Johnny Manziel, il primo freshman di sempre a vincere l’Heisman Trophy

Alla fine, l’Heisman Trophy è stato assegnato al giocatore che lo meritava maggiormente. Questo non perché il pubblico del college football esigeva che la favola di Johnny Manziel da Kerrville, Texas andasse a buon fine, ma piuttosto perché il quarterback di Texas A&M è stato colui che ha prodotto le migliori prestazioni continuativamente su un campo da football.

Durante la cerimonia al Best Buy Theatre di New York, nei suoi vent’anni compiuti da due giorni, alla lettura del suo nome quale vincitore del trofeo Heisman, Manziel ha immediatamente sorriso mostrando gli evidenti segni della giovantù sul viso, poi si è alzato e ha superato i pochi gradini che lo separavano dall’entrare nel gotha del football collegiale.

In sottofondo, si è potuto captare un “Johnny, congratulations, you’ve just made history”.

Nessuna frase fu più profetica: lasciate stare il record che ha frantumato per yards totali nella SEC, la conference con le difese più temibili della nazione, dimenticatevi, se volete, delle 3000 yards lanciate e 1000 corse, risultato mai raggiunto da nessun primo anno, ma focalizzatevi piuttosto sul fatto che Johnny Manziel è, e rimane, un freshman, cioè uno che non aveva mai assaporato la sensazione di calcare l’erba di uno stadio di football prima di questo settembre.

Nelle settimane passate si è parlato tanto della questione per cui i votanti sarebbero stati restii a votare una matricola: un po’ perché avrebbe avuto altre occasioni di imporsi, rispetto agli sfidanti Te’o e Klein, e un po’ perché sembrava inseguito dal pregiudizio per cui un giocatore al primo anno non può vincere il trofeo individuale più prestigioso. Nessuno ce l’aveva mai fatta. Manziel ha sfatato il sortilegio.

La giovane storia del prodigio texano assume i contorni della favola, come già detto: ormai convinto di scegliere l’università di Oregon, ha ceduto all’ultimo davanti alle pressanti richieste di coach Mike Sherman, convinto che College Station gli avrebbe permesso di rendere meno netto il distacco da genitori e amici.

All’inizio di quest’anno, il numero 2 si trova invece a gestire una situazione completamente diversa: Sherman accetta l’incarico di offensive coordinator dei Miami Dolphins, Texas A&M decide di fare il grande passo, lasciando la Big 12 conference per la super competitiva SEC, mentre Manziel è costretto a giocarsi il posto negli allenamenti primaverili. Un duro colpo, soprattutto per mister nessuno, ciò che effettivamente il prodotto di Kerrville (“Un posto che sembra uscito direttamente da Friday Night Lights” ha tenuto a precisare) era fino a quel momento.

Proprio alla premiazione di questo sabato, l’offensive coordinator Kliff Kingsbury, decisivo nella crescita di Johnny, ricordava i dubbi iniziali fatti sorgere dal pupo di casa: ”Lo vedevo che continuava a tenere palla e cercare lo scontro con la linea difensiva. Mi arrabbiavo perché pensavo alla sua incolumità, le difese della SEC non perdonano.”

Ma ormai la leggenda di Johnny Football era iniziata: il suo soprannome dice più di qualunque descrizione sulla sua presunta capacità di trafiggere le difese avversarie con ogni arma che il…football conosca.

Prima dell’inizio campionato che l’ha definitivamente fatto scoprire al pubblico, diventando il fidanzato d’America degli sportivi del continente a stelle e strisce, ecco la caduta, il punto più basso, quello che avrebbe potuto condizionare la sua incredibile stagione.

“E’ stato un momento in cui veramente non avrei saputo dire dove sarei andato a finire”, ricorda Manziel, “Il mio destino era sospeso”, riferendosi alla notte passata in cella nel giugno scorso, dopo l’accusa di aver scatenato una rissa in un locale notturno di College Station.

Dall’esperienza, Johnny Football sembra uscirne come da un corso accelerato di maturità, mette la testa sul collo ed accetta le responsabilità derivanti dal guidare una squadra di vertice di college football.

La prima avversaria ad accorgersene è Florida, che scampa dall’uragano Manziel solo nel secondo tempo: “Eravamo frustrati da quella sconfitta, ci siamo seduti davanti al video e abbiamo ricontrollato gli errori commessi”, ricorda coach Kevin Sumlin, “ma mi sono subito accorto che Johnny aveva assorbito il duro colpo, imparando in maniera rapidissima per un ragazzo alla prima esperienza su un campo di college football”.

Infatti Johnny Football dimostra un Q.I. sportivo altissimo e ogni settimana migliora sensibilmente le proprie prestazioni:  557 yards totali guadagnate contro Arkansas, poi 576 yards contro Louisiana Tech.

Fino al match che decreta la sua fuga dagli altri papabili al premio per il miglior giocatore di fine stagione: le 253 yards lanciate con 2 mete contro la difesa di Alabama, ritenuta da alcuni al livello di una difesa professionistica. E, più che altro, la sensazione di evitare con enorme facilità qualunque contromossa difensiva escogitata dal guru Nick Saban.

La vittoria contro Alabama è la prova che fa sbilanciare il giudizio dei votanti verso il lanciatore di Texas A&M: Manti Te’o è stato il miglior difensore dell’anno ma non può opporre nulla davanti alla freschezza e la spettacolarità di Manziel, mentre Collin Klein avrebbe avuto delle reali possibilità solo se Kansas State avesse concluso imbattuta il proprio calendario.

La vittoria del prestigioso trofeo porta con sé degli ostacoli che, purtroppo, non sono per forza destinati a essere superati positivamente dal successore di Robert Griffin III quale vincitore del premio: la pesantezza delle aspettative tarperà le ali alla leggerezza con cui Manziel si è espresso quest’anno? Potrà rimanere indenne dalla morsa delle difese che, nel 2013, si concentreranno unicamente su di lui? Saprà affrontare lo scoramento qualora non riuscisse a ripetere l’inimitabile campagna del 2012?

L’ottimismo dovrebbe regnare sovrano se si medita su quanti addetti ai lavori (e non solo) abbia entusiasmato e convinto in un anno, quando era poco più che una promessa del football texano e il posto da titolare era ancora là da conquistare.

Nell’attesa che il tempo ci dica quanto sia galantuomo, continueremo a cullarci con la favola di Johnny Heisman.

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