Manca oramai pochissimo alla prima partita di football Ncaa, che renderà finalmente un ricordo la lunghissima pausa che ogni anno separa la gara per la conquista del titolo nazionale all’inizio del campionato successivo.

La lunga serie di preview di Play.it parte come di consueto dalla Acc, divisia in due tronconi per analizzare a fondo ambedue i raggruppamenti, per primo la Atlantic, dove Florida State sembra avere un piccolo vantaggio sulle altre contendenti e sembra pronta a tornare la protagonista primaria della conference, nonché una delle candidate per qualificarsi e vincere la finale Acc.

Chi potrebbe dare fastidio ai Seminoles? Di Clemson si parla sempre come eterna incompiuta, Boston College difficilmente delude ma non ha mai costruito una squadra in grado di prendersi la vetta della divisione, e North Carolina State potrebbe proporsi come sorpresa. Ecco quindi ogni squadra della Atlantic proposta dando un occhio alla storia recente ed al roster, con un ordinamento che per gioco tiene conto delle idee di posizionamento finale da parte di chi scrive.

Jimbo Fisher, head coach dei Seminoles

FLORIDA STATE SEMINOLES

Florida State è stata una delle università più vincenti degli anni novanta, sotto le direttive di un Bobby Bowden tanto leggendario quanto diventato di peso per l’organizzazione nei suoi ultimi anni sulla sideline.

Ad un certo punto i Seminoles parevano rinchiusi in una sorta di limbo, in attesa che il grande head coach decidesse che l’età da pensionato di lusso prendesse il sopravvento sulla voglia di continuare ad allenare ed educare, dando un taglio netto tra un’epoca dorata terminata molto tempo addietro nella quale la sua posizione era stata più che altro mantenuta per una specie di riconoscenza per quanto aveva fatto, definendo finalmente quel latente bisogno di cominciare una nuova avventura, bisogno riflettutosi positivamente anche in fase di reclutamento dei giovani provenienti dalle high school, desiderosi di far ora parte di un programma che quei fasti antichi intende ripercorrerli tutti.

No, i Seminoles non sono ancora pronti a dominare la conference come facevano un tempo, nel periodo dove spadroneggiavano e dove si poteva già tranquillamente scrivere il nome della vincitrice finale della Acc anche senza aver visto giocare la prima partita ufficiale della stagione, ma sembrano essere sulla buona strada come mai lo erano parsi prima.

L’avvento di Jimbo Fisher, che ha atteso quel ruolo per anni conservando con pazienza la sua precedente occupazione, quella di coach della linea offensiva, ed il pensionamento del defensive coordinator Mickey Andrews, che definire storico è persino riduttivo, in favore dell’assunzione di Mark Stoops (fratello di Bob, l’head coach di Oklahoma) sono stati due eventi che hanno prodotto una ventata di freschezza che ha tolto i ponti con il recente passato, levato di mezzo lo stress di dover rispondere alle domande su quanto ancora Bowden avrebbe occupato il suo ruolo, e su quando mai la dirigenza si sarebbe accorta di trovarsi costretta a cambiare pagina per modificare le prospettive dei giocatori, dei fans, e dei giovanotti che ogni anno vengono firmati dalla high school.

Florida State è tuttavia pronta a ripetersi, dopo una stagione che ha portato una finale di conference (persa contro Virginia Tech) ed una vittoria di rilevanza nel Chick-Fil-A Bowl contro la South Carolina dell’ex arci-rivale Steve Spurrier, e pare possedere tutti i requisiti per eseguire quel passo in più che potrebbe riportare i ‘Noles ad un Bowl importante in attesa di capire se questo ciclo possa vivere la sua punta massima attraverso l’ottenimento di traguardi anche più prestigiosi.

Un particolare che pare di rilevanza sarà la sostituzione di Christian Ponder nel ruolo di quarterback, il che significa aver perso il regista più consistente degli ultimi 10 anni, un giocatore che pur avendo sofferto diversi infortuni non ha mancato di saper rendere vincente una squadra che aveva bisogno di tornare ad identificarsi con i vecchi tempi, di ricostituire quello spirito di tradizione di eccellenza che una volta da queste parti era l’obbiettivo stagionale minimo.

Ponder, oggi ai Minnesota Vikings, ed i suoi problemi fisici hanno spesso trovato un’idonea alternativa in colui che sarà il titolare di questa prossima stagione, quell’ E.J. Manuel che non sarà un mostro di pulizia tecnica nei movimenti del braccio, ma che quando è entrato in campo si è sempre fatto trovare pronto, ha vinto partite importanti ed ha ottenuto anche dei riconoscimenti significativi per la sua fiducia (è stato Mvp del Gator Bowl vinto contro West Virginia, ad esempio).

Manuel ha dimostrato calma, leadership, ed un livello decisionale abbastanza discreto, è preciso come passatore ed efficace con le gambe quando c’è da portare a casa il primo down, ed il successo dell’attacco dipenderà tantissimo dalla sua capacità di migliorare il rapporto tra touchdown ed intercetti, al momento 6 contro 10, statistica insufficiente per puntare in alto se spalmata su un’ipotetica stagione interamente giocata.

Anche per questo sarà importante riuscire a correre il pallone con costanza, e coincidentalmente uno dei traguardi ottenuti da Fisher è stato quello di restituire una dimensione duplice ad un attacco che non sapeva più utilizzare un running back con risultati adeguati. Quest’anno c’è spazio per tre giocatori, un lusso, perché ognuno di loro ha talento e può quindi mischiare le carte in tavola anche a gara in corso creando problemi alle strategie difensive, dal momento che si possono schierare un back fisico come Ty Jones, e due velocisti del calibro di Jermaine Thomas, chiamato al riscatto dopo una deludente stagione sotto le 500 yards stagionali costellata da problemi con la giustizia, infine Chris Thompson, che dei tre è quello più pericoloso in termini di giocate esplosive, e che infatti è facile ricordare per quella corsa di 90 yards effettuata nel 2010 contro Miami.

