Still shaking it off. Quattro semplici parole che potrebbero ampiamente e precisamente descrivere la recente situazione degli Indianapolis Colts, di possibile estensione anche nei riguardi del resto della stagione regolare. Di cosa si tratta? Del pessimo capitombolo andato in scena sole due settimane fa in cui la squadra dell’Indiana ha subito un’abbastanza roboante sconfitta per mano dei New England Patriots di Tom Brady e Bill Belichick.

Un 42-20 che probabilmente ha intaccato anche la prestazione di domenica scorsa in cui i ragazzi di Chuck Pagano hanno impiegato tanto, forse troppo, per chiudere i conti con dei Jacksonville Jaguars che sono stati in grado di rivelarsi una degna spina nel fianco per i Colts, soprattutto in taluni aspetti del gioco.

Andrew Luck non è sembrato se stesso in un primo tempo chiuso senza alcun touchdown da parte della propria squadra ed una incredibile serie di fumble inoltratasi anche nella terza frazione di gioco. Il tutto però ha preso una svolta fondamentale quando Trent Richardson e soprattutto TY Hilton hanno creato le uniche due segnature dell’intera partita, volgendo così la W verso i favori della formazione di casa.

Una disparità di gioco e produzione davvero incredibile per una squadra che da un paio d’anni a questa parte è diventata una delle forze della AFC. Cinque i sack concessi dalla offensive line di Indy, tre dei quali ottenuti da un Chris Clemons autore anche di un fumble. Decisamente differente quanto fatto negli ultimi 30 minuti di gioco: zero sack!

Nel corso del primo tempo la pessima prova della linea offensiva di Chuck Pagano ha portato in dote una serie di negativi effetti in grado di creare un incredibile effetto domino. Pessima protezione su Luck che raramente ha avuto il tempo di trovare il giusto ritmo “in the pocket”, per cui assenza di gioco aereo e di conseguenza running game che non ha trovato alcuna valvola di sfogo.

Una vera e propria reazione d’orgoglio quella occorsa successivamente secondo quanto detto dall’offensive lineman Anthony Castonzo, che ha garantito la protezione di cui Luck aveva bisogno ed i risultati sono stati più che visibili: 241 yard complessive, 100 delle quali su corsa, 17 punti e come detto nessun sack in 30 minuti di gioco. La striscia di partite consecutive di Luck con almeno 300 passing yard ha trovato il suo termine, ma questo conta davvero poco vista l’importante W anche in chiave post-season in relazione alla sconfitta di Houston, su cui i Colts hanno un vantaggio di due partite a cinque dal termine.

In una partita così “strana”, di così difficile interpretazione offensiva, due elementi in tale fase di gioco sono stati i veri determinanti fattori: il running game e TY Hilton. Per quanto riguarda il primo molto importante è stato superare quota 100 yard soprattutto considerando due elementi: l’assenza di Ahmad Bradshaw e il non aver posto in essere almeno una tripla cifra in quanto nella fattispecie in questione nelle tre uscite precedenti. Le due cose combinate avrebbero potuto portare ad una totale assenza di produzione sul ground game e quindi rendere il tutto incredibilmente più difficile per Pagano, Luck e l’intero reparto.

Con l’assenza del numero 44 per tutto il resto della stagione a causa della frattura del perone la situazione non è delle più rosee. Aggiungiamo a tutto ciò l’influenza di Trent Richardson, che ha quindi seriamente rischiato di non scendere in campo contro i Jags, e il quadro diventa più completo. In qualità di starting RB è dovuto subentrare Daniel Herron, il terzo nominativo nella depth chart. Quest’ultimo ha realizzato 65 yard in 12 portate per una media di 5.4, ma va comunque denotato che non ha realizzato alcun touchdown e anzi ha anche commesso un fumble. Inesperienza che si fa sentire per il giocatore solo al suo secondo anno, comunque coadiuvato da un Trent Richardson come detto non nelle migliori condizioni fisiche, ma che con le sue 13 portate e 42 yard ha permesso ai Colts di oltrepassare finalmente quota 100 yard complessive (175 a fine partita) realizzando anche un importantissimo touchdown. Segnatura che ha dato il via al decisivo allungo di Indianapolis, dedicata anche allo stesso Bradshaw.

TY Hilton e la dedica da neo-papà

TY Hilton e la dedica da neo-papà

Ma la giocata più esaltante ed elettrizzante della partita non può che essere prodotta da un giocatore che il giorno va avanti a pane e big play: TY Hilton. Luck under center, play-action e lancio lungo la sideline destra per il WR diventato neo-papà che realizza il touchdown più bello della sua carriera, dedicato per l’appunto alla figlia Eugenia nata solo qualche ora precedente il match. I suoi festeggiamenti nella end zone sono qualcosa di davvero emozionante che ben rispecchiano anche il momento di ripresa della formazione di casa ad Indianapolis. Momento emozionante, che testimonia il cuore di questo ragazzo quando qualche lacrima scende lungo il suo viso nell’intervista post-partita, appena precedente il suo rientro in ospedale.

