Ehila’ bella gente, tutto bene?

Nel pieno dell’eta’ di mezzo, ogni uomo ha il desiderio di rifare le cose che faceva da giovane. Un viaggio, una vacanza, una sbaraccata con gli amici, il torneo di calcetto, una 24ore di basket, una posizione del kamasutra che prevede un dottorato in contorsionismi. Io, avendo una soglia del dolore relativa e un neppure troppo latente desiderio di campare a lungo, ho lasciato stare cose che prevederebbero la stipula di una polizza vita, ed ho deciso di togliere dalla polvere l’account di Play.it .

Lo faccio piu’ per me che per voi. Quindi, se siete in astinenza di banalita’, cose gia’ sentite, lette e rilette, ossia un campionario di “lo so gia'”, beh, allora potete anche aprirvi una Weizen e berla alla salute dei matusa come il sottoscritto.

Qualche appunto su questi playoffs.

– Bravi bravi bravi i vincitori. Giovani (quasi tutti) simpatici (in parecchi) guidati in campo da un pifferaio con la faccia da bambino ed un rilascio della palla che non ha uguali, sicuramente oggi e probabilmente nella storia del gioco. Con un’identita’ di gioco precisa ed una difesa che spesso e’ stata offuscata dai numeri pazzeschi dello stesso attacco. Ma quanto contava, si e’ vista eccome.

Steph Curry: da caviglie di cristallo, a ottimo giocatore, ad una della 4-5 “facce” di questa lega. Uno di quelli che fa il pieno anche in trasferta, perche’ fara’ sempre un paio di cose che ti mandano a casa scuotendo la testa o con la voglia di vedere un replay, perche’ ad occhio nudo non sei riuscito a capire bene da che parte e’ passato, lui o la palla. Una scarica elettrica.

Steve Kerr: mi ricordo di lui quando, ad Arizona, scrivevano di suo papa’ diplomatico ucciso a Beirut, e di lui che gioca una gara di college dopo pochi giorni. Certe cose fanno diventare uomini piu’ in fretta, anche se sei bianco, ricco e non hai problemi a riempire il piatto. Altrimenti non vai sotto il naso di un Jordan a dirgli che non ti piace come ti tratta, magari agitando anche le mani.

Al resto ci pensa una testa fina ed una spugna che prende il prendibile dai migliori allenatori di questa generazione (Pop e Phil) riuscendo a poi a vincere un titolo giocando con un canovaccio Dantoniano ma difendendo come una squadra bianconera del Texas (naturalmente Draymond Green non e’ Duncan, si fa con quello che c’e’, che non e’ poco). Bella storia biondo, bravo davvero.

Klay Thompson e Harrison Barnes: questi due mi incuriosiscono, perche’ penso che siano l’unico fattore ancora sviluppabile nel roster della baia. Degli altri abbiamo gia’ visto il limite piu’ alto (se Steph diventa piu’ forte di quello che e’ gia, io mi sento male, mentre gli altri mi sa che sono al picco).

Se Klay diventa ancora piu’ costante ad alto livello e Barnes si trasforma in un Iguodala o giu di li’ allora gli Warriors potrebbero anche fare qualche altro viaggio in Finale. Perche’ non dimentichiamo che sono fortissimi, ma hanno beneficiato di un corridoio di pianeti allineati che non sempre avranno (salute loro, infortuni degli altri, incroci magici ai playoff). Se invece Splash 2 e HB continuano a progredire, ci si potrebbe divertire parecchio.

Lebron James: a mio modesto avviso, il vero, grande protagonista di questi playoff. Seguo l’NBA da un trentennio abbondante, e non mi viene in mente una situazione di “uomo solo che porta una banda di lanzichenecchi in finale”.

LBJ e’ 2-4 in finale, ma forse, per la prima volta, mi viene da pensare che non abbia davvero nulla da rimproverarsi. Questa finale ha tolto anche l’ultimo dubbio, anche a me che non ho mai amato il personaggio (mi ci vorranno degli anni per “perdonargli” il modo con cui e’ andato a Miami, anche se i fatti gli hanno dato ragione).

Questo qui e’ un ufo, e non solo ha dei numeri fuori da ogni logica, ma riesce a “dopare” in maniera eclatante anche quelli dei compagni. A meno che non pensiamo che Della Vedova sia un fattore, Mozgov un centro dominante e Tristan Thompson il nuovo Karl Malone.