L’area di miglioramento sembra più grande per il reparto ricevitori, nel quale molti ragazzi hanno diverse cosette da provare: Bert Reed, il più esperto di tutti e giunto all’ultimo anno è l’elemento più affidabile dopo due stagioni passate come miglior produttore di ricezioni, mentre Willie Haulsted, dotato di un gran fisico, ha un talento non sempre controbilanciato dalle occasionali amnesie, che lo rendono un giocatore intrigante che potrebbe fare ben di più. Un altro bersaglio da redzone potrebbe finalmente diventare Rodney Smith, che ha una struttura simile a quella di un tight end (6’6 per 216 libbre) ma un fisico più asciutto ed agile, il che dovrà essere corrisposto da una crescita adeguata a livello tattico. Non sarà più della compagnia Taiwan Easterling, probabilmente il ricevitore più di classe che il roster proponeva, in quanto al football il ragazzo ha preferito un contratto professionistico con i Chicago Cubs.

La linea offensiva dovrà trovare le alternative alla guardia Rodney Hudson, un maestro per tecnica ed intelligenza, e per il centro Ryan McMahon, che ha partecipato da titolare a qualcosa come 53 partite. Rientrano invece entrambi i tackle, Andrew Datko e Zebrie Sanders, ambedue senior ed assenti per infortunio in gran parte degli allenamenti primaverili. David Spurlock, esperta guardia destra, vedrà il suo rientro in campo rimandato a data da destinarsi, a causa di seri problemi derivanti dalle numerose commozioni celebrali patite nella scorsa stagione, con la conseguenza che lo staff sta valutando molto da vicino i possibili candidati alla sua sostituzione dal momento che difficilmente sarà pronto per le prime partite stagionali.

Il già citato Mark Stoops, defensive coordinator, ha effettuato un grande lavoro che ha fruttato molte positività già alla fine del suo unico anno alla guida della difesa dei ‘Noles, il quale più grande ottenimento è stato quello di eseguire un salto quadruplo dai bassifondi statistici alle migliori posizioni nella difesa contro le corse.

Tuttavia, i numeri che sono subito balzati all’occhio sono stati quelli riguardanti la pass rush, che da anni non era così efficace, questo grazie alla costanza delle prestazioni della stella della linea difensiva, Brandon Jenkins, end non pesantissimo ma tremendamente rapido e veloce, come tradizionalmente Fsu predilige.

Jenkins ha aggiunto qualcosina al suo peso ma a detta di Fisher non ha perso un millesimo della sua velocità precedente, il che potrebbe consentirgli di ripetere le incursioni frequenti nel backfield già fatte vedere un anno fa e consentire ai compagni di godere di minori attenzioni, il che potrebbe sfociare nella crescita di Bjoern Werner, tedesco di nascita, che nel 2010 ha ottenuto 3.5 sacks giocando da riserva e che nel campionato che sta per aprirsi giocherà nell’altro posto da end liberato da Markus White. Uno dei motivi del miglioramento contro le corse si chiama Anthony McCloud, Amp per gli amici, che dopo qualche difficoltà di troppo tra i banchi universitari ha sensibilmente migliorato l’impatto della linea contro i running backs avversari.

Il settore linebackers è solido e coeso. Nigel Bradham è senza dubbio l’elemento più completo del gruppo, è stato il miglior tackler stagionale arrivando ad un soffio dalla tripla cifra, ed è sempre rimasto in campo contribuendo a rompere passaggi, portare pressione (5 sacks) ed offrire una versatilità insostituibile. Le aspettative sono elevatissime per due recruits dell’anno passato, Christian Jones e Jeff Luc: Jones ha giocato molto nel suo anno da true freshman, ha confermato le grandi doti atletiche che l’avevano reso ricercatissimo in uscita dalla high school ed avrà assicurato il posto da titolare nella posizione strong; Luc non ha fatto registrare uguali progressi per via di un infortunio al ginocchio, ma anch’egli è stato messo in campo in situazioni particolari già al suo primo anno ed ora può sfidare seriamente Vince Williams per la titolarità della posizione centrale.

Il giocatore più elettrizzante che le secondarie possano proporre è sicuramente Greg Reid, un autentico playmaker con il fiuto per la endzone, un cornerback contro il quale è diventato molto sconsigliato lanciare, e contemporaneamente un kick returner che può diventare letale. Tante, tantissime delle sue giocate hanno spezzato l’inerzia di una partita a favore di Fsu, ed agevolato il lavoro offensivo.

L’altro corner titolare, Xavier Rhodes, sta cercando di rientrare da un problema alla spalla e si porterà dietro il titolo di miglior rookie difensivo della Acc, grazie ad un’annata composta da 58 placcaggi e 4 intercetti. Nick Moody e Terrance Parks hanno assicurati i loro vecchi posti di safety titolari, intriga moltissimo l’arrivo di Karlos Williams, il fratello minore del linebacker Vince, giocatore considerato quale miglior prospetto firmato da Fisher quest’anno, grandissimo velocista e colpitore, che potrà far suo già presto un ruolo momentaneamente di secondo piano da free safety, prima di impadronirsi definitivamente del posto e farlo suo fino allo scadere dei quattro anni.

