La strada che ha portato alla prima vittoria in postseason della nuova era degli Atlanta Falcons è stata lunga, difficile e tortuosa. Che la franchigia della Georgia fosse forte e competitiva in regular season lo si sapeva già da molto tempo, ovvero da quando all’organizzazione era stato dato un gran colpo di spugna dando in mano il futuro della squadra ad un giovane quarterback proveniente da Boston College, un rookie proprio come il suo capo allenatore, che in Nfl non aveva mai vestito i panni dell’head coach.
In quel tempo, nel 2008, la trasformazione positiva dei Falcons era stata istantanea, ma ciò che preoccupava maggiormente era la metamorfosi che attanagliava il team una volta entrato nei momenti più caldi della stagione, dove quando si perde si deve anche tornare a casa subito, ed un’ottima annata sparisce come d’incanto. Prima di ieri sera Matt Ryan e Mike Smith erano 0-3 in postseason, ed il gran campionato fino a qui disputato rischiava di venire compromesso qualora si fosse rimediata un’altra brutta figura che sarebbe stata sportivamente tragica per tutta l’organizzazione.
La scimmia è scesa dalla spalla, anche se Atlanta ha fatto di tutto per complicarsi la vita contro dei Seahawks dai due volti, che hanno combattuto con fierezza fino all’ultimo secondo rimontando una gara totalmente anonima nei primi trenta minuti solo per veder sfumare l’accesso al Championship della Nfc all’ultimo secondo. Un vorticoso susseguirsi di eventi ha ancora una volta accompagnato i Falcons ad un epilogo positivo come già era accaduto in regular season contro Carolina ed Oakland, risolvendo improvvisamente dei blackout inspiegabili e scrivendo nuovamente un finale pazzesco, nel quale ogni tifoso che gremiva il rumorosissimo Georgia Dome ha tenuto il fiato sospeso in ogni singolo istante.
Un primo tempo da dominatori…
Nel primo tempo Atlanta ha annientato Seattle, la quale ha sofferto un inizio più difficoltoso del previsto per la seconda settimana consecutiva trovando poi modo di eseguire i corretti aggiustamenti in corsa, dopo alcune necessarie riflessioni fatte negli spogliatoi. Era successo anche a Washington, dove la difesa nel primo quarto era stata irriconoscibile e l’attacco non era riuscito a muovere le catene presenziando in campo in maniera troppo fugace, solo che in Georgia la situazione si è dilungata fino all’intervallo mettendo a serio rischio l’esito della partita.
Atlanta era già quasi scappata via dando l’idea che, finalmente, la franchigia fosse definitivamente pronta al salto di qualità atteso da un’organizzazione che dal 2008 ad oggi ha vinto 56 gare di stagione regolare, secondo miglior risultato dietro ai Patriots calcolato in quella frazione temporale. 20 punti uno dietro l’altro, approfittando degli errori degli avversari e riuscendo a non pagare dazio per l’unico errore di un Ryan altrimenti ottimale, un intercetto su un pallone mal calibrato nel mezzo del campo. La strategia offensiva si era rivelata vincente da subito, facendo rimangiare le critiche a chiunque avesse sostenuto che Michael Turner fosse un running back finito dall’eccessiva usura degli anni e che Jacquizz Rodgers fosse troppo piccino per misurarsi con i giganti del football pro, e le corse sono invece state esattamente il motivo per cui l’attacco di casa è riuscito a mantenere equilibrio e vigore.
Turner sembrava un trattore al massimo dell’accelerazione e sfidava chiunque a colpirlo mentre metteva in saccoccia la maggior parte delle sue 98 yards finali in sole 14 portate, mentre Rodgers guadagnava una discreta moltitudine di yards dopo il primo contatto che ne andava a testimoniare l’appartenenza a questa lega, confezionando persino una galoppata di 35 yards a fine primo quarto che aveva fatto tornare alla mente “The Quizz”, l’enigma irrisolvibile dato da quel folletto imprendibile che ad Oregon State non riusciva a contenere nessuno. Il fatto che Ryan abbia terminato la sua personale partita con 8/12 per 78 yards e 3 mete utilizzando la playaction, è la statistica-simbolo della ritrovata efficacia di un gioco di corse che ha risposto alla grande alle avversità in cui era caduto dentro nelle scorse settimane. Nel mentre Seattle pareva affondare dopo ogni errore, Marshawn Lynch aveva difatti commesso il suo secondo fumble consecutivo in altrettante gare di playoffs, ed una mal consigliata corsa del fullback Michael Robinson per convertire un quarto ed uno in posizione da field goal erano tra le principali motivazioni per cui la squadra di Pete Carroll era tornata negli spogliatoi completamente a bocca asciutta. Ad appesantire la situazione, c’era pure una bomba di 47 yards che Ryan aveva recapitato con chirurgica precisione nelle mani di Roddy White, che per l’occasione aveva battuto il miglior difensore dei Seahawks, Richard Sherman.
