Una crisalide che non ne vuole sapere di diventare farfalla. Sembrano questi i Cincinnati Bengals, unica franchigia della NFL ad aver perso per quattro volte di fila la prima partita dei playoff.

Quattro postseason amare in cui i tifosi hanno sperato che la propria squadra avesse fatto quel passo in avanti necessario per diventare una pretendente al titolo. E invece nulla, gennaio 2015, Andrew Luck e soci sbattono fuori la compagine dell’Ohio con un netto 26-10 in quel di Indianapolis.

Un eterno ritorno che non è ancora stato fatale all’head coach Marvin Lewis (prossimo ad iniziare la sua 13esima stagione alla guida dei Bengals) solo grazie alla nota tendenza del proprietario della squadra Mike Brown a non licenziare i membri dello staff tecnico nei momenti di difficoltà. Ma il prolungamento del contratto per un solo anno è un segno che la pazienza ha raggiunto il limite, non c’è più tempo.

Il discorso vale per tutti, anche per l’offensive coordinator Hue Jackson e per chi dovrebbe essere il leader del gruppo, il quarterback Andy Dalton.

Jackson ha puntato molto sulle corse nel passato campionato, in maniera da togliere un po’ di pressione dal proprio QB. Inevitabilmente i numeri di Dalton sono calati rispetto al passato: 3398 yards lanciate, 19 touchdowns e 17 intercetti.

Il texano resta comunque un giocatore solido, che nei 4 anni da professionista non ha mai saltato un match e ha mostrato miglioramenti nella tecnica di lancio. C’è però bisogno del salto di qualità: il problema vero risiede nelle decisioni da prendere nei momenti di pressione, quando la differenza la fa la freddezza del quarterback e lo 0-4 ai playoff dice che Dalton deve ancora migliorare sotto questo aspetto.

A coprirgli le spalle un nutrito blocco di sostituti, che verrà probabilmente sfoltito: A.J. McCarron torna dopo una stagione di totale inattività, bloccato da problemi ad una spalla, Josh Johnson è rientrato a Cincinnati dopo un anno di tira e molla a San Francisco e c’è ancora da valutare Keith Wenning, lasciato partire dai Ravens al termine della sua prima stagione tra i professionisti.

Il gioco offensivo delle Tigri continuerà a basarsi molto sulle corse dei propri running backs capaci di macinare più di 1900 yards, di segnare 14 touchdowns e di mettere a referto 70 ricezioni nel 2014.

Il titolare sarà Jeremy Hill (1124 yds, 9 tds), messosi in luce nel suo anno da rookie dopo l’infortunio di Giovani Bernard (680 yds, 5 tds). Quest’ultimo sarà comunque impegnato da Jackson che riserverà per lui degli schemi in cui potrà sfruttare la propria rapidità e dare un po’ di respiro al compagno di reparto.

I due costituiscono una coppia formidabile, tra le migliori nel panorama NFL, e cercheranno di migliorare il sesto posto ottenuto l’anno scorso nella classifica che illustra la produttività delle squadre nei giochi di corsa.

Il terzo “incomodo” potrebbe essere Rex Burkhead, usato spesso nello special team – così come Ceedric Peerman – ma capace di buonissime giocate nel finale di stagione e nell’unica partita di playoff disputata.

Il punto fermo del pacchetto ricevitori ha un nome e un cognome: A.J. Green. Nonostante abbia saltato tre sfide nel 2014 ha comunque portato a casa la quarta stagione di fila sopra le 1000 yards ricevute (1041 per la precisione, più 6 tds).

È alto, potente, capace di creare il giusto mismatch con i difensori avversari. Ha un solo difetto: non ha ancora dimostrato di essere decisivo in postseason, quando conta di più.

L’anno passato ha saltato la gara contro Indianapolis per il riacutizzarsi del problema a un dito del piede, ma già nelle tre precedenti edizioni dei playoff era mancato di incisività. A Cincinnati contano su di lui per arrivare finalmente a gioire a gennaio.

Insieme a Green ci sarà il rientrante Marvin Jones: il californiano ha saltato l’intero campionato per diversi problemi a una caviglia, a cui si è aggiunta la rottura di un piede.

