Football vuole anche dire Texas, lo stato nel quale più che altrove l'interesse della gente è vivo a tutti i livelli, un po' come avviene nell'Indiana per il basket.

Come e quando è nata la tua passione per il football americano?

Quale è la tua squadra del cuore e perchè hai scelto fra tutte proprio quella?

Quale caratteristica rende, secondo te, il football speciale ed unico rispetto agli altri sport americani?

Raccontaci la tua passione per il football rispondendo a queste domande qui sotto nei commenti oppure scrivendo una mail a info@playitusa.com : fra tutti i messaggi che arriveranno un fortunato lettore estratto a sorte riceverà il libro “Football & Texas”, di Roberto Gotta, uno straordinario viaggio nel mondo della palla ovale a stelle e strisce raccontato da chi segue il football da 30 anni ed ha assistito dal vivo a ben 17 Super Bowl !

 

16 thoughts on “Raccontaci la tua passione per il football e vinci il libro “Football & Texas”

  1. la mia prima volta fu il Super Bowl dell’82 o dell’83 tra Washington Redskins e Miami Dolphins sui canali del Berlusca! conoscevo già un pò le regole ma i commentatori erano scarsissimi e non ne capii molto di più…rimasi comunque molto colpito dalle maglie dei Redskins, che da allora, anche se non posso dire che siano la mia squadra del cuore, seguo comunque sempre con simpatia. poi dobbiamo arrivare al 2000 e all’avvento di Tele+: fu una scoperta quasi casuale a casa di mio cugino che era abbonato che realizzai che davano l’Nfl in diretta! da quell’anno non ho più smesso di seguirlo sono rimasto assolutamente di sasso quando hanno tolto il duo cronisti fantastici (di cui ora ovviamente per fare bella figura non ricordo i nomi e nemmeno i cognomi), perché è stato grazie a loro che ho compreso davvero tutte le regole di questo sport fantastico, che ormai gareggia nella mia personale classifica direttamente con il calcio. pensate che molto spesso la domenica non guardo più il posticipo di serie A per seguire l’Nfl in diretta! questo sport è davvero unico secondo me perché nei pochi secondi dopo lo snap l’adrenalina di ogi azione è qualcosa di incredibile! inoltre è a mio parere lo sport moderno per eccellenza, con i vari review degli arbitri, il tempo effettivo, i challenge a disposizione dei coach, insomma un mix praticamente perfetto tra le potenzialità che da la tecnologia di oggi e lo sport! e poi la mentalità: il rispetto per gli arbitri e per le loro decisioni non è una cosa molto comune negli altri sport! e “last but not least”, le CHEERLEADERS!!! :-)))

  2. La mia passione per il football? Beh….era il 1992….avevo 11 anni! Per caso, su Tele+ incappai in un match tra i Miami Dolphins e gli Indianapolis Colts. Non conoscevo le regole, era tutto assurdo ed inspiegabile….ma sarà stata la divisa dei Dolphins, il logo del delfino col casco, la classe di Dan Marino (con che tranquillità teneva il campo tra quei bestioni!), il campo stupendo, quella cornice di pubblico….è scattata la magia! Quel pomeriggio nacque la voglia di saperne di più (soprattutto le regole e gli orari in Tv). Mi aiutò molto il videogame “Joe Montana Football”, perchè il libretto era in italiano e spiegava le regole di base. Di lì poi l’infatuazione divenne amore, grazie ad eroi come Marino, Montana, Steve Young, i Dallas Cowboys di Aikman-Smith-Irving, Barry e Deion Sanders, Jerry “World” Rice…….seguire il campionato, i playoff, il superbowl. Tale passione da bambino subì però un duro colpo ad inizio ’95: gli amati Dolphins subirono una rimonta assurda in un Divisional a San Diego, non riuscì a digerirlo e chiusi col football. Fino ad una sera: 6/1/2003. erano le 22,30….troppo sveglio per andare a dormire, troppo stanco per uscire. Sempre su Tele+, beccai per caso SF 49ers-NY Giants, wild card. Mi dissi:” beh, guardiamone un pò, in fondo una volta mi piaceva”. Tutti i miei ricordi riaffiorarono in quelle 3 ore pazzesche (una partita epica come poche), tutti i motivi che all’epoca, inconsapevolmente, avevo colto, di colpo mi parvero chiari. Ricordavo le regole, i punteggi, le strategie…i giocatori erano cambiati (e Leopizzi aveva sostituito Flavio Tranquillo alla telecronaca), ma le emozioni no, anzi….e fu così, che alle 2 di notte passate, ancora inchiodato alla poltrona, capii di non poter più rinunciare a quello spettacolo. Sono passati 8 anni, guardo più partite che posso, grazie a Playitusa ho scoperto di non essere l’unico malato di football in Italia, i playoff e il Superbowl sono un rito irrinunciabile, e alle sconfitte dei Dolphins ho fatto il callo, perchè ora so apprezzarlo in senso assoluto. Perchè secondo me ci sono 3 cose che rendono unico il football:
    1) Per me, è lo sport di squadra assoluto! Il Qb non può far nulla se non è protetto dalla linea, i Wr hanno bisogno di chi gli lancia il pallone, i Rb di chi fa i blocchi, ecc…Un solo fenomeno non potrà mai vincere nulla da solo.
    2) La strategia che sta dietro ad ogni azione, tanti pensieri in un tempo brevissimo
    3) Sarò un idealista, ma a fine partita, vedere che quei bestioni, dopo essersele date di santa ragione per 60 minuti, si abbracciano tra di loro dandosi appuntamentro alla prossima sfida….beh, per uno abituato alle polemiche sul calcio è la miglior medicina possibile!

