Drew Brees è uscito vincente dal confronto con Matthew Stafford.

I Saints visti nella seconda parte del campionato avevano nettamente dato l’impressione di essere pronti a tornare a giocare ad altissimi livelli, mettendo per il momento da parte vecchi dubbi nati da sconfitte inopportune come quella raccolta a suo tempo contro i Rams, e facendo dell’upset di un anno fa – quando Seattle e Lynch sorpresero New Orleans contro ogni pronostico – un lontano ricordo.

Contro i Detroit Lions c’erano le premesse per una gara molto offensiva viste le potenzialità in dote ai due infuocati attacchi e la singolare presenza di due registi che fornivano uno scontro inedito nella storia, ovvero un confronto tra due quarterbacks capaci di superare il muro delle 5.000 yards nel corso della medesima stagione. Drew Brees e Matthew Stafford avevano raccolto, nelle ultime settimane, numeri fantascientifici ponendo su questa partita di Wild Card un alto tasso di potenziale spettacolarità nonchè incertezza nel pronostico data dalla stoica resistenza fornita dai Lions in casa dei Green Bay Packers in una gara dove le statistiche offensive erano state da capogiro.

E gara spiccatamente offensiva è effettivamente stata, con la differenza che chi si attendeva, come peraltro pareva lecito, una gara che si sarebbe potuta risolvere con un singolo episodio, con un errore in meno di una difesa rispetto all’altra, o con un calcio in overtime, ha visto le proprie speranze al cardiopalma cadere sotto i colpi incessanti di un Brees mai domo, capace di far risollevare la testa al suo attacco dopo un primo tempo passato a rincorrere, dando ancora una volta l’impressione di poter recitare il ruolo dell’antidoto nei confronti degli invincibili Green Bay Packers. Tra quella potenziale sfida c’è di mezzo un Divisional da non sottovalutare affatto, vista la difesa che può presentare Jim Harbaugh a San Francisco, ma se non altro i Saints hanno dimostrato di non aver perso un solo grammo dell’inerzia che si erano portati dietro da un pirotecnico finale di regular season, dove avevano terminato da squadra in grandissima forma.

La differenza l’hanno fatta ancora una volta fattori completamente diversi dal fluido gioco di passaggi che tanto caratterizza la squadra allenata da Sean Payton, che storicamente deve molte delle sue vittorie all’efficienza difensiva ed al funzionamento del gioco di corse. Nella brevissima partecipazione ai playoffs scorsi i Saints erano usciti anche a causa della mono-dimensionalità che il loro attacco aveva improvvisamente cominciato a mostrare, gli errori diventavano più evidenti e l’infermeria non riusciva oramai a contenere altri running backs rispetto a quanti già ve ne fossero. Oggi, con una situazione medica completamente rivoltata e con la cattiva sorte che ha rivolto lo sguardo finalmente altrove, il backfield di New Orleans è tornato a recitare un ruolo che seppur sottovalutato risulta fondamentale per far proseguire alla franchigia il suo cammino vincente.

Grazie al gioco di corse i Saints non solo hanno chiuso down importanti e segnato mete, hanno altresì applicato alla perfezione il piano di gioco previsto, che intendeva tenere fuori dal campo per lungo tempo uno dei quarterbacks emergenti più pericolosi della lega, Stafford, al quale non è stato impedito di trovare nuove sintonie con l’immenso “Megatron” Calvin Johnson (12 ricezioni, 211 yards, 2 TD), ma al quale è stato completamente sottratto un gioco di corse che ha prodotto solo 32 yards totali contro le ben 167 dei padroni di casa, statistica di capitale importanza per giudicare i 37 minuti a 22 con i quali New Orleans s’è imposta nel tempo di possesso, mettendosi quindi in ottima posizione per gestire lei stessa l’andamento della gara.

Darren Sproles ha segnato due mete su corsa.