Quest’anno potrà tornare ad essere decisivo, anche se dovrà guardarsi le spalle dall’emergente Mohamed Sanu, che ha sfruttato il lungo periodo di inattività del compagno per scalare le gerarchie nella squadra, grazie soprattutto alle 790 yards ricevute e ai 5 tds segnati nel 2014. Per le posizioni di rincalzo è sfida aperta e tra i vari nomi potrebbe emergere quello della settima scelta al draft Mario Alford, proveniente da West Virginia.

Un altro giocatore da cui ci si attende molto è Tyler Eifert, tight end che ha passato gran parte del tempo in infermeria per problemi a una spalla. Il suo ruolo sarà decisivo perché dovrà garantire a Dalton mani sicure e quegli spunti che consentirebbero a Green di liberarsi della marcatura degli avversari.

Eifert prenderà il posto di Jermaine Gresham, finito ai Cardinals. Le 460 yards ricevute e i 5 touchdowns non sono bastati per la conferma della prima scelta dei Bengals nel draft del 2010, troppo incostante nelle prestazioni e sempre sotto le aspettative dello staff tecnico. In alcune fasi della gara Lewis e Jackson continueranno a proporre Ryan Hewitt nella posizione di h-back, il che significherà togliere un WR dal campo, ma aumenterà le opzioni nei giochi di corsa e le capacità di bloccaggio della linea.

E veniamo proprio alla linea offensiva che, a detta di molti, è una delle migliori della Lega. Di offensive tackles a Cincinnati ce ne sono fin troppi: la franchigia dell’Ohio ha speso le prime due scelte al draft per prendere Cedric Ogbuehi (nonostante la lesione al legamento crociato anteriore subita nell’ultima sfida con la maglia di Texas A&M) e Jake Fisher (da Oregon).

Quest’ultimi saranno gli OT del futuro, ma per il momento lasceranno spazio a due uomini nettamente più esperti quali Andrew Withworth (LT) e Andre Smith (RT), entrambi all’ultimo anno di contratto e motivati a far bene per garantirsi un nuovo accordo lontano da Cincinnati.

Il resto della linea è giovane ma pronta all’azione: il centro Russell Bodine ha buoni margini di miglioramento, sebbene qualche errorino nel primo anno in NFL lo abbia messo un po’ in difficoltà, mentre le guardie saranno con tutta probabilità Clint Boling (fresco di rinnovo di contratto) e Kevin Zeitler, il quale dovrà però stare attento a rimanere in forma ed evitare i problemi fisici delle ultime due annate.

Chi avrà molto da lavorare sarà il defensive coordinator Paul Guenther che nella prima stagione da allenatore della difesa ha portato a casa il non invidiabile 22esimo posto nella classifica delle difese NFL e soli 20 sacks, nessuno peggio dei Bengals nel passato campionato.

Dei 20 atterramenti del QB avversario, 8 sono stati opera del defensive end Carlos Dunlap, ormai pronto ad entrare nel novero dei migliori giocatori nel suo ruolo.

L’altro DE titolare sarà Michael Johnson, rientrato all’ovile dopo una stagione a Tampa Bay, che conta su Cincinnati per tornare ad essere il giocatore dal grande potenziale di qualche tempo fa. La sua ricomparsa al Paul Brown Stadium manderà in panchina il non eccezionale Wallace Gilberry.

La linea a 4 di Guenther avrà poi come tackles Geno Atkins e Domata Peko: il primo deve assolutamente ritrovare la condizione per essere un giocatore da Pro Bowl, cosa che era prima del brutto infortunio al legamento crociato anteriore nella partita del 31 ottobre del 2013.

Il coaching staff crede in Atkins, la difesa ha bisogno della sua rapidità per tornare ad essere minacciosa dalle parti dei QB avversari. Peko terrà il posto nella formazione titolare, anche se Brandon Thompson spingerà per avere un po’ più di spazio. Per quanto concerne i giocatori che partiranno dalla sideline, Margus Hunt, l’end nativo dell’Estonia, non ha convinto nei primi due anni in NFL, ma è arrivato il momento che dimostri le sue reali qualità.

Stesso discorso per Will Clarke, che ha messo su qualche buon chilo di massa muscolare e potrà competere per far parte della rotazione della linea di difesa.

Ogni reparto della franchigia dell’Ohio ha un giocatore che deve dimostrare di aver recuperato dagli infortuni e tornare ai fasti del passato.

