Alla fine, la sfida del Midwest Regional per entrare nella Final Four 2014 sarà Michigan-Kentucky.

Un match fatto di corsa e attacco. L’esecuzione offensiva a volte chirurgica e le percentuali al tiro dei Wolverines contro il fisico e il talento dei freshman dei Wildcats, che però dovranno fare a meno del centro Willie Cauley-Stein (infortunio alla caviglia) o che comunque non potranno schierarlo al pieno della forma fisica.

Come si è arrivati a questa finale? Attraverso due gare combattutissime.

La prima giocata è stata Michigan-Tennessee (73-71) partita condotta dai Wolverines per almeno 35 minuti, che ha avuto invece un finale concitato (con polemiche) nel quale è successo di tutto.

Tennessee a 9 secondi dalla fine ha avuto in mano la palla per vincere la gara. Nell’azione decisiva coach Cuonzo Martin aveva programmato di mettere la palla nelle mani del miglior dei Volunteers, cioè Jarnell Stokes, è così è stato.

Solo che Stokes partendo fronte a canestro ha messo la spalla sul petto di Jordan Morgan che (dal canto suo) ha accentuato il contatto. Morale: fallo in attacco di Stokes (e relative polemiche) e fine dei giochi per Tennessee, che nei secondi finali (ma proprio secondi, una ventina) aveva forzato Michigan a due palle perse riacciuffando un match che sembrava perso e che comunque ha avuto il tiro della disperazione per vincere nelle mani di Jordan McRae.

Solo 5 minuti prima il film sembra totalmente diverso, con Michigan in pieno controllo della gara a +15 dopo aver preso la guida del match nella seconda parte del primo tempo, tirando come sempre bene da 3 (11-20 alla fine) e ai liberi e riuscendo con Jordan Morgan a limitare i possessi e soprattutto i rimbalzi di Stokes.

A tirare la carretta per Tennessee ci ha pensato il solito McRae (24 alla fine) coadiuvato dalla sorpresa del torneo Josh Richardson (19, con 2 pesantissimi nel finale in rimonta). Michigan invece ha avuto 6 giocatori con almeno 9 punti, distribuendo responsabilità e pericolosità offensive. Il migliore comunque è stato ancora una volta Morgan, una presenza in post sia in attacco sia in difesa.

Della seconda partita, quella tra Kentucky e Louisville (finita 74-69) si potrebbe parlare anche più a lungo. Anche questa è stata una gara combattuta fino alla fine che schierava due concezioni completamente diverse della pallacanestro.

Louisville un collettivo operaio con solo Montrezl Harrell davvero da Nba (e più per fisico che per talento puro) e invece Kentucky fatta di talento e forza fisica.

Una squadra più difensiva (Louisville) una più offensiva (Kentucky), una più esperta l’altra composta quasi tutta da freshman. Insomma, uno scontro tra opposti che in più era anche una delle rivalità più sentite d’America.

Logico che il tutto si trasformasse in una super partita, condotta da Louisville praticamente fino agli ultimi 2 minuti. A 5 minuti dalla fine, con la doppia tripla a segno di Luke Hancock, difficilmente qualcuno avrebbe dato per vincente UK.

E invece per Louisville sono tornati i fantasmi di una stagione dove già altre volte la squadra si era fatta rimontare vantaggi significativi. I Wildcats hanno vinto la battaglia dal punto di vista fisico, caricando di falli la squadra allenata da coach Rick Pitino (decisivo il 5° fallo di Harrell, che ha chiuso con 15+8) e non pagando dazio dalla lunetta.

UK ha mostrato il suo solito gioco fatto di quantità e di relativa qualità. Tiro, errore, rimbalzo d’attacco, altro tiro, altro errore, altro rimbalzo offensivo e finalmente canestro. Il tutto nonostante l’assenza per infortunio di Willie Cauley Stein, che per un problema alla caviglia ha giocato solo 4 minuti.

Al suo posto, eroe della gara, Dakari Johnson che con 15 punti (7-10) e 6 rimbalzi ha dominato sotto i tabelloni. Insieme a lui il solito Juliius Randle in doppia doppia (15+12), Andrew Harrison a guidare la squadra nei momenti bui e Alex Poythress con un finale strepitoso sui due lati del campo.

La tripla decisiva la segna però Aaron Harrison che fino a quel momento aveva 2-12 al tiro. Louisville paga una serata un po’ anonima di Chris Jones e Terry Rozier e un sanguinoso 13-23 ai liberi (Russ Smith 23 punti ma 4-10 dalla lunetta) che a conti fatti è costato il match.

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