Alla fine aveva ragione coach Calipari, che durante la stagione se n’è sentite dire di tutti i colori: Kentucky batte Michigan al termine di una delle più belle partite del torneo e approda alla Final Four.

Di più, si permette il lusso di vincere pur con un’assenza importante, quella di Willie Cauley Stein, il centro che è stato un fattore difensivo per tutta la stagione, il più verticale ma anche più rapido negli scivolamenti laterali di tutto il college.

L’azione della gara, quella che porta UK in finale, è una tripla scoccata con eleganza (e da distanza Nba) da Aaron Harrison che, non pago di aver già giustiziato Louisville, mette a segno il canestro più importante della sua carriera (finora).

La tripla di Harrison a due secondi dalla fine, nonostante una marcatura al limite della perfezione da parte di Caris LeVert, vale il 75-72 che sarà poi anche il risultato finale, visto che Nik Stauskas non riuscirà a mettere a segno il tiro della disperazione da metà campo.

Resilienti. E’ uno dei termini che ha usato Calipari per descrivere i suoi giocatori. Tradotto: li puoi colpire, ma non li abbatti. E in effetti più volte nel corso del torneo Kentucky è stata messa in difficoltà.

Anche contro Michigan a un certo punto sembrava che i Wolverines potessero prendere il controllo del match. Invece no, batterli si fa sempre più difficile di partita in partita, per quanto una squadra giochi bene.

Michigan ha iniziato con uno Stauskas in grande forma, a tratti immarcabile, ma con due falli prematuri del lungo Jordan Morgan. All’inizio però, nonostante Glenn Robinson avesse la mira scentrata, i Wolverines hanno giocato meglio e i Wildcats hanno resistito grazie alle triple di James Young e ai canestri di Marcus Lee. Chi?

Ecco una delle storie della partita. Qualcuno ha scoperto che sulla panchina di Kentucky sedeva anche tale Marcus Lee, e magari ha pensato a un giovane che ha azzeccato la partita della vita. Sbagliato.

Lee è un super talento, che qualcuno già quest’anno dava come possibile primo giro del draft. Semplicemente a UK non giocava per “eccesso di talento”, per darvi un’idea di che tipo di squadra sia Kentucky. In qualsiasi altra squadra della Ncaa, Lee avrebbe giocato almeno 20 minuti a partita, e quasi ovunque in quintetto. Nelle ultime 5 partite prima della gara contro Michigan aveva invece accumulato questi minutaggi: 1, 2, 6, ne, ne. Pazzesco.

Contro i Wolverines Lee (anche lui freshman) ha mostrato tutto il suo talento fisico e si è letteralmente abbattuto sul canestro, segnando 10 punti in 15 minuti, quasi tutti tap-in al volo in schiacciata, esemplificando un’altra storia della gara ovvero la supremazia al rimbalzo di Kentucky. A fine gara il tabellino dirà 35-24, con 17 rimbalzi offensivi di UK. Troppo anche per una super formazione come quella allenata da coach Beilein.

Ecco in breve la storia del match. Michigan parte bene con Stauskas, Kentucky resiste con le triple di Young, poi i Wolverines allungano grazie al gioco di squadra e iniziano a coinvolgere anche LeVert e Robinson, ma UK risponde quasi colpo su colpo con Julius Randle che diventa a tratti immarcabile.

Si arriva al finale punto a punto. Un finale stellare fatto di triple, lotta a rimbalzo e grandi canestri. Fino al time out a 10 secondi dalla fine, con la partita in parità: 72-72. E’ il momento delle grandi giocate e Aaron Harrison, che due minuti prima ha già infilato una tripla fondamentale, ne segna un’altra ancora più importante, ancora più difficile, ancora più bella. Ed è vittoria Kentucky.

La Kentucky delle indecisioni non esiste più, ha lasciato il posto alla Kentucky del talento. Un mese fa la squadra si leccava le ferite dopo aver perso in casa contro Arkansas, adesso festeggia l’ingresso alla Final Four, la sedicesima della sua storia (nessuna ha fatto meglio).

Non solo, ma per chi finora era rimasto distratto e seguirà solo la Final Four, sappia che il più grande talento da Nba rimasto ancora da guardare gioca con i Wildacts e si chiama Julius Randle.

Contro Michigan Randle ha registrato un’altra doppia-doppia (16+11), la 24esima quest’anno (record stagionale). Tra i freshman solo Michael Beasley ha fatto meglio (28), mentre Kevin Love e Carmelo Anthony, due sfigati, si sono fermati rispettivamente a 23 e 22. Tanto per dire: con lui in campo UK ha battuto Michigan di 13 punti.

Hanno detto di tutto durante l’anno. La Kentucky del 2012, quella piena di freshman (Anthony Davis su tutti) che vinse il titolo? Un’eccezione, non la regola. La regola è che se alleni una squadra solo di freshmen perdi in stagione e perdi ancora di più al torneo.

Adesso coach Calipari ha preso la scimmia che aveva sulla spalla e l’ha scaraventata in un burrone. Ah, una nota statistica per chiudere: i freshmen di Kentucky finora hanno segnato in stagione 254 punti.

C’è solo una squadra nella storia della Ncaa che ha segnato più punti con i suoi freshmen, i Fab Five di Michigan nel 1992 (287). Un altro record che probabilmente verrà infranto a breve.

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