Il calendario ripropone la sfida contro Oklahoma, persa l’anno scorso, e la classicissima in chiusura contro Florida, battuta finamente del 2010 dopo anni di siccità, ma la polpa è senza dubbio il calendario Acc, che propone trasferte insidiose come Clemson e Boston College, ed una partita presumibilmente decisiva contro gli Hurricanes. 10 vittorie nella stagione di debutto, la partecipazione alla finale Acc, la vittoria di un Bowl comunque importante. Il ruolino di marcia di Jimbo Fisher alla guida dei Seminoles è molto positivo ed ha avuto impatto fin da subito, il che non significa che la squadra sia pronta a vincere tutto già da quest’anno, ma comunque è stata posta nella posizione corretta per provarci con costanza nei prossimi quattro o cinque anni, riportando all’ateneo quell’aria vincente ed imbattibile che per tanti anni ha reso l’università di primissimo piano nell’ambiente Ncaa.

Andre Ellington, punto di forza del backfield

CLEMSON TIGERS

A vent’anni dall’ultima vittoria del titolo di conference da parte dei Tigers la pressione continua a montare. Clemson negli ultimi tempi è sempre andata vicina a riappropriarsi della vetta della Acc ma le è sempre mancato il colpo vincente, diverse edizioni della squadra avevano le potenzialità per battere le rivali più forti ma ci sono riuscite solamente in parte, ed ora il 6-7 del 2010, primo bilancio negativo degli ultimi 12 anni, pone coach Dabo Swinney in condizione di dover vincere tanto e subito, e questo a prescindere dalla finale 2009 persa contro Georgia Tech, traguardo cui nemmeno il predecessore Tommy Bowden era riuscito ad approdare. L’urgenza di portare a casa successi sta molto probabilmente alla base delle importanti decisioni prese nella scorsa primavera, che hanno principalmente visto una completa rivoluzione del sistema offensivo.

I tradizionali allineamenti del quarterback immediatamente sotto il centro, che hanno segnato anni ed anni di attacchi di Clemson, lasceranno difatti il posto alla nuova spread offense che andrà a cambiare drasticamente i concetti offensivi predicati sinora, e la transizione verrà guidata da un esperto in materia di sicuro affidamento. Il nuovo offensive coordinator, Chad Morris, arriva difatti al campus come il principale responsabile dell’enorme successo della spread adottata a Tulsa, un attacco che ha fatto progressi enormi nel giro di un solo anno e che si è reso produttivo tanto nella fase aerea quanto correndo il pallone. Swinney è stato profondamente colpito da quei progressi, ed ha quindi rassicurato l’ambiente dichiarandosi per nulla preoccupato del fatto che Morris abbia un solo anno di esperienza a livello collegiale (ha lavorato a lungo nelle high school texane), e che la sua visione di attacco semplice in esecuzione e complicato in apparenza coincide perfettamente con quella del suo nuovo assistente. Il fatto che Clemson abbia finito il recruiting con una classe da top ten, non fa che innalzare il livello delle aspettative.

Tajh Boyd sarà uno dei tanti nuovi quarterback della Acc che giocheranno per il primo campionato da titolari, ed il futuro alla guida dell’attacco sembra essere suo, con tre stagioni piene davanti a sé per dimostrare quanto vale. Nonostante lo si sia visto poco in campo in sostituzione di Kyle Parker, è chiaro che Boyd deve migliorare assolutamente alcune fasi a livello decisionale, ma le sue caratteristiche, su tutte la potenza del braccio e la propensione a giocare un tipo di attacco di stampo professionistico, rendono il suo potenziale particolarmente interessante da sviluppare.

Il giocatore più esplosivo a disposizione dell’attacco sarà il running back Andre Ellington, il quale spera di vivere una stagione meno tribolata da quegli infortuni che hanno inciso negativamente su un 2010 che lo ha visto scrivere 686 yards e 10 mete in 8 apparizioni, mentre il freshman Mike Bellamy potrebbe essere chiamato in causa già da subito viste le sue doti atletiche molto simili a quelle di un illustre ex-Tigers, C.J. Spiller.

Il reparto ricevitori è stato risollevato dalle prestazioni di DeAndre Hopkins, responsabile del nuovo record di ricezioni per un freshman e nuovo punto di riferimento per il gioco di passaggi, mentre si cercano soluzioni sul profondo attraverso ricevitori meno dotati fisicamente come gli esili Joe Craig e Sammy Watkins, ambedue poco esperti ma dotati di incredibile velocità e che verranno utilizzati per una parte importante dell’attacco di Clemson, gli screen impostati per poi poter esplodere in campo aperto. Una delle sfide da vincere sarà quella di adattare le caratteristiche della linea offensiva al nuovo schema, molto più alto di ritmi, con quattro dei cinque vecchi titolari a tornare in campo con qualche problema da risolvere a livello di protezione del quarterback e con un lavoro migliore da fare in fase di apertura di varchi per le corse.

Da’Quan Bowers, Jarvis Jenkins, DeAndre McDaniels e Marcus Gilchrist sono nomi pronunciati tante volte nel corso degli ultimi tre anni, spesso per sottolineare una giocata di grande impatto difensivo, ed uno dei potenziali problemi all’orizzonte sarà la loro contemporanea sostituzione. Le attenzioni si sposteranno ora sul defensive end Andre Branch, che in passato ha sfruttato la maggior fama di Bowers per lavorare in maniera ottimale sul lato opposto, e chiamato nel prossimo campionato a fare il salto di qualità per diventare il pass rusher primario in attesa dello sviluppo del freshman Corey Crawford, sul quale sono state spese tante belle parole e le cui potenzialità parrebbero addirittura superiori a quelle sviluppate a suo tempo per Bowers.

