Nella recente storia degli Orlando Magic, una delle franchigie più giovani della NBA, la capacità di rinnovarsi è stata una costante che ha prodotto molti dividendi ed ha permesso alla squadra della Florida di sfiorare il titolo in un paio d’occasioni.

Quella targata Jacque Vaughn doveva essere la versione 4.0 dei Magic, quella che ripartiva per l’ennesima volta perché nella città di Disney World si crea e si distrugge tutto molto velocemente.

Dopo l’era Shaq, quella delle prime Finals, l’era sfortunata di Tracy McGrady e Grant Hill, delle tante speranze mutatesi solo in rimpianti, e dell’era Howard svanita ancora una volta ad un passo dal traguardo, i Magic sono ripartiti ancora una volta da zero.

Un progetto che mette al centro i giovani non può vivere di certezze ma deve avere una scadenza. Non tutti hanno la bravura di pescare in sequenza al draft Durant, Westbrook e Harden come hanno fatto i Thunder. Il rischio è quello di accorgersi a metà strada di avere una squadra con la quale non si va avanti né indietro. Non così forte da poter lottare per il vertice, non così scarsa per poter rifondare di nuovo.

I Magic si trovano esattamente in questo limbo d’incertezza, hanno alcuni giovani su cui poter fondare il futuro ma non hanno trovato il giocatore su cui costruire una squadra competitiva.

Se con O’Neal-Hardaway (i Magic scelsero Webber girato subito per prendere “Penny”) e Howard la fortuna ha fatto coincidere scelte altissime al Draft con giocatori destinati ad essere protagonisti, l’ennesima scalata al Draft del 2013 non ha portato i risultati sperati.

A meno di due anni di distanza non è ancora possibile fare dei bilanci ma Oladipo è uno dei pochi prospetti che sta mantenendo le aspettative, secondo forse solo a Carter-Williams di Philadelphia. Di più dal quell’annata non si poteva estrarre.

La carta d’identità è indubbiamente a favore dei Magic: da Vucevic, classe ’90, a Payton ’95, il roster di Orlando è futuribile con la maggior parte dei suoi componenti sotto i 25 anni. Se da questo punto di vista la programmazione è stata mirata quello che lascia perplessi è stata la scelta dei veterani d’affiancare a questo gruppo di giovani.

Channing Frye è un punto di domanda sia come chioccia per i compagni sia per il contratto quadriennale firmato in estate e Ben Gordon non è mai stato considerato un uomo squadra quanto più un solista capace di produrre statistiche per sé. Forse una situazione non ideale per la maturazione di questo gruppo da cui emergono tre certezze.

La prima è Nikola Vucevic, una macchina da doppia doppia che da sicurezza in fase offensiva e sta emergendo come uno dei nuovi lunghi di riferimento. Le altre due sono la coppia di esterni Oladipo-Payton.

In prospettiva già oggi sono una delle migliori coppie d’esterni difensivi, hanno buoni margini di miglioramento in attacco ma difficilmente diventeranno realizzatori affidabili. Oladipo parte da una base più strutturata anche se rimane da affinare il tiro da fuori, poco naturale per l’ex Indiana. Payton invece ha ottime doti di penetratore ma un tiro completamente da inventare.

Con una coppia così energetica in fase difensiva ma per ora non ancora incisiva in attacco il terzo esterno deve pee forza essere un realizzatore puro. Tobias Harris, in scadenza, ha mostrato ottime doti realizzative ma se dovesse rimanere è da valutare in un contesto più competitivo.

Chi potrebbe aver trovato la sua collocazione ideale è Fournier che da sesto uomo porta punti e può trovare spazio senza dover togliere possessi ai titolari. Aaron Gordon è un ibrido esterno-interno ancora poco collocabile, troppo piccolo per giocare sotto, poco tecnico per essere un ala piccola, letteralmente un progetto in divenire.

Con l’allontanamento di Vaungh i Magic hanno allontanato ogni alibi possibile e hanno dato più responsabilità ai giocatori. Nessuno ha mai pensato ai play-off in questa stagione ma un miglioramento rispetto alla passata stagione si.

Probabilmente qualche vittoria in più a fine stagione arriverà ma quello che sembrava mancare era un progetto tecnico capace di superare le difficoltà palesate negli ultimi anni.

Dal prossimo Draft, anche perché comunque non sceglieranno altissimi, difficilmente i Magic troveranno il giocatore che cambierà la storia della squadra. Lo spazio salariale in estate sarà ampio ma le probabilità di firmare uno tra Gasol (Marc), Aldridge, Love se uscisse dal contatto o un altro tra i migliori free agent è bassissima.

Per la prima volta nella loro storia i Magic si trovano in un vicolo cieco con poche soluzioni a breve termine per poterne uscire.

 

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