Fino a Gara 3, ha dato una chance reale ai suoi di vincere tutto, poi Golden State si e’ scrollata la fifa dei verginelli e le cose sono andate in modo piu’ lineare. Ma lui ha fatto tutto il possibile per arginare la marea.

Queste finali gli danno lo status per essere un giocatore in grado di spostare gli equilibri di una conference in un modo mai visto. Piu’ della meta’ delle franchige, aggiungendo solo lui, diventerebbe una finalista NBA. E se Kyre Irving non si fosse rotto in gara1…

– La strega dai denti verdi a Cleveland. Ci sono infortuni ed infortuni. Naturalmente danno tutti fastidio. Ma alcuni sono diventati delle opportunita’, altri delle tragedie sportive.

Varejao che si rompe e’ un disastro. Love che consegna la sua spalla ad Olynick e’ un uomo in meno in rotazione, ma da a Thompson e Mozgov minuti che pagano dividendi altissimi sia in difesa che in attacco. Ma il vero disastro e’ stato il nuovo stop di Kyre Irving.

La serie e’ finita in quel momento, anche se le paure dei Warriors ed un James disumano hanno posticipato il cambio di vento a gara 4. Speriamo davvero che il bocia si riprenda, certo che tra lui e Derrick Rose e’ un bel frullato di ginocchia malconce. E sono ancora dannatamente giovani…

Kevin Love: senza esagerare con le critiche per una mossa in fin dei conti molto logica (se hai Lebron devi vincere oggi, non fr 4 anni, Quando Wiggins potrebbe essere pronto) il Love che tira dagli scarichi e difende come un paracarro ai Cavs serve meno di un Thompson+Shumpert, che puoi panchinare senza scrupoli e senza preoccuparti dei mal di pancia di uno che ha le statistiche di un All Star, lo stipendio di un califfo ma, alla fine della fiera, sposta meno di un paio di veterani specialisti e, soprattutto, si accoppia male sotto parecchi punti di vista (soprattutto come mentalita’) con il padrone dello spogliatoio.

Se Love opta per uscire, secondo me il front office dei Cavs potrebbe anche aprire una bottiglia di quello buono, a patto di prendere poi un sostituto piu’ funzionale al sistema.

David Blatt: che sia bravo-bravissimo, noi europei lo sappiamo da un pezzo. Che James si fidi di lui e’ un altro paio di maniche.

Lebron si muove come uno che “sopporta” il suo allenatore, non come uno che gioca per il suo allenatore. In questo, forse solo in questo, James non assomiglia ancora ai grandissimi del gioco.

Non si fida ancora del sistema di gioco, sembra sempre far pesare, in maniera anche visiva, il fatto che lui e’ la squadra. Alla fine, ma non escludo che sia anche solo un caso, gli unici titoli vinti sono in un posto dove la sua straripante personalita’ era in qualche modo confinata da altri (Wade, Allen, Riley).

Forse, con l’eta’ e l’avvicinamento al resto della razza umana (perche’ umano del tutto questo non sara’ mai) riuscira’ a limitare il suo raggio d’azione. Ribadendo una volta di piu’ che se quest’anno non avesse cantato, portato la croce, scritto un paio di salmi e moltiplicato pani, pesci, acqua e vino, i Cavs sarebbero sul lago Erie a pescare da meta’ maggio.

– Gli altri: ad Est gli altri semplicemente non ci sono. Bravi gli Hawks, ma anche lo specchio di una conference impresentabile, da vedere i Bulls con un manico diverso da Tibodo’, gli altri stanno ricostruendo, piu’ o meno bene, piu’ o meno in fretta. Ma se i Cavs stanno lontani dall’infermeria, ci sono almeno un paio di stagioni senza pathos per vedere la finalista.

Ad Ovest invece e’ un girone dantesco. Spurs fantastici fuori al primo turno a causa di un accoppiamento mostruoso, nonostante il miglior Duncan degli ultimi anni (oramai gioca con una gamba vera ed una di gesso, ma mi fa schifo da quanto e’ scaltro. In una gara di scacchi applicata al basket farebbe sudare anche il biondo con il 33), Clippers che, dopo la battaglia vinta con San Antonio, aveva rivinto anche contro Houston, ma ha staccato le mani dal manubrio troppo presto, beccando una sberla tremenda.

E’ gia’ partita la sarabanda di cambi, e sappiamo che Rivers in ufficio e’ molto molto peggio che in panca. Staremo a vedere.

Houston ha dimostrato di essere da corsa, il Barba oramai ha preso coscienza del suo ruolo nella lega, ed e’ il prototipo del giocatore che gioca il gioco di oggi: o si va al ferro, o si tira da tre, e se si riesce si tira una valanga di liberi.

