Luglio è passato e la free agency ha emesso i suoi principali verdetti. Dopo ripensamenti, emoji battle ed estensioni annunciate si va verso il completamento dei rosters che si presenteranno alla prima palla a due della nuova stagione. 

Accasati i pesci grossi del mercato, ogni franchigia ha tirato le somme e intrapreso una strada più o meno chiara di cosa fare nel futuro prossimo.

Per alcune squadre (13 per la precisione) una delle prossime data chiave per quanto riguarda il “mercato” è quella del 31 ottobre, termine ultimo per rinnovare quei giocatori in uscita dal rookie scale e garantirgli quindi un contratto a partire dalla stagione 2016-2017. 

I giocatori eleggibili per questo tipo di estensione sono 23, 21 dei quali scelti al draft del 2012 (le due eccezioni sono Valanciunas e Motiejunas). Ciò significa che 9 dei 30 giocatori scelti al primo giro di quel draft, chi per un motivo e chi per un altro, non hanno convinto le squadre da cui erano stati scelti.

Alcuni di questi 9 cercano di costruirsi una carriera da mestierante o specialista in NBA (Robinson, Jenkins), altri invece sembrano completamente fuori dal giro della lega (Moultrie, Fab Melo). Stiamo parlando dello stesso draft dove alla 35 è stato scelto Draymond Green e alla 39 Khris Middleton, questo per l’ennesima volta a dimostrare che il draft non è una formula matematica.

Consapevole del fatto che da qui ad ottobre possano cambiare e succedere un sacco di cose, proviamo ad immaginare come potranno evolversi le situazioni dei 23 giocatori sopracitati.

Partiamo ovviamente da Anthony Davis e Damian Lillard, uomini simbolo di quel draft 2012 in quanto elementi più validi della classe, e, non a caso, gli unici due ad avere già messo nero su bianco la loro permanenza con le rispettive organizzazioni. 

L’ex giocatore di Kentucky è ormai un all-star affermato, un giocatore in grado di spostare gli equilibri, e nonostante questo mostra ancora margini di miglioramento a livello offensivo (lo vedremo tirare anche da tre con continuità?). Davvero nessuna sorpresa sul fatto che i Pelicans gli abbiano affidato il titolo di designated player, al costo di 145 milioni di dollari in 5 anni. 

Damian Lillard invece si è visto consegnare definitivamente le chiavi dei Trail Blazers, che non avranno tra le loro fila quattro quinti del quintetto delle due passate stagioni. Il suo contratto chiamerà complessivamente circa 120 milioni per cinque stagioni sportive, a partire dal 2016. Sarà ora di ricoprire il ruolo di go-to-guy assoluto per il ragazzo di Oakland.

E a proposito di Oakland, i campioni uscienti dei Golden State Warriors sono chiamati a prendere decisioni sui contratti di Harrison Barnes e di Festus Ezeli. Possono i due giovani essere i nuovi Iguodala e Bogut (entrambi in scadenza nel 2017) per ruoli e compiti nei Warriors delle prossime stagioni?

A dire il vero Barnes si è rivelato non un’alternativa all’MVP delle ultime finali, in quanto si sono trovati spessisimo a giocare insieme nei quintetti piccolissimi di coach Kerr.

Difficile che i Warriors vogliano rischiare la restricted free agency per lui, rischiando di doversi trovare a pareggiare offerte esorbitanti. In sede di rinnovo la dirigenza si giocherà la carta del “mantenere il nucleo della squadra” in cambio di un piccolo sconto da parte del giocatore.

Quintetti piccolissimi, dicevamo prima, che hanno levato minuti proprio a Bogut, motivo per cui il front office potrebbe decidere di pagare meno dei 12 milioni garantiti all’australiano, e “accontentarsi” dell’Ezeli di turno per un ruolo marginale di big-man.

Da questo punto di vista l’aumento del salary cap è amico del GM Bob Myers, ma per far quadrare i conti, e rinnovare entrambi potrebbe essere necessario muovere qualche contratto. Anche perchè nell’estate 2017 ci sarà da rinnovare un contratto piuttosto pesante per i Warriors…diciamo un contratto da MVP.

Cambiando costa, nella capitale si pensa già a una maniera per portare Kevin Durant a giocare in maglia Wizards nel 2016, ma il primo (in ordine di tempo) contratto da ritoccare sarà quello dell’ex Gator Bradley Beal. L’eventuale rinnovo della guardia escluderebbe l’arrivo dell’ex MVP ?

No, anche perché Washington avrà nell’estate del 2016 (almeno) tre contratti non garantiti, di cui potrebbe quindi sbarazzarsene senza impegno. Motivi per cui Beal quindi non debba rinnovare sono difficili da trovare. Si profila un quadriennale con una possibile cifra di partenza di poco inferiore al massimo salariale.

Un altro giocatore su cui dovrebbero esserci pochi dubbi sul rinnovo è Michael Kidd-Gilchrist. Specialista difensivo, ottimo atleta efficacissimo in campo aperto. Ma nonostante queste qualità, le sue clamorose lacune al tiro lo porteranno a firmare un contratto sì lungo, ma ben lontano dalla cifra del massimo salariale.

