I Dolphins sono la sorpresa di queste ultime settimane...

TOP 3

Miami Dolphins

Cosa sia successo ai Dolphins è piuttosto strano: dopo sette perle di bruttezza che sono valse sette sconfitte consecutive, Miami si scopre improvvisamente squadra e produce tre vittorie consecutive, e tutte con parecchi punti di scarto: la cura Matt Moore (inserito come starter dalla week 4 al posto di Chad Henne) sembra funzionare, aiutata in ogni caso anche da Reggie Bush (salito di livello a partire dall’ultima sconfitta, contro i Giants) e Brandon Marshall, sicuro rifugio per i lanci del suo QB. Resuscitato sembra anche Anthony Fasano, vera e propria macchina da TD nelle ultime settimane.

Difficile capire cosa sia scattato nella testa dei Dolphins, così come è difficile capire l’effettiva utilità di queste vittorie che, con una stagione ormai andata a sud da un pezzo, permettono solamente a Minnesota, Saint Louis e Carolina di essere più indietro in classifica ed avere scelte più alte al draft. In ogni caso prendiamo atto di questi nuovi Dophins, ed attendiamoli al varco delle prossime sfide: già quella di questa settimana è di per sè molto intrigante, in quanto prevede una visita in Texas, a casa dei Cowboys, sulla carta irraggiungibili ma che devono a questo punto fare i conti con una delle squadre più in forma della lega.

Vincent Jackson

Raramente mi è capitato di inserire un giocatore o una squadra tra i top nonostante una sconfitta, ma questa eccezione per Vincent Jackson mi pare giusta: il WR dei Charger chiude la sua partita con i Bears con 7 ricezioni, 165 yards ed 1 TD, unica spina nel fianco di Chicago, ad esclusione, se vogliamo di Antonio Davis (4 ricezioni, 63 yards ed 1 TD). Il prodotto di Northern Colorado raggiunge così le 800 yards stagionali e porta il computo dei TD a 7, con tutte le statistiche in linea per raggiungere i suoi record stagionali, datati 2009. Purtroppo queste prestazioni non vanno di pari passo con l’andamento della squadra, che vanta un deludente (considerate le aspettative) record di 4-6.

Per i Chargers, squadra che ad inizio stagione sembrava destinata ad avere vita abbastanza facile nella AFC West ed ancor di più dopo l’infortunio di Jason Campbell, il distacco dai Raiders capoclassifica è di ormai due partite, con sole 6 a fine stagione: il calendario non è facile, in quanto affronteranno Baltimore e Detroit, e saranno probabilmente le sfide divisionali a decidere le sorti di San Diego. Da più parti si sentiva espresso il concetto “Quando si svegliano i Chargers la storia è finita”: se tardano ancora un po’ rischiano di fare davvero del ritardo.

Detroit Lions

Avevamo lasciato la scorsa settimana i Lions spazzati via dai Bears per 37-13, con uno Stafford nervosissimo ed autore di ben 4 intercetti. Come li ritroviamo questa settimana? Vincenti su Carolina, in rimonta dopo uno svantaggio di 17 punti ed autori di ben 7 TD, due su corsa e 5 su lanci dello stesso Stafford, rimbalzato dopo le critiche della settimana scorsa ed autore di una prova assai convincente, praticamente perfetta, nella seconda metà di partita. Errore sarebbe però dare tutti i meriti al numero 9 dei Lions, coadiuvato in questa occasione dai suoi ricevitori: dato esemplare sono i 5 diversi WR che hanno ricevuto i 5 TD pass, e tra questi non è incluso Calvin Johnson, che comunque ha messo a segno 89 yards in 5 rec.

Ma un altro dato è da mettere in evidenza, in quanto potrebbe essere una variante che da qui in avanti potrebbe rivelarsi fondamentale: il runningback Kevin Smith ha infatti portato palla 16 volte, ottenendo 140 yards e 2 TD. Se si esclude la prestazione mostruosa di Jahvid Best contro i Bears nella week 5 (163 yards), questa è la miglior prestazione stagionale di un RB dei Lions, e bisogna scendere alla 72 yards corse sempre da Best all’esordio con Tampa Bay per trovare la terza. Se d’ora innanzi il gioco di corse sorreggerà l’attacco aereo per i Lions potrebbero aprirsi prospettive interessanti.