Almeno due delle tre posizioni di linebacker potrebbero vedere un’accesa competizione portata dalla ventata di gioventù arrivata nel programma, con Corico Hawkins e Jonathan Willard, l’anno scorso limitati dagli infortuni, impegnati a tenersi il posto vincendo la battaglia interna contro i freshman Stephone Anthony e Tony Steward, che gli esperti vedono come pilastri anche dell’immediato futuro in un ruolo avaro di recenti soddisfazioni. Il free safety Rashad Hall sarà l’elemento più esperto a tornare in campo nelle secondarie, con il junior Jonathan Meeks a prendersi il posto che era di McDaniel ed il cornerback Xavier Brewer chiamato a sostituire il versatile Gilchrist nelle frequenti situazioni in cui la difesa andrà a schierare tre corners in contemporanea.

Con tanta carne al fuoco ed una situazione appositamente impostata per eccellere nel breve termine Clemson si chiede se sia davvero pronta per il salto di qualità atteso in questi ultimi tempi. Swinney è sicuro che la squadra si toglierà molte soddisfazioni ed è contento dei progressi visti negli allenamenti disputati sinora, e punta molto sul mix accattivante che un attacco dinamico ed una difesa che dovrà confermare ottimi numeri possono proporre nella Acc. E’ importante vincere tanto e subito, con un calendario molto impegnativo che potrebbe proiettare i Tigers a palcoscenici interessanti, specialmente in caso di successi contro Auburn, Florida State e Boston College, ferma restando la rivalità contro South Carolina che ha visto Clemson sconfitta in tre gare consecutive. Se son rose, fioriranno.

Mustafa Greene, promettente running back

NORTH CAROLINA STATE WOLFPACK

Un grande dubbio ha contraddistinto la offseason dei Wolfpack, ed ha coinvolto in prima persona nientemeno che il quarterback più efficiente dell’intera conference, quel Russell Wilson che in primavera si è presentato da coach Tom O’Brien ancora indeciso sul proprio futuro.

Wilson, che in carriera aveva sempre flirtato con il baseball, non sapeva se avrebbe saltato l’ultimo anno di eleggibilità nel programma di football, mettendo alle strette il suo allenatore per decidere sul da farsi, dal momento che fino a qualche mese dopo quell’episodio, nulla si sarebbe saputo dal ragazzo.

Non potendo aspettare, O’Brien ha preso la decisione migliore per lo spogliatoio, garantendo a Wilson la possibilità di andarsene tranquillamente ed assegnando istantaneamente il ruolo di titolare a Mike Glennon, specificando che semmai Wilson fosse tornato sui suoi passi sarebbe stato non più di un backup. Messaggio significativo per una squadra alla quale il concetto è arrivato chiaro, andato a confermare che si parte tutti da uno stesso livello di opportunità, e che non ci sono eccezioni nemmeno per i più bravi.

Di conseguenza, la maggior parte del lavoro primaverile dell’offensive coordinator Dana Bible è stato quello di studiare i migliori cambiamenti al sistema offensivo in relazione alla tipologia completamente diversa di regista con cui avrebbe lavorato, data la capacità di Wilson di risolvere situazioni precarie con le sue gambe posta in contrasto con la figura molto più classica del quarterback alto, potente e lento rappresentata da Glennon. Il quarterback che per la terza primavera consecutiva ha disputato lo spring game da titolare (nel 2010 Wilson, ancora indeciso, rientrò all’ultimo momento soffiandogli il posto) dovrà lavorare sodo per trovare la corretta chimica con un gruppo di ricevitori da testare, la cui inesperienza rappresenta un problema di non poco conto. Privi dei tre wide receivers primari, i Wolfpack dovranno affidarsi all’esperienza del forte tight end George Bryan, che ha rinunciato sorprendentemente alla Nfl per giocarsi l’ultimo anno di eleggibilità, e sperare che ex riserve come i senior T.J. Graham e Jay Smith possano ritagliarsi un ruolo primario risolvendo alcune lacune tecniche mostrate l’anno scorso, le stesse che ne avevano precluso un utilizzo da titolari a vantaggio di chi oggi è laureato.

Dopo gli esperimenti dello scorso anno a causa dei limiti di profondità del backfield, il ruolo di running back è definitivamente nelle mani di Mustafa Green, gettato nella mischia da true freshman ed autore di un buonissimo lavoro, che lo ha portato a sfiorare le 600 yards su corsa proponendosi contemporaneamente come bersaglio su ricezione, accumulando 272 yards e 6 mete complessive. La sua presenza non potrà che essere d’aiuto a Glennon, che potrà trovarlo come sfogo su passaggio e che potrà vedersi tolta pressione dalle numerose chiamate per le corse che sono destinate a giungere, grazie ad una forte dose di lavoro che vedrà sicuramente coinvolto anche il backup di Greene, James Washington, dotato di caratteristiche simili. La linea offensiva sarà corpulenta e massiccia come da desideri di coach O’Brien, con il senior R.J. Mattes spostato da guardia a tackle sinistro a costituire il miglior elemento a disposizione del gruppo.

La dipartita per la Nfl del middle linebacker Nate Irving consegue nell’ascesa a star per Audie Cole, chiamato a sostituire l’ex compagno sia come livello di prestazioni che come leader del reparto. Cole è stato sostanzialmente decisivo per la pass rush ed ha accumulato statistiche imponenti, dimostrando grandi istinti per seguire lo sviluppo dell’azione, atterrando avversari dietro la linea di scrimmage in ben 10 differenti occasioni, senza mancare di provocare un paio di palloni persi. Lo spostamento nel mezzo al posto di Irving potrebbe addirittura garantirgli maggiori occasioni di mettersi in evidenza. Terrell Manning si schiererà invece ancora sul lato debole, in passato utilizzato anch’egli per portare pressione dall’esterno con successo (4.5 sacks) ed utile, grazie all’agilità nella parte bassa del corpo, per rompere diverse situazioni di passaggio, mentre la novità è D.J. Green, ex safety di sole 215 libbre progettato per schierarsi nella strong side.