Dopo un valzer di scambi, in casa Hornets in estate è arrivato anche Jeremy Lamb, ancora in cerca di quella dimensione da scorer dalla panchina che potrebbe giovargli. Essendo appunto un nuovo arrivato possibile che lo staff voglia valutarlo in questa stagione, e rimandare ogni discorso all’estate prossima.

Oggetto della discussione sono anche due tasselli del quintetto dei Toronto Raptors: Jonas Valanciunas e Terrence Ross. Il lituano sembra essere vicinissimo all’accordo per il rinnovo, a una cifra superiore ai 60 milioni complessivi per 4 anni.

Se tutto fosse confermato, a mio parere è un contratto che favorisce più la squadra che il giocatore: in una lega sempre più povera di centri tradizionali si pensava che il big-man avrebbe potuto sparare cifre altissime.

Forse si è leggermente accontentato e non ha voluto scommettere su se stesso un’altra stagione. Ujiri, dalla sua, da un contratto onesto a un giocatore su cui comunque sembra puntare, e, complice l’aumento del salary cap, anche dal punto di vista economico si tutela benissimo. 

Per quanto riguarda Ross la situazione è un po’ più traballante, in quanto il suo futuro in Canada è già stato messo in dubbio più volte nel corso della passate stagioni, dove il suo nome compariva in ogni rumors di possibile trade dei Raptors. Ujiri e soci dovranno decidere cosa farne del futuro del prodotto di Washington.

Chi invece sembra al centro di un progetto tecnico è sicuramente Andre Drummond in quel di Detroit, Michigan. Coach Van Gundy punta forte sul suo big man, e sembra deciso a volerne fare il perno della squadra, ricalcando grosso modo il sistema che portò i suoi Magic alle finals nel 2009. E proprio per questo motivo è facile immaginare la richiesta del massimo contratto da parte del giocatore, identificato come futuro della franchigia insieme al neo-rinnovato Reggie Jackson.

Gli emergenti Milwaukee Bucks sembravano già vicini a un accordo per il prolungamento del contratto di John Henson, giocatore lungo in grado di garantire verticalità in uscita dalla panchina. Facile che le due parti raggiungeranno un accordo in tempi non troppo lunghi. Chi vedrà diminuire i suoi minuti sarà Miles Plumlee, a maggior ragione dopo l’arrivo di Monroe. Il fratello di Mason difficilmente indosserà la divisa dei Bucks dopo questa stagione.

Nell’Oklahoma i Thunders dovranno pensare al da farsi con Dion Waiters. Giocatore dalla personalità non facile e dalle caratteristiche non esattamente complementari con quelle di Durant e Westbrook, nonostante un talento evidente. Possibilissima la soluzione della restricted free agency, e a quel punto sarà il mercato a decidere il valore del giocatore, e quindi Sam Presti prendere una decisione.

Houston Rockets: ala grande cercasi. E non perchè i Rockets non ne abbiano a roster, ma perchè ogni anno Morey sembra andare a caccia della superstar in quel ruolo (Bosh nel 2014, Aldridge nel 2015, senza contare la parentesi Josh Smith). Cosa fare perciò di Terrence Jones e Donatas Motiejunas?

Il lituano è sembrato un ottimo fit per il sistema dei Rockets, prima che un infortunio lo ha costretto a fermarsi la scorsa stagione, liberando minuti importanti nel suo ruolo, andati però prevalentemente a Josh Smith, piuttosto che a Terrence Jones. Aggiungiamoci che uno dei free agent più appettibili della prossima estate sarà Al Horford (un’altra ala grande) ed ecco una situazione intrigante per il GM Morey.

Tornando ai già citati Portland Trail Blazers, attorno a Lillardi rivedremo Myers Leonard, diventato un giocatore dalle caratteristiche interessanti: un 7 piedi in grado di tirare il 42% da tre. Due dati che aldilà di tutto garantiscono almeno un futuro prossimo in questa NBA. Nell’Oregon è arrivato anche Mo Harkless, giunto forse all’ultima chiamata per dimostrare di poter avere minuti importanti in questa lega. E chissà che non abbia trovato l’ambiente giusto nella squadra bianco-nera-rossa.

Per quanto rigurda il francese Evan Fournier, il suo 37% abbondante da dietro l’arco potrebbe bastare a garantirgli un futuro in maglia Orlando Magic. Davvero poche cose oltre il tiro da fuori per il transalpino, ma uno specialista in un ambiente come quelli dei Magic può avere spazio. Perse invece le speranze nel canadese Andrew Nicholson, fuori del tutto dalla rotazione. Vedremo se coach Skiles farà un tentativo nel cavarne fuori qualcosa di buono. 

Cantiere aperto, apertissimo, in quel di Boston. E quindi davvero difficile capire cosa sarà di Tyler Zeller, Jared Sullinger e Perry Jones. Un rim protector reduce da una discreta stagione, un giocatore dalla forma fisica non sempre ottimale e con diversi problemi fisici, e un giocatore con del potenziale ma visto poco sinora in campo. Che ne sarà di loro? Danny Ainge potrebbe farne tutto e niente.

E infine, in quel di Philadelphia, sarà il turno di Tony Wroten di cercare di capire la usa funzione all’interno del “process” di Hinkie.

 

One thought on “Rookie scale: è ora di fare i conti

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