Per il pacchetto dei linebackers tale atleta è Vontaze Burflict, operato durante la offseason per una microfrattura a un ginocchio. L’OLB californiano non sarà in grado di scendere in campo nelle prime settimane di campionato e dovrebbe essere rimpiazzato da A.J. Hawk, ex Green Bay Packers. Hawk parte favorito su Vincent Rey, elemento importante anche per lo special team, che potrebbe però insidiarlo nelle partite di preseason.

L’altro outside linebacker sarà Emmanuel Lamur, 91 tackles e 2 intercetti nel 2014. Al centro nessun dubbio: Rey Maualuga è una sicurezza quando si tratta di bloccare le corse avversarie, lo dicono i numeri (3.6 yds di media concesse con lui in campo, 4.9 in sua assenza) e lo dice indirettamente anche l’estensione di contratto offertagli dal team. Tra i nomi nuovi occhio a Paul Dawson, preso nell’ultimo draft e cresciuto a TCU.

L’esperto cornerback Terence Newman ha detto addio ai Bengals per passare ai Viginks, ma ha avuto il tempo di catechizzare due possibili talenti: il primo si chiama Dre Kirkpatrick, cresciuto pazientemente all’ombra dei veterani della franchigia e ormai pronto a spiccare il volo dopo un bel finale di stagione regolare condito da 3 intercetti (2 dei quali su un certo Peyton Manning).

L’altro CB sarà Adam Jones, pronto per un altro anno da protagonista (il 2014 lo ha chiuso con 69 tackles, 3 intercetti e un fumble recuperato). Un altro che avrà sicuramente imparato qualcosa da Newman è Darqueze Dennard: la prima scelta del draft dell’anno scorso farà spesso coppia con Leon Hall (67 tackles e 1 intercetto) nelle situazioni di nickel defense.

Dal lato safety nessun dubbio: Reggie Nelson (94 tackles, 4 intercetti nella scorsa regular season) e George Iloka (74 tackles, 3 intercetti) sono inamovibili in quanto in grado di difendere sia sulle corse che sui lanci.

Tom Obarski non sembra essere una grande minaccia per Mike Nugent: il kicker di Kettering, Oh ha commesso qualche piccolo errore da distanze non impossibili l’anno passato (il più importante contro i Panthers, che ha impedito a Cincinnati di sbloccare il risultato di parità) ma si è rifatto nel finale centrando i pali 16 volte su 17.

Nei playoff contro Indianapolis ha pescato il jolly con un field goal dalle 57 yds, segno che il piede e la precisione non lo hanno abbandonato. Intoccabile anche il punter Kevin Huber, molto ammirato da coach Lewis per le sue capacità di mettere il pallone all’interno delle ultime 20 yards di campo. Il posto da long snapper sarà di Clark Harris, affidabile e senza rivali, giunto ormai al settimo anno con i Bengals.

Adam Jones ha monopolizzato il ruolo di returner nel passato campionato grazie alla miglior media NFL per quanto riguarda i kickoff ritornati e alla seconda posizione in fatto di punt. Quest’anno però una chance potrebbe avercela anche Mario Alford, il rookie che a West Virginia aveva fatto molto bene portando a casa due tds direttamente da kickoff.

Il calendario dei Bengals prevede un inizio tutto sommato soft ad Oakland contro i Raiders. Le cose cominceranno a complicarsi da ottobre con la partita casalinga contro i Seahawks e diventeranno molto difficili a dicembre quando affronteranno in sequenza Pittsburgh, San Francisco, Denver, e Baltimore. Un finale tutt’altro che semplice che testerà le capacità della franchigia neroarancione.

L’approdo ai play-off è assolutamente possibile, a patto che la linea di difesa ricominci a mettere pressione sui quarterbacks rivali rinunciando a qualche blitz scriteriato e torni ad essere dominante come in passato.

Arrivati eventualmente in postseason, dipenderà tutto dalla testa dei giocatori: se il peso del vincere a tutti i costi schiaccerà la squadra come già accaduto nelle ultime due stagioni allora la striscia negativa potrebbe proseguire.

Lewis dovrà essere bravo a motivare i propri ragazzi e a far capire loro che un eventuale successo nel primo match potrebbe rompere il maleficio e spingere in alto i Bengals.

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