Gli altri ricostruiscono, e staremo a vedere se i Lakers (cosi’ come i Knicks dall’altra parte) troveranno un sistema per accorciare i tempi tecnici del rebuilding, come sono riusciti a fare qualche volta (per esempio convincendo Shaq e “vedendo” Kobe quasi 20 anni fa).

Il prossimo anno si libera Durant, ed il contratto TV da un sacco di soldi a tutti. Si trattera’ di vedere se le superstar faranno contratti “baseball” da 30-35 M a stagione o se qualcuno riuscira’ a costruire altri Big 3 come capitato a Boston prima e Miami poi.

– Il trend del gioco: questo e’ il periodo peggiore per nascere centri puri o lunghi in generale. Sono “entrato” nella NBA che il mondo cercava il play da 2 metri e passa, perche’ si voleva imitare Magic, o le “torri gemelle” di Houston (Hakeem e Sampson) per dominare l’area.

Adesso che il campo viene sfruttato completamente e devi ruotare ed aiutare, cambiare ed uscire sul P&R, l’importante e’ che hai gambe veloci e fisico robusto per difendere sul maggior numero di giocatori, e poi devi essere in grado di mettere i tiri che ti arrivano, meglio se da dietro la linea.

Ovvio che se la mamma ti ha fatto 2m10 e con le mani di Durant, un posto per te ci sara’ sempre. Ma il giocatore medio, quello che fa la squadra, o quello che in offseason puo’ puntare ai bei soldoni, e’ il versatilone alla Kawhi Leonard, Draymond Green.

O alla Iguodala, che parte dalla panca, non segna un libero neanche a sedersi sul ferro, ma si attacca a Lebron come un tatuaggio e poi segna da fuori quando chiamano il suo numero. Una vita da mediano, come canterebbe un tizio di Correggio. Ma ad Oriali non han dato il titolo di MVP.

Iguodala MVP in effetti e’ un po’ troppo. Io, da buon vecchio, avrei premiato Steph. Anche perche’ premiare Lebron che aveva gia’ abbracciato tutti ed era sotto la doccia, sarebbe stato complicato e poco televisivo.

Bella stagione comunque. Anche se faccio sempre piu’ fatica a seguire questa lega, il suo debordante utilizzo di statistiche che fatico a capire e tantomeno a padroneggiare.

E’ la lega di Grantland (sito straordinario, anche per i matusa come me) e la lega delle statistiche avanzate, che “pesano” i giocatori anziche limitarsi a “misurarli”. E questo e’ un bel problema per la vecchia generazione, sia di giocatori, che di allenatori, dirigenti, ma anche osservatori ed appassionati.

Da vecchio comunque, do un paio di consigli non richiesti: via quell’orrore della vincitrice di division che deve essere testa di serie nella griglia playoff, trovare qualcosa per riequilibrare le Conference (fate vobis, anche a costo di fare un tabellone unico utilizzando lo “strenght of schedule” come parametro aggiuntivo), e diluire un po’ la regular season, magari cominciando prima ed eventualmente ritornando al primo turno di playoff al meglio delle 5.

Qualcosa penso sia stato deciso, ma il problema sono gli infortuni.  Non e’ certo un problema solo di quest’anno (da Celtic Fan, considero la Boston della prima parte 2008-09 come la migliore del decennio: era 27-2 prima che il ginocchio di Garnett mettesse a sedere Zanna Bianca), pero’ ultimamente e’ una vera ecatombe.

E il basket non e’ neanche messo male come il football o l’hockey, dove le botte sono talmente forti che io comincio a sentir male al collo anche durante le gare che vedo in streaming.

Staremo a vedere. Adesso vi saluto, c’e’ un cantiere da andare a vedere, un cane da “pisciare”, degli autobus da prendere, la coda alla posta da fare. Dura la vita di noi vecchietti…..

Felice estate a tutti!

 

2 thoughts on “I Playoffs 2015 visti da un diversamente giovane

  1. complimenti x articolo. sono d’accordo su quasi tutto tranne su allineamento astri x gs. io mi aspetto grandi anni x loro. sono solidi sia come team che società. su lbj-allenatore invece ti do nn ragione ma di più. con lui allenatore deve sempre stare attento a cosa fare, sembra suo vice. al posto che rendere conto alla società deve rendere conto ad lbj. e soprattutto penso accentri troppo il gioco su di sé, nel bene e nel male.

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