I defensive end vedranno la classica rotazione a quattro prendere ancora vita, con Jeff Rieskamp e Darryl Cato-Bishop segnati al momento quali titolari, mentre il tackle J.R. Sweezy, senior, è sufficientemente tecnico ed agile per riuscire ad impensierire il cuore della linea offensiva con una certa costanza. Le secondarie sono nettamente migliorate rispetto ai disastri combinati due stagioni fa, e sono uno dei motivi dei progressi registrati in un 2010 sorprendentemente positivo.

Earl Wolff è il punto di forza del settore, nel suo ruolo di strong safety ha portato parecchie giocate importanti, provocato diversi turnovers e colpito duro. Dean Hayes, spostato un anno fa a running back e rientrato in difesa in primavera, sarà invece il backup di Brandan Bishop nella posizione di free safety, mentre quattro giocatori si contenderanno il posto di corner titolare, con David Amerson e C.J. Wilson favoriti di poco su una concorrenza spietata, data dal fatto di aver usufruito in passato di tanti giocatori, tutti inesperti, che ora hanno la maturità giusta per giocare.

I conti cominciano finalmente a quadrare per Tom O’Brien, che non deve più preoccuparsi delle indecisioni dei suoi ragazzi e che può disporre di un roster sano, esperto, molto diverso da quello che aveva afflitto con numerosi imprevisti negativi il suo primo biennio di esperienza a Raleigh. Nessuno avrebbe mai pronosticato una stagione da 9 vittorie un anno fa, ed il traguardo è testimonianza della bontà del lavoro di un coach che a Boston College aveva sempre ottenuto molto, la cui mentalità vincente ha tardato ad arrivare per via di infortuni, e giocatori troppo acerbi da gestire, gli stessi che oggi hanno provato di poter vincere tante partite. Il calendario, soprattutto fuori dalla Acc, sembra molto favorevole, mentre le insidie maggiori sono rappresentate dalle trasferte contro Boston College e Florida State, importanti da vincere per giocarsi la possibilità di appropriarsi della division.

Luke Kuechly è l'asso della difesa degli Eagles

BOSTON COLLEGE GOLDEN EAGLES

Boston College non ha mai vissuto con una grande esposizione mediatica alle spalle, difficilmente ha potuto competere con campus due volte più grandi e meglio attrezzati, ma non per questo si è dimenticata di vincere. Anzi, grazie al bilancio positivo del 2010 l’ateneo ha ottenuto l’allungamento a quota 12 delle presenza consecutive ad un Bowl, un risultato davvero impressionante se si pensa ai grossi cambiamenti vissuti negli ultimi tre o quattro anni, fatti di pasticci nel scegliere l’head coach, improvvisi cambi di scenari, di una girandola di quarterbacks mai vicina a produrre un qualcosa che fosse lontanamente avvicinabile all’indimenticato Matt Ryan, malattie gravi che hanno sottratto alla difesa un potenziale grande protagonista come Mark Herzlich, protagonista principale di una delle storie più avvincenti ed incoraggianti degli ultimi tempi, che oggi si gioca le sue chances in Nfl dopo essere stato snobbato nel Draft al rientro da una malattia potenzialmente devastante.

Oggi, così perlomeno si spera, gli Eagles possono godere di quel minimo di stabilità che serve a mantenere alte le prestazioni senza doversi preoccupare troppo di rattoppare qua e là, c’è la presenza rassicurante di un head coach come Frank Spaziani, ex defensive coordinator, promosso 24 mesi fa dopo la fugace apparizione di Jeff Jagodzinski, ma saoprattutto ciò che incoraggia è il fatto che i tanti esordienti dello scorso campionato hanno un anno di esperienza alle spalle, prezioso come non mai per progettare traguardi importanti (almeno dentro la Acc) per il prossimo triennio.

Il cambiamento più significativo per un attacco noioso e spesso scontato sarà la presenza di un nuovo offensive coordinator, la cui ricerca è frettolosamente cominciata dopo la notizia del ritiro di Gary Tranquill, in un processo poi terminato con l’assunzione di un coach d’esperienza come Kevin Rogers, la cui carriera di allenatore di quarterbacks ha toccato luoghi importanti come Virginia Tech nella Ncaa e Minnesota Vikings tra i professionisti. Dal trio di registi utilizzato nel 2010 Chase Rettig è uscito come il più costante, il più propenso ad un ruolo di leadership vocale, il più efficace a trascinare l’attacco nonostante i numerosi errori anche da lui commessi, tradotti in situazioni di chiamata ovvie che hanno prodotto una miriade di turnovers.

Rettig ha giocato un’ottima seconda parte di stagione non a caso coincisa con le cinque vittorie in fila che hanno dato l’accesso alla postseason, battuto la concorrenza di Dave Shinskie e Mike Marscovetra (che saranno le sue riserve), e sfoggiato un braccio molto potente in uno schema vicinissimo alla pro-style offense attuata tradizionalmente in loco. Nessun quarterback ha lanciato però un numero di passaggi da touchdown superiore rispetto agli intercetti rimediati, e questa, unito al 51% di completi registrato da Rettig, è la caratteristica che più delle altre deve cambiare per avere ancora successo.