  3. Tutti adorano il calcio, roba da maschietti….dicono. Ma quando hai una mamma che stravede per il football americano e vivi con lei e con la sua voglia di super bowl finisci inesorabilmente per innamorartene…quella forza e quel vigore diventano parte di te…del tuo io ed è davvero assurdo pensare di non farne parte.
    E se non l’avessero inventato????? Che dramma!!!!!!

  4. La mia passione per il football americano nacque scaricando per curiosità la demo del popolarissimo videogioco ‘Madden’ con protagoniste le squadre partecipanti al precedente superbowl (buccaneers e soprattutto raiders, di cui mi innamorai sin da subito della divisa). Appena iniziai a giocarci non ricordavo le regole di quello strano sport visto molti anni prima su italia 1 commentato da Dan Peterson ma dopo un breve viaggetto sul web tutto mi fu chiaro ed affascinante.
    Ciò che mi piace più del football è che le fasi offensive e difensive siano affidate a ruoli e giocatori differenti anche se questo vuol dire ahimè molti tempi morti.

  5. La mia passione per il football americano è nata gradualmente vedendo gli highlights del superbowl tra rams e patriots del 2002, per finire poi al mio primo superbowl in diretta dell’anno dopo tra bucaneers e raiders (che reputo il miglior superbowl da quando seguo la nfl). Da li in poi la passione è stata sempre più un crescendo, coadiuvata anche dal fatto che ho iniziato a praticare il football americano nel 2004 a livello proprio di sport praticato a livello nazionale nelle fila dei Predatori Golfo del Tigullio. Arrivando ai giorni nostri la passione è sempre la stessa sia nel praticarlo che nel vederlo, inoltre da quest’anno ho scoperto la bellezza del collegge football grazie a espn america.

    La mia squadra del cuore sono i Philadelfia Eagles, il motivo che mi ha portato a tifare per loro è veramente banale, ossia giocando a madden, ho iniziato usando green bay fino a che non mi sono ritrovato a usare gli aquilotti e da li mi è partita la passione che è sfociata anche nel gioco reale.

