Brett Favre ha salvato (per il momento) Brad Childress

La giornata numero 9 dimostra che il campionato non ha ancora trovato un padrone, una squadra da inseguire, anche se Falcons, Ravens, Steelers e i due team della Grande Mela raggiungono in vetta i Patriots, che escono con le ossa rotte dall’esame Browns.

Continua la caduta libera di Dallas, mentre Favre salva la stagione Vikings; i Buccaneers e i Lions escono sconfitti dal loro confronti con squadre più quotate, ma con la consapevolezza di aver giocato ad armi pari.

Forse la sfida più interessante della domenica era ad Oakland, fra due squadre che reclamano un posto al sole nella AFC West: decide la gamba di Janikowski, dopo una bella rimonta Raiders.

Curiosità: due squadre hanno dovuto ricorrere a due non specialisti per battere i loro rispettivi extra point, a causa degli infortuni dei titolari del ruolo: Welker ha fatto centro, Suh ha centrato il palo (si vocifera di un suo passato da calciatore…).
Qualcuno sa dirmi se si è già verificata una situazione del genere in passato?
Giornata di grandi prestazioni: vediamo le più convincenti e quelle che si meritano invece il pollice verso.

WORST 3

BRETT FAVRE
Lasciate stare le 446 yards lanciate (nuovo record carriera di una carriera pazzesca), lasciate stare i 2 TD della rimonta dopo gli iniziali due intercetti, lasciate stare i 14 punti rimontati negli ultimi 3 minuti e mezzo di partita.
Favre offre una grande prova da leader, quelle a cui ci ha abituato da tutta una carriera, e salva la stagione Vikings che si stava inesorabilmente incagliando nello scoglio Cardinals.
Una vittoria che deve dare propulsione alla squadra del Minnesota, che dal fatto di aver visto la morte in faccia, ora deve dimostrare di essere in missione per ribaltare l’infelice record.
Negli ultimi minuti del match del Mall of America Field, costellato comunque da errori grossolani come sempre, si è rivista una difesa formato 2009, che dopo il TD di Peterson, ha costretto l’attacco avversario ad un three and out, dando la possibilità (subito afferrata) al numero 4 in maglia viola di orchestrare il drive della parità che ha portato alla meta di Schiancoe.

PHILIP RIVERS
Il quarterback dei Chargers non si ferma più, anzi, sembra trarre maggiori motivazioni più compagni dell’attacco mancano.
Orfano anche di Gates, Rivers ha disposto come meglio credeva della (non insuperabile) secondaria dei Texans, regalando una giornata di gloria al semi-sconosciuto rookie Seyi Ajirotutu e al veterano Randy McMichael, marcatori di 2 mete a testa.
Il nativo dell’Alabama sta tenendo il suo team sulla linea di galleggiamento nell’ora più difficile: via tutti i i suoi ricevitori titolari, si sta affidando domenica dopo domenica a chi si sente di condividere il peso dell’attacco dei Bolts.
Prossima settimana di tutto relax per la squadra della California, che godrà del BYE: un buon motivo per recuperare alcuni pezzi grossi dall’affollata infermeria e, soprattutto, per lanciare la definitiva rimonta alle parti alti della classifica, parti che competono ai Chargers. E che il loro quarterback merita.

PEYTON HILLIS
Ci sono strane situazioni in cui un giocatore, già scaricato da un team precedentemente, si trova al posto giusto nel momento giusto.
Questo è il caso di Peyton Hillis (se Mike Alstott era “il treno”, lui potrebbe essere “il camion”?), che probabilmente non staremmo qui a celebrare, se ad inizio stagione il titolare del ruolo di running back, Jerome Harrison (che, tra l’altro, ha già cambiato domicilio), non avesse continuato a lottare con gli infortuni.
Eric Mangini, costretto dalla necessità, decise di provare nello spot il fullback titolare, Hillis appunto, omone che coniuga una squassante forza fisica con qualità tecniche da molti sottovalutate.
Da allora il numero 40 non si è più fermato: parlando di scalpi prestigiosi, dopo quello dei campioni del mondo, ha preso domenica quelli dei primi della classe, i New England Patriots.
L’ex Razorbacks ha schiantato la difesa del Massachusetts con 29 corse, 184 yards conquistate e 2 TD.