L’attacco è impostato principalmente sulle corse, il che in passato è significato giocare innumerevoli terzi down in situazioni di lancio dichiarato, e la buona notizia è che Montel Harris sarà finalmente recuperato dall’intervento chirurgico al ginocchio che ne ha spezzato la stagione passata. Harris è un giocatore di grandi numeri che nelle prime settimane di gioco potrebbe già rompere il record ogni epoca d’ateneo per yards corse in carriera, lo staff dovrà trovare il modo di renderlo ancora imprevedibile dopo un 2010 nel quale alcune difese l’anno contenuto meglio, e l’obbiettivo può essere facilmente raggiunto attraverso un corretto utilizzo di un backup di lusso come Andre Williams, quasi 500 yards nell’anno da true freshman.

La batteria di ricevitori, un anno fa, è stata capace di tenere in piedi una situazione potenzialmente difficoltosa data dalla contemporaneità tra la laurea di alcuni veterani e dall’infortunio di Colin Larmond Jr., 20.6 yards per ricezione nel 2009, che rientrerà solo quest’anno da un grave infortunio al ginocchio. Vedendola da un lato assolutamente ottimistico, la disgrazia ha significato maggiore esperienza da subito per Bobby Swigert ed Alex Amidon, due true freshmen che potranno dare garanzie al reparto anche in caso di non completo recupero da parte di Larmond.

La sicurezza maggiore in fase di ricezione sarà ancora il tight end Chris Pantale, 31 ricezioni per 338 yards nel 2010, utilizzato in diverse situazioni come valvola di sicurezza sul corto per convertire i terzi down. La linea offensiva ha perso un giocatore di gran talento come Anthony Castonzo, prima scelta Nfl per i Colts, il quale aveva giocato da tackle fin dal suo primo anno in uscita dalla high school. Si potrà comunque contare sull’esperienza di due senior, il centro Mark Spinney e la guardia sinistra Nathan Richman, ma la linea offensiva non può permettersi di essere incostante ed altalenanate così com’è stata l’anno passato.

Se il linebacker Mark Herzlich non si fosse mai malato di cancro staremmo qui a parlare di una sicura prima scelta Nfl, un elemento quasi impossibile da sostituire, di una perdita troppo importante per la difesa. Purtroppo i disagi passati hanno avuto effetto sulle prestazioni di un ragazzo che ha comunque una chance di fare il roster dei Giants (preso da undrafted FA), ma già dal suo pur prodigioso rientro non si parlava più del pezzo insostituibile che era stato per la difesa. In sua assenza è letteralmente ed inaspettatamente esploso Luke Kuechly, un junior che ha concluso in doppia cifra in termini di placcaggi in 22 partite consecutive, striscia peraltro ancora aperta, il che ne ha fatto un’autentica macchina da guerra con un senso innato della localizzazione del pallone. Considerato ciò ed aggiunte le severe abitudini auto-imposte, quali una dieta con totale assenza di cibi fritti e bibite gassate, e delle abitudini lavorative in palestra ai limiti del maniacale, si intuisce presto che il ragazzo è seriamente intenzionato a diventare una prima scelta Nfl, ma prima a continuare a fornire leadership, giocate consistenti e colpire avversari nei due anni che gli restano, continuando a dare l’esempio come miglior giocatore difensivo a disposizione. A dargli una mano ci sarà Kevin Pierre-Louis, un ragazzo al secondo anno che ha giocato molto bene nella sua annata d’esordio, autore di parecchie partite incisive da titolare e componente di un reparto linebackers molto concreto.

Diversa la situazione della linea frontale, in piena ricostruzione dopo aver perso tre quarti dei vecchi titolari, con la conseguenza che sarà il tackle Kaleb Ramsey, reduce da 9 partite da starter, il veterano più navigato in quel settore, con il resto dei componenti solo saltuariamente presenti da titolari nel recente passato. Le secondarie sono passate da diversi cambiamenti in corsa, a metà dello scorso anno si sono insidiati nelle posizioni di cornerback e free safety rispettivamente Donnie Fletcher (5 intercetti) ed Okechukwu Okoroha (a causa dell’infortunio al collo che ha terminato la carriera di Wes Davis). L’unità è stata la seconda di tutta la Acc per passaggi intercettati con 20.

Dopo una stagione caratterizzata da un pazzesco saliscendi, caratterizzato dalla prima striscia interna alla Acc di sempre con una squadra ad ottenere cinque vittorie e cinque sconfitte di fila nello stesso campionato, Frank Spaziani è alla ricerca di una maggiore costanza, obbiettivo che potrebbe essergli più facile grazie alla presenza di molti giocatori con un anno in più di football collegiale alle spalle.

La rimonta dello scorso anno è stata infatti sintomo della situazione di confusione vissuta a causa delle numerose emergenze da sistemare troppo in fretta, ed i risultati della seconda parte del campionato sono difatti stati significativi. Il calendario propone una partenza agevole, che potrebbe fruttare almeno tre vittorie nelle prime quattro partite, rendendo l’ottica del prosieguo del cammino molto diversa. Sfide molto più impegnative in trasferta contro Clemson e Virginia Tech, in casa contro Florida State e contro una Notre Dame che vuole risorgere dal disastro dell’anno scorso, faranno la differenza in positivo o in negativo, anche se è lecito dubitare che una squadra così buona possa veder interrotta la striscia di partecipazioni ad un Bowl con tutta questa esperienza in più.

Danny O'Brien, il quarterback della speranza

MARYLAND TERRAPINS

I Terrapins hanno vissuto una offseason densa di cambiamenti, tecnici e burocratici, che hanno tra le altre cose posto fine alla decennale esperienza di Ralph Friedgen come capo allenatore. Miracolosamente tenuto dopo un 2009 fatto di due sole vittorie, risultato ben diverso da quelli eccellenti ottenuti nei suoi primi tre anni in loco, Friedgen è stato lasciato andare dopo una sorprendente campagna costruita attorno alle 9 vittorie di stagione regolare ed un notevole successo contro East Carolina nel Military Bowl, nel quale i Terps avevano distrutto gli avversari per 51-20.

