nick-saban-trophyNel mondo ci sono palcoscenici importanti e altri un po’ meno, ci sono quelli riservati ai contadini e quelli agli avvocati, vi sono palcoscenici dove tutti possono salire mentre altri solo dove i più grandi attori, musicisti, maestri e cantanti possono  esibirsi.

Il National Championship è uno spettacolo dove solo le due più forti squadre del football collegiale possono recitare vantandosi di aver superato un considerevole numero di pretendenti per il titolo di migliore.

Pure quest’anno è andato in scena: nel Sun Life Stadium di Miami, Florida, l’imbattuta e meteora Notre Dame ha sfidato i maestri di Alabama, il college che sostituisce e non ricostruisce. Da una parte un allenatore capace di insegnare ma aspirante di quello che è forse il migliore head coach visto su una sideline di college football. Brian Kelly e i suoi  Fighting Irish hanno sfidato Nick Saban alla guida dei Crimson Tide.

Una partita molto sentita specialmente per l’ateneo dell’Indiana, vera rivelazione di questa stagione alla guida della nazione con un record di dodici vittorie e zero sconfitte. Infatti dei 82 mila tifosi presenti sugli spalti si notava una certa prevalenza di maglie color verde, il colore degli irlandesi. Di fronte l’orda cremisi presentatasi a questa partita con una vittoria last minute ai danni di Georgia nel Sec Championship e con una sconfitta a rovina del record perfetto che in molti avevano pronosticato.

I favori dei pronostici stavano dalla parte di Alabama, squadra abituata a vincere ed a sfide di questo livello giocando nella Sec, la Conference più dura di tutto il paese. Eppure gli Irish avevano le loro possibilità di vittoria contando un futuro top ten pick del prossimo draft e un orgoglio che in diverse occasioni gli ha permesso di salvare il risultato finale durante la stagione. Ma purtroppo questo non è bastato e Saban ha nuovamente trionfato con il netto punteggio di 42 a 14.

Quando correre aiuta a vincere

lacyLa partita è iniziata con le migliori attese per un match vivo dove la difesa di Alabama era chiamata a confermare la meravigliosa prestazione dell’anno passato contro i rivali di Lsu mentre l’attacco avrebbe dovuto dimostrare di essere finalmente allo stesso livello del reparto difensivo. Dall’altra parte Manti Te’o guidava i suoi in difesa però quando la linea offensiva è quella dei Tide c’è poco da fare.

Solo pochi snaps e già si era capito dove Alabama avrebbe basato il suo gioco schiacciando la difesa di Notre Dame nella propria metà campo. Contando su una linea offensiva che potrebbe tranquillamente sfidare i professionisti, i Tide hanno deciso di correre con l’utilizzo dei suoi portentosi cavalli da battagli chiamati Eddie Lacy e T.J. Yeldon. Un duo che durante la stagione ha messo in ginocchio qualsiasi avversario contando sulla potenza del primo e sulla capacità di leggere le difese del secondo, insomma una coppia di running back completa in tutti gli aspetti.

Così Bama ha bruciato vasti pezzi di campo mettendo in cattiva luce le abilità di Te’o, risucchiato nel vortice di bloccaggi dovuti anche a un pessimo aiuto della propria defensive lineman. A metà partita tutto era già deciso con i cremisi avanti di ventotto lunghezze e gli avversari diretti verso gli spogliatoi con il morale a terra; solo i più tifosi avrebbero sperato in un comeback anche se Bama aveva fatto capire di essere già campione vincendo in ogni aspetto del gioco.

Nella seconda frazione di gioco la musica non è cambiata con Lacy – dichiaratosi al draft qualche giorno fa – e Yeldon che hanno continuato sulla stessa linea onda del primo tempo. A fine partita Lacy ha registrato 140 yards corse in 20 portate con un touchdown alle quali ha aggiunto due ricezioni per 17 yards e un’altra marcatura; Yeldon ha corso 108 yards con una media di 5.1 a tocco condendo tutto con un rush td. Non c’è stata storia di fermarli.

Se corri così bene lanciare non è difficile

Una delle possibilità di provare a vincere la partita per gli Irish era quella di far gestire un considerevole numero di palloni al quarterback AJ McCarron, sorpresa piacevole dell’anno passato ma mai testato in occasioni di grande pressione. Dato che la situazione non si è verificata, McCarron ha avuto vita più semplice e le sbavature della difesa avversaria hanno aiutato il ragazzo originario di Mobile a guadagnare ottime statistiche e soprattutto a vincere il secondo National Championship consecutivo.

Alla fine a referto ci sono 264 state yards, un preciso 20 su 28 nei lanci completi e ben quattro touchdown pass. E’ vero merito va ai running back che hanno attirato la linea a schierare più uomini contro la linea di scrimmage però AJ ha sfruttato ogni minima occasione trovando per due volte in endzone il freshman wr Amari Cooper, una volta il già citato Lacy e il tight end Michael Williams. Particolarmente interessante la prova di Cooper il quale, oltre a ricevere 6 passaggi e 105 yards, ha fatto intravedere chiare abilità da playmaker, cosa molto gradita a Saban e in futuro agli scout Nfl.