    Premetto che gli sport americani sono tutti favolosi e la loro differenza rispetto agli altri sport praticati nel mondo sta nel sistema americano che valorizza enormemente il lavoro fatti a livello universitario, ma anche per la varietà di sport che viene offerta dal panorama americano, non come in italia che esiste solo il calcio….
    Detto questo il football americano è diverso dagli altri sport perchè è il gioco di squadra per eccellenza, non esistono individualità ma conta solo il collettivo; una squadra di football è come un’orchestra, se tutti eseguono a dovere il suono è perfetto e melodico; se uno stona, tutti stonano assieme.
    Il football è sacrificio per permettere al compagno di avanzare, è sacrificio perchè richiede molto tempo da dedicargli, non bastano i due/tre allenamenti a settimana al campo, ma è necessario coadiuvare il lavoro al campo con la palestra, con la corsa, la dieta e lo studio degli schemi.
    Quando si gioca a football, o si è preparati tecnicamente e fisicamente o si soccombe; non è come il calcio che se perdi, perdi 5/6 a 0 e basta, nel football oltre a perdere 40/50 a 0 si prendono botte, tante botte.
    Il football americano è più una filosofia di vita che un gioco, è una battaglia per la sopravvivenza in campo, è uno stile di vita, è una scelta, è una questione di orgoglio..
    Solo praticandolo proprio come sport, puoi renderti conto di queste cose che altrimenti rimarrebbero pura illusione.
    Infine vorrei dire che mi considero uno dei pochi (ma in fondo uno dei tanti) che hanno l’opportunità e la fortuna di giocare a questo meraviglioso sport.

  6. La mia passione nacque per caso, sulla vecchia “telecapodistria”, quando vidi un meraviglioso John Elway portare al Superbowl (ai tempi non sapevo nemmeno cosa fosse…) i Denver Broncos, squadra di cui sono diventato tifoso.
    Per la cronaca Denver perse poi quel Superbowl (se non sbaglio con San Francisco) e io piansi tutta la notte! Avrò avuto 10 anni…da quel momento…FORZA BRONCOS!

  7. La mia passione per il football? E’ stato un susseguirsi di eventi a cui non potevo resistere.
    In primis l’età giusta: 14/15/16 anni.
    Poi la collocazione storica: eravamo ad inizio anni Ottanta, c’era il boom della televisione commerciale e per giovani come me che guardavano tutte quelle novità era come guardare dalla finestra l’America!!!
    In quel periodo tra i tanti film proposti passa in Tv “Lo chiamavano Bulldozer” e poi ancora “Quella sporca ultima meta”, è l’inizio della fine.
    Gennaio 1981: una Domenica pomeriggio (che ricordo come fosse ieri) su Canale 5 viene proposto in differita ma credo quasi integralmente il Superbowl 15 Eagles-Raiders con il commento del mitico Bagatta e dell’altrettanto grande Mike Buongiorno.
    Febbraio 1982: fuori da scuola vedo il volantino di una partita amichevole tra Redskins Verona e Mastini Ivrea e scopro che il contagio a Verona c’è già stato. Con alcuni amici ci fiondiamo a vedere la partita e dopo pochi mesi ci troviamo sugli spalti come disperati ad tifare con tanto di striscione per la nostra squadra e festeggiando l’unico TD ottenuto in tutto l’anno, bilancio 0-10.
    Gennaio 1983: al Superbowl 17 Joe “The Diesel” Riggins demolisce la linea di Miami ed inizia la decade d’oro dei Redskins con 4 SB disputati in 10 anni di cui 3 vinti. Secondo voi qualè la mia squadra preferita?
    E poi ancora l’appuntamento fisso la Domenica mattina con il riassunto della giornata precedente della NFL, il tentativo di segnarmi i risultati, ricordo che non c’era internet, non c’era il satellite, quindi quelle che passavano su Canale 5 erano le uniche informazioni. Perfino guardare la sigla iniziale di Dallas in cui per 30 millesimi di secondo c’era l’inquadratura dall’alto dello stadio era vedere football americano.
    Una vera “epoca” pioneristica, la vera scoperta del football americano da parte degli italiani. E’ stato bello esserci!!!
    Marco

  8. Era l’autunno del lontano 1980, e nonostante siano passati molti anni, ricordo come fosse ieri quando, passeggiando per le strade del centro di Ferrara, vidi una locandina affissa sulle vetrine del negozio di abbigliamento di Giulio Felloni, un piccolo manifesto in bianco e nero che promuoveva il football americano e la squadra delle Aquile, ed invitava gli interessati a provare questo nuovo sport affascinante ma totalmente sconosciuto.

    Al centro dello stampato il disegno di un giocatore vestito con casco e protezioni e nella parte inferiore una scritta in carattere stampatello che invitava i “nuovi giocatori” a presentarsi nella giornata del sabato pomeriggio al campo di allenamento di Via Canapa.