Il rotondo head coach, cui era stato sostanzialmente promesso un nuovo contratto in caso di stagione vincente, è stato sollevato dal suo incarico dalla nuovo direttivo atletico, arrivato con serie intenzioni di porre maggiore disciplina nelle prospettive del programma di football. Si spiega così la scelta del successore, quel Randy Edsall che ha portato Connecticut ad un impensabile Fiesta Bowl partendo letteralmente dal nulla, un generale con il pugno di ferro che ha giocato ed allenato per Tom Coughlin, e che da lui ha mutuato i metodi duri, decisi, ed intolleranti. Edsall controlla personalmente i progressi dei suoi giocatori tra i banchi di scuola, sospende chi merita di essere sospeso, ha riorganizzato spogliatoi, palestra ed il cibo della mensa, ed ha iniettato nei propri ragazzi un sentimento di timore di sbagliare, pena pesanti conseguenze disciplinari.

Molte cose sono cambiate dal primo giorno di campionato 2010 di Maryland. Una di queste è il quarterback, con l’ex titolare Jamarr Robinson accasatosi altrove, e con il sophomore Danny O’Brien ad inserirsi a campionato in corso per traghettare la squadra ad un finale vincente, chiuso con un bilancio positivo, non a caso coinciso con la sua presenza piena di leadership. L’attacco ha messo a segno diverse giocate a lunga gittata, il reparto è stato a tratti incontenibile, e soprattutto O’Brien ha avuto estrema cura del pallone, lanciando 8 intercetti a fronte di ben 22 passaggi da touchdown ed un fatturato finale vicino alle 2.500 yards, cifre che lo hanno trasformato in uno dei migliori rookies della conference. E quest’anno, sostiene più di qualche addetto ai lavori, potrebbe diventare il miglior quarterback della Acc.

L’altro aspetto fondamentale di quello che sarà un sistema offensivo nuovo solo in parte è caratterizzato dalle corse, settore che vedrà alternati Davin Meggett, rusher idoneo per colpire le zone centrali e figlio dell’ex Giants David Meggett, e D.J. Adams, emerso prepotentemente nelle ultime 10 yards e considerato lo specialista di situazione, l’incaricato di portare la palla in meta in seguito ai guadagni del compagno. Si parlava di parziale novità e questa è caratterizzata semplicemente da una velocità diversa del tempo intercorrente tra uno snap e l’altro, una sorta di no-huddle da applicare a seconda delle circostanze, per imparare la quale i giocatori offensivi sono stati messi davanti a diversi video di Oregon.

Pur dando la precedenza alle corse, Edsall vorrebbe giocare in diverse situazioni schierando tre ricevitori contemporaneamente in campo, ed il fatto di poter trovare disponibili almeno cinque ragazzi di differenti caratteristiche fa decisamente al caso suo. Assodato che non c’è la presenza di un playmaker come il neo-Ravens Torrey Smith, i protagonisti della batteria saranno Kevin Dorsey, un junior che ha mostrato sensibili miglioramenti in primavera ed è uscito fuori come ricevitore primario, Ronnie Tyler, piccolo ma tosto ed assolutamente non preoccupato dei contatti, e Quentin McCree, il quale troverà sicuramente maggiori spazi per giocare. Molto interessante l’apporto del tight end Matt Furstenburg, coinvolto pochino ma autore di 17.2 yards per ricezione, cifra che sta a testimoniare, oltre alla sua mobilità, la sua capacità di effettuare giocate importanti.

La linea offensiva ha patito tanti infortuni nel 2010, e si è trovata costretta a modificare troppo spesso l’impostazione dei cinque partenti, tuttavia con il vantaggio di ritrovare quest’anno quattro titolari. I problemi più consistenti hanno colpito i tackles, con Justin Gilbert, il responsabile del lato cieco, atteso solo per ottobre dopo un doppio infortunio al ginocchio, e Pete DeSouza retrocesso a riserva dopo l’incidente in scooter che gli ha rotto entrambe le ginocchia a favore di R.J. Dill. Problemi come quest’ultimo non si ripresenteranno, in quanto Edsall ha esplicitamente vietato l’uso di motocicli a chiunque.

In difesa si sono mischiate molte carte. Una mossa su tutte? Lo spostamento di Kenny Tate, probabilmente il miglior safety della Acc, a strong side linebacker, variazione difensiva che il giocatore ha recepito con immediatezza effettuando 11 placcaggi nella partita primaverile, confermando che gli istinti per il reperimento del pallone prevalgono anche sui cambiamenti. Il suo ruolo di free safety verrà preso dal junior Eric Franklin, che formerà delle secondarie esperte assieme al buon tandem di cornerbacks titolari, Cameron Chism e Trenton Hughes, giocando uno schema maggiormente orientato verso le coperture a zona.

La linea difensiva potrebbe trovare un pass rusher efficace in David Mackall, linebacker convertito a defensive end, giocatore agile e scattante che sarà sicuramente titolare di uno dei due estremi dello schieramento, mentre nel mezzo si è spesso distinto il tackle Joe Vellano, a volte limitato dalle sole 280 libbre ma ragazzo di forte volontà, che non perde fiducia ed insiste azione dopo azione finché non ottiene ciò che vuole. Detto di Tate, il resto dei linebackers vedrà l’impiego nel mezzo di Demetrius Hartsfield, spostato qui dal ruolo di weakside, mentre Darin Drakenford, l’anno passato riserva, sarà il nuovo responsabile del lato debole. L’obbiettivo è rimpiazzare adeguatamente due giocatori d’impatto laureatisi come Alex Wujciak e Adrian Moten.