Bama ha dominato convincendo il pubblico che ormai non c’è più solo la difesa ma anche l’attacco ha il suo valore. Certo la difesa non irresistibile degli avversari ha permesso di marcare numerose volte anche se è ormai lecito dire che la formazione di Kelly non era pronta per questa sfida. Ma vogliamo parlare di questi Fighting Irish?

Quando non si è all’altezza del palcoscenico

All’inizio si sareste chiesti cosa centravano i palcoscenici e tutte quelle definizioni di palchi; bene qui avrete la risposta. Notre Dame non ha giocato male solo che non era all’altezza del palcoscenico presentatogli! Giocare nella Independent non permette di confrontarsi costantemente contro le formazioni che potrebbero essere le tue rivali a gennaio, cosa invece comune ad Alabama per il già citato discorso Sec.

La mia sensazione è proprio questa, gli Irish mai avevano avuto l’occasione di mettersi veramente alla prova contro un avversario di primo livello – le due Michigan non sono presentabili per sfide come quella del Sun Life – e aver vinto con non difficoltà incontrando Pittsburgh e altre squadre non proprio da Bcs Bowl ha influito. Premiare il record ci sta ma forse si ha creduto un po’ troppo nelle possibilità di questa squadra.

Everett Golson è stato il quarterback titolare e durante la stagione non si è dimostrato così affidabile nei momenti cruciali delle partite; aver segnato un rush td e un pass td per Theo Riddick ha addolcito un po’ la serata ma purtroppo con un running game così deficitario si è potuto far poco contro una difesa che ha sopperito soltanto una volta contro quel talento che un giorno dovrebbe essere uno starting quarterback professionista.

Passando alla difesa si è vista una linea davvero impresentabile: costantemente le guardie hanno raggiunto i linebackers aprendo delle autentiche praterie per i sopra citati ball carrier dove le secondarie hanno provato ad opporre un onorevole resistenza con scarsi risultati. E così la stella di Manti Te’o è scomparsa nella valanga di maglie rosse che si abbattevano su di lui finendo con commettere alcuni errori non proprio immaginabili per uno come lui.

Brian Kelly ha commentato con le seguenti parole la sconfitta a fine partita: “la loro linea offensiva ci ha spazzati via, sembravano dei trattori umani e noi non siamo riusciti a trovare rimedio“. Uno che si diceva studente di Saban – in quanti lo sono ma non lo ammettono – ha portato un ateneo li dove nessuno difficilmente l’avrebbe pensato ad inizio stagione. Sperando che sia l’inizio di un periodo d’oro come i caschi dei giocatori, che la squadra si confermi vicino a questi livelli nonostante bisognerà sostituire personaggi come Te’o e il tight end Tyler Eifert il quale ha annunciato la sua eleggibilità al draft a fine serata.

Re Nick

0108_NCSP_BCS1_t607Non mi è precluso di riservare due paroline su Nick Saban, uno che di football ne capisce e davvero tanto. Saban ha ancora una volta confermato di essere un vincente, di avere sempre la ricetta giusta per ogni occasione, di essere un vero leader anche quando in campo centro e quarterback si danno qualche spinta per mancata comunicazione, di essere un reclutatore di primissimo livello.

Perché se non lo avete notato dietro a questo potere di Alabama c’è la sua mano: uomini freschi e talentuosi ad ogni recruiting, la miglior soluzione per il suo sistema e la capacità di convincere anche quelli che avevano quasi già accettato un altra destinazione.

Nei professionisti magari non avrebbe avuto il successo che la carriera da head coach nel college gli ha riservato. Per lui si tratta del quarto successo nel college, il terzo con i Tide in appena quattro anni e il primo a vincerne due consecutivi. Insomma una carriera che promette di inserirlo nell’olimpo dei coach universitari perché quanto fatto in questa carriera – e ancora non è finita – difficilmente verrà eguagliata. Re Nick!

Be si è finita ufficialmente un’altra stagione di college football. A Tuscaloosa resterà il titolo per un altro anno e strapparlo sarà compito davvero difficile; Notre Dame ha fatto qualcosa di davvero speciale ma forse non era all’altezza del Bowl. La stagione verrà a lungo ricordata seppure il finale non sia stato dei più dolci.

Perché in fondo non tutti i palcoscenici sono fatti per chiunque, alcuni devi davvero meritarteli.

3 thoughts on “Il palco non è per Notre Dame, Alabama si ripete

  1. Concordo su tutto, onore agli Irish ma Oregon, Georgia, Texas AM e LSU erano sicuramente più forti. Dei bei Playoff tra le prime 8 renderebbero tutto più interessante e meno scontato.

  2. E pensare che qlc sera prima Lacy (insieme a qlc altro suo compagno) era in giro per il “Mango”, noto locale di South Beach, a divertirsi…

  3. Strameritato!

    PS: menzione d’onore per Katheryne Webb, girlfriend di AJ McCarron (addirittura il vecchio Brent Musburger si è emozionato durante la diretta quando l’ha vista ;P)

Leave a Reply to Kobra Cancel reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.