    Mentre osservavo con interesse quel volantino avevo ancora fresco nella mente le immagini di un bellissimo reportage televisivo trasmesso qualche settimana prima dallo storico programma “ODEON” in onda all’epoca il giovedì sera su Rai 1, rimasi incantato da quel servizio sul football a stelle e strisce, da quelle immagini che proponevano uno sport nuovo, fatto di grandi atleti, splendide divise e squadre dai nomi intriganti.

    Alcuni di noi avevano conosciuto il football grazie alle pellicole cinematografiche…erano più o meno gli anni di Burt Reynolds e di “Quella sporca ultima meta”…di Warren Beatty con “Il paradiso può attendere”…..

    Deciso e determinato entrai nel negozio di Giulio per chiedere ulteriori informazioni e la mia prima attenzione finì inevitabilmente sulle “famose” commesse dell’attività, Cinzia e Nicoletta, entrambe decisamente carine e seducenti.

    Pochi minuti dopo mi raggiunse il “presidente” Felloni, il quale dopo una breve chiacchierata sullo sport in questione mi domandò l’età, specificando che per giocare nelle Aquile occorrevano minimo 16 anni…..(all’epoca ne avevo solamente 15).
    Probabilmente il mio sguardo affranto colpì immediatamente il presidente perché pochi secondi dopo lo stesso si affrettò a precisare che per tutti i “giovanissimi”, le Aquile stavano per partire con un programma dedicato al settore giovanile e nella circostanza mi allungò un foglietto con annotato un numero di telefono ed un nome…..”Alessandro”, la persona che stava di fatto mettendo in piedi questa nuova squadra.

    Uscii dal negozio con il sorriso, e dopo pochi minuti raggiunsi gli amici della mia compagnia di Piazzetta Corelli ai quali raccontai tutte le novità…..

    Il sabato pomeriggio successivo alle 14:00 in punto, io e Michele (detto “Spidi” per me era come un fratello), ci presentammo ai campi sportivi di via Canapa, dalla strada sterrata che conduceva al campo di allenamento notai che si stavano già preparando i “grandi”…..eseguivano esercizi di riscaldamento urlando e scandendo le ripetizioni come veri marines con indosso l’attrezzatura, completa di casco e protezioni.

    Nel campo attiguo risultavano presenti un altro manipolo di “ragazzini”, spaesati ed in tuta ginnica che guardavano i giocatori delle Aquile con un misto di stupore ed ammirazione.

    Capimmo subito che quei “ragazzini” facevano parte della nuova giovanile e dopo aver parcheggiato i “motorini” ci unimmo al gruppo coordinato e capitanato da Alessandro De Pestel, quel “Alessandro” di cui già mi aveva parlato Giulio Felloni in negozio qualche giorno prima.

    In confronto a noi nuovi, Alessandro sembrava già un professionista, parlava senza difficoltà di giocatori, di posizioni in campo, di ruoli, di attacco e difesa, e soprattutto sapeva già lanciare meravigliosamente quella palla ovale che per noi tutti invece appariva come un oggetto nuovo e misterioso.

    Sono sincero….nel primo allenamento non ci capii molto, era uno sport totalmente diverso e lontano da quelli tradizionali…..anche la semplice fase di riscaldamento rappresentava qualcosa di originale con quei “jumpingjex” e tutti gli altri esercizi che nessuno di noi aveva mai fatto.

    Nonostante le difficoltà di comprensione e di adattamento terminai il mio primo allenamento di football americano estremamente soddisfatto e con una consapevolezza…. avevo finalmente trovato il mio sport!!!

    Nelle giornate successive io e Spidi ci trovammo diverse volte con Alessandro De Pestel, il nostro desiderio era quello di apprendere il più presto possibile tutti i segreti dello sport a stelle e strisce….

    Ricordo la prima volta che andammo a casa sua, i poster dei giocatori famosi appesi sui muri della stanza, le prime riviste sportive americane con le fotografie dei gladiatori dell’NFL, con Alessandro che ripeteva i nomi delle squadre e dei professionisti più forti e celebri, nomi all’epoca incomprensibili che facevamo fatica a memorizzare, Terry Bradshaw, Earl Campbell, Danny White, Lynn Swann, Dwight Clark, ecc ecc

    Il football, i racconti e le storie ripetute da Alessandro ci stavano lentamente ed irrimediabilmente entrando nelle vene…..la febbre contagiosa per la palla ovale stava crescendo giorno dopo giorno e tutto questo ci riempiva di entusiasmo e passione.