…ed un secondo tempo da dominati
Mai dire mai, la National Football League continua ad insegnarcelo, specialmente nei playoffs. Dal non combinare nulla per due quarti consecutivi al diventare la sesta squadra ogni epoca nell’era del Super Bowl a segnare 21 punti in un quarto periodo di una gara poi persa il passo è davvero breve.
Russell Wilson, che avrebbe poi chiuso con 385 yards su lancio e 60 su corsa, ha improvvisamente acceso la miccia collezionando un big play di seguito all’altro assieme ad un protagonista del tutto inatteso, il tight end Zach Miller, responsabile di 142 yards su ricezione in quella che è stata di netto la sua miglior prestazione di carriera, nella quale ha preso ognuno degli otto palloni scagliati in sua direzione scoprendo un nervo sensibile dell’altrimenti attenta difesa di casa. Nonostante le squadre avessero abbandonato il terzo periodo con il tabellone fermo a quota 27-7 pro Falcons, frutto di un ottimo drive di apertura post-intervallo culminato con un TD pass di Wilson per Golden Tate ed una segnatura di risposta firmata dal running back Jason Snelling, il secondo tempo era andato a riesumare l’inquietante presenza di tutti quegli spettri che negli ultimi anni hanno perseguitato Atlanta e tutto il suo seguito di affezionati.
Nel giro di quattro minuti effettivi Wilson ha cementificato la sua candidatura a rookie dell’anno e condotto per due volte i suoi all’interno della endzone ricavandone una meta personale da una yarda ed un lancio vincente trasformato in punti dalla puntualità del già citato Zach Miller, rispondendo ai Falcons con il loro stesso metodo, la playaction. L’inefficacia di un Lynch ottimamente contenuto e fermo a 2.9 yards per portata non ha difatti precluso l’utilizzo della finta di corsa, che Seattle ha sfornato in più di metà degli arretramenti di Wilson ottenendo due segnature ed una decina di primi down in situazioni-chiave del match. Poi la beffa apparente, quella che vedeva Lynch varcare la linea della endzone per il sorpasso con soli 31 secondi da giocare, un altro brutto scherzo del destino che ha fatto tornare alla mente troppi brutti ricordi, con il timore che la collezione di memorie stesse per aggiungere un altro capitolo alla sua lunga storia. Le telecamere inquadravano le facce attonite di giocatori e tifosi, tutto stava per ripetersi. Nuovamente.
Matty Ice Bryant e le lacrime del Campione
All’inizio dell’articolo si sono non a caso citate Carolina ed Oakland, due gare miracolosamente portate a casa dai mai domi Falcons. Forse è stata l’immagine di queste due rimonte a dare sicurezza quando la terra sotto i piedi stava cominciando a mancare, Ryan ce l’aveva disperatamente fatta due volte, perchè non poteva riuscirvi una terza? Approfittando di coperture più generose che non in precedenza, il quarterback dei Falcons ha pescato Douglas e Gonzalez percorrendo 48 yards in un amen, chiamando l’ultimo timeout disponibile con 13 ticchettii rimasti sul cronometro della partita. A Smith non sarebbe mai e poi mai convenuto chiamare una corsa o un altro rischiosissimo lancio – Ryan, in fondo, aveva anche rimediato due intercetti in precedenza – senza più possibilità di fermare il tempo, da qui la decisione di mandare in campo il gemello di Matty Ice, Matt Bryant, lasciando una lieve speranza agli avversari concedendo loro di recitare un’ultima preghiera.