Chi ha sostenuto che uno dei migliori colpi della scorsa offseason sia stata l’acquisizione di Darren Sproles dai Chargers ha avuto pienamente ragione, perchè oltre ad una regular season di grandissima sostanza il folletto che tatticamente ha preso il ruolo che era di Reggie Bush ha confezionato una grande prestazione in una partita senza domani, risultando un matchup difficilmente risolvibile per la difesa dei Lions, e mettendo ulteriormente in evidenza la sagacia tattica di un Payton andato a costruirgli nuove situazioni in cui farlo esplodere uno contro uno, sapendo già che la gara di velocità sarebbe stata vinta dal suo uomo. Poco ha contato l’assenza di Mark Ingram, fuori per la stagione, in quanto la profondità a roster ha rimesso in luce un Pierre Thomas (111 yards totali) la cui importanza non va mai sottovalutata, un’ariete che ha rotto un numero interminabile di placcaggi e che ha permesso di continuare a muovere le catene in situazioni delicate, dove le perdite di terreno da lui evitate sarebbero potute essere letali ai Saints. Infine, le libbre di Chris Ivory hanno dato il coraggio (casomai ve ne fosse il bisogno) a Payton di chiamare tre conversioni alla mano in situazione di quarto down, con una percentuale di riuscita del 100%.

Drew Brees ha registrato 466 yards e 3 mete andando vicinissimo a riscrivere un altro record, quello di yards lanciate in singola partita di postseason, che per il momento sarà ancora di proprietà di Bernie Kosar (489), ma ciò che ha contato maggiormente è stata la capacità di leggere le debolezze di una difesa che a tratti ha commesso degli errori non consoni ad una squadra da playoffs, e che non è riuscita a mettere la pressione desiderata addosso al futuro Hall Of Famer. I Saints hanno trascurato le giocate sul profondo per tutta la prima parte della gara facendo concentrare e stancare la difesa contro le corse, ed al momento opportuno hanno saputo colpire ed affondare, con la cattiveria agonistica tipica delle squadre spietate e vincenti.

Dopo un inizio convincente i Lions hanno solamente potuto tentare di contenere gli avversari. Dopo un primo tempo chiuso in vantaggio grazie anche a due turnovers commessi da New Orleans la squadra di coach Schwartz ha mancato diverse occasioni, soprattutto difensive e qui parliamo anche di un paio d’intercetti lasciati cadere a terra, per tenere salda la posizione di comando nel punteggio fino al momento in cui la situazione non è più rimasta gestibile. Brees ha sentito molto poco il fiato di Suh e Farley addosso, segno del grande lavoro sotterraneo di una linea offensiva davvero compatta, mettendo da parte la più grande minaccia di pressione a sfavore di una Detroit che non possiede per natura il tipo di personale adatto a proporre blitz da ogni lato del campo. Questo aspetto ed un paio di amnesie difensive sulle coperture a zona, che hanno fatto la felicità di Robert Meachem in occasione della sua meta priva di difensori ad attorniarlo e di un Marques Colston che ha risposto al fumble perso nel primo tempo con 7 ricezioni per 120 yards.

Jabari Greer ha effettuato numerose giocate difensive determinanti.

La macchina Saints vista all’opera nei secondi trenta minuti ha prodotto 6 drive consecutivi terminati con una meta, affrontati con la medesima tranquillità sia che partissero da posizione favorevole o che dovessero coprire un’ottantina di yards. Se nel primo tempo sono state le corse a dominare, la ripresa ha visto uno show pirotecnico da parte di Brees e dei suoi innumerevoli ricevitori, contenuti solo a tratti, tante sono le armi a disposizione di un attacco che sta funzionando a pieni giri nel momento più opportuno della stagione. Stafford (388 yards, 3 TD, 2 INT) e Johnson ci hanno provato in tutti i modi, ma alla fine sono arrivate le forzature ed i big plays della difesa, quasi tutti a firma di un Jabari Greer che pare tornato indietro di due anni, hanno cominciato a fare anch’essi la differenza.

I Giovani Leoni, comunque autori di un’autentica impresa essendo riusciti a far tornare a respirare aria di postseason a Detroit, hanno tanta strada davanti e questa sconfitta può essere solo di lezione per cominciare a costruire un futuro ad alto livello, un pensiero irraggiungibile fino a pochi anni fa. Il potenziale offensivo c’è tutto, la difesa ha bisogno di tanto lavoro per l’eccessivo numero di yards e punti concessi, e generalmente c’è necessità di una maturazione generale anche nella gestione complessiva della squadra, di una migliore disciplina, e di un minor crollo di nervi davanti alle avversità.

