All’ inizio di questa stagione, i Memphis Grizzlies si trovano in una sorta di limbo: sono troppo forti e vincono troppe partite per essere una squadra di basso livello, ma allo stesso tempo non lo sono abbastanza per puntare a vincere tutto.

Le premesse, quest’anno, non sembrano essere molto differenti da quelle di dodici mesi fa: i Grizzlies, nonostante qualche cambiamento societario e qualche problematica estiva per quanto riguarda il coach, hanno mantenuto virtualmente invariato il loro nucleo storico che, anche nella passata stagione, ha garantito loro cinquanta vittorie e i playoffs.

Il loro problema, però, è che si trovano stritolati all’ interno di una Southwest Division, e di una Western Conference, nelle quali il livello delle squadre è così alto che cinquanta vittorie non rappresentano una garanzia di arrivare anche solo tra le prime otto della regular season.

Conference: Western

Division: Southwest

 Arrivi: Vince Carter (G), Beno Udrih (G), Jarnell Stokes (F), Patrick Christopher (G), Kalin Lucas (G)

Partenze: Ed Davis (G), Jamaal Franklin (G), James Johnson (F), Mike Miller (F),

Draft: Jordan Adams (G)

Probabile quintetto base

PG: Mike Conleyù

SG: Tony Allen

SF:  Tayshaun Prince

PF: Zach Randolph

C: Marc Gasol

ROSTER

Guard: Jordan Adams, Tony Allen, Nick Calathes, Vince Carter, Patrick Christopher, Mike Conley, Courtney Lee, Kalin Lucas, Quincy Pondexter, Beno Udrih;

Forward: Jon Leuer, Tayshaun Prince, Zach Randolph, Jarnell Stokes;

Center: Marc Gasol, Kosta Koufos;

Head-Coach: David Joerger
Coaching Staff: Elston Turner, Duane Ticknor, Bob Thornton, Shawn Respert, Jeff Bzdelik, Jason March

Come si diceva, sono abbastanza chiari sia i pregi che i difetti di questi Grizzlies: la squadra, infatti, è praticamente invariata rispetto alla scorsa stagione, con il vero “colpo” di mercato che è rappresentato dall’ aver rifirmato Zach Randolph.

Il pregio più evidente è che il livello tecnico della squadra è in media alto, con punte di eccellenza. Il trio composto da Marc Gasol, Zach Randolph e Mike Conley è di altissimo livello, e può di sicuro trovare posto tra i migliori della lega.

Oltre all’ elevato tasso tecnico, la vera arma segreta è il fatto che i tre si conoscano ormai a menadito, dopo aver passato tanti anni insieme, e si completino molto bene.

Allo stesso tempo, anche per trovare gli eventuali problemi di Memphis, non bisogna di certo andare a scavare più di tanto: il primo, a  mio avviso, è un roster che, se è nell’ élite della lega per quanto riguarda il quintetto base, scende decisamente di livello quando si va a vedere la panchina.

Per una squadra che vuole fare strada nella durissima Western Conference e poi nei playoffs, la rotazione sembra un po’ corta: tra giocatori interessanti ma inesperti e grandi giocatori ormai sulla via del tramonto, coach Joerger non ha proprio l’ imbarazzo della scelta.

Un altro possibile problema, come anticipato, può essere il fatto che buona parte del roster dei Grizzlies, quantomeno tra i giocatori di rotazione, non sia esattamente di primo pelo: nessuno dei possibili primi otto uomini della rotazione ha meno di ventinove anni, con ben quattro che ne hanno più di trentatré.

Se Vince Carter, pur con la sua veneranda età, è un probabilissimo miglioramento rispetto al partente Mike Miller, è difficile non vedere come il declino di Tayshaun Prince sia ormai evidente. E caso vuole che, nella posizione di ala, i Grizzlies non siano proprio copertissimi: potrebbe essere utile cercare di scambiare uno o due tra Pondexter, Allen e Lee per cercare un rinforzo in ala.

Rinforzo che è ancora più importante in considerazione del fatto che, la prossima estate, scadrà il contratto di Marc Gasol, che diventerà unrestricted free agent: il catalano ha detto che non ha intenzione di spostarsi da Memphis, ma ovviamente il contratto non è firmato.

I Grizzlies nella passata stagione, tra l’altro, si ritrovavano con delle statistiche singolari: oltre ad essere una squadra che segnava poco (96.1 punti a partita, ventisettesima nella lega), non erano neanche una squadra di alto livello a rimbalzo (42.4 a gara, diciannovesima), pur avendo una delle migliori coppie di lunghi della NBA in Gasol e Randolph.

E’ evidente che, così com’è, questa squadra difficilmente si discosterà dai risultati dell’ anno scorso: allo stesso tempo, se vengono risparmiati dagli infortuni, riescono a non spremere troppo i loro titolari in stagione regolare e trovano gli accoppiamenti giusti (soprattutto ai playoffs) possono dare fastidio veramente a tanti.

 

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