Ma se vogliamo vi è un particolare aspetto che potrebbe condurre non solo a qualche polemica, ma anche a diverse problematiche nello spogliatoio dei Colts: le sole tre ricezioni per 10 yard di Reggie Wayne. Tutto ciò in relazione alla sua striscia di partite con almeno proprio tre ricezioni. Già, perché con meno di un quarto ancora da disputare il numero 87 di Indianapolis godeva di una sola presa a referto. Chuck Pagano non ha mancato di prendere le redini e ha chiamato due short pass, uno valevole per 3 yard, uno che ha addirittura portato alla perdita di una yard: 81esima partita consecutiva con almeno tre ricezioni conseguita.

Reggie Wayne, non entusiasta della scelta di Pagano

Reggie Wayne, non entusiasta della scelta di Pagano

Chuck Pagano ha affermato di non pentirsi neanche minimamente e lontanamente della scelta, ma cosa dire di Reggie Wayne? Il nativo di New Orleans dopo la partita ha perentoriamente lasciato gli spogliatoi senza rilasciare alcun tipo di intervista ai media, ma commettendo delle dichiarazioni in via radiofonica in uno show settimanale che lo vede protagonista: “Se non parlo con i media vi è sicuramente una ragione. Sono dovuto andare via per ragioni personali, sono dovuto rientrare a casa. In ogni caso vi garantisco che non ho voluto io quelle ricezioni per allungare la striscia. Non elemosino le mie ricezioni, soprattutto quando stiamo vincendo”.

Situazione quindi ben particolare per degli Indianapolis Colts che hanno comunque portato a casa un’importantissima vittoria grazie ad un altrettanto fondamentale prestazione da parte della propria difesa, in grado di tenere dei Jacksonville Jaguars a soli tre punti nonostante gli eccessivi fumble commessi dal reparto offensivo.

Ma a questo punto una domanda sorge abbastanza spontanea volendo guardare al calendario: di cosa sono realmente capaci gli Indianapolis Colts? Già, perché a voler guardare determinati aspetti della stagione perpetrata sinora dai ragazzi di Chuck Pagano un particolare aspetto salta agli occhi. Le vittorie sono arrivate tutte contro squadre aventi record negativo (fatta eccezione per i Cincinnati Bengals e i Baltimore Ravens). Le sconfitte inoltre sono state patite tutte contro contenders, più o meno legittime che siano.

Tom Brady, mai perdente contro Andrew Luck

Tom Brady, mai perdente contro Andrew Luck

La principale causa potrebbe essere l’inesperienza di Andrew Luck nel contrastare reali leggende come i vari Peyton Manning e Tom Brady (entrambi tra l’altro hanno battuto i Colts quest’anno), il secondo in particolar modo. Da quando il numero 12 di Indianapolis è arrivato nella NFL ha subito, purtroppo, solo blow-out da parte del 12 di casa a Foxboro. Un numero che sicuramente testimonia la necessità di crescita del ragazzo, ma il talento da vincente e da giocatore franchigia c’è tutto, nessun dubbio a riguardo.

Per farlo basta un piccolo ma importante raffronto, ossia ciò che in questi anni di National Football League ha caratterizzato il maggior accostamento nei riguardi di Andrew Luck: quello con Robert Griffin III. Ecco qualche dato numerico abbastanza esplicativo in rapporto al resto della lega da quando i due sono entrati nella stessa:

QBR by season -> Andrew Luck 76.5 (2012, 9th), 87.0 (2013, 9th), 99.4 (2014, 8th) / Robert Griffin III 102.4 (2012, 5th), 82.2 (2013, 28th), 85.7 (2014, 32nd)

TD/INT ratio -> Andrew Luck 23rd (2012), 12th (2013), 9th (2014) / Robert Griffin III 3rd (2012), 24th (2013), 32nd (2014)

20+ yard completion -> Andrew Luck 10th (2012), 26th (2013), 2nd (2014) / Robert Griffin III 2nd (2012), 30th (2013), 31st (2014)

RGIII, assente domenica contro i Colts

RGIII, assente domenica contro i Colts

Mi sembra doveroso ricordare il problema al ginocchio di Griffin che ancora adesso non lo lascia in pace, anche a livello mentale e soprattutto di sicurezza nei propri mezzi. Ma a causa di ciò, nel corso della domenica che seguirà al Thanksgiving non potremmo godere dello scontro tra questi due quarterback quando Colts e Redskins si affronteranno. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma chissà che grande spettacolo sarebbe potuto andare in scena sul campo da football con questi due a pieno regime.

Detto questo appare evidente che Luck sia l’uomo giusto per i Colts, e che come detto ancora necessiti di fare esperienza e magari di prendere qualche ulteriore sberla per afferrare nel corretto modo questo tipo di partite. Gli intangibles sono ben presenti nella mente del nativo di Washington, ne dovrebbe essere testimone prova la vittoria contro i sorprendenti Kansas City Chiefs della post-season passata. Quello che maggiormente serve in questo momento è che non si forzino eccessivamente le cose e che si lasci fare al tempo e alla testa di Luck. I risultati arriveranno, sicuramente.

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