I Saints vanno avanti con la consapevolezza di essere forti e di dover ancora dimostrare qualcosa. Le loro cavalcate recenti si sono sempre interrotte andando a giocare lontano dal Superdome, ovvero lontano da quell’amico fidato all’interno del quale completarono la maggior parte del percorso che li portò a vincere il loro primo ed unico Super Bowl. Il prossimo turno sarà da disputarsi in trasferta, contro quella che forse è l’unica difesa Nfl in grado di tenerli a bada.

A San Francisco, il clima si sta già scaldando.

 

12 thoughts on “Brees ed i Saints non si fermano, Lions demoliti

  1. Nel primo tempo ne ho tirate poche…soprattutto contro Greg Williams che nn fa che blitzare anche in situazioni in cui proprio nn ha senso…analizzando con più tranquillità va detto xò che nel primo tempo è stata la difesa a rimediare ai due brutti fumbles dell’attacco e a permetterci di arrivare all’intervallo solo a -4…secondo tempo vabè semplicemente troppo devastanti per chiunque…ora come ora siamo la squadra più completa dell’nfl: gioco aereo mostruoso, gioco di corse straordinariamente efficace e vario, difesa NORMALE ma migliore di NE e GB, buon special team…l’unico problema sarà vedere questi elemen i fuori dal Superdome…GEAUX SAINTS

    • Molto dipenderà dalla sfida tra la linea d’attacco dei Saints e il fronte difensivo dei Giants. Se Brees potrà godere della formidabile protezione dei suoi allora per la secondaria di New York saranno dolori, se viceversa Umenyiora e Pierre-Paul dovessero riuscire a creare qualche big play…potrebbe scapparci la sorpresa. Cmq, io dico NOR-NYG 35-30

  2. Gianni si riferiva alla finale di Conference ahahah nn sarebbe male anche perchè noi gioceremmo in casa contro i Giants ;)

    • in effetti, potrebbe essere stato un lapsus freudiano…Cmq vada signori miei, 2 NFC divisional da leccarsi i baffi

  3. i giants secondo voi hanno qualche possibilità contro i packers? non avendo seguito i primi non posso dare un giudizio..su un eventuale saints-packers invece al momento vedo leggermente favoriti i primi, in attacco hanno, oltre al gioco aereo, un discreto gioco di corse. Anche la difesa è migliore di quella di gb. Ma è troppo presto per parlarne prima devono vincere con le rispettive avversarie.

    • credo che la chiave per i Giants sia semplice (a dirsi, a farsi è un altro paio di maniche): tenere l’attacco dei Packers fuori dal campo, consumare minuti sul cronometro quando l’ovale sarà nelle mani di Manning). Magari sarebbe utile rivedere il Superbowl vinto contro New England. Stessa situazione (Patriots dati sicuri vincenti, un attacco giudicato inarrestabile), poi basta trovare il sostituto di David Tyree…:-)

  4. Onore ai Lions, dopo tanti anni di puro oblio!
    Nulla da fare con questi saints così in palla!

  5. beh da tifoso dei lions direi che abbiamo comunque fatto un’ottima stagione e dobbiamo essere contenti, le partite davvero sbagliate sono state poche e l’accesso ai playoff sostanzialmente meritato, per quanto favorito dall’infortunio di cutler.
    i saints sono più forti di noi, soprattutto a casa propria e questo lo si era già visto in regular season.
    i primi due quarti hanno comunque fatto sperare nel miracolo, attacco ottimo e difesa efficace a limitare brees e soci.
    la storia non si fa coi se e coi ma però…se all’inizio del terzo quarto non ci fosse stato quel fallo in attacco che ha annullato la ricezione mandandoci ad un terzo e 19 che non abbiamo convertito forse qualcosa sarebbe cambiato.
    alla fine hanno vinto, meritatamente, i più forti aiutati anche da qualche decisione arbitrale favorevole.
    il verdetto è comunque corretto e credo che new orleans possa andare avanti ancora.
    per noi, è evidente, urgono rinforzi in difesa per competere ad alto livello in una division tra le più competitive.

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