La ferrea disciplina di Edsall, a livello collegiale, non potrà che fornire buoni risultati ad un roster di ragazzi che sotto Friedgen avevano vissuto in un clima più permissivo, più disinteressato, con obbiettivi primari che spesso erano sfuggiti dal radar. Ci sono ovviamente dei punti di domanda abbastanza importanti cui fornire adeguate risposte, in quanto in difesa i cambiamenti non sono pochi e la digestione potrebbe essere lunga, il gruppo di giocatori non dispone di elementi molto pesanti ma si basa tanto sull’agilità, il che è destinato a porre dei limiti in alcune partite, e la consistenza della linea offensiva è tutta da testare.

L’esordio è brutale, con una partita contro Miami che verrà disputata di lunedì sera davanti a tutta l’America, e con il secondo impegno contro West Virginia, la favorita per vincere la Big East. Lo spettacolo potrebbe essere speciale verso la fine, quando Notre Dame verrà ospitata a Landover, presso il Fed Ex Field (il campo dei Redskins) per una sfida sulla carta appassionante, ma a quel punto gran parte del cammino Acc sarà già stato svolto, e si potrà capire a cosa possa ambire una squadra dal potenziale intrigante ma misterioso come questa.

Jim Grobe, head coach, potrebbe rimanere pensieroso...

WAKE FOREST DEMON DEACONS

Storicamente coach Jim Grobe non è il tipo a cui piace far giocare troppo e da subito le matricole, preferisce piuttosto far maturare i ragazzi per un anno, metterli in condizione di rendere in futuro, e contribuire alla causa solo quando veramente pronti. Quando però ci si mettono gli infortuni di mezzo e si è costretti a raschiare il fondo del roster per riuscire a mettere in campo una squadra, le cose cambiano, e questo concetto può riassumere il 2010 di Wake Forest, concluso a quota 3-9, nientemeno che il peggio bilancio della gestione di un allenatore che ha fatto toccare vette inusuali a questo programma di football.

L’inesperienza ha marchiato a fuoco il ruolo di quarterback, dal momento che Riley Skinner ha salutato la compagnia dopo la laurea ed ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile da un gruppo di ragazzini inesperti. Dalla corsa a quattro è alla fine emerso Tanner Price, il cui rendimento altalenante è stato simbolo di cosa ci si poteva attendere dalla stagione, che nel 2011 avrà l’opportunità di giocare una stagione completa da titolare e mostrare i suoi progressi, partendo dal presupposto che agilità per correre il pallone e timing con i ricevitori sono caratteristiche che non gli mancano affatto. A dire il vero, Ted Stachitas potrebbe ancora dire la sua in questa competizione per il ruolo, ma gli infortuni che l’hanno storicamente afflitto non gli hanno mai consentito di godere della piena fiducia del coaching staff.

Il running back Josh Adams, originariamente eletto come rookie dell’anno Acc, è stato soppiantato a stagione in corso dal più giovane Josh Harris, che ha subito mostrato grandi lampi di talento ammassando il quinto totale di yards corse più alto della storia della conference con le 241 percorse nientemeno che contro Virginia Tech, includendovi un elettrizzante sprint di 87 yards terminato dritto in meta. Un’altra alternativa è Brandon Pendergrass, calato alla distanza dopo un inizio di carriera molto positivo, ed affossato dai problemi di fumble. Il duo di ricevitori titolare sarà composto da due giocatori tosti, Chris Givens, che ha sviluppato l’attitudine a guadagnare yards dopo il contatto, e Chris Campanaro, ex running back riciclatosi in ricevitore di possesso. Joe Looney, guardia sinistra dello schieramento di linea dello scorso campionato, sarà il nuovo leader ed il nuovo centro al posto di Russell Nenon, che ha terminato l’eleggibilità collegiale.

La difesa affronta il passaggio alla 3-4, con la linea difensiva a ritrovare il confornto del pass rusher Tristan Doherty in seguito agli esperimenti mal riusciti durante la primavera – era stato provato da outside linebacker – ricomponendo quindi una coppia già affiata con lo specialista contro le corse Zach Thompson, sophomore. Chi la transizone l’ha effettuata con successo è Kyle Wilbur, che ha prodotto 6 sacks nel 2010 ed ha confermato di possedere le caratteristiche idonee per giocare da linebacker esterno, ruolo dove costituira un solido tandem con Joey Ehrmann, e giocatore – Wilbur – di grande volontà rientrato da un infortunio quasi terminale patito nel 2009. Gli altri posti sono in fase di assegnamento, ma scarsa profondità e mancanza di esperienza sono due punti a sfavore del reparto. Le secondarie dovranno recuperare moralmente dalle 238 yards aeree concesse a partita con 29 mete subite, e per questo compito si affideranno all’esperienza del corner Kenny Okoro, junior, che è stato il più costante nelle prestazioni ma si è fatto spesso trovare impreparato sui giochi più lunghi.

Il settore difensivo sarà il punto nevralgico, dovrà per primo far vedere miglioramenti concreti e dimostrare di aver digerito gli errori dell’anno scorso. Grobe comincia a sentire la pressione dopo aver portato il programma in alto come non lo era mai stato, con la conseguenza che gli standard si sono alzati di livello. Da Wake Forest è lecito attendersi una stagione di transizione, con tanti cambiamenti da affrontare soprattutto nello staff, e con un calendario difficile, caratterizzato da un esordio contro la rinata Syracuse, ed una partita contro la migliore squadra della Coastal, Virginia Tech.

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