I San Jose Sharks sono una squadra rinnovata, ma che può fare male...

Un gradino sotto le “outsider”, nella bolgia infernale degli “underdogs”.

In una ipotetica geografia dantesca delle 30 squadre in corsa per il titolo Nhl, ce ne sono almeno quattro che possono essere collocate subito dopo Vancouver, Detroit, Pittsburgh, Anheim e Tampa Bay.

Quattro team che non possono certo rientrare tra le favorite e nemmeno collocarsi a una incollatura di distanza da quelle che sono le candidate alla vittoria finale, ma che possono costituire la vera sorpresa della stagione 2011-2012. Almeno per come hanno lavorato quest’estate e al netto degli infortuni, nonché dei bruschi cali di rendimento, sul modello di “Who turned out the lights in Washington?” dell’anno scorso, per intendersi.

San Jose Sharks

Molti osservatori ritengono che la parabola della squadra condotta da tre anni da coach McLellan, sia in fase discendente.

Le statistiche avvalorerebbero questo punto di vista: dal primo posto in RS con 117 punti del 2008-2009 si è scesi ai 113 dell’anno seguente, dietro Washington. Infine, nel 2010-2011, la stagione regolare si è chiusa con un quinto posto generale e con l’eliminazione in finale di Western Conference per mano dei Canucks.

Che mosse ha fatto la dirigenza, per interrompere il trend negativo? Al di là degli scongiuri di rito per una squadra che, comunque, continua ad essere un osso duro per chiunque, Gm Doug Wilson ha pensato bene di rimescolare abbondantemente le carte.

Piuttosto che riprovare con lo stesso roster che effettivamente cominciava a dare segni di flessione. Dentro Brent Burns, per supportare il potenziale offensivo di Dan Boyle, fuori Heatley che dava segni di cedimento specialmente sotto il profilo della velocità.

Via Setoguchi, che ha preso la strada del Minnesota, dentro Havlat che nelle intenzioni di McLellan dovrebbe restituire all’azione offensiva la velocità non più offerta da Heatley, comunque un obice capace di garantire 100 segnature in due stagioni.

Buffalo Sabres

Spesso, osservare le situazioni dall’esterno prima di buttarsi nella mischia, aiuta a trovare la concentrazione giusta e cominciare nella maniera migliore l’avventura. Buffalo comincerà la sua stagione con due partite in terra d’Europa: in Finlandia con Anheim e con Los Angeles in Germania.

Dopodiché la squadra di coach Lindy Ruff tornerà in patria per immergersi in una stagione che si annuncia piena di speranze, dopo l’ottimo settimo posto in regular season dell’anno scorso e l’eliminazione dei playoff da parte di Philadelphia.

A soffiare sul fuoco delle aspettative è l’impegno profuso questa estate dalla nuova proprietà per dare alla dirigenza tutti gli strumenti per puntare dritti alla Stanley Cup. Tenendo fermi Thomas Vanek e Ryan Miller, tra i pali, qualcosa è stato comunque lasciato sul piatto: hanno fatto le valigie Tim Connolly, Chris Butler e Paul Byron, gli ultimi due tradati per un difensore d’esperienza come Robyn Regehr.

Naturalmente gli innesti di Leino e Kotalik potrebbero infondere quella carica decisiva per fare esplodere di gioia la First Niagara Arena.

Nashville Predators

In Tennessee non vedono l’ora di cominciare la nuova stagione, dopo avere assaggiato l’euforia del ghiaccio bollente. Una sensazione inedita da queste parti, alimentata dalla messa a referto della migliore annata da quando la franchigia ha trovato casa nella città della musica country. E l’annata che sta per cominciare vedrà ancora una volta protagonisti Shea Weber e Ryan Suter, la cui difesa arcigna ha fatto onore alla grinta della tigre dai denti a sciabola che domina il logo.

E dopo avere blindato Weber i Predators hanno rifirmato anche il bombardiere Sergei Kostitsyn. Tra le scelte a rischio c’è il 24enne Niclas Bergfors che però potrebbe bissare, se non migliorare lo score fatto registrare nel suo anno da rookie.

Apporti importanti arriveranno sicuramente da Kyle Wilson e dal “duro” Zack Stortini. Da queste parti c’è il sospetto che le tante partenze – Ward, Sullivan, Goc e Dumont su tutti – siano state ben compensate dalla dirigenza.

Lo stesso Matt Lombardi, finito a Toronto, rimane un punto di domanda per i postumi della concussion subita l’anno scorso. Se si dovesse fare il nome di un giocatore che potrebbe mancare al roster di Nashville, quel nome è Franson che ha preferito cambiare aria piuttosto che rimanere chiuso in mezzo tra Weber e Suter.

New York Rangers

Il desiderio sarebbe quello di arruolare tra le possibili sorprese anche i debuttanti di Winnipeg. Ma, nonostante lo sforzo della dirigenza di mettere su ghiaccio il migliore sestetto possibile, immaginare i Jets pronti-via, sul tetto del mondo, significherebbe obiettivamente chiedere troppo al Sogno Americano.

Più probabile che prima di fare sognare i tifosi del Manitoba bisognerà attendere ancora qualche anno di rodaggio. Più pensabile che possano essere i New York Rangers a spiccare il volo, dopo l’eliminazione al primo turno dei play off dell’anno passato.

NY è tornata alla post season dopo un anno di pausa e il deludente 21esimo posto in classifica generale totalizzato nel 2009-2010. A mettere le ali ai desiderata dei Rangers c’è l’arrivo di Brad Richards. Il centro classe 1980 non ha bisogno di presentazioni, così come Mike Rupp, altro uomo di esperienza arrivato durante l’estate.

Le aspettative sono alte e se la squadra dovesse prenderci gusto, la Grande Mela si riscalderà sicuramente attorno ai suoi campioni. Il titolo manca a New York dal 1994.

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