MENZIONE D’ONORE

Torrey Smith

La miglior prestazione stagionale in termini di yards del rookie dei Ravens proveniente da Maryland coincide con una vittoria indispensabile per la franchigia di Baltimore, che affianca Pittsburgh in testa alla AFC North ma con il vantaggio degli scontri diretti, entrambi vinti. Il cartellino di Smith parla di 6 ricezioni per 165 yards ed 1 TD, quello del 31-14, che ha messo i Ravens in una posizione di sicurezza per controllare la disperata rimonta dei Bengals, capaci in ogni caso di uscire dal M&T Bank Stadium con onore, consapevolezza dei propri mezzi e la certezza che i playoff saranno alla portata fino a fine stagione.

Tampa Bay Buccaneers

Altri perdenti di giornata che però trovano posto nei migliori di giornata: i Bucs perdono a Green Bay contro dei Packers che assumono sempre più il contorno di schiacciasassi, ma lottano, rimontano, combattono ed arrivano fino a due soli punti di distacco, prima di cedere alla maggior classe avversaria, a questo giro personificata in Jordy Nelson. Menzione particolare a Legarrett Blount, molto incostante in stagione, ma indiavolato al Lambeau Field ed autore di uno dei più bei TD di giornata, con una corsa di 54 yards caratterizzata dalla rottura di ben sei tackles portati dai difensori avversari.

FLOP 3

New York Jets

Non è sicuramente in questo modo che avremmo immaginato il record e le prestazioni dei Jets dopo dieci partite di regular season, invischiati in un record di 5-5 che li tiene lontani dalla vetta della AFC East ed al momento anche fuori dai due posti utili per competere ai playoff come wild card. La netta sconfitta proprio contro i Patriots della settimana scorsa ha lasciato degli strascichi pesanti, che si sono visti anche nella partita del giovedì contro Denver e che hanno portato alla seconda L consecutiva, questa volta meno netta (17-13), ma che comunque fa riflettere su una squadra che ad inizio stagione sembrava avere tutte le carte in regola per raggiungere nuovamente la finale di conference e che si trova adesso a navigare nella mediocrità.

Discorso a parte merita Mark Sanchez: da un lato ci sono le statistiche, che parlano di una maggiore precisione, di più TD e di una media yards/passaggio più alta in confronto alle recenti stagioni. Dall’altra, ed è quello che a mio parere conta di più, una incapacità di prendere la leadership della squadra nei momenti che contano e di riuscire a raddrizzare le partite anche nei momenti più difficili. Sempre secondo me, continuando di questo passo sarà difficile vedere i Jets in postseason: l’unica cosa che può salvarli è il calendario, visto che le prossime tre partite saranno contro Buffalo, Washington e Kansas City.

Sam Bradford

Iniziamo a parlare di giocatori scomparsi: lo scorso anno Bradford, all’epoca rookie proveniente da Oklahoma nonchè prima scelta assoluta del draft 2010, portava i Rams ad un record di 7-9 e ad una partecipazione sfiorata ai playoff, non riuscita solamente a causa del tiebreaker sfavorevole nei confronti dei Seahawks, appaiati in testa alla NFC West. Era una squadra non molto dissimile da quella di quest’anno e molti, sia tra tifosi ed addetti ai lavori, pensavano che si potesse solo migliorare e che ricominciare ad usare termini come playoff e record positivo fosse solo questione di tempo.

L’anno corrente, invece, sta dimostrando tutto il contrario di quanto atteso: Bradford è stato protagonista di una spaventosa involuzione, perdendo 7 delle otto partite giocate, per di più sei anche con ampio scarto, lanciando solo 5 TD pass a fronte degli 11 che poteva vantare dopo otto partite nella scorsa stagione. Si parla anche di pesanti incomprensioni con l’OC Josh McDaniels, ingaggiato a gennaio per sostituire Shurmur, ma l’unica certezza consiste nel fatto che c’è da lavorare molto per uscire da questo periodo scurissimo e cercare di tornare a dei risultati consoni ad un QB della sua caratura.

