20130401-194906.jpgCi sono state due partite.

La prima è durata 13 minuti. Louisville stava conducendo di 1 punto mostrando più energia di Duke, che però stava cercando un modo di arginare la pressione difensiva dei Cardinals, in alcuni casi riuscendoci egregiamente.

La seconda è quella che si è giocata dopo l’infortunio di Kevin Ware.

E qui facciamo una pausa. Chi ha seguito in diretta (o ha potuto vedere in seguito il filmato in qualche modo) capirà il perché di questa pausa nella scrittura. Uno stop che negli articoli non sta bene. Ma che in questo caso è necessario.

Si è trattato di uno tra i più brutti incidenti sportivi che possano capitare: atterrando da un salto, la gamba destra di Ware si è frantumata lacerando la carne. Un gesto innaturale, orribile, devastante. Chi ha visto il filmato difficilmente lo dimenticherà. Twitter è esploso di “Pray for Kevin”, di messaggi di commozione. Digitate Louisville su Google e in automatico la prima parola che il motore di ricerca vi proporrà oggi sarà “injury” e poi “leg”.

La situazione a Indianapolis è diventata in pochi secondi irreale. Surreale. Silenzio e occhi gonfi sulle tribune del palazzetto. Coach K con una faccia da funerale. I giocatori dei Cardinals affranti, piegati e in lacrime. Gli atleti di Duke altrettanto provati. E poi il pianto di coach Rick Pitino. Si vedeva che cercava di arginare le emozioni, ma non è riuscito a trattenersi. Le sue lacrime hanno fatto velocemente il giro del mondo.

Da quel momento si è giocata un’altra partita.

Nessuno saprà mai se e quanto quell’infortunio possa aver condizionato la gara. Difficile pensare che non l’abbia cambiata, impossibile sapere come e quanto. Di fatto, da quel momento Louisville ha cambiato marcia, macinando il suo gioco e stritolando Duke, possesso dopo possesso. E siamo sicuri che la sconfitta, alla fine inesorabile e pesante (85-63), questa volta sarà pesata un po’ meno ai tifosi dei Blue Devils.

Le parole di Ware all’intervallo, prima che partisse per l’ospedale, rivolte ai suoi compagni (“Ragazzi io starò bene, non preoccupatevi, pensate a vincere questa partita”) sono stata benzina sul fuoco. La partita si è trasformata in un’enorme favola americana. Probabilmente un po’ retorica, di sicuro commovente. Russ Smith è diventato ancora di più un motore instancabile, vincendo il duello diretto con il grande marcatore di Duke, Seth Curry.

Peyton Siva è riuscito a penetrare ogni volta che ha voluto nella difesa di coack K, Gorgui Dieng si è trasformato in una saracinesca in difesa, con tempi di aiuto perfetti e in più ha creato un solco nel punteggio grazie al suo jump dai 5 metri. E così Duke ha visto scivolare la partita tra le mani senza mai riuscire a riacciuffarla. Louisville ha vinto nonostante un 2-13 da 3 punti perché ha saputo punire tutte le distrazioni dei Blue Devils, confusa in regia con Quinn Cook ed efficace sotto canestro (peraltro a tratti) con il solo Mason Plumlee.

Coach K e Pitino si ritrovavano in finale di un regional dopo la fantastica partita del 1992, quando un tiro di Christian Laettner aveva dato la vittoria sul filo della sirena a Duke. Ci si aspettava un match eccezionale. In realtà sarà ricordata nella storia come la partita dell’infortunio di Ware. Ma queste Final Four ereditano una squadra fortissima, favorita per la vittoria finale e che per di più ora gioca in missione. Per Kevin.

Da www.ncaabasket.net (Twitter: @NcaaBasketNet)

3 thoughts on “Louisville conquista la Final Four tra lacrime di dolore

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