MENZIONI D’ONORE

AARON HERNANDEZ
Il rookie tight end ex Gators esce ancora una volta dal campo a testa alta, anche dalla shoccante sconfitta contro i Browns.
Di fatto, dopo l’addio di Moss, è diventato il principale bersaglio di Brady, alla faccia dei suoi 21 anni.
E sta svolgendo il suo compito alla grande: in Ohio ha messo a segno 2 segnature, una delle quali con una ricezione difficilissima, su cui ha dovuto mostrare doti da ballerino per mantenere in equilibrio il suo corpo.
Il numero 85 in maglia Patriots ricorda un altro grande tight end dei giorni nostri, anch’esso con un cognome ispanico e che attualmente sta evoluendo al Georgia Dome. Non è che…

JACOBY FORD
Per il rookie dei Raiders la sveglia suona alla nona giornata, e meglio non poteva essere per il suo team, dato che è assoluto protagonista della rimonta vittoriosa contro i Chiefs, rivali di division.
Una meta su kick off return, più 148 yards ricevute in 6 occasioni (di cui la metà sono materiale da Sportcenter…).
Benvenuto nella NFL, Jacoby.

STEVE JOHNSON
E’ matematico che, anche cambiando il luogo della partita, il risultato non cambi.
Ma il ricevitore ex Kentucky, ateneo più famoso per forgiare prospetti NBA che per creare campioni nel football, merita una menzione per la sua stagione di tutto rispetto dentro allo sfortunato momento dei Bills: interrompe la sua striscia di sei partite consecutive con un TD segnato, ma totalizza ben 11 ricezioni per 145 yards.
Chi lo ha visto in azione al college non ha mai avuto dubbi: con quella stazza fisica, ottime mani e straordinarie doti da playmaker, poteva solo emergere nella Lega.
Ce ne siamo accorti un po’ in ritardo, forse, ma come si dice “meglio tardi che mai”.

WORST 3

ARIZONA CARDINALS
Buttano alle ortiche una vittoria che li avrebbe portati sulla linea del .500, cosa abbastanza incredibile per come si sta evolvendo la stagione dalle parti di Glendale.
Innanzitutto, come semplice osservatore, mi sembra che coach Wisenhunt abbia gestito come peggio non si poteva la sua “QB controversy” post – Warner: dopo aver accantonato il predestinato Leinart a pochi giorni dall’inizio della stagione, il redivivo Anderson non si è dimostrato migliore di quello visto in maglia Browns e così si è buttato nella mischia il rookie Max Hall, giocatore di buon prospetto ma ancora molto acerbo ad alto livello.
Il ritiro di Kurt Warner ha lasciato orfano Larry “the legend” Fitzgerald, che ora si deve accontentare di “indovinare” le (poche) buone palle lanciate nella sua direzione, ma il numero 11 è lontano dai livelli di eccellenza a cui ci ha abituati.
Poche anche le attenuanti di un back field che si riteneva, ad inizio stagione, uno dei meglio assortiti della Lega, dove il meno peggiore è La’Rod Stephens-Howling, già autore di due kick off ritornati in meta.
Se proprio vogliamo trovare un motivo per sorridere, davanti alla balbettante macchina offensiva, è l’ottimo lavoro svolto fin qua dai colleghi della difesa (tranne forse proprio nell’ultima sfida contro i Vikings) : la statistica dice che i Cardinals primeggiano nei TD da kick off return o dopo un fumble con ben 8 segnature, statistica in cui il reparto difensivo contribuisce ampiamente.
Negli ultimi anni ero rimasto stupefatto dai traguardi raggiunti dalla franchigia dell’Arizona, oggi Wisenhunt sta facendo i conti con una sbadata superficialità nel sostituire un probabile futuro Hall of Famer in cabina di regia.