    Dopo quel primo allenamento ai campi di Via Canapa ne seguirono tanti altri…si aggregarono ben presto tanti altri giovani, e si unirono al gruppo molti altri amici di P.zza Corelli, contagiati anch’essi e coinvolti in quel meraviglioso progetto, legati da quella straordinaria passione per il football.

    Il primo contatto con il football fù così…..un approccio probabilmente comune a quello di tanti altri….un periodo di vita che ha lasciato dentro ognuno di noi qualcosa di importante…. Già….sono passati davvero molti anni da quei giorni e la stragrande maggioranza di noi ovviamente ha smesso di giocare a football, la vita è andata avanti e c’ha regalato sicuramente altre soddisfazioni ed altre grandi vittorie…ed anche se il tempo ha probabilmente contribuito a cancellare molti dettagli e particolari di quella bellissima parentesi di vita, tutti noi conserveremo per sempre una traccia indelebile fatta di giornate meravigliose, di grandi amicizie, di vittorie e di traguardi raggiunti…. emozioni e ricordi indimenticabili che verranno custoditi per sempre nel nostro cuore.

  9. La mia passione per il football è abbastanza recente.
    Settembre 2008, sono a Madrid per studiare Giurisprudenza presso l’Universidad Rey Juan Carlos.
    Si stava da Dio, un po caldo per la stagione, ma tra la città, la sangria e la musica ovunque la situazione era semplicemente perfetta. Quasi per caso un giovedì sera entro in un locale, Joy Eslava, vicino a Puerta del Sol. Esco accompagnato da una delle ragazze più belle che mi sia mai capitato di vedere in tutta la mia vita.

    Lei lentiggini, capelli castani chiari, alta, magra, fisico perfetto e sguardo interessato è la ragione per cui sono diventato un appassionato di football.
    Lei è 100% statunitense, Buffalo NY. Nel Novembre del 2008 mi trovo a bere birra, con Steve, suo fratello, 21enne, ragazzo brillantissimo che pare uscito da una serie TV di MTV sui giovani liceali a stelle e strisce… Era una domenica sera, e fino a quel momento il football non rappresentava un motivo di interesse maggiore a quanto non rappresentassero il golf o i campionati mondiali di lotta greco-romana.
    Quella sera, la TV era accesa, sotto la testa di cervo posta ad ornamento di una magnifico salotto in legno… una partita riempiva lo schermo…
    Ma il destino ha voluto che mi innamorassi del football, perchè quella sera non giocavano KC o Carolina. Quella sera giocavano Patriots e Colts.

    e così come quando ti innamori della tua compagna di classe dopo anni passati a non degnarla di uno sgardo, così è successo a me quella sera. Per la cronaca vinsero i Colts. Ma orami era tardi. Alla fine di quella partita ero gia un patriota. La maglia numero 12 dei Pats è entrata a far parte del mio guardaroba giusto un paio di settimane dopo!

    Destino vuole che anche un poster della moglie del 12 di New England sia appeso al mio armadio, ma quella è un’altra storia.

    Il 29 Novembre 2009 ero al Ralph Wilson Stadium di Buffalo per Miami@Buffalo! una delle poche ma gloriose vittorie dei Bills in quella stagione.

    Dopo che si provano una volta le poltroncine riscaldate del Jim Kelly Club non si può più tornare indietro. Non sono più riuscito ad andare a vedere la Sampdoria, il football è diventato in un mese uno dei miei sport preferiti (insieme al basket NBA e alla F1), tanto che al mio ritorno in italia (accompagnato da una serie infinita di maglie NFL non dichiarate alla dogana) sono entrato a far parte dei Pipers Genova di Flag Football, squadra di serie A, attualmente con un record di 3-3 in campionato.

