Esiste un uomo che da più di 18 anni gioca per una squadra che vince almeno 50 partite all’anno da 16 anni, è quinto all-time nell’NBA per punti segnati nei playoff e domani spegnerà 39 (trentanove) candeline.

Esiste poi un altro uomo che di anni ne ha 26, è un bianco dell’Oklahoma ma ha un atletismo e uno stile di gioco tipici dei neri.

Il telecronista di TNT, Reggie Miller, li ha definiti come “il Karl Malone” e il “Charles Barkley” di questo decennio: solido, efficace, “fondamentale” Tim Duncan; energico, esplosivo, devastante Blake Griffin.

Le loro prestazioni di mercoledì sera son state eccezionali, ma soprattutto sono state intelligenti perché han saputo sfruttare quello che la difesa ha concesso loro.

Analizzando la gara si può vedere infatti come entrambi i giocatori siano stati in grado di sfruttare gli spazi lasciati liberi (volutamente in alcuni casi, meno in altri) dagli avversari.

Vediamo in dettaglio entrambe le scelte: quella degli Spurs per difendere il pick&roll è sempre la stessa, ovvero il cambio difensivo.

È la scelta più “facile”, che permette di essere più aggressivi sul portatore di palla, ma che comporta un’esposizione eccessiva ai missmatch. E contro Chris Paul e Blake Griffin, i missmatch son dietro l’angolo.

Dalla situazione illustrata sotto si può capire come Griffin abbia terminato la partita con 11 assist: Jordan e lo stesso Griffin portano un pick&roll doppio altissimo (quasi a metà campo) al portatore di palla.

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Chris Paul sceglie il lato dello stesso Griffin e attacca: il difensore di quest’ultimo (Bonner in questo caso) è costretto a contenere la penetrazione del playmaker (in un paio di occasioni Paul è addirittura arrivato al ferro), lasciando libero il 32 losangeleno. Duncan, il difensore dell’altro bloccante, Jordan, è costretto a stare con il suo uomo, per evitare l’alley oop e concedere due punti facili.

A questo punto la scelta di Paul è lo scarico per Blake, che ha tre opzioni:

1- tirare dalla media se non marcato (proponiamo qui la stessa situazione con Davis al posto di Griffin, ma la sostanza non cambia);

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2- scaricare nell’angolo per il tiratore: Barnes, Redick o Crawford;

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3- attaccare il canestro con la cattiveria e la fisicità che lo contraddistingue. Se in questa occasione c’è l’aiuto di Duncan, che si stacca dal suo uomo, l’alley oop o il layup per Jordan è dietro l’angolo: dei 20 punti totali del centro losangeleno, 14 vengono da questa situazione (7/10 totale di Jordan dentro l’area).

Vediamo adesso come dall’altra parte la scelta di Doc Rivers sia leggermente diversa ma porti praticamente alla stessa situazione offensiva per gli Spurs.

L’inizio è simile: pick&roll centrale alto tra un piccolo (Ginobili, Parker e nell’OT Patty Mills) e Tim Duncan.

La scelta dei Clippers è differente rispetto ai Texani: raddoppio sul portatore di palla.

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Jordan in questo caso raddoppia su Ginobili: lo scarico dell’argentino è immediato e Duncan si trova in questo caso a centro area contro Griffin che aiuta prontamente per evitare i due punti facili.

In questo caso Timmy riconosce che nell’angolo c’è Matt Bonner libero e la scelta è quindi quella giusta: scarico per Red Rocket che può tirare libero.

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Nei casi in cui il secondo lungo in campo per gli Spurs sia Splitter (o Diaw), la scelta dei Clippers è stata quella di ritardare il raddoppio del loro marcatore, con il conseguente canestro del numero 21 in neroargento.

Le due situazioni offensive (e difensive) illustrate sono state quelle utilizzate maggiormente dai due allenatori durante tutta la partita: la differenza l’han fatta alla fine due palle perse di Griffin e i canestri decisivi di Mills nell’OverTime.

2 thoughts on “Duncan e Griffin: così lontani, così vicini

    • Infatti.. nel doppio pick&roll alto Duncan marca Jordan non Griffin.. Così come nelle altre situazioni

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