MIAMI DOLPHINS
Altra giornata amara per i tifosi della città della Florida, che vedono sfumare anche l’ultimo record tenuto in vita: il filotto in trasferta viene arrestato dai Baltimore Ravens, che si dimostrano (se mai ce ne fosse stato bisogno…), più adatti a lottare per accaparrarsi le posizioni di vertice nella AFC.
I Dolphins non mettono mai in difficoltà i Ravens dopo il 7 pari, denotando ancora una volta di più le lacune di Henne contro una delle migliori difese della Lega, l’incapacità di sfruttare l’immenso talento di Brandon Marshall (va bene il sacrificio, ma siano ad un solo TD messo a segno in 8 gare…) e l’ingenuità della propria difesa, a cui manca ancora il killer instinct per mutare l’inerzia di un match (l’altra settimana un quasi intercetto di Clemons è diventato un TD di Owens, questa domenica Sean Smith ha droppato un intercetto piuttosto agevole).
Miami, sotto coach Sparano, è migliorata molta, ma ora deve dimostrare di saper vincere.
In settimana si è parlato di un possibile defilarsi dalla stanza dei bottoni del club da parte di Bill Parcells: solo conclusione di un ciclo o valutazione , da parte del Grande Tonno, dell’impossibilità di raggiungere grandi traguardi da parte della squadra?

HOUSTON TEXANS
Certo che il Texas sarà la patria del football, ma non ce la si passa alla grande da quelle parti ora come ora.
Houston perde, male, subendo una rimonta dall’attacco dei Chargers, costretto a schierare solo rincalzi e azzoppato nel gioco di corsa.
Ciò non è bastato per far rinsavire la disastrosa difesa sui passaggi dei Texans, che, come Penelope, distruggono tutto ciò che di buono si crea in attacco, quest’anno impreziosito anche dall’esplosione di Arian Foster.
Le secondarie di Houston concedono 295 yards e 4 TD pass a Philip Rivers, ma sono solo correi di una defensive line inefficace, che non dà mai la sensazione che possa mettere le mani sul quarterback avversario.
Anche in questo senso, il rientro dalla sospensione di Brian Cushing è stato una delusione.
Il bicchiere mezzo pieno consiste nella grande incertezza che ancora caratterizza la AFC South, che normalmente vedeva a questa altezza di campionato i Colts in fuga, il bicchiere mezzo vuoto ci dice di un team che non ha limato le lacune palesate fin da settembre.

DAMNATIO MEMORIAE

NEW ENGLAND PATRIOTS
Belichick, se fosse un cartone animato, si mangerebbe la bombetta come Rockerduck, conscio della lezione di football ricevuta dall’allievo Mangini.
A parte la supremazia fisica e maggiore freschezza dimostrate da Cleveland, New England ha subito trick plays e una superiorità corale che in passato era solita impartire lei agli avversari.
Detto questo, strabilia ancora vedere i Patriots sul 6 – 2 nonostante la Waterloo in Ohio, soprattutto ricordando la ancora piuttosto recente perdita di Randy Moss, che ha segnato in maniera indelebile le ultime stagioni da quelle parti.

SEATTLE SEAHAWKS
I Saint Louis Rams compiono il loro sorpasso più importante della stagione nella settimana che li vedeva in pigiama e pantofole davanti alla tv ad assistere ai match degli avversari.
Crolla la leadership divisionale dei Seahawks per colpa dei Giants, troppo forti, e per colpa della defezione di Matt Hasselbeck.
Gli ‘Hawks subiscono 41 punti prima ancora di pensare solamente a poter reagire all’incendio provocato dai caldissimi ricevitori in maglia blu; terribile stop che potrebbe avere brutte conseguenze sul morale della truppa della franchigia dello stato di Washington, ora che si sta quasi delineando il rettilineo conclusivo della stagione.

4 thoughts on “Top and Worst – Week 9

  1. Poveri miei cards….su Wisehunt no-comment……ancora non capisco Anderson…e non riconosco purtroppo più Larry…..stagione andata…difesa buona nonostante alcune partenze….

    Almeno ci sono i Bucanieri a fare bordello tra le arene americane!!

  2. cavolo….anche per questo anno i bengals non raggiungeranno i PO…..PALMER LANCIA A CHAD JOHNSON !!!!!!!

  3. Hasselbeck dopo aver visto cosa i Giants hanno fatto ai QB di Chicago e Dallas ha pensato bene di darsi malato hahahahahah :-)

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