Partiamo dalla fine, da quell’ultima fotografia così beffarda.

Pierce_lastshotPaul Pierce si alza dall’angolo, con i piedi dietro la riga dei tre punti, lasciando partire una gemma che accarezza soltanto la retina. Overtime e serie allungata di almeno altri 300 secondi.

Diversamente la pensano però i signori Stafford, Capers e McCutchen – i tre arbitri della partita – che dopo aver revisionato il tiro all’instant replay stroncano gambe e sogni di gloria degli oltre 20000 del Verizon Center annullando di fatto la magia di Pierce, reo di aver staccato l’ultimo polpastrello dal pallone con un paio di decimi di ritardo.

E’ da quell’immagine così amara, così incredibilmente ingiusta, che devono ripartire i Washington Wizards. Dalla consapevolezza di essere arrivati ad un indice di distanza dall’aver costretto alla settima gara la miglior squadra ad Est regular season alla mano. Perché il cammino intrapreso un paio di stagioni fa non può prescindere da momenti di questo genere, così duri da sopportare ma così costruttivi in vista di un futuro prossimo ancora più roseo.

Le basi per diventare una contender negli anni che verranno ci sono tutte. Adesso bisogna puntellare con un paio di ritocchi, fare i calcoli giusti e sperare in un po’ di fortuna, che non guasta mai.

PRIORITA’ NUMERO UNO: RISOLVERE LA GRANA PAUL PIERCE

Il tavolo di Ernie Grunfled, nel quartier generale dei Wizards, siamo quasi sicuri che da qualche tempo assomigli ad un campo minato di fogli e appunti vari. Siamo altrettanto certi però, che tra tutti quei documenti su uno in particolare campeggi la scritta a caratteri cubitali “ABSOLUTE PRIORITY”. E che il suo contenuto si riferisca nello specifico alla controversa situazione contrattuale di Paul Pierce.

La verità è che The Truth tiene con le mani legate la dirigenza di Washington. Questo perché non è convinto di voler rimanere un altro anno nella Capitale, per andare a chiudere la carriera da un’altra parte (leggasi “nella sua Los Angeles, da papà Doc”).

Il giocatore è stato messo sotto contratto dai Wizards nella passata stagione, con un accordo da 5.3 milioni di dollari per il primo anno e una player option da 5.5 per quello successivo, il che tiene ancora vive le speranze dei maghi di rivederlo con la propria casacca al Verizon almeno per un’altra cavalcata.

Il problema però è che queste condizioni non soddisfano le richieste di Pierce, consapevole del fatto che un playoff come quello
appena disputato (a 14.6 di media con  il 52% da oltre l’arco e il 48% da due) possa ancora garantirgli un accordo economico a numeri ben più vantaggiosi, sebbene la carta d’identità reciti 37 anni suonati.

Il management di Washington può solo sperare di trattenerlo ancora per un altro anno, magari cercando di cavalcare l’onda emozionale di questa ultima postseason come punto d’inizio da cui partire per fare meglio la prossima stagione. Naturalmente, solo a condizione che accetti di portare a termine il suo attuale contratto. Perché se Pierce decidesse di non sfruttare l’opzione a sua disposizione per chiedere più soldi, a quel punto i Wizards si troverebbero con le spalle al muro.

Puntare tutto su un veterano da una/due stagioni al massimo, o lasciare spazio salariale per ripartire dallo zoccolo giovane della squadra e creare i presupposti per mettere sotto contratto una superstar nel futuro?

PRIORITA’ NUMERO DUE: BRADLEY BEAL, UNO “STRETCH 4” E UN TIRATORE AFFIDABILE

E’ attorno a questo nodo che si intrecciano i destini della franchigia. Da una parte la possibilità di mantenere in piedi quell’asse portante al cui apice si trovano Pierce col suo bagaglio di esperienza e clutchness infinite, con la controindicazione però di ridurre considerevolmente lo spazio salariale a disposizione per muoversi nel breve periodo.

Dall’altra la necessità di non intasare il cap per evitare di precludersi il rinnovo di Bradley Beal nell’estate 2016, presumibilmente a cifre vicine al massimo salariale, così da dare continuità ad uno dei backcourt più forti di tutta la NBA.