Bryant, clutch kicker dal notevole raggio d’azione, ha sbagliato la prima delle due conclusioni di 49 yards, ma l’infame pratica-boomerang dell’icing the kicker si è rivoltata contro Carroll concedendo un’ulteriore possibilità e Matt, quella giusta, l’ha messa in mezzo ai pali come fosse il calcio più facile della sua vita.
Un orrido kickoff di Matt Bosher ed un intercetto di Julio Jones sull’Ave Maria di Wilson dopo, era impossibile rimanere inermi davanti alle lacrime del Campione. Se difatti Ryan, Smith e Dimitroff, ovvero quarterback, allenatore e general manager che sono assieme da cinque stagioni, avevano bisogno di questa vittoria come l’acqua nel deserto, il futuro Hall Of Famer Tony Gonzalez non è riuscito a trattenere la fortissima emozione della sua prima volta. Sì, 16 anni di carriera, mille record frantumati e l’aver riscritto per sempre il ruolo di tight end non costituivano un curriculum sufficiente a portare in dote una sola misera vittoria nei playoffs, ed il rischio di veder terminare una carriera pluri-decorata senza una soddisfazione simile sarebbe stato davvero un delitto.
Adesso arrivano i 49ers, ed è un bel problema. Desiderosi di riscatto dopo aver perso l’accesso al Super Bowl un anno fa contro i Giants, squadra tostissima in difesa e dotata di un Kaepernick che sembra essere diventato onnipotente, un incubo così reale da non far dormire più nessun defensive coordinator. Il vantaggio? la città di Atlanta non ha mai ospitato, nella sua storia Nfl, un Championship della Nfc in quanto l’unico altro accesso alla finalissima era stato ottenuto dai Falcons in un rocambolesco overtime al Metrodome ai danni dei Vikings di Randall Cunningham, Cris Carter e Randy Moss, che domenica sarà casualmente in campo con l’uniforme di San Francisco.
Favoriti o meno, i Niners si troveranno in una bolgia infernale che un evento del genere non l’ha mai potuto vivere prima d’ora, sarà una sfida vintage, appartenente alla vecchia Nfc West del pre-reallinamento delle squadre, quando gli scontri diretti davano storicamente ragione al team della Baia. Domenica però sarà un’altra storia e le vibrazioni elettriche in città avranno tutt’altro voltaggio, tutti tiferanno per Matt Ryan affinchè scriva un’altra pagina importante per una franchigia che sempre più si identifica con la sua immagine di bravo ragazzo, il quale ora deve diventare vincente anche quando conta.
Intanto, ha fatto il primo passo ed il Super Bowl è lì, a portata di mano.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Ottimo articolo Dave. Gonzalez è un’icona che ho sempre ammirato e vederlo piangere dopo la vittoria è stata la cosa più bella della domenica. Un milione di anni e non sentirli!
Le partite di Atlanta e Denver sono state a dir poco spettacolari, tra i più bei match di NFL che abbia mai visto.
Wilson…..meraviglioso. Atlanta e Denver…due situazioni simili con rimpianti diversi. 30 secondi per entrambe….una gioca (anche se costretta), l’altra si inginocchia. Una…..quando il gioco si fà duro, i duri cominciano a giocare e giustamente ha vinto…..l’altra con il qb (insieme a Brady e Rodgers) che tutte le squadre NFL vorrebbero avere in campo per questi finali…..ti inginocchi….vergogna….la NFL dove il machismo è a capo di tutto, hanno calato le braghe. Denver…..guarderà le finali in TV.
anche se ritengo che siano stati i 30 secondi di suicidio Seattle a far vincere Atlanta e non il contrario..
sono contento per la scimmia che si toglie Ryan e per Gonzalez grandissimo giocatore!!!
mi sarebbe piaciuto che andasse avanti Wilson…dopo aver visto quel secondo tempo favoloso..
grand giocatore..spero anche per il futuro!!
tra lui e Colin e RGIII ci sarà da diverirsi…grazie anche hai grandi vecchi che continueranno ;)
Parere personalissimo: Atlanta è una delle squadre più scarse ad aver raggiunto il Championship negli ultimi 10 anni…invito a dare un’occhiata alla schedule di quest’anno!! Unica vittoria di rilievo con Denver (week 2, con Manning ancora a studiare gli schemi) e con i NYG (defunti).
Grande Gonzales, merita il meglio.