    Sebbene per molti versi non conosca ancora benissimo il mondo dell’NFL e tanto meno dell’NCAA (ho visto giocare UB un paio di volte) io sono totalmente innamorato di questo sport, unico e magico. Il football è la massima espressione dello sport americano, perfetto paradigma di quello che è l’essere statunitensi. Stadi pieni, Birra, hot dog, quei 22 ragazzi in campo e i loro caschi lucidi, le ragazze che ballano…

    Amo il football, semplicemente perchè il football è il football. Credo che non si possa aggiungere altro.

  10. non riesco a spiegare perchè si possa amare il football, eppure ho cercato di farlo molte volte nella speranza che questo straordinario sport potesse fare breccia nel cuore di qualche mio amico, più che altro per avere la possibilità di passare una nottata del superbowl in compagnia o più semplicemente per poterne parlare con qualcuno….bhe sforzi completamente vani….sono sempre stato solo in questa mia passione ma non ho nessuna intenzione di mollare!!
    quando mi sono innamorato del football?…. di preciso non lo so, sin da bambino mi hanno sempre affascinato protezioni e uniformi e grazie al cielo al giorno d’oggi internet da la possibilità di informarsi su qualunque cosa e un abbonamento a sky sport(e prima ancora tele+) fa il resto.
    ho scelto di tifare per new england nella notte in cui persero contro i giants nel più grande upset della storia del gioco( e forse dello sport)…diciamo che l’ho ritenuta una profonda ingiustizia, soprattutto per come è maturata, tutti ricordano la ricezione tra braccio e elmetto di david tyree, anche se ammetto che situazioni del genere contribuiscono a farne lo sport migliore del mondo!

  11. Essendo uno sport ancora poco conosciuto nel nostro Paese, la mia attenzione verso il football americano è piuttosto recente. Il mio avvicinamento è stato graduale, quasi guardingo, poiché tutti dicevano che era un’attività sportiva violenta. In realtà il football è molto più che semplici placcaggi e botte. E’ la sintesi naturale dello spirito americano (non a caso 7 dei 10 eventi tv più visti nella storia della televisione americana sono Superbowl): cuore, testa, velocità, tattica, forza, orgoglio. Non è facile dire il momento preciso in cui ho cominciato a seguirlo; il primo vero passo è stato il Superbowl XXXIX a Jacksonville, finale della stagione 2004, tra Patriots ed Eagles, vinto dai primi 24 a 21. Ricordo che la cosa che più mi colpì fu il ruolo decisivo del quarterback, eccellentemente interpretato in quella occasione da Tom Brady (che alcuni ritengono il miglior qb di sempre) e da Donovan McNabb. La decisività di questo tipo di giocatore non è a mio modo rintracciabile in nessun altro sport di squadra. Da quel 5 febbraio in poi è cominciato questo mio personalissimo cammino che prosegue in questi ultimi anni grazie a Sky: durante la regular season vedo sempre almeno due partite a settimana sul canale all-american sports Espn. I primi tempi sono stati difficili, conoscevo poco i ruoli e le regole. ma devo dire che con il tempo anche se permane qualche lacuna dal punto di vista dell’interpretazione tattica della partita, ho imparato molto.

    Quello che renede il football inimitabile e differente è proprio l’unione di forza, velocità, tattica, precisione e intuizione. Certo anche gli altri sport americani necessitano almeno di alcune di queste carateristiche, ma non di tutte. L’american football sotto certi aspetti è lo sport per eccellenza. I tifosi delle due squadre non stanno separati, si trovano gli uni affianco agli altri e tifano senza violenza i propri beniamini. Sono la gioia e l’attesa, i colori e i suoni, la tensione e la paura, la speranza e la delusione, che rendono irripetibile questa disciplina.

    Dover scegliere necessariamente una squadra tra le 32 della Nfl mi sembra ingiusto, dal punto di vista prettamente personale ho deciso per il momento di non farlo. Questo perché il tifo per un determinato team mi impedirebbe di rimanere lucido, proprio come mi succede con il calcio. Certo è inevitabile, delle preferenze ce le ho e sono legate in molti casi ai ricordi di singole partite: i Giants mi fecero andare fuori di testa al Superbowl XLII giocato a Glendale, Arizona. La rimonta pazzesca sui Patriots di Brady, che se avessero vinto avrebbero coronato il sogno della stagione perfetta (19-0), rimane fissa nella mia memoria. Ma naturalmente non posso dimenticare i Saints che da underdog nella finale con i Colts nel 2010 sono risuciti a ribaltare una situazione difficile e a vincere il loro primo Superbowl. Per concludere voglio citare anche l’impresa dei Packers dell’ultima stagione: in grande difficoltà per tutta la regular season, ma playoff incredibili fino all’incoronzaione ad Arlington contro gli Steelers di Roethlisberger. In questo momento forse è proprio la franchigia di Green Bay ad occupare un posto speciale nel mio cuore, data la storia e l’attaccamento della gente a questa squadra che rappresenta a perfezione l’amore americano per il football.