La situazione contrattuale dello starting-five è la seguente: John Wall sotto contratto fino al 2019, Marcin Gortat fino al 2018, Paul Pierce come già abbondantemente spiegato, Nene a scadenza nella stessa estate in cui Beal diventa restricted free agent.

Questo vuol dire che un eventuale rinnovo a cifre superiori per Pierce non sarebbe economicamente sopportabile dalla franchigia, a meno di un nobilissimo sacrificio come quello di Beal. Ma siamo proprio sicuri che rompere la sua accoppiata con Wall sia effettivamente la scelta più giusta per una squadra con ambizioni a medio termine?

Ci pare infatti più plausibile che – data per scontata la dipartita di The Truth in questa offseason – la dirigenza di Washington decida di muoversi nella direzione di puntellare la squadra con uno stretch 4 (alla Kevin Love per intenderci) e un tiratore efficiente magari in uscita dalla panchina, lasciando maggiori responsabilità ad Otto Porter e continuando a fare affidamento sulla propria coppia di piccoli almeno per le prossime 3/4 stagioni.

Per quanto riguarda la prima opzione, l’eventuale addizione di un ala forte mobile garantirebbe un’ulteriore arma da fuoco sul perimetro oltre che maggiori spaziature per le penetrazioni di John Wall. Dal momento che sia Gortat che Nene sono entrambi giocatori da pitturato che nelle situazioni di blocco sul portatore di palla preferiscono rollare dentro, uno stretch 4 con buone percentuali da tre punti rappresenterebbe un’ottima alternativa nelle situazioni di pick sul pallone. E per raggiungere l’obiettivo non servirebbe nemmeno svenarsi. Giocatori come Jerebko o Bargnani sono buone opportunità a prezzi decisamente abbordabili.

Per quanto concerne invece la situazione tiratori, Washington ha disperato bisogno di almeno un giocatore in grado di uscire dalla panchina e garantire costanza nel tiro pesante, anche per dare a Wall più opzioni da scegliere nei penetra-e-scarica.

Calcolando che i soli Pierce (39% da oltre l’arco) e Beal (41%) hanno preso insieme quasi il 41% delle conclusioni da tre punti lungo tutto il corso della stagione, e che Porter rappresenta un’arma più che discreta da fuori ma ancora alla ricerca di quella continuità da cui non può prescindere una contender, i Wizards non hanno altra scelta che buttarsi nel mercato alla ricerca del tassello giusto che possa accrescerne la pericolosità.

PRIORITA’ NUMERO TRE: MIGLIORARE LA PANCHINA

Il discorso fatto sinora va ampliato, perché per rendere una squadra davvero competitiva non basta uno starting five di livello, ma anche e soprattutto un supporting cast in grado di spaccare le partite.

Le “seconde linee” il cui contratto scade quest’anno sono Drew Gooden, Will Bynum, Rasual Butler e Kevin Seraphin. Di questi, gli unici ad essere in lizza per un rinnovo sono Gooden, il cui apporto al gioco di Wittman è stato decisivo in quest’annata soprattutto durante i playoff, e Seraphin, assolutamente più adatto di Butler in un contesto di squadra veloce e smaller.

Per quanto riguarda il resto della squadra invece, Dejuan Blair, Martell Webster e Kris Humpries hanno tutti accordi fino al 2017, per cui presumibilmente contribuiranno alla composizione del roster che verrà.

Per migliorare la panchina, restano dunque da aggiungere un play di riserva più affidabile di Ramon Sessions – sotto contratto fino alla prossima estate -, che non ha convinto nessuno nonostante il buon inizio di stagione con la maglia dei Sacramento Kings. E un giovane lungo da affiancare a Gortat, magari pescato dal draft di quest’anno.

Per il resto, tutto è rimesso nelle mani della dirigenza, che se saprà muoversi con intelligenza sul mercato, magari intavolando un paio di trade durante l’offseason, avrà la possibilità di ritrovarsi qualche jolly in squadra in grado di far fare il definitivo salto di qualità a questi Wizards.

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