Immaginate lo scenario di Rocky 4, Ivan Drago, la Russia e la sfida con Rocky Balboa.
Ci si avvicina a Sochi e viene in mente il sogno di Alexander Ovechkin, vincere nella sua terra le Olimpiadi, sconfiggere Rocky Bal.. ops Sidney Crosby, far esultare una nazione che in questi giorni subisce le peggiori critiche, diritti dei gay, terrorismo, Putin.
Ad Alex non gli interessa un bel niente di ciò che lo circonda, il suo è un chiodo fisso, vincere, solo vincere.
Di delusioni Ovechkin con la maglia dei Caps ne ha collezionato parecchie, idem con la maglia della Russia ma un film insegna che: “Le ferite guariscono, le donne amano le cicatrici, la gloria dura per sempre!” ed è da qui che Alessandrino vuole ripartire.
Ripartire, che parolone, l’ultima gara dei russi alle Olimpiadi è negli incubi di tutta una nazione, massacrata 7 a 3 dal Canada di Crosby che poi avrebbe vinto l’oro.
E dire che l’Urss ha dominato per decenni, ha dominato grazie a quel portiere di nome Vladislav Tretiak che oggi si fa portavoce di un gruppo di ex giocatori di hockey russo che scrivono alla squadra attuale chiedendo di dare il massimo, intendendo come sconfitta anche un secondo posto.
Ovechkin corre veloce, lo sta facendo quest’anno in Nhl dove ha già segnato 38 gol in 50 partite guidando, ovviamente, la classifica dei cannonieri con discreto vantaggio sul secondo.
Non basta, non può bastare ad un campione della classe della Bestia, il pensiero fisso nella mente dei russi sono i rimpianti, tali e quali alla prodezza di Torino 2006 quando mandando a casa il Canada si è pensato alla medaglia d’oro, sciogliendosi poi come neve al sole nelle partite successive arrivando solo al quarto posto.
Non sono i Washington Capitals questa Russia, Ovechkin si ritrova di fianco l’amico nemico Evgeni Malkin, uno che senza Crosby in mezzo ai piedi e con più carisma sarebbe il migliore al mondo, c’è Pavel Datsyuk, l’Artista, uno che ha la genialità dei fenomeni, c’è Ilya Kovalchuk, il figliol prodigo della Khl, c’è una classe di giocatori che se la può giocare alla pari con tutti, come Rocky contro Ivan Drago,con la speranza di una fine diversa.
Corre veloce Alex, un po’ come quando gli è stato chiesto di fare il tedoforo per primo, un po’ come la sua follia di avere 7 macchine, di cui alcune introvabili tipo una Mercedes SL 65 Amg Black Series di cui son state prodotte solo 350 pezzi, corre come quando non si sopporta di avere una squadra poco competitiva verso la Stanley Cup.
Ecco, la Stanley Cup, altro chiodo fisso di chi, all’esordio, ha vinto il trofeo di rookie d’oro battendo il ragazzino che tutte le mamme sognano come fidanzatino delle figlie, quel Sidney Crosby che anche un disco nei denti ha reso più bello e che vincendo in terra russa umilierebbe tutti.
Ovechkin no, non è il sogno di una mamma a cui affiderebbe la figlia, una faccia cattiva che nasconde un sogno, il sogno di un’intera nazione e che si traduce con una parola: Oro!
Supereroe travestito di giorno da ragioniere e di notte da redattore, Francesco Fiori nasce il 30 maggio 1983 a Sassari e da subito capisce che lo sport è come una passione esagerata, allevato con pane e album Panini. Un sardo che ama il ghiaccio, impossibile, conosce la Nhl grazie ai compiti dell’ora di pranzo che rinvia a causa della dipendenza da TELEPIU2. E’ nel giugno 2008 che decide per curiosità di collaborare con Playitusa grazie ad un pezzo dedicato al grande eroe Mario Lemieux. Non solo Hockey tra le passioni di colui che è casinista, testardo e sognatore (più altri mille difetti), segnala l’amore per la bici (definita sua dolce metà) ma anche una dedizione totale a calcio (INTER), basket (DINAMO SASSARI) e qualsiasi cosa sia sotto la voce SPORT e non lo faccia dormire.
Se anche voi non dormite rintracciatemi alla mail francesco.fiori@playitusa.com giusto per 2 risate.
“Non sono i Washington Capitals questa Russia, Ovechkin si ritrova di fianco l’amico nemico Evgeni Malkin, uno che se non avesse Crosby in mezzo ai piedi e avesse più carisma sarebbe il migliore al mondo, c’è Pavel Datsyuk, l’Artista, uno che solo a vederlo sul ghiaccio vale tutti gli stipendi di una vita, c’è Ilya Kovalchuk, il figliol prodigo della Khl, c’è una classe di giocatori che se la può giocare alla pari con tutti, come Rocky contro Ivan Drago, sperando solo che a vincere sia l’inno russo e non l’americano.”
Ma questo è italiano?