Terminata la regular season Ncaa, cresce l’attesa per l’inizio della stagione dei tradizionali Bowl, e con essa, come ogni anno puntualmente accade, si riempiono i piccoli tempi morti alimentando polemiche sulla classifica definitiva del ranking, le squadre escluse portano le loro motivazioni di disappunto per essere rimaste fuori dalle grandi competizioni, i giornalisti analizzano quanto accaduto e propongono le loro alternative a quanto decretato dall’ordinamento finale stabilito da allenatori e cervelloni, ed il sistema assorbe le consuete bordate ai fianchi tipiche di un funzionamento che è perennemente in fase di discussione perché mai riesce ad accontentare tutti.
L’oggetto di dibattito maggiore riguarda sicuramente il National Championship, che vedrà inscenata la rivincita tra Lsu ed Alabama, ripetizione di quel match del secolo che aveva catalizzato l’attenzione di tutta la nazione proponendosi come partita-evento, venuta poi fuori quale sfida all’insegna dell’equilibrio e degna di due squadre fortissime, che all’epoca non si permisero reciprocamente di segnare un touchdown e che videro risolta la contesa solo tramite un calcio segnato dai Tigers in overtime.
Sarà una sfida tra università appartenenti al medesimo raggruppamento, e la finalissima vedrà quindi una composizione inedita (due avversarie della stessa conference rappresenta un caso isolato) che andrà a mantenere intatta la striscia di vittorie nazionali consecutive della Sec, che chiunque vinca salirà a 6.
Per qualcuno la sconfitta contro Iowa State riportata da Oklahoma State e compagni è costata più del dovuto, la vittoria nel rivalry game conosciuto come Bedlam, dove gli uomini di Mike Gundy hanno letteralmente strapazzato Oklahoma senza però riuscire a convincere definitivamente i votanti di essere meritevoli di scavalcare ‘Bama alla posizione numero due assoluta. Non è servito vincere la Big XII, evento più unico che raro per i Cowboys dei tempi recenti, così come si è rivelato inutile portare a confronto le vittorie ottenute contro avversarie qualificate a ranking rispetto ai Crimson Tide, che per molti altri non meritavano di presenziare alla finale sia per non aver vinto la conference (non hanno nemmeno partecipato alla finale della Sec) e sia per aver già avuto la loro opportunità di battere Lsu, peraltro senza riuscirvi.
Le differenze di calcolo fornite dai computer erano assolutamente minime (0.0086 punti), ma sicuramente un bu0n peso l’ha avuto pure la componente umana. Da questo punto di vista, Alabama esercita certamente un maggior fascino rispetto ad Oklahoma State sia per tradizione storica che per avvenimenti recenti, dato che i Crimson Tide si sono aggiudicati il titolo assoluto non più tardi di due anni fa e che uno scontro coinvolgente pesi massimi quali Les Miles e Nick Saban non può che fornire, oltre al classico tutto esaurito, la garanzia di avere dei rating televisivi fuori dalle orbite. Oltre a questo, apparentemente la partita può essere maggiormente equilibrata, a giudicare dal tipo di difese che andranno a confrontarsi e visto il precedente della gara già giocata quest’anno, in quanto uno dei potenziali timori riguardanti la squadra di Gundy era dato dal mancato bilanciamento tra il fantascientifico attacco condotto sull’asse Weeden-Blackmon a confronto con una difesa sospetta, il che avrebbe proposto molti punti a tabellone ma un esito magari più scontato a favore dei Tigers, che con la loro di difesa hanno ampiamente dimostrato di poter fermare chiunque.
Le polemiche non termineranno certo ora, e se tutto sommato il prospetto di una partita tra Lsu ed Alabama propone un fascino indiscusso ed indiscutibile, sono comunque altre le decisioni che vanno suscitato più di qualche perplessità analizzando il resto degli accoppiamenti per i Bowl Bcs.
E queste discussioni non possono che nascere dal fatto che per la prima volta nella storia la Acc, una delle conference più deboli di panorama nazionale, ha ottenuto l’ingresso di ben due squadre nel giro Bcs, uno di Clemson che ha regolarmente ottenuto l’invito automatico in virtù della vittoria del raggruppamento, ed il secondo a vantaggio di Virginia Tech, sconfitta nella medesima finale e già battuta da Clemson stessa durante la regular season. Se questo è un gioco dove l’opportunità di salire di considerazione è proporzionalmente applicata al numero ristretto di sconfitte che ci si deve portare appresso, allora la questione diventa davvero vicina ad essere incomprensibile.
Per carità, dopo la caduta di Joe Paterno teniamo pura valida come argomentazione la presenza di coach Beamer quale figura che, all’attualità, è legata ad una panchina dal maggior numero di anni in assoluto (25 anni), e teniamo pure in considerazione il fatto che recentemente gli Hokies hanno dominato la Acc in lungo ed in largo e spesso hanno pure fatto bella figura nell’Orange Bowl, se escludiamo naturalmente la batosta giunta un anno fa per mano di Andrew Luck e Stanford in quella che viene ricordata come l’ultima gara collegiale allenata dal signor Jim Harbaugh.
Queste sono le motivazioni principali portate dai portavoce della commissione che decide gli inviti del Sugar Bowl, che ha quindi deciso di regalare il suo invito at large (si tratta di inviti automatici riservati a determinate conference, che vengono scalati una volta che alcune squadre si qualificano per la finale e diventano di libera gestione) a Virginia Tech, (affronterà Michigan e Denard Robinson) escludendo quindi la possibilità di vedere, ad esempio, Kellen Moore giocare la sua ultima partita collegiale in un palcoscenico più degno, oppure di dare un premio ad una Kansas State che si era comportata benissimo nella seconda conference più forte (per qualcuno la più forte in assoluto) del panorama nazionale, la Big XII. La giustificazione data alla stampa, quella della maggior possibilità di vendere biglietti, regge poco in quanto sia Boise State, che in passato si è misurata con grandi squadre facendo ottime figure, che Kansas State, che può vantare un coach storico come Bill Snyder, avrebbero potuto garantire una grandissima affluenza di pubblico in loco.
Non ultimo un problema su cui si può fare ben poco, perché se la Big East possiede di diritto un invito automatico alla Bcs, non ci può fare nulla nessuno. Purtroppo le squadre della conference sono state a dir poco discontinue e sono lontani i tempi in cui la West Virginia di Rich Rodriguez poteva presentarsi come squadra in grado di spaventare un altro avversario di grande caratura.
I Mountaineers hanno vinto il raggruppamento grazie ad una combinazione di eventi che ha portato loro il vantaggio del tie-breaker, in seguito ad un campionato sicuramente di buon livello ma caratterizzato da tanti alti e bassi. La sfida con Clemson si propone come uno spettacolo offensivo, ma guardando altri Bowl fuori dal giro Bcs, ci sono scontri che paiono molto più allettanti di questo. In particolare, Michigan State e Georgia sono due tra le compagini che potrebbero offrire un match equilibrato e qualitativamente accattivante, e l’Outback Bowl che farà da palcoscenico alla loro sfida sarà sicuramente molto seguito.
Ma nulla oramai sorprende più, specialmente in una post season dove i Bowl sono così tanti che vi presenziano anche squadre abbastanza inutili, che hanno ottenuto le canoniche 6 vittorie per potervi partecipare, ma il cui bilancio (vi sono compagini invitate anche con 6-7) pende dalla parte sbagliata.
Non resta, tra una polemica e l’altra, che godersi le partite più belle. Non mancheranno neanche quest’anno.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.