Ryan Torain

Altro oggetto del mistero è il RB dei Redskins, che nella scorsa stagione, anche se solo in 10 partite giocate a causa di un infortunio, aveva messo a referto 800 yards di corse e 4 TD, oltre a risultare giocatore imprescindibile per risolvere le situazioni di terzo down corto. Quest’anno, dopo una partenza sprint (135 yards ed un TD a Saint Louis nella week 1), il nulla: poche portate di palla, di poca efficacia ed una considerazione da parte di Shanahan anche dopo l’infortunio da IR di Tim Hightower sempre più in discesa, superato dal rookie Roy Helu che gli sta soffiando portate e yards, nonostante lo stesso Shanahan miri ad inserire gradualmente quest’ultimo con calma nella mischia.

Stiamo parlando di una stagione, quella dei Redskins, di nuovo alle soglie del fallimentare: le nuove idee portate da Shanahan hanno bisogno di lunghi tempi per prendere piede, ed intanto la squadra continua a perdere. Ma si inizia ad intravedere un progetto serio, ed è quello che conta, ai fini di ridare credibilità ad una franchigia, quella della capitale, assente dai palcoscenici riservati ai migliori ormai da troppo tempo. Certamente Torain ed Helu vorranno farne parte e credo che tutti concordino nel dire che le prestazioni attuali non sono il mezzo migliore per convincere chi di dovere.

DAMNATIO MEMORIAE

John Skelton

Il QB dei Cardinals fa il viaggio opposto a quello di Stafford e raggiunge le posizioni meno desiderate: per lui, nella sconfitta pesante contro i Niners, 6/19 con 3 intercetti ed un NFL rating, che potrà contare poco ma che mai avevo visto così basso, di 10.5. Per lui inoltre l’onta della sostituzione con il terzo QB Richard Bartel, onesto mestierante da Tarleton State, che per ironia della sorte aveva giocato la sua unica partita NFL da starter sempre contro San Francisco e sempre perdendola. Che tocchi ancora a quest’ultimo nella prossima partita a Saint Louis, visto la perdurante assenza di Kolb?

Chris Johnson

Fatemi capire:

– Hasselbeck, 1 corsa, 17 yards

– Locker, 1 cosa 11 yards

– Johnson: 12 corse, 13 yards

Serve altro?

3 thoughts on “NFL Week 11 – Top & Worst

  1. I miei “adorati” dolphins sono una squadraccia anche quest’anno, in estrema sintesi.
    A dispetto delle tante chiacchiere fatte dalla socetà e da Sparano a inizio stagione, sui giornali di Miami e dintorni serpeggiava parecchio malumore sin da agosto dato che la squadra non si era rinforzata nel mercato estivo: la linea offensiva aveva già mostrato gravi crepe l’anno scorso e soprattutto si era mostrata incapace di aprire varchi per le corse; il reparto RB si era indebolito e di molto (Dylan Thomas e Reggie Bush non fanno Ronnie Brown più un vetusto Ricky Williams); la difesa sulle corse era rimasta ridicola e non si era trovato nessun CB di minimo affidamento.
    Le uniche aspettative erano riposte sul QB (Henne), che ha deluso ben prima dell’infortunio.
    Adesso Moore sta facendo il suo e un minimo di morale è tornato e pertanto Miami sta facendo quello per cui era pronosticata: un mediocre campionato dal record perdente.
    La squadra è totalmente da rifondare: tolto Long, B. Marshall e Fasano… c’è davvero poco da difendere.
    Cmq è sempre meglio vincere qualche partita che perderle tutte per una prima scelta futura.
    Chissà quando si potrà vedere un programma decente a Miami….

  2. Ultimissima cosa: ma cosa è davvero successo a Bradford?? L’anno scorso mi aveva letteralmente esaltato. Troppo deboli i Rams? Non può tradarlo Miami?

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