà l’arduo compito di dare un’identità (soprattutto difensiva) ad una squadra che ha tanto talento ma poca fiducia. Ma soprattutto quello di portare stabilità ad un gruppo che ha vissuto tra le montagne russe le ultime 2 stagioni NBA.

Diciamocelo chiaramente: i Nets non possono più permettersi una partenza lenta, anche perché nella Eastern Conference le rivali per un posto ai playoff sono aumentate e quasi tutte migliorate.

Per questo Hollins almeno inizialmente opterà per il quintetto di veterani: Garnett (giunto alla sua ventesima e ultima stagione NBA) e Kirilenko a supporto del trio Williams-Johnson-Lopez. Una soluzione che lo scorso anno non abbiamo mai visto durante tutta la stagione e che ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi.

Se infatti Kirilenko e Garnett possono dare preziosi minuti difensivi per palati finissimi (cosa sarebbe stato un duo del genere 10 anni fa?) i dubbi veri vengono sulla coesistenza tra lo stesso KG e Brook Lopez. The Big Ticket e il centro proveniente da Stanford hanno giocato insieme solo per 15 partite nel 2013 ma le cose intraviste in quel periodo non sono state di certo positive per evidenti limiti atletici dei due.

Credo che difficilmente vedremo Garnett fuori dal quintetto base, anzi lo stesso Hollins ha affermato che intende non dare alcuna restrizione riguardo il minutaggio dello stesso ex Celtic.

Se le cose dovessero andare male i Nets possono contare su alcune soluzioni di ripiego: il fresco oro ai mondiali di Spagna Mason Plumlee è stata una piacevole sorpresa durante la sua stagione da rookie e porta tanta energia e tanta freschezza atletica nel suo bagaglio. I suoi limiti rimangono nella gestione dei falli e nel gioco a metà campo ma nella sua stagione da professionista ci si aspettano da lui dei miglioramenti in questo senso.

I Nets dispongono anche di un’altra freccia al proprio arco come Mirza Teletovic: il bosniaco è migliorato tantissimo dalla sua prima stagione in territorio americano, ha serate dove dalla distanza è letale ma i suoi dubbi sono rappresentati dalla costanza nel rendimento e in difesa, dove tende a soffrire i pari ruolo NBA soprattutto a rimbalzo.

Nello spot di ala piccola battaglieranno Andrei Kirilenko e Bojan Bogdanovic. La partenza di Paul Pierce verso Washington, lasciato andare dai Nets in maniera insensata a giudizio di chi vi scrive, lascia spazio ai due giocatori europei che dovranno dividersi minuti e responsabilità.

Kirilenko è nettamente favorito per il posto da starter (infortuni permettendo) e si aspetta da sé stesso un rendimento migliore rispetto a quello dello scorso anno. AK47 rappresenta un ottimo collante difensivo ma deve mettersi nelle condizioni anche di dare un contributo migliore in attacco.

Per il russo solo 5 punti di media durante il 2013/2014, solo una tripla segnata su cinque tentativi e non pochi problemi ai tiri liberi dove è andato appena sopra al 50%. La sua intelligenza cestistica non è assolutamente messa in discussione ma c’è da chiedersi se la sua presenza non possa creare qualche problemi di spacing offensivo ad una squadra che di tiratori puri non ne ha tantissimi.

Uno di questi è Bojan Bogdanovic: il croato reduce da una brutta eliminazione ai mondiali contro la Francia è finalmente sbarcato in NBA ma è difficile aspettarsi scintille fin da subito, è opinione comune pensare che ci vorrà un periodo di assestamento con il gioco d’oltreoceano.

Qualche minuto lo troverà sicuramente Alan Anderson, veterano solido in grado di difendere e segnare da 3, partito anche titolare in Gara 6 e 7 della serie contro i Toronto Raptors. Più staccato nelle rotazioni è Sergey Karasev, arrivato dai Cavs assieme a Jarrett Jack, che piaceva tanto al front office dei Nets nel draft di 2 anni fa ma che in questo momento rappresenta solo un progetto tutto da formare cestisticamente parlando.

Joe JohnsonJoe Johnson rappresenta forse l’unico punto fermo di questa squadra, leader silenzioso ribattezzato Joe Jesus da Kevin Garnett è stato l’unico rappresentante dei Nets alla passata edizione dell’All Star Game (la sua settima convocazione alla partita delle stelle).

Iso-Joe non dovrebbe avere grosse difficoltà nel gioco ragionato e lento di Hollins e in caso di partita punto a punto sappiamo già a chi andrà la palla in mano nei secondi finali.

Dalla panchina occhio a Markel Brown, il rookie scelto alla 44 dai Timberwolves e scambiato durante la notte del draft proprio ai Nets. Non parliamo di un tiratore affidabile dall’arco ma è una molla pronta ad esplodere in quanto a giocate sopra il ferro. In questo l’ex Oklahoma State non è secondo a nessuno, basta farsi un giro su youtube per ammirare le sue prodezze come schiacciatore.

La faccia della franchigia (o almeno questo pensavano ai piani alti dei Nets fino a qualche estate fa) rimane Deron Williams. Mr. 100 milioni di dollari è reduce dalla peggiore stagione, statistiche alla mano, della sua carriera se tralasciamo il suo anno da rookie.

I suoi problemi ad entrambe le caviglie lo hanno tormentato durante tutta la passata stagione e l’operazione effettuata in estate dovrebbe essere sicuramente d’aiuto. Quello che ci si domanda è se Deron Williams è in grado di essere il leader tecnico di questa squadra e se è ancora in grado di essere una delle migliori pointguards della lega.

Il suo linguaggio del corpo e la sua fama di mangia-allenatori sono stati punti di grande dibattito durante la permanenza di Williams prima a New Jersey e ora a Brooklyn. Se, come lui stesso sta affermando in questi giorni, i problemi fisici sono risolti e la sua condizione atletica torna quella di una volta, avrà modo di rivitalizzare una carriera che sta toccando i punti più bassi nonostante la carta d’identità dica ancora 30.

Dovrà essere bravo coach Hollins ad affidargli le chiavi (e la palla) in mano all’ex stella di Illinois e riportare entusiasmo sia a lui che ad una fanbase ancora scossa da un 2013-2014 dove ci si aspettava di più.

In sostanza i Nets saranno a battagliare con altre 5-6 squadre per un posto ai playoff della Eastern Conference. Se è vero che Cleveland e Chicago sembrano essere due gradini sopra a tutte le altre, dalla terza piazza in giù può succedere veramente di tutto.

L’obiettivo più realistico da raggiungere potrebbe essere la conquista dell’Atlantic Division, un titolo che ai Nets manca dal 2005/2006 che garantirebbe sicuramente una delle prime quattro posizioni alla griglia dei playoff NBA.

In caso di mancata qualificazione ai playoff toccherà alla proprietà russa presieduta da Prokhorov prendere delle decisioni importanti sul general manager Billy King, su Deron Williams giunto ormai ad un bivio e Brook Lopez al quale rimane solo una player option per la prossima stagione.

One thought on “Brooklyn Nets: Preview 2014 2015

  1. ma i Nets targati 2013/14 stando ai proclami di molti espertoni non doveva arrivare in finale o giu di li? nessuno ne parla di questo clamoroso errore di valutazione? Se non ricordo male solo un tizio su un blog scrisse che i Nets non sarebbero andati da nessuna parte con quel roster e che il Russo si sta Newyorchetizzando a puntino pensando prevalentemente a come lanciare il prodotto Nets a livello di merchandise e il Barclays Center come slot machine da cui estrarre soldini…

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