  12. Salve, mi chiamo Alessandro ho 35 anni e scrivo da Rimini.

    La mia passione per il football e’ nata circa all’eta’ di 16 anni.
    Ho scoperto questo sport in TV e c’era un mio compagno di scuola che giocava per i Dolphins (ovviamente non quelli di Miami ma quelli di Rimini).

    Inizialmente la mia squadra preferita erano i Raiders perche’ giocavano a LA, mi piacevano i loro colori, la loro stravagante tifoseria ed erano i soli a rischiare tentando dei “trick plays” tipo “fake punts”.
    Poi conoscendo meglio il gioco e la storia di questo sport sono diventato tifoso anche degli Steelers.

    Secondo me non esiste una caratteristica specifica che rende unico questo sport tra i quelli a stelle striscie, ma e’ l’insieme di tutte le sue tante caratteristiche.
    Praticamente sono 3 squadre all’interno della stessa, ci vuole attacco e difesa, ci vuole tattica oltre che bravura dei giocatori.
    Infine, credo che tra tutti sia quello piu’ di squadra dove proprio tutti i componenti (dall’uomo di linea al punter) sono fondamentali per vincere.

  13. Erano i lontani anni 80, un intraprendente Guido Bagatta presentava un’ora di Football Americano la domenica mattina, su Canale 5. Conoscevo poco, ma con i miei amici cominciammo a lanciarci una palla un po’ diversa dal solito. Giocavamo moltissimo a calcio, ma quando si rimaneva tra noi accoliti di questo nuovo, per noi, sport, si cambiava la palla e si giocava con le mani.
    Non avevo una squadra preferita, ma c’era il Superbowl, e lo dettero in diretta.
    Io e mio fratello rimanemmo alzati fino ad ore indicibili e facendo l’impossibile per rimanere svegli.
    Quell’anno se lo contendevano i Redskins, di Washington, e i Dolphins, di Miami.
    Mio fratello teneva per i Redskins ed io, per contro, per i Dolphins.
    Vinse Washington ma un meraviglioso ritorno di un punt di 80 yard in TD dei Dolphins sancì il mio amore per questa squadra, mai visto prima niente di simile.
    Grazie a Raisport, dopo 25 anni, ero riuscito a vedere un bel po’ di partite, due stagioni fa. Con somma gioia di mia moglie.

  14. Ho 24 anni e da quando sono piccola che seguo con passione il football americano.
    La mia passione è nata quando avevo 4 o 5 anni, non ricordo benissimo, comunque mio fratello e mio padre erano due appassionati e avevano un bel gioco per il nintendo che era incentrato su questo strepitoso sport poi ogni tanto seguivamo le pertite in televisione anche se all’epoca non c’erano tante trasmissione invece ora è pieno di canali che parlano di sport e con internet è più semplice seguire questo sport unico e inimitabile.
    La mia squadra preferita sono i Seamen di Milano, a parte che essendo stati fondati nel 1982 siamo quasi coetanei dato che io sono dell’87 inoltre proprio nell’anno della mia nascita hanno partecipato al Superbowl italiano (per ben due volte cioè nel 1987 e nel 1989!).
    Sono un team mitico e io li adoro!
    Secondo me la caratteristica che rende questo sport unico è l’unione e l’amicizia che deve regnare nel team, cioè ogni giocatore fa parte di una famiglia e ama questo sport!
    Forza football americano!!!!!!!!!!!!!!

  15. And the winner is…

    Gerki, ovvero Tommaso da Fano!

    Grazie a tutti per aver partecipato e per le belle storie di passione per il football che ci avete raccontato!

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